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la ripresa di saccomanni


dana74
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mammamia se non ci fossero le risorse che arrivano da fuori non sapremmo come fare a gestire sta ripresa......

Mabro, finisce il gasolio e la produzione si ferma. Azienda sempre più in crisi
• 8 OTTOBRE 2013 • AGGIORNATO ALLE 18:36

di Lorenzo Falconi

GROSSETO – Niente gasolio e quindi macchine spente. E’ ciò che è accaduto alla ex Mabro, oggi Abbigliamento Grosseto, che da venerdì pomeriggio ha mandato in cassa integrazione una parte delle lavoratrici che ancora prestano servizio in azienda. In pratica in alcuni reparti la produzione è proseguita, ma con forti rallentamenti e con ranghi molto ridotti. Circa una trentina le operaie rimaste in fabbrica, nei reparti in cui il lavoro poteva continuare senza utilizzare macchinari a gasolio. Di fatto però, tre giorni persi dal punto di vista produttivo con tanto di ritardi sulla tabella di marcia e un’immagine di sofferenza, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l’azienda di abbigliamento mette in mostra al cospetto di una crisi profonda che continua a mordere.

C’è chi prova a giustificare l’accaduto con un ritardo sul bonifico, un presunto disguido quindi alla base della mancata consegna del carburante, perché in realtà il gasolio viene fornito al momento effettivo del pagamento, ma in ogni caso risulta strano che un azienda si riduca all’ultimo momento per effettuare un ordine indispensabile. Lo stato di crisi resta di estrema attualità alla ex Mabro, dove domani è attesa la consegna del gasolio con le operaie in cassa integrazione richiamate sul posto di lavoro. Certo è che il futuro appare sempre più nero, mentre il tempo stringe e la data del 4 novembre, giorno in cui scadrà la proroga di due mesi concessa sul concordato in bianco, si avvicina.

http://www.ilgiunco.net/2013/10/08/mabro-finisce-il-gasolio-e-la-produzione-si-ferma-azienda-sempre-piu-in-crisi/

08 ottobre 2013
L’ALLARME
NIDEC (ANSALDO ASI) NUOVA CASSA INTEGRAZIONE
Genova - Ancora problemi nella sede genovese di Nidec Asi (ex Ansaldo Asi). Dallo scorso mese di marzo, l’omonimo Gruppo nipponico proprietario dell’Azienda ha chiesto la cassa integrazione per 300 dipendenti a livello nazionale, provvedimento che ha colpito a rotazione i 141 dipendenti della sede genovese. Oggi i 141 dipendenti (mille in Italia) tra tecnici, amministrativi e ingegneri che si occupano dello sviluppo di sistemi di automazione per la siderurgia e motori marini e terrestri sono scesi in assemblea e preannunciano iniziative di mobilitazione secondo quanto riferisce la Fiom Cgil di Genova.

«È passato poco più di un anno dall’acquisizione dell’Ansaldo Asi da parte del Gruppo Nidec, ma l’auspicato rilancio aziendale appare sempre più lontano. Pare che l’azienda continui a perdere quote di mercato mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza - si legge in una nota -. La Fiom-Cgil genovese ha chiesto l’applicazione dei contratti di solidarietà, strumento che avrebbe permesso all’azienda di sviluppare un piano industriale serio contenente le alte professionalità aziendali al fine di un suo concreto rilancio, proposta rifiutata da Nidec. Nidec-ASI, senza alcun preventivo incontro con la RSU, al di fuori di ogni accordo sindacale, sta procedendo in aggiunta alla cassa integrazione, a chiusure collettive del sito produttivo di Genova col fine unico di risparmiare senza convogliare tutte le energie disponibili alla ricerca di nuovo mercato».
http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/tecnologie/2013/10/08/AQgz5Uc-allarme_integrazione_ansaldo.shtml

Alcatel-Lucent: altri 10mila tagli, via un terzo dei dipendenti italiani
RISTRUTTURAZIONI
Nel nostro paese l'azienda taglierà 586 posti di lavoro. Previsti 4.100 esuberi in Europa, Medio oriente e Africa entro fine 2015. Si va verso il dimezzamento dei centri direzionali. Domani due ore di sciopero a Vimercate. Il 17 ottobre i sindacati incontrano il Governo. Fabrizio Potetti (Fiom Cgil): "Ci aspettiamo risposte"
di Antonello Salerno

Diecimila posti di lavoro in meno nel mondo entro la fine del 2015. E’ la ricaduta sull’occupazione del nuovo piano che Alcatel-Lucent ha varato per tornare in attivo. L’intenzione di contenere le spese era già emersa a luglio, quando l’azienda franco-statunitense aveva reso pubblica la necessità di ridurre i costi fissi almeno del 15%. Ma le prime avvisaglie risalgono a circa un anno fa, esattamente al novembre 2012, quando gli analisti giudicavano insufficiente il piano di ristrutturazione che era appena stato annunciato. Nel dettaglio, la società prevede di fare a meno di 4.100 posti in Europa, medio oriente e Africa, 3.800 in Asia e 2.100 in America, e di arrivare a dimezzare da fine 2015 il numero dei centri direzionali. Secondo quanto anticipato dai sindacati, che per domani hanno annunciato uno sciopero dalle 10 alle 12 nella sede di Vimercate, per l'Italia sarebbe previsto il taglio di 586 posti di lavoro, pari a poco meno di un terzo della forza lavoro su cui l'azienda può contare in Italia, che è di circa duemila dipendenti.

Alcatel-Lucent prevede inoltre di ottenere risparmi anche da una riallocazione degli investimenti per ricerca e sviluppo, che per l’85% dovranno essere destinate alle tecnologie di nuova generazione, contro il 65% che vi è destinato oggi. Un’altra voce che consentirà di ridurre i costi sarà l’intervento sulle funzioni amministrative, di vendita e supporto.

