Notifiche
Cancella tutti

Le bugie hanno le gambe corte


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Le bugie hanno le gambe corte. E il premier (socialista) ungherese - Ferenc Gyurcsány - pure. Dopo aver brillantemente superato l’ostacolo di uno scandalo a base di balle&confessioni che aveva fatto letteralmente il giro del mondo, Gyurcsány ora non ha più forza e statura politica per affrontare una crisi più grande di lui. Ieri: di fronte alla platea del congresso del partito socialista ungherese, ha annunciato di essere pronto a fare un passo indietro. Se le sue dimissioni andranno in porto, il suo sarà il terzo governo europeo - dopo quello della Lettonia (caduto il 20 febbraio) e dell’Islanda (arrivato a fine corsa il 23 gennaio 2009) - a schiantarsi sotto il peso delle proteste di piazza; e della più grande crisi economica dal dopoguerra ad oggi.

La parabola discendente del premier ungherese - tra finanza allegra; bilanci dello stato a rischio crac; e flebo, cioè prestiti internazionali, a go-go - tanto somiglia a quella dei colleghi che lo hanno preceduto sulla strada di disonorevoli dimissioni. Ma regala una pagina in più. Istruttiva e illuminante. Era il settembre del 2006, quando la registrazione di una clamorosa e imbarazzantissima riunione di socialisti al potere venne fatta filtrare alla stampa e diffusa urbi et orbi. Per gli ungheresi fu uno choc.

Gyurcsány - non sapendo che le sue parole sarebbero state tramandate ai posteri - disse ai compagni di partito tutta la verità. E nient’altro che la verità. Sui risultati del suo primo governo e su come aveva fatto a farsi rieleggere: “Abbiamo mentito prima delle elezioni (le politiche nell’ aprile 2006; chiusesi con la sua vittoria, ndA); è chiaro che tutto quello che abbiamo detto non era vero, non c’è un solo provvedimento significativo del governo di cui possiamo essere orgogliosi”. Sullo stato dell’economia: “La verità è che siamo nella m…”. E - bugie a parte - su come tutto rischiava per davvero di finire a ramengo: “La divina provvidenza, l’ abbondanza di denaro contante nell’ economia mondiale, e centinaia di trucchetti, dei quali non è necessario che vi mostriate pubblicamente al corrente, ci hanno aiutato a superare questo momento. Abbiamo raccontato un sacco di balle, ma non può andare avanti così…”.

E infatti: l’Ungheria non è andata lontano. Il premier - nonostante la mezza rivolta esplosa dopo che le sue “balle” e le sue “verità” erano venute a galla - è riuscito a rimanere in sella per altri due anni buoni. Il paese, no. L’Ungheria ad ottobre 2008 ha dovuto ricorrere a un maxi prestito di Fondo monetario internazionale, Banca mondiale e Unione europea. E, a inizio marzo, Gyurcsány - un po’ minacciando (una ritorno della cortina di ferro); un po’ blandendo - ha chiesto all’europa ricca dell’Ovest di varare un maxi piano di aiuti per gli (ex) paesi emergenti dell’Est. Ma senza risultati. Perchè gli è stato risposto picche.

Ieri, l’epilogo: il signor “ho raccontato un sacco di balle” con un discorso nobile - e evitando le parolacce che lo avevano reso famoso anche fuori dai confini ungheresi, da meritandosi anche un’epica intervista su Cnn per spiegare al mondo perchè il suo paese era nella “m…” - ha spiegato di essere finalmente pronto a farsi da parte. L’Ungheria non lo rimpiangerà. Gli elettori del resto del mondo forse, sì. Perchè con la sua involontaria franchezza ha mostrato il lato “B” di quella politica-spettacolo che - negli Stati Uniti come in Europa - campa di spot, slogan, campagne elettorali e poca o nessuna sostanza.

Un lato “B” che però nel nostro ex Belpaese - oggi come oggi - non potrebbe mai saltar fuori.

C’è da metterci la mano sul fuoco: il nostro di premier, il Cavaliere Silvio Berlusconi da Arcore, non racconta bugie. Lui crede alle cose che dice. Peccato solo che, spesso e volentieri, non siano vere.

Venerdì scorso è toccato al più prestigioso quotidiano economico britannico sbuggiardarlo sui Tremonti bond: “La richiesta di aiuto di Intesa mina ulteriormente le affermazioni ripetute di Silvio Berlusconi, primo ministro di centro-destra, che le banche italiane erano molto più sicure delle loro sorelle europee e che non avevano bisogno di aiuto da parte del governo”, ha scritto il Financial Times. Da mesi: un diluvio di dati - vendite al dettaglio in calo da due anni consecutivi; Pil che scende a capofitto nel 2008; previsioni nere di Bruxelles per i nostri conti pubblici nel 2009; l’esplosione della disocupazione certificata non dai soliti (ex) comunisti, ma dall’Istat; e da ultimo, ma non per importanza, il tonfo della produzione industriale - hanno regalato la certezza che la crisi è grave. Non risparmia l’Italia. E che non c’è nessun segnale concreto che, come ama ripetere il nostro premier, “ne usciremo meglio degli altri”. Sempre che - a dispetto dell’ottimismo berlusconiano - riusciamo davvero ad uscire da questo tunnel.

Eppure. Eppure - mentre i nodi e le balle vengono al pettine - monta solo il numero dei cassintegrati. Ma non la protesta. Berluconi gode ancora di ottimi sondaggi (con un gradimento, secondo Repubblica, del 52%). E l’unico ad aver annunciato di dimettersi - e ad essersi dimesso per davvero - è stato il leader dell’opposizione, Walter Veltroni. Verrebbe da dire che alla verità e alla durezza dei fatti, gli italiani preferiscono parole false, ma rassicuranti. Purtroppo però: verba volant, ma i conti - in primis quello del debito pubblico, poi quello delle aziende in difficoltà - manent. E qualcuno, prima o poi, dovrà pur pagarli. Che li voglia vedere, o no.

Fonte: http://bamboccioni-alla-riscossa.org
Link: http://bamboccioni-alla-riscossa.org/?p=1232
22.03.2009


Citazione
Saysana
Honorable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 530
 

Come si fa a non essere d'accordo con questa analisi?

Comunque non e' che l'ennesima prova che il popolo pecora non esiste solo in Italia... purtroppo e' un problema mondiale.


RispondiCitazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 30947
 

Come si fa a non essere d'accordo con questa analisi?

Comunque non e' che l'ennesima prova che il popolo pecora non esiste solo in Italia... purtroppo e' un problema mondiale.

In Italia chi và dietro berlosco non sono pecore ma evasori fiscali intrallazzatori e mafiosi.
Per affermarlo basta leggere quello che scrivevano Falcone e Borsellino sull'intreccio politica mafia in Sicilia.In questa regione il partito che vince ha il supporto della mafia, matematico.


RispondiCitazione
Condividi: