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L'odioso obbligo di trasformare fatti in questioni personali


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Il quotidiano on-line it.sputniknews.com riporta il caso di un primario di chirurgia di Varese che è stato sospeso perché avrebbe pronunciato durante una operazione in sala frasi omofobe.

Secondo le ricostruzioni trapelate, il primario avrebbe detto: “ma guardate se io devo operare questo frocio di m...a. Non è giusto che in questo periodo di emergenza debba perdere tempo per operare questi froci” [fonte it.sputniknews.com]

L'articolo prosegue dicendo che effettivamente l'operazione sarebbe avvenuta il 25 marzo in piena emergenza sanitaria, quando la gran parte degli interventi chirurgici non necessari era stata sospesa in tutti i nosocomi italiani.

A me viene subito in mente che se il primario ha fatto questo commento, in una situazione in cui non si operavano ne cardiopatici, ne affetti da neoplasie, è possibile (ma andrebbe verificato) che l'operazione in corso fosse qualcosa tipo una plastica rettale o un altro tipo di ricostruzione (come quella per cambiare sesso). Anche perché riesce difficile credere che il commento sia fatto durante una operazione a cuore aperto a meno che il paziente fosse uno caso clinico più unico che raro in cui il cuore si fosse trovato in prossimità del retto. Insomma, anche la semplice posizione del paziente avrebbe impedito ogni commento, per il semplice fatto che un paziente non ha scritto sulla carta di identità il suo orientamento sessuale. Non ancora per lo meno.

Quello che voglio dire (che non ha niente a che vedere con il primario o con il paziente) è che spicca ciò che non viene detto della notizia. Però spulciando un poco, dal sito agi.it viene fuori che si tratterebbe dell'ospedale di Cittiglio in provincia di Varese, ma l'ospedale centrerebbe poco, dal momento che si tratterebbe di un primario dell’azienda sanitaria Sette Laghi che si appoggia a quella e ad altre strutture. Lo vediamo sul sito sst-settelaghi.it dove nella sezione "area distrettuale" troviamo quell'ospedale e tanti altri.

Ora, essendo una azienda sanitaria è evidente che la cura del paziente è questione di affari ed è evidente che se il paziente paga, si fanno operazioni anche in piena emergenza che non hanno nulla di urgente. Il commento del primario quindi sarebbe certamente fuori luogo, ma non perché omofobo quanto perché fa emergere la putreddine di un principio, quello della aziendalizzazione delle strutture ospedaliere, che porta a queste e ad altre schifezze (curare l'inutile per abbandonare il necessario) perché se ne fotte dell'emergenza, dei malati, di chi muore e di qualsiasi altra cosa non renda economicamente. Deve o non sopravvive. Quindi non solo se ne fotte, ma è obbligata a fottersene perché quella non è medicina, ma puro sfruttamento industriale. Con la postilla che non è l'eccellenza per produrre smartphone per tutti sfruttando bambini cinesi ma cure (tendenzialmente estetiche perché rendono di più) e per pochi ricchi.

Probabilmente quindi il primario ha il torto di essersela presa con il paziente che ha assunto un po' il ruolo di capro espiatorio della situazione. Ma se c'è chi si approfitta biecamente di una situazione di emergenza collettiva, come ormai sembra l'andazzo, solo perché se lo può permettere (prendiamo un riccastro qualsiasi che è passato agli onori delle cronache e vedremo quanto ci ha guadagnato) c'è anche da dire che tutti noi lo permettiamo perchè ci va bene così.

Omofobia o meno.

Quindi la diversità (di pelle o di orientamento sessuale) sta diventando sempre di più la scusa per trasferire sull'individuo responsabilità che sono esclusive della collettività e in seconda battuta (ma solo in seconda battuta) delle scelte politiche di chi ci governa.

Sempre secondo me, eh?


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