Focalizzando l’attenzione sulla Francia, Alcatel-Lucent prevede di concentrare la propria attività in due siti: Villarceaux, a Sud di Parigi, che diventerà il principale centro di ricerca e sviluppo di Alcatel-Lucent in Europa, e Lannion, che si specializzerà in banda ultra larga per il mobile e sulle tecnologie per la gestione dei dati.

Oltretutto, le attività di ricerca e sviluppo in Francia si focalizzeranno sulle tecnologie del futuro, come il 4G e le piattaforme IP, con la creazione di un nuovo centro. In più, annuncia l’azienda, la Francia ci concentrerà sulle tecnologie ottiche e si rafforzerà sulla matematica.

“Da quanto si può dedurre dai dettagli emersi finora per la Francia, le riduzioni riguarderanno soprattutto le funzioni di supporto, amministrazione e vendita, mentre nelle nuove aree tecnologiche saranno assunti 200 ingegneri e tecnici - dichiara al Corriere delle Comunicazioni Sylvain Fabre, research director del team di analisti di Gartner - Mi aspetterei un approccio simile anche per tutti gli altri paesi europei, Italia compresa, per quanto non siano ancora disponibili informazioni più precise. Rimane in ogni caso ancora da attendere più dettagli su cosa Alcatel-Lucent voglia dismettere in termini di business”.

Per oggi è previsto a Parigi l’incontro dei vertici dell’azienda con le rappresentanze sindacali a livello comunitario, mentre nelle prossime settimane partiranno i tavoli nazionali per illustrare i cambiamenti previsti caso per caso nei singoli paesi.

“Siamo di fronte a una notizia gravissima - afferma Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Ict per la Fiom Cgil - perché non ci troviamo di fronte soltanto a un taglio dei posti di lavoro, ma a un’azienda che disinveste su settori potenzialmente interessanti. E’ un tentativo disperato di ridurre i costi, che rischia di peggiorare la situazione. Tra l’altro Alcatel-Lucent sta progressivamente abbandonando un settore come quello delle tecnologie ottiche a cui deve una parte importante dei brevetti che detiene in campo internazionale. Il rischio è che questa prospettiva abbia ricadute molto pesanti in Italia, che nel campo delle tecnologie ottiche è un polo d’importanza mondiale. Per questo contrasteremo in tutti i modi la decisione dell’azienda, e mi auguro che il Governo si prenda le proprie responsabilità. Alcatel sta cedendo dei siti importanti nel nostro Paese - conclude Potetti - e il Governo non può limitarsi a
prenderne atto. Il prossimo incontro in programma è fissato per il 17 ottobre, e da quel tavolo ci aspettiamo risposte".

©RIPRODUZIONE RISERVATA 08 Ottobre 2013
http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/23562_alcatel-lucent-altri-10mila-tagli-via-un-terzo-dei-dipendenti-italiani.htm

Italcementi: Rsu, anticipata chiusura 3 stabilimenti, venerdi' sciopero
08 Ottobre 2013 - 18:39
(ASCA) - Milano, 8 ott - Sciopero di 8 ore, venerdi' prossimo 11 ottobre, in tutti gli stabilimenti del gruppo Italcementi. Lo annunciano i sindacati che puntano il dito contro la decisione del gruppo di anticipare a gennaio 2014 la chiusura delle attivita' di tre stabilimenti - Scafa (Pe), Monselice (Pd) e Broni (Pv), per un totale di 200 esuberi - e di rivedere altri obiettivi contenuti nel piano di ristrutturazione aziendale e inizialmente previsti per il 2015. ''Che i Lavoratori stiano dando un notevole contributo in questa crisi e' fuori di dubbio, che si chieda di modificare gli accordi vigenti non e' possibile'', lamentano una nota le Rsu preannunciando, sempre per venerdi', una manifestazione davanti alla sede di Italcementi di Bergamo e proclamando lo stato di agitazione. com-fcz/sam/ss
http://www.asca.it/news-Italcementi__Rsu__anticipata_chiusura_3_stabilimenti__venerdi__sciopero-1322623-ECO.html


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dana74
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a qualcuno le risorse portano risorse....

IL “MAGNA-MAGNA” DEI MIGRANTI- MA QUANTA GENTE “VIVE” DI EMERGENZE ED ACCOGLIENZE? ONLUS, BUONISTI, MEDICINALI, NOLEGGIATORI DI MEZZI DI TRASPORTO. ECCO L’INDOTTO DELLA “BARCONI SPA”

Posted on ottobre 6, 2013

Ma come sono cari i professionisti dell’accoglienza

L’emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico. Che si ripete senza soluzione

Dietro l’orrore, la pietà, lo scandalo, il buonismo, le tragedie del mare nascondono il business che non t’aspetti. Il giro d’affari del primo soccorso e dell’accoglienza. Da una parte i milioni di euro stanziati dall’Europa e dall’Italia, dall’altra la pletora di personaggi in attesa di incassare.

Onlus, patronati, cooperative, professionisti dell’emergenza, noleggiatori di aerei e traghetti, perfino i poveri operatori turistici di Lampedusa: abbandonati dai vacanzieri si rassegnano a riempire camere d’albergo, appartamenti e ristoranti con agenti, volontari, giornalisti, personale delle organizzazioni non governative, della Protezione civile, della Croce rossa.

L’emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico. Nel 2011, l’anno più drammatico, gli sbarchi provocati dalle sanguinose rivolte nordafricane sono costati all’Italia un miliardo di euro. Ogni giorno le carrette del mare da Libia e Tunisia hanno scaricato in media 1.500 persone. Il governo dovette aumentare le accise sui carburanti per coprire parte di queste spese. E a qualcuno che sborsa corrisponde sempre qualcun altro che incassa.

