Notifiche
Cancella tutti

L'ora di arrivo a Via Fani dell'Alfasud di Spinell

Pagina 1 / 2

Stopgun
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 920
Topic starter  

Sembrerebbe che il Dr Spinella sia partito dalla Questura di Roma poco dopo le 8,30 per raggiungere Via Fani verso le 9,05..

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/17/sequestro-moro-il-capo-della-digos-che-arrivo-troppo-presto-in-via-fani-la-commissione-vuole-sentire-lautista/2472466/#disqus_thread


Citazione
Truman
Membro Moderator
Registrato: 2 anni fa
Post: 4113
 

A dire la verità la frase che mi colpisce di più è

E poi le Radio erano attentamente monitorate: è emersa anche l’esistenza di una struttura informale di ascolto, di cui non si è mai saputo nulla, delle trasmissioni di Radio Città Futura e Radio Onda Rossa, le seguitissime emittenti del movimento antagonista romano. Lo stesso questore De Francesco era estremamente sensibile all’ascolto delle Radio, secondo la testimonianza del funzionario Riccardo Infelisi, cugino del magistrato, sentito della Commissione. Davvero impossibile che quella frase di Rossellini non fosse stata raccolta da tante orecchie vigili.

E mi viene il dubbio che le radio di oggi siano i blog.


RispondiCitazione
Stopgun
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 920
Topic starter  

La nuova ed attuale di Radio Città futura e a Piazza del Gesù 47

Era il vecchio indirizzo della Loggia di Piazza del Gesù.


RispondiCitazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4107
 

Scusate, ma perché non è stato messo sotto torchio Rossellini? E le registrazioni dove sono? Perché, se è vero che le radio 'rosse' erano monitorate è evidente che ci dovevano essere registrazioni, e non mi dite che hanno poi cancellato proprio quelle del giorno del sequestro Moro!

Altra cosa stupefacente : se Spinella sapeva veramente qualcosa perché non ha dato l'allarme a qualche volante in zona e mandato una squadra armata?
Boh, dopo 40 anni stanno ancora a 'caro amico..'


RispondiCitazione
Stopgun
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 920
Topic starter  

Scusate, ma perché non è stato messo sotto torchio Rossellini? E le registrazioni dove sono? Perché, se è vero che le radio 'rosse' erano monitorate è evidente che ci dovevano essere registrazioni, e non mi dite che hanno poi cancellato proprio quelle del giorno del sequestro Moro!

Altra cosa stupefacente : se Spinella sapeva veramente qualcosa perché non ha dato l'allarme a qualche volante in zona e mandato una squadra armata?
Boh, dopo 40 anni stanno ancora a 'caro amico..'

Nell'ipotesi che lo Stato abbia collaborato fattivamente con le BR, tutte queste domande troverebbero una risposta adeguata e coerente


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

Nell'ipotesi che lo Stato abbia collaborato fattivamente con le BR, tutte queste domande troverebbero una risposta adeguata e coerente

Io rovescerei il senso della frase: se nell'ipotesi che le BR abbiano collaborato fattivamente con lo stato......


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

La nuova ed attuale di Radio Città futura e a Piazza del Gesù 47

Era il vecchio indirizzo della Loggia di Piazza del Gesù.

Questo non l'abbiamo già scritto???
Due sono le ipotesi: o abbiamo a che fare con un branco di deficienti o non viene letto ciò che si scrive.


RispondiCitazione
uomospeciale
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 776
 

Ogni volta che periodicamente, si sente parlare di questa o quella "rivelazione" su questo o su quel mistero italiano a distanza di più di 30 anni dai fatti mi viene abbastanza da ridere.

Io non saprei dire dove mi trovavo tra le 8 e le 9 del mattino del mese scorso, figuriamoci di 35 anni fa.

😆 😆


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

Ogni volta che periodicamente, si sente parlare di questa o quella "rivelazione" su questo o su quel mistero italiano a distanza di più di 30 anni dai fatti mi viene abbastanza da ridere.

Io non saprei dire dove mi trovavo tra le 8 e le 9 del mattino del mese scorso, figuriamoci di 35 anni fa.

😆 😆

Di che si meraviglia? Lei è una persona normale, io non saprei dirle cosa ho mangiato sabato scorso a pranzo.


RispondiCitazione
helios
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 16537
 

Sembrerebbe che il Dr Spinella sia partito dalla Questura di Roma poco dopo le 8,30 per raggiungere Via Fani verso le 9,05..

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/17/sequestro-moro-il-capo-della-digos-che-arrivo-troppo-presto-in-via-fani-la-commissione-vuole-sentire-lautista/2472466/#disqus_thread

un precisazione. L'articolo dice che l'alfasud è partita per raggiungere via Fani genericamente. In realtà l'auto era parcheggiata vicino al bar Olivetti di cui sappiamo nessuno ha voluto mai indagare. Non c'era solo l'alfasud ma anche altre auto in quel punto della via sempre vicine al bar Olivetti e stando allo schizzo dell'ing.Marini,il primo testimone della strage di via Fani, c'era anche la moto Honda che,come le altre auto di cui ancora non parlano, nella tragedia di via Fani si è volatilizzata ricomparendo come un fantasma ad intermittenza.
Sta di fatto che se indagavano sulle auto parcheggiate in quel momento vicino al bar Olivetti avrebbero capito chi erano i due della moto Honda che non potevano essere nelle vicinanza di un'auto della questura per puro caso.

Ma la moto Honda pare ancora una volta scomparsa e appare miracolosamente una alfasud della questura partita prima della strage di via Fani che era di Vincenzo Giancristofaro non di Spinella.
Quando si accorgeranno del bar Olivetti e di chi c'era all'interno?

.......

PROTAGONISTI:

1) INTREVADO-GIOVANNI (Agente P.S. in borghese e fuori servizio-testimone via Fani)
2) DI BERARDINO-MARCO (Capo-pattuglia Volante Monte Mario-interviene in via Fani)
3) SAPUPPO-NUNZIO (Componente pattuglia Volante Monte Mario-interviene in via Fani)
4) DI LEVA-RENATO (Agente P.S. Sez. motociclisti in borghese e fuori servizio-testimone via Fani)

PERSONE CONNESSE:

SPINELLA-DOMENICO * (Vice-questore e capo della Digos romana-interviene anche in via Fani)
CORONAS-GIOVANNI R. (Prefetto e Capo della Polizia-risponde ai quesiti posti dalla I Comm. Moro)
TRUZZI-GAUDENZIO (Cap. di P.S. sup. di INTREVADO , farà una relazione su quanto da questi visto)

Nota*-Arriva in via Fani a bordo di una alfasud dell’UCIGOS,partita dal parcheggio della Questura di Roma. E’ l’auto di colore beige che si vede in tutte le fotografie scattate quel giorno sulla scena del crimine, parcheggiata sul marciapiede del Bar Olivetti.

FONTI:

Prima Commissione Moro (voll. 1-130)
Commissione Moro 2014
Radio Radicale
Sito Gero Grassi
Lotta Continua
La Stampa
L’Espresso
Atti Parlamentari

BREVE RESOCONTO:

