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Laureati e umiliati


Tao
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Ancora maggiore flessibilità al primo impiego, riallocamento dei laureati disoccupati nel «lavoro manuale», incentivazioni dei contratti di apprendistato già nelle scuole, finanziamento dei privati che «rischiano e investono sulle capacità degli under 35»: è questa la ricetta dei ministri Sacconi, Gelmini e Meloni per rilanciare l'occupazione giovanile. LAVORO Il governo fa il punto sul «Piano per l'occupabilità dei giovani»: «Manca l'attitudine all'umiltà»

Si muoverebbe su otto linee d'azione, il «Piano per l'occupabilità dei giovani» lanciato nei mesi scorsi dal governo senza che nessuno nel Paese se ne sia mai accorto. Per scoprirlo c'è voluta una conferenza stampa organizzata ieri a Palazzo Chigi dai ministri Maurizio Sacconi (Lavoro), Mariastella Gelmini (Miur) e Giorgia Meloni (Gioventù) che nel trarre un bilancio sul programma di attuazione del Piano hanno anche annunciato di aver stanziato all'uopo oltre un miliardo di euro. Ma dopo aver tagliato 1,3 miliardi all'Ffo degli atenei nel triennio 2010-2013, ieri Gelmini ha anche annunciato la disponibilità di 170 milioni di euro per «potenziare l'ingresso dei dottorati nei canali del lavoro e della ricerca privati».

Un miliardo, dunque, ma a cosa serve? A «scardinare il sistema Italia, fare una rivoluzione culturale che sia in grado di tirarci fuori dal '68, abbattere i privilegi acquisiti e adeguare la società al mercato del lavoro che cambia». È Giorgia Meloni a descrivere la vera ambizione governativa, che è tutt'altro che porre rimedio all'inoccupazione giovanile arrivata in Italia a livelli record. Meloni però ha già individuato il primo ostacolo al suo orizzonte rivoluzionario: l'«inattitudine all'umiltà» di cui soffre la nostra «Gioventù».

Tradotto da Sacconi, il Piano - che sarà monitorato da una task force dedicata - ruota attorno ad una se possibile maggiore flessibilità ad accettare contratti atipici di primo impiego, all'incardinamento del sistema scolastico e universitario alla formazione lavorativa e professionale, e alla riscoperta del lavoro manuale come proposta occupazionale per i tanti giovani che hanno avuto la velleità di laurearsi.

Incuranti del richiamo dell'Ilo a dare priorità assoluta alla disoccupazione giovanile, e del fatto che il 47,1% dei giovani italiani, secondo l'ultima indagine Istat, possiede un titolo superiore a quello richiesto per svolgere la propria attività professionale o lavorativa, i ministri hanno individuato gli assi portanti del Piano governativo in azioni che vanno sostanzialmente in un'unica direzione: l'ulteriore erosione dei diritti. Per Sacconi infatti bisogna riadattare «una parte delle norme dello Statuto dei lavoratori, quelle che riguardano diritti universali e fondamentali, alle diverse condizioni di impresa di territorio o di settore». E per rilanciare l'occupazione il governo punta sul monitoraggio - tramite la ristrutturazione del sistema informativo Excelsior disponibile in ciascuna provincia - delle professionalità maggiormente richieste nel mondo del lavoro; sull'incentivazione del contratto di apprendistato di primo livello per ragazzi tra i 15 e i 18 anni e la costituzione di 58 scuole speciali di tecnologia («è in corso di predisposizione - ha spiegato Sacconi - il decreto legislativo per rendere effettivo l'obbligo formativo degli apprendisti»); e sui contratti di primo impiego. Un punto, quest'ultimo, su cui il titolare del Welfare auspica «che le parti sociali siano disponibili a discutere il salario». Ci sarebbero poi 100 milioni di euro destinati ad incentivare «l'autoimprenditorialità» finanziando «iniziative messe in campo da soggetti privati che decidano di rischiare e investire sulle capacità e il talento dei giovani under 35» e «l'apertura di 21 sportelli per lo start-up d'impresa nelle università italiane». Per il resto, il governo ha fissato sul calendario, il 17 maggio prossimo, un bel «Giorno per il futuro», da dedicare nelle scuole alla diffusione del la cultura della previdenza e della sicurezza sul lavoro, e al contrasto del lavoro giovanile irregolare e sommerso.

Un Piano, questo, che se per la Uil ridà «speranza lavorativa a molti giovani», per la Cgil invece tradisce l'inconcludenza delle politiche governative sull'occupazione giovanile. «Se il governo intende investire un miliardo, aggirando le tagliole di Tremonti - ha commentato il capogruppo Pd in commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano - suggeriamo di reintrodurre il credito di imposta automatico per far costare di meno alle imprese le nuove assunzioni a tempo indeterminato».

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MAURIZIO SACCONI
«L'idea di uno Statuto dei lavori è fare in modo che le parti possano adattare una parte delle norme dello Statuto dei lavoratori alle diverse condizioni d'impresa di territorio o di settore»

Marina Della Croce
Fonte: www.ilmanifesto.it
26.01.2011


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