Bisogna gestire la prima accoglienza: acqua, cibo, vestiti, coperte, farmaci. Vanno organizzati i trasferimenti sul continente ed eventualmente i rimpatri; si aggiungono spese legali, l’ordine pubblico, l’assistenza (medici, psicologi, interpreti, mediatori culturali). Ma questo è soltanto l’inizio, perché moltissimi rifugiati chiedono asilo all’Italia. E l’Italia se ne fa carico, a differenza della Spagna che ordina di cannoneggiare i barconi e di Malta che semplicemente abbandona i disperati al loro destino. Nel triennio 2011/13 le casse pubbliche (ministero dell’Interno ed enti locali) hanno stanziato quasi 50 milioni di euro per integrare 3000 persone attraverso il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati. A testa fanno più di 5.000 euro l’anno.

L’Europa soccorre soltanto in parte. Il finanziamento più cospicuo arriva dal Fondo europeo per le frontiere esterne destinato alle forze di sicurezza di confine (capitanerie di porto, marina militare, guardia di finanza): 30 milioni annui. Altri 14,7 milioni arrivano dal Fondo per l’integrazione, non riservato all’emergenza. Dal Fondo per i rimpatri piovono 7 milioni di euro. Poi c’è il Fondo per i rifugiati, che nel 2012 ha stanziato 7 milioni in via ordinaria più altri 5 per misure di emergenza. Tutti questi denari vanno considerati come co-finanziamento: si aggiungono cioè ai soldi che l’Italia deve erogare.

Il fondo più interessante è quello per i rifugiati, che è tale soltanto di nome perché i veri destinatari dei 12 milioni di euro (sono stati 10 milioni nel 2008, 4,5 nel 2009, 7,2 nel 2010 e addirittura 20 nel fatidico 2011) sono Onlus, Ong, cooperative, patronati sindacali e le varie associazioni umanitarie che si muovono nel settore dell’immigrazione. Dal 2008, infatti, l’Europa ha stabilito che quel fiume di contributi vada «non più all’attività istituzionale per l’accoglienza, ma ad azioni complementari, integrative e rafforzative di essa». Anche queste, naturalmente, co-finanziate dal governo italiano.

Le organizzazioni operano alla luce del sole, sono autorizzate dal ministero dell’Interno che deve approvare progetti selezionati attraverso concorsi pubblici. I soldi finiscono in fondi spese destinati non ai disperati ma a vitto e alloggio delle truppe di volontari e professionisti. Per la felicità degli albergatori lampedusani. Gli operatori sociali spiegano ai nuovi arrivati i loro diritti. Li mettono in contatto con interpreti, avvocati, mediatori da essi retribuiti. Organizzano la permanenza, li aiutano a restare in Italia o a capire come proseguire il loro viaggio della speranza. Fanno compilare agli sbarcati, che per la legge sono clandestini, un pacco di moduli per avere assistenza legale d’ufficio.

Pochissime organizzazioni, e tra queste Terre des hommes e Medici senza frontiere, si fanno bastare i denari privati. A tutte le altre i soldi italo-europei servono anche a sostenere i rispettivi apparati, come gli uffici stampa, gli avvocati e gli attivisti per i diritti umani, per i quali martellare i governi finanziatori è una vera professione. E magari usano l’emergenza immigrazione come trampolino verso la politica.
https://www.facebook.com/pages/Politici-che-non-hanno-MAI-lavorato-ELENCO-UFFICIALE-MANDIAMOLI-A-CASA/274354875910343

FONTE:

http://www.ilgiornale.it/news/interni/sono-cari-i-professionisti-dellaccoglienza-956093.html

dai che c'è tanto lavoro


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dana74
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cominciano sennò a sentire il disagio le risorse e perdono le staffe, c'è da capirli

Fossano: marocchino 27enne armato di tre coltelli semina il panico e ferisce due giovani ed un carabiniere
Serata di terrore per alcuni ragazzi che davanti ad un locale della città hanno incontrato il 27enne: aggrediva tutti coloro che gli capitavano a tiro.

Sono stati momenti di terrore quelli vissuti da alcuni giovani fossanesi nella notte di domenica. A farne le spese sono stati due ignari giovani fossanesi che si stavano godendo la serata fuori da un locale di ritrovo anche se il bilancio di una notte di follia di un ragazzo marocchino poteva essere tragico e molto più grave. Infatti a turbare la movida fossanese è stato un giovane extracomunitario il quale, per motivi non ancora definiti si è armato di tre grossi coltelli e, girando per le vie del centro cittadino di Fossano ha aggredito tutti coloro che gli capitavano a tiro.

Era infatti la mezzanotte di sabato scorso quando, dal buio, sbuca improvvisamente F.M., cittadino marocchino di anni 27, già noto alle cronache giudiziarie per reati contro il patrimonio e la persona, il quale, senza motivo, inizia a menare fendenti con due grossi coltellacci che aveva con se sino a che non riesce a raggiungere un ignaro ragazzo fossanese che stava conversando con altri giovani all’esterno di un locale di Via San Giovanni Bosco. Fortunatamente il ragazzo, avvedutosi all’ultimo della presenza dell’aggressore, riesce a schivare parzialmente il fendente ed a scappare mentre tra gli altri presenti, circa una cinquantina di giovani vi è un fuggi – fuggi generale tra grida di paura. L’extracomunitario comunque non demorde e si mette all’inseguimento di chi gli capita a tiro sino a che riesce a raggiungere una ragazza sedicenne a cui punta uno dei coltelli alla gola. La malcapitata terrorizzata tenta di scappare ma l’aggressore le sferra una coltellata ad un fianco che fortunatamente colpisce la borsa che la ragazza teneva a tracolla provocandole un taglio di circa 15 centimetri nel pellame. La ragazza comunque riesce a sfuggire alla presa ed ad allontanarsi. Nel frattempo, qualcuno avvisava i Carabinieri che arrivano in breve tempo con sul posto due pattuglie. Subito individuano l’aggressore con ancora in mano i grossi coltelli che alla vista dei militari scappa. Ne nasce un inseguimento a piedi per le vie del centro cittadino sino a che viene l’aggressore raggiunto; ne nasce quindi una colluttazione con i militari che a stento riescono a disarmarlo ed ad immobilizzarlo e, questa volta, a rimanere ferito è uno dei carabinieri intervenuti che viene colpito ad una mano.