Intrevado è un agente di P.S. che, fuori servizio, si trova all’incrocio di via Fani al momento del trasbordo di Moro sulla 132 delle BR senza poter intervenire, come dichiarerà, a causa dell’inceppamento della sua pistola. Successivamente, ricevuta una paletta da un membro di una Volante poi intervenuta (forse la Volante Monte Mario), si adopera per mantenere ordine sulla scena del crimine per un tempo non precisabile. La Volante Monte Mario, che stazionava nella relativamente vicina via Bitossi (a protezione del giudice Celentano) aveva ricevuto l’ordine di precipitarsi in via Fani dalla Sala Operativa e vi era giunta in pochi minuti, presumibilmente tra le 9:05 (orario ufficiale della richiesta di ambulanze da parte della Volante) e le 9:10 .
In prossimità del posto i due componenti l’equipaggio (Di Berardino e Sapuppo) vengono avvicinati da un altro agente (in borghese e fuori servizio) anch’egli transitante casualmente da quelle parti (Di Leva).
Dai rispettivi verbali si evince che , nei primi minuti, mentre Sapuppo chiama le ambulanze, Di Berardino cerca di prestare soccorso ai membri dell’ Alfetta e Di Leva a quelli della 130 ed entrambi si adoperano poi a mantenere l’ordine sul posto e ad identificare testimoni.
Nel loro verbale i due agenti in servizio non fanno menzione di Di Leva (lui invece nel suo cita “….il collega della Volante”…) e in fase processuale aggiungeranno solo di aver visto un non meglio precisato agente in borghese sconvolto e in lacrime(nella prima fase abbiamo in borghese solo Di Leva, Intrevado e i tre dell’auto civetta Alfasud sopraggiunti intorno alle 9:20 circa che erano: Spinella, Giancristofaro -entrambi funzionari di alto livello - e l’ autista Biancone).
Di Leva successivamente accompagnerà su una volante l’ambulanza che trasporta Zizzi (l’unico della scorta di Moro temporaneamente sopravvissuto) al Gemelli. Il fonogramma di comunicazione al Comm.to Monte Mario n. 5757 del Gemelli però non lo citerà (parlerà genericamente di equipaggio della volante 12 che è quindi quella che fece da battistrada all’ ambulanza).
Per la sua attività Di Leva verrà premiato in tempi rapidissimi !
già il 10 di aprile (Moro ancora prigioniero) , mentre Intrevado confesserà al suo comandante (Cap. Truzzi) la sua presenza sul posto solo il 5 aprile! ma senza conseguenze disciplinari.
Di ciò (del premio a Di Leva e della non applicazione di sanzioni a Intrevado) ci informa il Prefetto Coronas in risposta (del 31.07.1980) ai quesiti formulati dalla prima Commissione Moro.
L’ anno prima, nel marzo del ’79 , era infatti scoppiata una polemica causata da articoli di stampa (L’Espresso, Lotta Continua e altri , con tanto di Interrogazione Parlamentare) che rivelavano(mischiando invero un po’ i fatti di Di Leva con quelli di Intrevado) che sulla scena del crimine era presente un agente in borghese che non era mai entrato nell’inchiesta.
E negli articoli si faceva esplicitamente proprio il nome di Di Leva che, effettivamente a differenza di Intrevado (ascoltato da Infelisi, Imposimato, Amato e in dibattimento al Moro Quinquies), non era stato ascoltato da nessuno e, per la verità , non lo sarà nemmeno in futuro fino alla sua escussione del 14 luglio 2015 da parte della attuale Commissione Moro.
Spinella , dopo l’ uscita dell’ articolo de L’Espresso, scrive all’ Ufficio Istruzione del Tribunale di Roma riferendo , appunto, che l’articolista aveva mescolato le posizioni di Intrevado e Di Leva e che quest’ultimo aveva steso una relazione di servizio nella medesima giornata del 16 marzo e che la stessa era stata inviata (allegato 55) in un rapporto alla Procura del giorno dopo.
Resta il fatto che Di Leva non sarà mai stato ascoltato da alcun inquirente né allora né dopo (almeno stando alle carte di pubblico dominio) fino alla sua escussione , come dianzi detto , del 14.07.2015 .
E’ da rilevare poi che appare strano che in un momento di grande depressione e tensione delle Forze dell’ Ordine(sotto attacco continuamente) non fu data alcuna pubblicità all’ attività di Di Leva e ai riconoscimenti attribuitigli (cosa che avrebbe potuto avere una funzione galvanizzante) ed anzi, come detto, il suo nome spuntò fuori solo ad un anno di distanza dai fatti e solo in seguito ad inchieste giornalistiche.
Non è poi da sottacere un fatto che potrebbe rivelarsi marginale ma che potrebbe anche essere indice, invece, di qualcosa di importante: nei documenti della prima Commissione Moro si ritrovano due copie del rapporto di Di Leva (una di prima battitura e una da copia su carta carbone) ma le firme in calce delle stesse appaiono nettamente diverse !
Infine in un trafiletto de La Stampa del 20 ottobre 1981 si riporta che quattro agenti di P.S. in forza al VII reparto celere di Bologna , tra cui un “Renato Di Leva” - non è dato di sapere al momento se si tratti o meno di omonimia -, furono arrestati per vari reati contro la persona.

http://www.vuotoaperdere.org/casomoro/topic.asp?TOPIC_ID=140

Il link è molto lungo quindi non lo riporto per spazio. Ma si trovano dei buoni spunti per capire quante persone erano in via Fani in quel momento e quanti pochi ne siano a conoscenza di questo.

