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La bufala dello “scudo antispread”


dana74
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La bufala dello “scudo antispread”
di Ugo Gaudenzi - 03/07/2012

Fonte: Rinascita [scheda fonte]

gold-man

“Costi quel che costi, l’euro è un progetto irreversibile”; “Si allontana lo scenario del default e del crack”; “SuperMonti ha sconfitto la Merkel”. Così gli “operatori finanziari - quelli che campano e ingrassano “consigliando” investimenti, fondi, speculazioni e scommesse su titoli e valute - hanno salutato nelle ultime ore il “grande accordo antispread” che, dicono, sia stato raggiunto a Bruxelles.

Nel dopo-vertice, il delirio autocelebrativo del maggiordomo nostrano della Finanza, Mr. Monti, come sappiamo, è andato in onda praticamente a reti unificate su tutti gli organi di (dis)informazione di massa.

Per tale genio anti-nazionale infatti il varo del Mes, il criminale Meccanismo Europeo di Stabilità ormai vigente, è in realtà “lo scudo” per salvare... l’economia. L’Italia, cioè, dovrà versare anno dopo anno, perennemente, la sua ingente quota di partecipazione a tale “fondo” - gestito sempre dalla troika dell’usura internazionale - che poi presterà “a chi ne ha bisogno” il denaro per pagare i debiti. Debiti da usura che si moltiplicano senza tregua e non finiranno mai.

Sintomatica poi, in particolare, la dichiarazione post-vertice, del Maggiordomo. Per Mr. Monti, “per ora l’Italia non ha intenzione di fruire degli strumenti (per riportare a quote accettabili il divario tra le sue obbligazioni pubbliche e quelle tedesche) perché ce la può fare da sola”.

Ce la può fare da sola? E allora che diamine è andato a fare Mr. Monti a Bruxelles? Non abbiamo già notoriamente un divario tra le nostre obbligazioni e quelle germaniche di oltre 400/450 punti? Le notizie quotidiane che ci giungono dai Templi della Speculazione (le borse) sono dunque false, sono uno scherzetto facilmente risolvibile? E come farà questo governo a togliere, almeno 200 punti di divario di quello “spread”, da solo?

Ci prende, prende tutto il popolo italiano, per un gregge drogato e rincoglionito?

E, Mr. Monti, Lei lo sa come mai sia nata questa crisi monetarista? Certo: ne è ben cosciente. Prima di essere unto “senatore a vita” e inviato per procura a Palazzo Chigi (per pagare subito un debituccio usuraio con la banca di riferimento di suo figlio...) era o no “consulente” - come l’altro Mario, quello che siede sulla Bce - di banche d’affari che speculano sui debiti pubblici e ingrassano sulle insolvenze degli Stati nazionali? E di altre emerite “fondazioni” di economisti e politici, mecenati di se stessi?

Certo, Le è ben noto. Ma vogliamo rammentarlo lo stesso.

La crisi è nata negli Stati Uniti d’America. Sa, quella “federazione” di ex colonie di Londra, dall’altra parte dell’Atlantico. Da lì, da due decenni, una “bolla speculativa” aveva infettato, con i suoi derivati, le sue speculazioni usuraie, mezzo pianeta, Italia della lira inclusa. E nel 2008 è proprio lì che è esplosa: sui mutui su cui banche e finanziarie allegre avevano razziato denaro e dividendi. Da lì si è diretta qui da noi, dove istituzioni magnanime come la sua Goldman & Sachs avevano “investito” sulla crisi finanziaria degli Stati nazionali, in particolare i maiali, i “pigs”...

Ah, Lei dice che qui da noi è un’altra storia? Che le “nostre” (sic) banche sono “forti e immuni da un tale contagio”? Che hanno soltanto bisogno di un po’ di sangue dei popoli (le sue tasse) per sopravvivere?

E di che sono composte le “garanzie” di queste banche?

Già. Forse, Lei, lo ignora. Va bene, La aiutiamo. Se un capofamiglia, un lavoratore, un imprenditore, va in banca per essere “affidato”, qui in Italia deve dare in garanzia le sue proprietà immobiliari. Le case, appunto, o libere o sottoposte a mutuo. Con “fidejussioni” e “ipoteche”.

Ecco, Mr. Monti. Le banche che Lei dichiara “solide” - e che allora chissà perché continua ad aiutare - sono piene zeppe di immobili, mutui, ipoteche. Se crolla il mercato immobiliare crollano pure loro. Ah: se lei metterà i suoi artigli sugli immobili pubblici per fare cassa, provocherà un patatrac: troppa offerta ergo valori generali in ribasso ergo sofferenze bancarie. Ergo crack.

Altro che “Mes”. Altro che “scudo”. Neanche la sua cura da cavallo (con l’economia e il lavoro giunti al lumicino) di tasse e controtasse lo eviterà.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=43634


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dana74
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I Parlamenti non contano. Il potere è passato ad organismi sovranazionali
di Luciano Canfora - Michele De Feudis - 03/07/2012

Fonte: secolo d'italia

«Il voto sta diventando sempre meno importante. Il potere è nelle mani di organismi sovranazionali non elettivi»: è realista Luciano Canfora, ordinario di Filologia classica all’Università di Bari, studioso dell’antichità di fama internazionale e firma del “Corriere della Sera”, quando commenta il rapporto sempre più scostante degli italiani con politica ed elezioni. Lo raggiungiamo a San Marino, dove coordina la Scuola superiore di Studi storici.

Cento anni fa il suffragio in Italia diveniva quasi universale, con una legge promulgata da Giolitti. Adesso nel paese tutti hanno paura del voto. Il ritorno alle urne è uno spauracchio esercitato da istituzioni e partiti per rafforzare lo status quo. Come si spiega questa deriva?

Ai tempi fu considerato un passo in avanti. Ora il quadro è differente. L’esercizio del voto sta diventando sempre meno importante. Eleggiamo dei parlamenti nazionali privi di potere effettivo.

Chi comanda?

Il potere è passato ad organismi sovranazionali, non elettivi, di carattere burocratico, tecnico, finanziario e bancario. Le sigle Bce - Fmi più la Commissione europea denotano il vero potere, emanano ordini e direttive che i governi nazionali, “bon gré mal gré”, eseguono. Eleggiamo dei parlamenti che si occupano di cose piuttosto marginali. Non di meno la ginnastica elettorale fa bene al potere perché il potere reale è felice di far scatenare le pulsioni dell’elettorato che si divide in partiti abbastanza simili l’uno all’altro. Si contendono la conquista della maggioranza nelle Assemblee dove andranno ad attuare le disposizioni della Commissione europea o della Bce che non è stato eletta né da me né da lei.

Un secolo fa le ambizioni erano differenti…

Il sistema elettorale rappresentativo è stato una cosa importante nella storia d’Europa ed ha fatto il suo tempo. E’ diventato altro, una cornice dell’esplicarsi dei poteri effettivi, fondamentale perché il potere reale andrebbe in difficoltà. L’errore commesso dalla “nomenklatura” sovietica fu questo: pensare che fosse una ginnastica inutile. Invece era necessaria per far sfogare la pulsione protagonistica del cittadino che si illude di contare.

Dal 1992 in poi sono stati firmati trattati che hanno ceduto la titolarità delle politiche economiche italiane al sovrastato, creando un corto circuito con la costituzione. Furono solo scelte della élite al governo?

Da noi non si è fatto un referendum né sull’euro né sul tentativo di assumere una costituzione europea. In altri paesi, un po’ diversi dal nostro, ci sono state consultazioni popolari che hanno dato anche responsi negativi. In Italia il centrosinistra di quel periodo ha puntato tutto su questo indirizzo. La Repubblica federale tedesca è diventata la potenza egemone sul continente. Il Fuhrer ha cercato l’egemonia sull’Europa con le armi e ha perso. Il grande potere bancario-industriale della Germania post-bellica ha ottenuto lo stesso risultato per una via più intelligente, quella economica.