Portato in caserma l’aggressore è stato tratto in arresto per lesioni aggravate, porto abusivo di arma da taglio e resistenza a pubblico ufficiale. Nel frattempo si è scoperto che su di lui pendeva già un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale.

Il giovane accoltellato è stato invece soccorso dal 118 e medicato al pronto soccorso dell’ospedale di Savigliano dove gli è stata rilasciata una prognosi di 10 giorni per la ferita riportata.

L’arrestato si trova ora in carcere a Cuneo.
http://www.targatocn.it/leggi-notizia/argomenti/cronaca-1/articolo/fossano-marocchino-27enne-armato-di-tre-coltelli-semina-il-panico-e-ferisce-due-giovani-ed-un-carab.html?utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook#.UlSRgFAvm7k

per fortuna che arriva l'amnistia così per quelli che nn si suicidano ci pensano loro a dare una mano


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dana74
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Assoni getta la spugna, in trenta senza lavoro

LUMEZZANE. L'impresa fondata nel 1960 specializzata nello stampaggio a caldo dell'ottone[FIRMA] lavorava soprattutto per conto terzi. Travolta da margini sempre più esigui
Il 30 settembre a Fontana i cancelli si sono chiusi per l'ultima volta La prima misura il ricorso alla Cig straordinaria per dodici mesi
La Assoni è stata fondata nel 1960 La Assoni è stata fondata nel 1960

La crisi non molla la presa: il suo morso continua a rodere le realtà produttive locali e a Lumezzane un'altra azienda non ce l'ha fatta. Dopo un storia lunga generazioni anche l'Assoni Giulio Srl, impresa fondata nel 1960 specializzata nello stampaggio a caldo dell'ottone e nella lavorazione dello stesso, chiude i battenti lasciando a casa 30 famiglie, tra le quali anche quella della giovane figlia del titolare. LA NOTIZIA è arrivata all'improvviso nelle scorse settimane, quando la proprietà ha informato che la situazione era diventata insostenibile. E il 30 settembre i cancelli dello stabilimento in località Fontana si sono aperti (e chiusi) per l'ultima volta. «L'esame congiunto tra impresa e personale si è svolto lo scorso 2 ottobre - spiega il sindacalista Giuseppe Vocale (Cgil) - quando è stata concordata la cassa integrazione straordinaria per 12 mesi e l'avvio delle procedure di concordato preventivo che l'azienda presenterà in questi giorni. In base agli accordi che verranno confermati nelle prossime settimane ci sarà la possibilità di richiedere altri 12 mesi di cassa, dopodichè gli ammortizzatori sociali si esauriranno con l'indennità di disoccupazione - continua il rappresentante sindacale - La comunicazione al personale effettivamente è arrivata abbastanza tardi. La notizia era nell'aria, ma l'azienda ha preferito attendere prima di dare conferme ufficiali. La causa della forte crisi finanziaria è da attribuire alla tipologia di attività: la stamperia non produceva prodotti propri e lavorava conto terzi con margini non più sostenibili». Insomma, la solita vecchia storia che caratterizza numerose aziende locali: in alcuni settori i prezzi li fanno i clienti e i margini sono ridotti all'osso. Spesso si è costretti a lavorare sottocosto per non perdere le commesse e non lasciare fermi gli impianti produttivi. Ma poi i nodi arrivano al pettine e i guai non si fanno attendere. QUELLO dell'Assoni è uno dei paradossi collegati a questa congiuntura economica che sta decimando le realtà produttive del paese: un'impresa a cui il lavoro non mancava, gli ordini arrivavano, ma putroppo la situazione economica aziendale non ha permesso di andare oltre. «In azienda non c'era una forte sindacalizzazione - conclude il sindacalista - ma da quando seguo questa realtà ricordo solo qualche giorno di cassa integrazione sporadico autorizzato tra il 2009 e il 2010. Non sono mai stati usati altri ammortizzatori». È forte l'amarezza del personale che da un giorno all'altro si è trovato sulla strada senza troppe sicurezze. Ma anche per il titolare, Giuseppe Assoni, la decisione non è stata presa a cuor leggero, purtroppo il confronto con la dura realtà non ha dato scampo ad altre possibilità. Nonostante la proprietà non si sia lasciata andare ad analisi dettagliate sulle criticità emerse, si è resa disponibile a prendere i curriculum dei dipendenti per poterli riposizionare. Mossa apprezzabile, ma bisognerà capire se riuscirà poi a concretizzarsi in un nuovo posto di lavoro.