PS-notare da chi è stato portato al Gemelli l'agente Zizzi unico sopravvissuto alla strage.Le condizioni in cui versava l'agente e perchè è morto qualche ora dopo difficilmente si sapranno.

La notizia dell'alfasud già pubblicata in gennaio dalla voce delle voc
i:

RIVELAZIONI SUL CASO MORO / SPUNTA UN’ALFA SUD DELLA DIGOS

20 gennaio 2016 autore: Andrea Cinquegrani

Caso Moro. Una verità “storica” ormai accertata, soprattutto grazie all’imponente lavoro di ricostruzione effettuata da calibri come Sergio Flamigni, Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato. Gli ultimi due, autori di una pietra miliare come “Doveva morire”, con una Dc targata Andreotti-Cossiga ben consapevole del tragico destino dello statista, la super regia Usa orchestrata da Steve Pieczenick (arrivato ad ispirare quel “comitato di crisi” composto da 11 piduisti su 12) e il braccio operativo di Gladio.

Man mano, a suffragare quelle piste, stanno emergendo documenti, carte e testimonianze acquisiti dalla nuova “commissione”, varata circa un anno fa e presieduta dall’ex Margherita, Giuseppe Fioroni.Un po’ alla volta, dopo 35 anni e passa, i tasselli di quel tragico mosaico vanno al loro posto; e soprattutto comincia a emergere quello scenario di depistaggi costruito proprio da coloro che favorirono, per via istituzionale, l’esito più traumatico, “usando” il comodo braccio armato delle Brigate Rosse, la cui “infiltrazione” da parte di pezzi dello Stato (deviato?) è ormai nota anche agli scolari delle elementari. Uno scenario, quindi, da perfetta “Strage di Stato”.

Brigate rossonere, titolò la Voce un suo pezzo di cinque anni fa: nessun riferimento alla squadra di Berlusconi, ma all’incredibile mix che – proprio nel giallo Moro – trova la sua perfetta sintesi: Bierre, ma anche Gladio, notoriamente vicina alla destra più estrema. Descrivevamo, nel 2010, la breve – ma super significativa – esperienza di “Theorema”, rivista ideologica fondata dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e un comitato scientifico di tutta eccellenza: tra i componenti Valerio Morucci, il telefonista che comunica l’avvenuta esecuzione di Moro, e Loris Facchinetti, leader di Ordine Nuovo. A presiederlo il generale Mario Mori, ex capo del Ros e poi del Sisde, per il quale è stata appena richiesta dai pm palermitani Roberto Scarpinato e Luigi Patronaggio la condanna a 4 anni e mezzo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano (l’aveva fatta franca, Mori, per un altro gravissimo episodio, la mancata perquisizione e l’incredibile mancato controllo del covo di Totò Riina, dopo la sua cattura, che conteneva documenti “che avrebbero fatto saltare l’Italia”, come l’archivio dei 3000 nomi).

Ma torniamo alla nuova Commissione Moro. E ad una delle scoperte di maggior peso. Riguarda l’Alfasud dei misteri. Ecco cosa viene scritto nel capitolo 9.7 sotto il titolo “L’Alfasud targata Roma S88162 e l’arrivo del dottor Spinella”. “Nella pubblicistica sul caso Moro si è più volte richiamata l’attenzione sulla presenza di un’ulteriore autovettura, un’Alfasud targata Roma S88162, visibile – in numerose foto scattate nell’immediatezza dei fatti – parcheggiata su un marciapiede di via Fani poco distante dal luogo dell’agguato”. Nella relazione viene subito puntualizzato: “In passato non era mai stato chiarito a chi appartenesse il veicolo e chi l’avesse utilizzato per giungere, poco dopo l’eccidio, sul luogo della strage. Sulla base delle indagini affidate dalla Commissione alla Polizia di Stato è ora possibile affermare che si tratta di un’autovettura in dotazione alla Digos della Questura di Roma; l’auto era normalmente affidata al dottor Giancristofaro, ma quella mattina venne utilizzata dal dottor Domenico Spinella, dirigente della stessa Digos, per accorrere a via Fani. La Commissione ha svolto specifici approfondimenti per ricostruire il momento esatto in cui il dottor Spinella apprese la notizia del sequestro di Aldo Moro, l’orario della sua partenza dalla sede della Questura di Roma e il momento del suo arrivo in via Fani”.
Il generale Mario Mori