In Grecia la possibile vittoria di Syriza è stata descritta come una sciagura per l’Europa. Ma i popoli non sono sovrani nell’esercizio del voto?

La sovranità popolare è una idealità importante, ha alle spalle sofferenze e lotte. E’ una idea forza, ma le forze reali sono quelle retrosceniche o anche sul proscenio. Un grande italiano, Antonio Gramsci, nei “Quaderni del carcere” scriveva: “Negli stati occidentali esiste una apparente pluralità di partiti. Sono un unico partito diviso in fazioni che mostrano di essere in contrasto tra loro, ma al disopra c’è una forza direttiva più grande che li pilota e li coordina”. Diceva così anche Benedetto Croce all’inizio degli anni dieci. E’ la solita distinzione nella scienza politica tra le élite decisive e la sovranità popolare: vettori in perenne conflitto tra loro. Come diceva Eraclito “Polemos è padre di tutte le cose”. Il conflitto è la realtà concreta della vita sociale.

In Italia c’è il governo presieduto da Mario Monti, non votato dagli elettori e da alcuni notisti definito “tecnico”.

L’esecutivo Monti non è un governo tecnico. Ha una maggioranza parlamentare larghissima. Chiamarlo così è un autoinganno. L’attuale presidente del Consiglio è entrato in circuito in modo anomalo, sotto pressione della Germania e della Commissione europea. Le smentite al riguardo sono state molto deboli. I partiti che lo sorreggono sono dilaniati sull’opportunità di proseguire questa esperienza.

Partiti marginalizzati per i diktat europei. Accade solo da noi?

Non è un fenomeno solo italiano. E’ avvenuto qualcosa di simile in Spagna e Grecia attraverso modi diversi ma sostanzialmente analoghi. Si tratta di un conflitto tra l’Europa mediterranea - che complessivamente è debole - e la forza direttiva europea che sta in Germania e nell’area circostante.

Siamo destinati a soccombere?

Noi dovremmo guardare al resto del Mediterraneo con cui abbiamo interessi comuni, creare un’altra comunità, una moneta diversa dall’euro. E’ uno scenario del tutto possibile ove ci fosse la volontà di altri paesi che si affacciano sul Mare Nostrum di divincolarsi da questo abbraccio soffocante.

Intanto avanzano antipolitica e populismo…

L’antipolitica è ricorrente nella storia dei regimi parlamentari. Abbiamo avuto Guglielmo Giannini. Era più colto di Beppe Grillo, al cospetto del comico genovese quasi un letterato… In Francia Pierre Poujade il 2 gennaio 1956 ebbe quasi cento parlamentari all’Assemblée nationale. Quando queste formazioni vengono coinvolte nell’attività parlamentare con incombenze di governo fanno naufragio. E’ accaduto a Poujade, ed alla Lega, che dopo tanti anni non ha portato a casa quasi niente e perciò si sta sgonfiando.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=43629


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Truman
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I Parlamenti non contano. Il potere è passato ad organismi sovranazionali
di Luciano Canfora - Michele De Feudis

Una volta i testi di Canfora uscivano sull'Unità o sull'Espresso. Adesso se vuole esprimere le sue idee gli resta solo Il Secolo d'Italia.


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AlbaKan
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I Parlamenti non contano. Il potere è passato ad organismi sovranazionali
di Luciano Canfora - Michele De Feudis

Una volta i testi di Canfora uscivano sull'Unità o sull'Espresso. Adesso se vuole esprimere le sue idee gli resta solo Il Secolo d'Italia.

...non dire a dana che Canfora si è candidato alle europee ('99) nella lista dei comunisti italiani, potrebbe avere uno shock anafilattico!


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