Marco Benasseni
http://www.bresciaoggi.it/stories/Provincia/572858_assoni_getta_la_spugna_in_trenta_senza_lavoro/


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dana74
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Viabilità e trasporti - Trasporti
ATM, lavoratori salvi ma 101 in cassa integrazione
Firmato questa mattina l'accordo sindacale: tutti manterranno il posto di lavoro, da novembre partirà la cassa integrazione per una parte dei dipendenti
08/10/2013
[[View_thumbnails.Title]] Alessandro Barberis
ALESSANDRIA
E' stato firmato questa mattina tra le parti Sindacali, l'Amministrazione Comunale e la Presidenza di ATM l'accordo sindacale che riguarda i lavoratori di ATM. Dopo un lunga trattativa, è finalmente più chiara la situazione dei 228 dipendenti dell'azienda partecipata di trasporti alessandrina: per 101 di loro, di tutti i vari settori, quindi anche gli autisti, dal 1 novembre saranno in cassa integrazione a rotazione. Scongiurata, come da ipotesi iniziale, quella a zero ore per i lavoratori il cui posto di lavoro verrà soppresso: si tratta di 6 lavoratori che saranno in cassa per il 50% delle proprie ore di mansione. Per gli altri 95 invece, si troveranno in cassa per il 25% delle ore, quindi per una settimana al mese. Questo per due mesi, quindi fino al 31 dicembre 2013, poi si vedrà ma si pensa che la cassa verrà prorogata. In ogni caso, al termine del piano di ristrutturazione indicato dell'azienda, nessun lavoratore verrà licenziato o lasciato a casa: per quelli più vicini alla pensione saranno applicati i fondi di accompagnamento o verrà applicata la riforma pre-Fornero. Un piano che soddisfa i Sindacati, ma che è dovuto essere ancora una volta ritoccato all'ultimo per la decisione della Regione di tagliare altri 800 mila euro ad ATM: questo vuol dire 10 turni in meno per gli autisti, e quindi anche minori servizi per gli alessandrini.
"Finalmente abbiamo concluso un percorso che è un anno che ricercavamo - ha spiegato Alessandro Porta, della UIL Trasporti - Abbiamo chiesto di essere partecipi al tavolo per trovare la soluzione migliore, ATM ha accettato e anche l'Amministrazione Comunale ci è venuta finalmente incontro, con l'Assessore Ferrlasco che ha partecipato alla redenzione del verbale poi firmato dal Sindaco Rossa. Il punto importante che ci è stato garantito è che non ci saranno licenziamenti e che il Comune si impegna ad investire nell'azienda, partecipando entro fine anno al bando per l'acquisizione di nuovi mezzi. La cassa integrazione, che riguarda 101 lavoratori a rotazione sui 228 totali, coinvolge un pò tutti i reparti, anche gli autisti, visti gli 800 mila euro di tagli della Regione, che obbliga l'azienda a tagliare 10 turni di lavoro, equivalenti a 780 mila euro. Ma si sta lavorando e pensando come evitare di avere ricadute importanti sull'utenza. Faremo ancora nei prossimi giorni delle riunioni per la riorganizzazione dei lavori dei vari reparti: partiremo giovedì con un incontro per il settore uffici e casse, mentre lunedì si discuterà di quello ausiliari del traffico, martedì di quelli piazzale, officina e metano, mercoledì di quello autisti".
"L'accordo è la dimostrazione che queste organizzazioni sindacali, messe in discussione dall'Amministrazione Comunale, quando sono in condizione di lavorare serenamente e seriamente trovano soluzioni che possono andare bene per tutte le parti, con le giuste vie d'uscita per i lavoratori - punzecchia Giuseppe Santomauro della FILT CGIL - Questo deve essere di esempio anche per le altre aziende municipalizzate. L'accordo è fondamentale per la riorganizzazione di un'azienda che deve svilupparsi come leader del settore, senza bisogno di nessuno per stare in piedi. Ma per fare questo ci vuole una politica che ridisegni il trasporto pubblico al centro della vita della città. Fondamentale il fatto che il Comune abbia garantito una clausola sociale dove si impegna a mantenere tutti i dipendenti. E' scandaloso invece l'atteggiamento della Regione, che taglia 800 mila euro ad Alessandria e gli autisti vanno in cassa integrazione esclusivamente per quello, cancellando contributi per queste zone e ridisegnando invece quelli per Biella, guarda caso provincia del nuovo Assessore alle Finanze. Per il prossimo anno sono previsti altri 2 milioni di tagli, la situazione peggiore ogni due mesi e mette in difficoltà chi vuole costruire qualcosa nelle aziende di trasporti".

http://www.tuononews.it/2013/10/8/news/lavoratori-salvi-cassa-integrazione-716635/detail.aspx


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dana74
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Un mese maledetto “ denuncia la stampa .