Il generale Mario Mori

A questo punto parecchie testimonianze si incrociano, e in alcuni passaggi non coincidono. I commissari infatti scrivono: “mettendo a confronto le versioni riportate, emergono talune differenze sugli occupanti dell’Alfasud e sulle modalità con le quali il dottor Spinella apprese la notizia del rapimento. Inoltre, se egli effettivamente fosse partito dopo aver ricevuto la notizia dalla sala operativa – e quindi non prima delle 9,05 – difficilmente sarebbe potuto giungere in via Fani quando sul posto era presente solo una volante, tenuto conto che gli 8,8 chilometri di distanza, per quanto abile e veloce sia stata la guida, non potevano essere coperti in così breve lasso di tempo”. E sottolineano: “Può, in ogni caso, ritenersi piuttosto probabile che l’Alfasud con a bordo il dottor Spinella sia partita dalla Questura prima dell’arrivo al centralino delle telefonate che segnalano l’agguato di via Fani tra le 9.03 e le 9.05”.

Mistero nel mistero, una seconda Alfasud color beige. “Occorre poi tenere conto del fatto – viene rilevato – che la descrizione che del modello dell’auto e del suo colore danno alcuni testi potrebbe lasciar pensare alla presenza di almeno una seconda auto. Bruno Barbaro e Francesco Pannofino hanno infatti in passato riferito di un’Alfasud Beige dalla quale scesero alcuni uomini con la paletta della Polizia”. Lo stesso Barbaro poi fa riferimento ad un’Alfetta bianca vecchio tipo. “Dunque, se tali dichiarazioni sono da ritenersi attendibili, oltre all’Alfasud di colore giallo canarino immortalata da numerose foto, uomini della polizia in borghese potrebbero essere giunti, nell’immediatezza dei fatti, anche da un’altra Alfasud beige o da un’Alfetta di colore bianco”.

Nel volume “Chi ha ammazzato l’agente Iozzino?” (l’agente ventitreenne che faceva parte della scorta di Aldo Moro) scritto nel 2014 da Carlo D’Adamo, vengono forniti altri elementi. Fu il generale Alberto Dalla Chiesa a parlare di un’Alfasud (chiara, con ogni probabilità beige) davanti alla prima commissione parlamentare d’inchiesta: auto “vista alcune volte in via Montalcini dove abitava la brigatista Anna Laura Braghetti”. A pochi mesi dall’eccidio, nell’estate ’78 – commenta il sito Globalist – “un giorno da quell’auto furono visti scendere due agenti in borghese che interrogarono i vicini di casa della Braghetti ma si guardarono bene dal fare irruzione nell’appartamento della brigatista che viveva ancora lì indisturbata e che, capita l’antifona, da lì a poco avrebbe traslocato in tutta calma”. D’Adamo scrive anche di alcuni tra gli uomini accorsi tra i primi a via Fani, guarda caso tutti “gladiatori”, come tal Moscardi, il colonnello Camillo Guglielmi e Bruno Barbaro”, già ricordato fra i testi della commissione. “Quell’Alfasud – nota D’Adamo – collega direttamente la scena del crimine con le stanze del potere oscuro, in cui l’ex presidente Cossiga e i suoi amici avevano accentrato tutta la gestione del caso Moro, e per questo viene cancellata subito dalle indagini”. Ma finalmente ora riemerge nelle fresche carte della nuova commissione.