IL PUNTO • Rubrica a cura di Tonino Saponaro
Io sono in disaccordo. Non è colpa del mese di ottobre e nemmeno di quelli precedenti. Ci sono precise responsabilità a cui vanno addebitati tanti suicidi compresi gli ultimi quattro di questi giorni, solo nel nostro territorio, e di tanti altri di cui si è perso il conto, nell'intero paese.
A causa delle difficoltà economiche e della mancanza di lavoro a Martina Franca pochi giorni fa un gestore di un bar di 37 anni si è suicidato, il 23 del mese scorso un carpentiere di 57 anni si è impiccato, pochi giorni prima un operaio 62enne ha compiuto l'insano gesto per la perdita del posto di lavoro, soltanto ieri l'ostunese Filippo Marseglia di 54 anni si è tolto la vita perché stava per perdere la sua masseria. Ipocrita solidarietà della società responsabile, ossia dello Stato unico responsabile di questo sterminio di bravi lavoratori. Gli imprenditori sono stretti dalla morsa delle tasse e dalla crisi economica. Le banche ti aiutano se non hai debiti e magari hai una cassaforte piena di Euro. Poi ci sono in ogni comune decine di istituti di credito venuti dal Nord che arraffano le modeste pensioni dei tanti cittadini facendone speculazione imprenditoriale nelle zone floride del paese o addirittura all'estero; infine c'è il racket che completa l'opera di distruzione. Sono in disaccordo anche con quella saggezza senile che mi consiglia di lasciar perdere, perché i responsabili sono dietro un alto e spesso muro di gomma, impenetrabile e non perforabile. Io dico che si può e si deve fare tutto il possibile e anche l'impossibile. Partiamo da un esame attento dei fatti e degli avvenimenti succedutisi dopo la tangentopoli di Antonio Di Pietro 1992. Dopo i 31 suicidi di grossi imprenditori e dopo la cancellazione dei partiti, abbiamo avuto un continuo conflitto tra i poteri dello Stato con l'emergenza del potere giudiziario che ha assunto la supplenza politica beneficiando dell'assenso entusiastico dei cittadini La classe politica perdente ha appoggiato la sfida giudiziaria, quella vincente ha subìto azioni di contrasto. Una lotta ad eliminandum che ha bloccato il Paese per decine di anni.
All'immobilismo italiano si è aggiunto poi il permissivismo internazionale e le azzardate speculazioni finanziare che hanno generato la stratosferica crisi in Europa negli Stati Uniti.
Con l'arrivo dell'Euro si è perso il controllo della situazione per cui quello che costa con la lira due è passato a costare ugualmente due con l'Euro mentre i redditi non si sono raddoppiati, tranne per quella fascia privilegiata che respinge ogni tentativo di aggiornamento voluto dalla pubblica opinione. Per proteggere il costo pubblico hanno aumentato e aggiunto nuove tasse a carico dei lavoratori e dei piccoli e medio imprenditori. Il gioco ormai è stato fatto.
Se non vogliamo suicidarci in massa, dobbiamo correggere le disfunzioni sopra accennate, subito e senza perdere tempo.

Articolo inserito il 08/10/2013 e redatto da Tonino Saponaro.
http://www.trcb.it/index.php?art=11753


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dana74
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il FMI prende la ripresa per il culo

Allarme Fmi, Italia ultimo paese nel G7 sulla crescita. Disoccupazione preoccupante

Scritto da HuffingtonPost.it|

Pubblicato Martedì, 08 Ottobre 2013 14:57
La ripresa mondiale è appesa a un filo. Troppi elementi rischiano di spezzarlo: i tassi che tornano a salire negli Usa mentre la politica americana è quasi fuori tempo massimo per un accordo sul debito; il rallentamento della Cina; i paesi della zona euro che non riescono a ridurre la frammentazione del sistema finanziario e il loro debito pubblico.

È il quadro, denso d'incognite, tracciato dal Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook. Nel rapporto, presentato oggi a Washington, l'Italia figura ancora una volta come il Paese con la crescita più bassa del G7: vulnerabile alle tensioni dell'eurozona e con un tasso di disoccupazione giunto ai massimi del dopoguerra. E poco importa se la Francia ci precede solo di poco. Secondo gli economisti di Washington non c'è tempo da perdere: tutte le grandi aree economiche mondiali devono intervenire per evitare che una crescita ridotta duri a lungo. Usa e Giappone sono chiamati, in particolare, a "concrete misure" di risanamento finanziario mentre in Europa non ci sono alternative a un rafforzamento dell'Unione monetaria e a una "pulizia" del sistema finanziario.

Le cifre di un'economia che non decolla. La crescita economica mondiale viaggia a velocità ridotta. Nel 2013 il Pil mondiale aumenterà solo del 2,9% mentre l'anno prossimo accelererà al 3,6%. Una stima ritoccata al ribasso rispettivamente di 3 e di 2 decimi di punto rispetto alle previsioni del luglio scorso. Per gli Stati Uniti la limatura delle stime è limitata, con una crescita prevista nel biennio all'1,6% e al 2,6% e tagli rispettivamente di uno e due decimi di punto. Per l'Eurozona previsioni sostanzialmente confermate quest'anno al -0,4% (un decimo di punto inferiore rispetto a luglio) e il prossimo al +1%. Ma tra i grandi paesi della Moneta unica solo l'Italia non riesce a migliorare le stime, confermando il netto calo del Pil di quest'anno (-1,8%) e la ripresina, +0,7%, per il 2014. Tutti gli altri migliorano di pochi decimi di punto: Germania (allo +0,5% previsto nel 2013 e al +1,4% nel 2014), Francia (+0,2% e +1%), Spagna (-1,3% e +0,2%).
Da segnalare il peggioramento delle previsioni per la Cina la cui stima del 2013 è stata tagliata di due decimi di punto al 7,6% mentre quella dell'anno prossimo di quattro decimi al 7,3%.

L'Italia, per la quale pochi giorni fa il Fondo ha pubblicato un rapporto più dettagliato relativo all'ispezione annuale, presenta una dinamica sotto controllo dell'inflazione, con un aumento dei prezzi al consumo che dal 3,3% del 2012 frenerà all'1,6% quest'anno per poi calare ulteriormente all'1,3% nel 2014. In miglioramento la bilancia delle partite correnti, che misura l'interscambio di beni e servizi, e che dal passivo dello 0,7% del Pil registrato lo scorso anno tornerà in pareggio nel 2013 per passare in attivo dello 0,2% l'anno prossimo. La disoccupazione italiana resta inaccettabilmente alta, ai massimi del dopoguerra, con un tasso pari al 12,5% della forza lavoro che scenderà solo marginalmente al 12,4% nel 2014.