L’APPUNTO SEGRETISSIMO SULLE MUNIZIONI SI VOLATILIZZA

Il nome di Domenico Spinella rimbalza comunque a proposito di un’altra oscura vicenda del giallo Moro. E anche stavolta di basilare importanza per far luce appieno sul ruolo di Gladio. Si tratta di un appunto “segretissimo” preparato nelle stanze del Viminale a qualche mese dall’esecuzione – settembre 1978 – e riguarda il tipo di munizioni utilizzate nella strage. Quell’appunto è sparito. Rubricato con il numero 11001/145 e a lungo conservato in un fascicolo denominato “On.Moro”, poi magicamente si è volatilizzato. Per questo saranno chiamati dalla commissione Fioroni a fornire chiarimenti il ministro degli Interni Angelino Alfano e il sottosegretario con delega ai
Servizi Segreti Marco Minniti. A quanto pare l’informativa conteneva elementi utili che conducevano ad uno degli arsenali segreti di armi, munizioni ed esplosivi (i cosiddetti “Nasco”) controllati da Gladio: stavolta non ubicato nella strategica Sardegna – dove era ben attivo il campo di addestramento a capo Marrargiu – ma nel nord Italia. Chi aveva firmato, allora, quell’informativa redatta da uno 007 su informazioni confidenziali e misteriosamente scomparsa? Il capo della Digos Spinella e l’allora questore di Roma Emanuele De Francesco. “Non ricordo chi sia stato l’estensore dell’appunto – dichiarò Spinella nel novembre 1999 al giudice Franco Ionta – Non ricordo assolutamente l’origine delle notizie contenute nell’appunto”. Difficile, a questo punto, che la memoria possa tornargli dopo altri 15 anni e passa, visto che verrà interrogato, anche su questo bollente argomento, davanti alla nuova commissione Moro. Non potrà testimoniare De Francesco, scomparso cinque anni fa.

Ma torniamo ai misteri via auto, visto che la sequela non è certo finita: e a quanto pare tutte le strade, non solo portano a Roma, ma anche ai Servizi e ai solerti gladiatori.
Sul set della strage anche un’Austin Morris blu targata Roma T50354 che parcheggiata sul lato destro della strada, scostata dal marciapiede, era situata in posizione strategica – descrive D’Adamo – “impedì all’autista di Moro di manovrare per togliersi dall’imbottigliamento e favorì il ‘tiro a segno’ del commando appostato dietro la siepe di pitosforo del Bar Olivetti, ma anche dietro a quell’auto, parcheggiata appositamente per offrire riparo ai killer”. Così su Globalist vengono ricomposte alcune tessere: “l’autore del libro, incuriosito dal fatto che di quella Austin blu non c’era traccia nella carte processuali e nei resoconti giornalistici (l’unica traccia è contenuta in “Doppio livello” scritto da Stefania Limiti, poi autore con Provvisionato di “Complici – Il caso Moro-Il patto segreto tra Dc e Br”, libro in cui emerge il fil rouge di Gladio, ndr), è andato al Pra e ha scoperto che l’auto era stata acquistata il 2 febbraio 1978, quindi un mese e mezzo prima dell’agguato, dalla società immobiliare ‘Poggio delle Rose’, costituta sette anni prima da un ex funzionario del Viminale e che risultava essere all’epoca una società di copertura dei Servizi e aveva sede in Piazza della Libertà 10, nello stesso stabile in cui si trovava anche la Immobiliare Gradoli spa riconducibile a fiduciari del Sisde”.

Eccoci alla terza (anzi quarta auto, visto il bis di Alfasud giallina e beige). Proprio di fronte all’Austin blu, infatti, stazionava una Mini Cooper verde con il tettuccio nero (per la serie: ne vediamo proprio di tutti i colori) e targata Roma T32330. Scrive D’Adamo: “L’auto offre riparo ad altri due uomini del commando, vestiti da avieri, che sparano da sinistra all’Alfetta bianca della scorta di Moro. Di quella macchina non parla Morucci, che pure spara da quel lato della strada contro la scorta del presidente Dc”. Del resto il Br double face Morucci (che verrà poi arruolato dal generale Mori per il suo “Theorema”) glissa anche sulla Austin Morris, che per lui diventa una “Mini Minor”, lì “casualmente”…

Ma di chi era quella Mini Cooper verde? D’Adamo va a caccia del proprietario e, sempre via Pra, scopre che un anno prima, a marzo ’77, l’auto è stata immatricolata da tale Tullio Moscardi, “un ex ufficiale della Decima Mas di Junio Valerio Borghese”, il principe nero che tentò il golpe nel ’70. Moscardi poi passò al team “Vega”, gruppo speciale di Gladio, in qualità di “reclutatore di sabotatori”. Guarda caso, Moscardi dimorava proprio in via Fani, civico 109: uno tutto casa e bottega. “Agli inquirenti – nota D’Adamo – dirà di essersi affacciato al balcone dopo aver sentito gli spari, e di essere sceso giù a sparatoria finita”. Non potevano essere tric trac?