L'Eurozona si stabilizza, ma cresce poco L'eurozona è tornata alla crescita nel secondo trimestre del 2013 dopo ben 18 mesi di recessione. Gli indicatori rilevati dagli economisti di Washington suggeriscono che l'attività sta iniziando a stabilizzarsi nella periferia e a recuperare nella parte centrale di Eurolandia. "Comunque - si legge nel Weo - la disoccupazione resta elevata, e i mercati del lavoro rimangono depressi. Inoltre l'inflazione resta al di sotto dell'obiettivo a medio termne della Banca Centrale Europea (il 2%, ndr) aumentando la preoccupazione sulle tendenze disinflazionistiche o deflazionistiche in atto".

Quali sono i fattori che stanno frenando la crescita economica e l'inflazione? Il primo è la domanda, che resta debole con i restringimenti in atto sia nel settore pubblico che in quello privato, in particolare nei Paesi periferici. Il quadro è aggravato dalla frammentazione del sistema finanziario europeo e dalla debolezza delle banche che continuano a impedire che la politica monetaria accomodante della Bce si trasmetta appieno ai Paesi della periferia. Ma c'è anche, e veniamo all'ultimo fattore, una persistente debolezza dei mercati dei prodotti e del lavoro che, malgrado significative riforme realizzate in tutta l'area, continua a ostacolare l'aggiustamento dei prezzi relativi e della competitività specialmente nei paesi periferici.

I rischi per l'economia mondiale. Sulla mancata accelerazione della ripresa mondiale incombono - è l'analisi degli economisti del Fondo - numerosi rischi che potrebbero peggiorare lo scenario. Il primo nodo è quello della mancata integrazione dei mercati dell'eurozona: in assenza di una vera unione bancaria, incluso un forte meccanismo di risoluzione per gli istituti falliti, i mercati europei e globali rimarranno vulnerabili. Dall'altra sponda dell'Atlantico non meno rilevanti sono i rischi connessi al bilancio statunitense: dai tagli lineari del sequester che resteranno in vigore anche il prossimo anno, al mancato accordo sulle leggi di spesa che sta provocando un blocco del settore pubblico. Ancora più importante il tetto del debito Usa che, se non fosse elevato tra pochi giorni, "potrebbe danneggiare seriamente l'economia mondiale".

Un capitolo a parte, ma restiamo sempre sul versante americano, lo meritano i rischi legati alle politiche monetarie non convenzionali della Federal Reserve. L'annuncio nelle settimane scorse di una graduale riduzione, per ora rientrata, degli acquisti sul mercato di bond da parte della banca centrale Usa ha provocato un restringimento "sorprendetemente ampio" delle condizioni monetarie Usa, con un rialzo dei rassi di mercato che ha avuto effetti rilevanti anche in molti paesi emergenti. Un rischio che è collegato a quello, non ancora materializzatosi di rapide smobilizzazioni dei capitali dai Paesi emergenti che potrebbe impattare in misura rilevante sulla crescita.

http://www.infiltrato.it/economia/allarme-fmi-italia-ultimo-paese-nel-g7-sulla-crescita-disoccupazione-preoccupante


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dana74
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Riceve cartella esattoriale di 15mila euro
proprietario di un bar si impicca
Il suo corpo appeso ad un albero di ulivo ritrovato oggi
Aveva difficoltà finanziarie e problemi familiari

OSTUNI - Un uomo di 58 anni si è suicidato a Ostuni impiccandosi a un albero di ulivo. Stamani il ritrovamento del corpo: si tratta del proprietario di un bar della Città Bianca. Secondo i primi accertamenti della polizia, il suicidio sarebbe attribuibile alla crisi economica. A quanto accertato dagli investigatori, l'uomo aveva problemi famigliari ma di recente aveva avuto anche qualche difficoltà economica. Il commerciante ha maturato la decisione di uccidersi in un suo podere, in campagna, in contrada Salinola. Con il nulla osta del pm di turno la salma è stata riconsegnata ai famigliari per la sepoltura.

IL MOTIVO - Avrebbe ricevuto una cartella Inps da 15mila euro per contributi da versare. È quanto avrebbero spiegato i famigliari dell'uomo agli investigatori che hanno effettuato accertamenti, stamani, dopo il ritrovamento del corpo. A quanto emerso il 58enne aveva problemi economici oltre che familiari. Gestiva un bar nel centro della Città Bianca e si è suicidato in un podere di campagna di sua proprietà. Il pm di turno, Raffaele Casto, ha disposto la restituzione della salma per la sepoltura. Due giorni fa, sempre a Ostuni (Brindisi), un imprenditore agricolo di 54 anni con problemi economici si era suicidato impiccandosi al cancello della propria masseria

Redazione online
08 ottobre 2013
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2013/8-ottobre-2013/riceve-cartella-esattoriale-15mila-europroprietario-un-bar-si-impicca-2223443650339.shtml?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook


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dana74
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sempre ad Ostuni...

L'azienda va male,
imprenditore si impicca
Aveva 54 anni. Non ha lasciato nessun biglietto
La polizia: aveva problemi economici

BRINDISI Un imprenditore agricolo di 54 anni, di Ostuni si è tolto la vita impiccandosi al cancello della propria tenuta, una masseria che si trova in contrada Molillo, lungo la provinciale che collega Ostuni a Francavilla Fontana, probabilmente - secondo quanto riferito agli investigatori dai famigliari - a causa di gravi problemi economici.

Secondo quanto accertato dalla polizia l'uomo aveva problemi economici, difficoltà tali che gli impedivano di continuare a condurre la propria attività professionale. L'imprenditore, sposato con figli, non ha lasciato scritti da cui si potesse appurare, chiaramente, le ragioni del suo gesto sulle quali vi sono state indagini condotte dagli investigatori. Il sostituto procuratore di turno, Raffaele Casto, ha già disposto la restituzione della salma ai familiari.

Redazione online
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2013/7-ottobre-2013/azienda-va-maleimprenditore-si-impicca-2223438396393.shtml


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Giancarlo54
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Dana, te lo dico con affetto, guarda che stai marcando male, forse pensi che siamo in un paese libero in cui si può dire quello che si vuole, ti sbagli siamo in un regime democratico, okkio che questi hanno le manette facili.


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dana74
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Dana, te lo dico con affetto, guarda che stai marcando male, forse pensi che siamo in un paese libero in cui si può dire quello che si vuole, ti sbagli siamo in un regime democratico, okkio che questi hanno le manette facili.

ah ah eh lo so. Siccome non ho soldi per andare in Svizzera o altrove, io ci contavo ad andare in galera che così non pago il riscaldamento e vitto e alloggio....per una volta vorrei riprendermi quanto pagato di tasse e contributi in passato....
ora mi fanno anche l'indulto e l'amnistia ma porca miseria questa nazione è una trappola continua, sicuramente per gli italiani

😉

continua la saga dal paese delle meraviglie che abbisogna di tante risorse da fuori che gli italiani sono solo un branco di choosy

Ipercoop Campania: via libera ai licenziamenti

09/10/2013
Intanto la Cisl chiede il ritorno di un partner locale che rilevi le attività. L'accordo con la casertana Catone group era stato respinto dai lavoratori campani, l'anno scorso.

Vertenza Ipercoop: tempo scaduto, via libera ai licenziamenti. E’ terminato ieri, infatti, il periodo di sospensione dell’invio delle lettere di revoca del rapporto di lavoro per 250 dei 660 addetti della catena campana di ipermercati e supermercati della cooperativa toscana Unicoop.

Negozi finiti in grave pericolo, in particolare l’ipermercato di Afragola, dopo la rinuncia al piano di salvataggio da parte delle cooperative emiliane. Intanto torna l’ipotesi di una cessione di organici, mezzi e merci di Ipercoop Campania a gruppi privati della zona. Ipotesi che era già stata respinta, l’anno scorso, dal referendum dei lavoratori. Ed è una proposta che stavolta arriva dal sindacato e non dalla proprietà. E’ la Fisascat, sindacato di categoria dei lavoratori del commercio e dei servizi Cisl, a invitare Coop Tirreno, attraverso un comunicato affisso nell’iper di Afragola, a ritardare l’invio delle lettere di licenziamento e “a individuare, nel caso di indisponibilità da parte delle cooperative, un partner anche locale”.

Il messaggio è stato firmato da Giuseppe Verde, segretario territoriale della Fisascat. Verde, nel documento, ricordando la trattativa, fallita a luglio, con le cooperative emiliane, che avevano prima annunciato e infine revocato il piano di salvataggio della Campania, sostiene che “i sindacati si erano resi disponibili a individuare eventuali deroghe contrattuali, anche temporanee” ma che “la risposta delle coop è stata un secco no limitato al taglio delle ore lavorative, che avrebbe portato all’erogazione di salari da 600 euro al mese”. A questo punto si riaffaccia l’ipotesi di una cessione al gruppo casertano Catone, che i lavoratori non digeriscono proprio, o a qualche altro gruppo imprenditoriale campano. Ma il sindacato è diviso.

Mario Dello Russo, della segreteria regionale Uiltucs, critica il comunicato della Fisascat. “Avevamo concordato unitariamente - spiega Dello Russo - che le decisioni sindacali sulla vertenza Ipercoop Campania devono essere prese a livello nazionale. Per cui qualsiasi proposta che non vada in questa direzione è una proposta che crea difficoltà alle organizzazioni sindacali, con conseguenti ripercussioni negative sul destino dei lavoratori campani”. Dura con la Cisl anche la Usb campana, l’Unione dei sindacati di base, particolarmente rappresentativa nell’ipermercato di Quarto. Ecco cos’ha scritto la Usb circa questa vicenda, che si sta trasformando in una sorta di caso del momento:

“La volontà dei lavoratori è stata già espressa attraverso un referendum e non si affievolisce col tempo. Noi ribadiamo il nostro no al privato e il si alla cooperazione, che in questo momento dovrebbe dare una risposta evitando tempi lunghi e strumentalizzazioni che purtroppo in questo territorio sono facili e prendono forma profittando delle condizioni di debolezza dei lavoratori. Le cooperative emiliane devono capire che il territorio campano è un’opportunità e non un territorio da colonizzare e da, eventualmente, salvare”.

Nel frattempo c’è grande tensione nell’ipermercato di Afragola, che in base alla procedura di mobilità dovrebbe chiudere i battenti da un momento all’altro mettendo alla porta 225 dei sui 226 addetti. Praticamente tutti i dipendenti, tranne il direttore.

Autore: Pino Neri
http://www.ilmediano.it/apz/vs_art.aspx?id=7036


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Giancarlo54
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Dana, te lo dico con affetto, guarda che stai marcando male, forse pensi che siamo in un paese libero in cui si può dire quello che si vuole, ti sbagli siamo in un regime democratico, okkio che questi hanno le manette facili.

ah ah eh lo so. Siccome non ho soldi per andare in Svizzera o altrove, io ci contavo ad andare in galera che così non pago il riscaldamento e vitto e alloggio....per una volta vorrei riprendermi quanto pagato di tasse e contributi in passato....

A proposito, ma in galera si ha diritto comunque ai contributi figurativi ai fini della pensione? No, perchè se fosse così apro un blog in cui sparo insulti a destra e a manca contro gli immigrati, la Kyenge e la Boldrini, mi becco 5 anni (agli arresti domiciliari, si spera) e vedo in pensione senza più lavorare.
Qualcuno sa qualche cosa su questi contributi figurativi? In galera maturano?


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dana74
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sarebbe troppo bello per cui me sa di no ma fammi sapere eh eh


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