Raffaele Iozzino, l’agente di scorta, era seduto nel sedile posteriore dell’Alfetta e fu l’unico che riuscì a saltare fuori dall’auto con la pistola in pugno e a sparare contro i brigatisti prima di essere ammazzato. Un commando, secondo D’Adamo, non di soli bierre, ma rafforzato anche con “tiratori di precisione collegati con i Servizi”. E probabilmente con Gladio. Ma questo è un altro capitolo del giallo….

http://www.lavocedellevoci.it/?p=4448


RispondiCitazione
Truman
Membro Moderator
Registrato: 2 anni fa
Post: 4113
 

Ogni volta che periodicamente, si sente parlare di questa o quella "rivelazione" su questo o su quel mistero italiano a distanza di più di 30 anni dai fatti mi viene abbastanza da ridere.

Io non saprei dire dove mi trovavo tra le 8 e le 9 del mattino del mese scorso, figuriamoci di 35 anni fa.

Io ricordo quel giorno. Proprio quel giorno, perchè la notizia del rapimento di Moro fu clamorosa e mi fu urlata addosso da un amico. E ricordo di conseguenza il periodo e il luogo dov'ero io (ben lontano da Roma, per capirci).
E quindi credo si possano ricordare fatti di quasi 40 anni fa, con relazione a una precisa giornata.


RispondiCitazione
Stopgun
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 920
Topic starter  

Alle 9.16 del 16 Marzo 1978 ho notato un Alfetta blu con monumentale radiotelefono 450 MHZ percorrere a Roma una strada intorno Circo Massimo a velocità minima.

Il passeggero sulla destra era occupato con una telefonata e sia lui che l'autista avevano gli occhi sbarrati.

Andavano talmente piano che a piedi gli sono passato davanti.senza problemi.

Non hanno né accelerato, ne acceso sirene, ne si sono allontanati velocemente.

alle 9.20 ho timbrato il cartellino orologio.

Alle 9.50 i sindacati hanno invitato i lavoratori a lasciare il posto di lavoro.


RispondiCitazione
helios
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 16537
 

Alle 9.16 del 16 Marzo 1978 ho notato un Alfetta blu con monumentale radiotelefono 450 MHZ percorrere a Roma una strada intorno Circo Massimo a velocità minima.

Il passeggero sulla destra era occupato con una telefonata e sia lui che l'autista avevano gli occhi sbarrati.

Andavano talmente piano che a piedi gli sono passato davanti.senza problemi.

Non hanno né accelerato, ne acceso sirene, ne si sono allontanati velocemente.

alle 9.20 ho timbrato il cartellino orologio.

Alle 9.50 i sindacati hanno invitato i lavoratori a lasciare il posto di lavoro.

a cosa serviva il monumentale radiotelefono? e perchè stavano parlando in quella zona del circo massimo che si trova fra l'aventino e il palatino?

I telefoni erano in tilt quel giorno quindi chi dovevano sentire?


RispondiCitazione
Stopgun
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 920
Topic starter  

A quell'epoca i radiotelefoni c'erano; non erano tanti ma c'erano e funzionavano non in maniera eccezionale ma funzionavano.

Normalmente erano montati su autovetture, dove erano disponibili sia una buona alimentazione ed una buona antenna.

Forse i telefoni di Roma Nord erano in tilt, ma i radiotelefoni funzionavano.

La zona di Circo Massimo non c'entra nulla con Monte Mario e Via Fani.....

Quello che volevo far notare erano due fatti:

1) ancor oggi esistono persone che ricordano con precisione quei momenti

2) sicuramente i Tizi da me visti appartenevano a Forze di Polizia o assimilati ed a loro non è' stato ordinato nulla di urgente.


RispondiCitazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4107
 

Mah, ci sono abbastanza prove per concludere che questo è stato un sequestro e un omicidio "di stato" o no?

E se si, chi era lo "stato"? E quale era il motivo di un atto del genere?

E deve essere un motivo piuttosto grave perché non si mette in ansia un intero Paese e si svela al mondo intero che la sua classe dirigente è al servizio dei poteri forti senza una urgenza e una motivazione che va al di là di giochi politici e delle provocazioni armate di gruppuscoli terroristici.
In tutto questo polverone non si capisce : chi tira le fila e perché.


RispondiCitazione
Pagina 1 / 2
Condividi: