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Perchè M.P.S. va male?


JeanPaulGuilloche
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Sono Mauro Aurigi, ho 74 anni, sono nato e vissuto in parte a Siena, perché a 18 anni sono entrato in Monte dei Paschi e mi hanno fatto girare mezza Italia, la mia carriera me la sono fatta da solo, e spero di morire a Siena.

Sono qui per illustrarvi il caso Monte dei Paschi, perchè è vero che ha fatto il giro del mondo su tutta la stampa internazionale, forse ha fatto anche più di una girata del mondo, ma non tutto è stato detto. Io ho cercato, in questa pubblicazione, di far capire cosa è successo, partendo da molto lontano, dal medioevo, da quando la banca è stata fondata. Saluto tutti gli amici che avranno la pazienza di seguire questa mia illustrazione e per chiunque volesse contattarmi sono disposto a parlarne.

Come inizia il disastro.

Il Monte dei Paschi diventa un caso con la privatizzazione, ossia qui c’è un fatto straordinario: negli anni 90, subito dopo, ma anche durante mani pulite, si scopre che il sistema bancario era tutto pubblico, San Paolo di Torino, Cariplo di Milano, Monte dei Paschi di Siena e tutte le casse di risparmio. Quindi c'era la necessità di rendere il sistema bancario privato, perché secondo loro senza banche private la nostra economia era bloccata.

Non si sono domandati, o meglio, se lo sono domandati e l’hanno capito, ma non gli conveniva, perché le banche private non c’erano più! Il fatto che le banche private non ci fossero più, perché hanno la maledetta abitudine di fallire durante la prima o seconda crisi che devono affrontare. Questo è successo a fine '800, dopo la prima guerra mondiale, dopo la seconda guerra mondiale. Questo è l’unico motivo per cui le banche pubbliche sopravvivevano, non stavano nella finanza creativa, dove alla fine finiscono tutte le banche private come del resto succede oggi. Non stando nei grandi affari, non avendo nel proprio portafoglio le azioni delle aziende che finanziavano, le banche pubbliche erano fuori da questo gioco perverso, che non ha niente a che fare con il credito. Quindi non solo sopravvivevano, ma emergevano, perché appena fallivano le banche private loro potevano occupare tutto il mercato lasciato libero, questo è il motivo per cui il Monte dei Paschi era la banca più solida d’Europa in assoluto, non la più grande, perché era la quarta o quinta d’Italia.

Quindi il signor Giuliano Amato viene a Siena, dove c’è la banca più antica del mondo, la più solida d’Europa, e ci dice: "ora vi si insegna noi come si fa la banca". Senza neanche sorridere.

E lì inizia il caso Monte dei Paschi, la privatizzazione di una qualsiasi struttura pubblica. Data in mano ai privati, la prima cosa che fanno è spogliarla, venderla a pezzi, come con Telecom, perché? Perché la privatizzazione è solo dare le aziende già pubbliche in mano a gente che ha i fondi per poterle gestire nell’interesse del privato, non più del pubblico. A questo punto iniziano le operazioni strane, di cui Monte dei Paschi si è infilato immediatamente.

Fino agli anni '90 non si era mai sentito parlare di Monte dei Paschi, né nel bene né nel male, era come se non esistesse, alla fine si trova su tutte le prime pagine dei giornali perché fa le grandi operazioni finanziarie che di solito fanno i privati. Nessuna di queste grandi operazioni finanziarie è in utile, sono tutte in perdita! Piccole o grandi che fossero queste operazioni non hanno fatto che perdere!

Un esempio? Banca 121, la ex-banca del Salento, e il Monte dei Paschi nel Salento non poteva entrare perché c’era questa piccola banca fortissima, come ad esempio la Banca commerciale, il San Paolo di Torino, non potevano entrare in Toscana e a Siena, perché c’era una banca molto radicata come il Monte dei Paschi. Il Monte dei Paschi che era entrato quasi ovunque, ma in Puglia, nel Salento non entra perché c’è questa banca fortissima.

Passano gli anni e si legge sui giornali che Monte dei Paschi vuole comprare Banca 121, nel frattempo era stata trasformata da Banca del Salento a Banca 121. Per capire che cosa ci sta dietro all’intelligenza di questi signori "121" significa one to one, si facevano la pubblicità con la Sharon Stone. L’ispettore della Monte dei Paschi, ancora abituati alla vecchia banca pubblica, partono, vanno a controllare la 121, tornano e dicono che è a zero, non vale niente. Nel bilancio la banca valeva 500 miliardi, ma in realtà gli ispettori del Monte dei Paschi dicono che non vale assolutamente niente. Non contenti di ciò vengono questi ispettori vengono puniti perchè hanno fatto questa relazione sulla Banca 121 e il Monte dei Paschi offre 800 miliardi di lire per comprarla.

Passa una settimana e il San Paolo di Torino ne offre 900, passa un’altra settimana e il Monte dei Paschi offre mille, passa un’altra settimana e arriviamo fino a due mila 300 miliardi. Quindi a due mila e 300 miliardi il San Paolo si ritira e il Monte dei Paschi ci mette altri 200 miliardi e la paga due mila e 500 miliardi di lire.

La cosa buffa, strana, è che il Monte dei Paschi era il maggiore azionista privato del San Paolo di Torino, dopo la fondazione veniva il Monte dei Paschi con il 6%, dentro il consiglio di amministrazione del San Paolo c’erano due del consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi. Allora c’è da pensare che questi due signori stavano a Siena il lunedì e dicevano sì, rilanciamo altri 100 miliardi sulla 121, poi andavano a sedere nel consiglio di amministrazione del San Paolo, e lì con loro decidevano di rilanciare altri 100 miliardi. Io dico che una operazione più sporca di questa non c'è stata. La Antonveneta è uno scherzo sul piano di come è stata fatta l’operazione, perché questa è veramente incredibile! Stava su tutta la stampa.

Io faccio la mia relazione nell'assemblea dei soci del Monte dei Paschi, faccio e elenco questa straordinaria forma di acquisto della Banca 121, mi risponde il Presidente: “era un momento in cui tutte le banche salivano di valore, era il momento per comprare, noi abbiamo dovuto rincorrere il mercato"; io gli ho risposto al Presidente, che è un bocconiano: "che mia madre ha fatto la terza elementare, non era bocconiana, ma quando il prezzo dei carciofi saliva troppo smetteva di comprarli e comprava altre cose!

Sul fatto che ci fossero membri del Consiglio di Amministrazione del Monte dei Paschi che stavano nel Consiglio di Amministrazione del San Paolo di Torino non mi è stata data risposta. La risposta l’ha data il mercato, l'azione è stata una frana spaventosa, perché poi due maggiori azionisti della Banca 121 sono diventati azionisti della Monte dei Paschi. Il direttore generale della 121, sto parlando di tre personaggi che probabilmente erano quelli che hanno affossato la 121, la ex-solida banca del Salento, il direttore generale della banca 121 diventa direttore generale della Monte dei Paschi, esattamente come se fosse stata la banca 121 che ha comprato il Monte dei Paschi.

Da quel momento, bilancio dietro bilancio con questa forma di gestione che il Monte dei Paschi ha dovuto prendersi sulle spalle, con scandali finanziari, operazioni di finanza creativa che ha fatto perdere miliardi ai depositanti, trascinati dalla Banca 121. Il Monte dei Paschi è sbeffeggiato in televisione e in tutta la stampa, cose mai successe, una banca che era stata lontana da tutti quanti gli scandali!

Oggi, Siena è finita.

Siena è la città più rossa di Italia, perché quando c’era il vecchio Partito Comunista italiano la provincia di Siena aveva il 58% di voti al partito, nessuna altra città d'Italia raggiungeva queste percentuali.

Teoricamente il comune di Siena, insieme alla provincia potevano nominare 5 amministratori su 8, tre spettavano al governo, quattro al comune, uno alla provincia, però i compagni di allora, che erano usciti dalla resistenza, era gente che capiva le cose e sapeva che se in piena guerra fredda quella b
anca fosse considerata una banca rossa gli affari avrebbe smesso di farli, visto che l’imprenditoria italiana era tutto tranne che comunista. Quindi ha lasciato la banca in mano a elementi che sceglievano i compagni del partito comunista, ma altri venivano soprattutto dalle file della Democrazia Cristiana e anche del partito Socialista, quando i socialisti entrarono al governo con la Democrazia Cristiana negli anni 60.

I comunisti si limitavano a nominare una sola persona dentro il consiglio di amministrazione, la deputazione. Questi 8 che formavano il Consiglio di Amministrazione del Monte dei Paschi funzionava come una forma di controllo, se possiamo chiamarla così.

L'equilibrio che si era formato lasciava la banca in mano alla sua tecnocrazia, alla sua massima dirigenza, tutta senese, tutta nata dalla gavetta dentro la banca, iniziando dai mestieri più umili. Io quando sono stato assunto in banca a 18 anni, nonostante il mio bel diploma attaccavo francobolli sulla posta che partiva, perché si iniziava così. Non era assolutamente pensabile che uno fosse assunto dall’esterno con già un grado, una preparazione, chiunque doveva iniziare dalla gavetta.

Poi c’era questa selezione tutta interna, tecnocrazia, fino a che in cima si formavano gli 8 direttori centrali, che poi gestivano la banca. Il direttore generale era nominato dalla Banca d'Italia, quindi anche quella una nomina politica, però soccombeva di fronte agli 8 centrali. Mi ricordo quando arrivò Pagliazzi, vicedirettore generale della Banca Nazionale del Lavoro, socialista, il primo socialista che viene messo dentro l'amministrazione della Monte dei Paschi. La banca nazionale del lavoro era veramente ridotta in brutte condizioni. Poi alla fine fu comprata dai francesi, è arrivato il direttore generale alla Monte dei Paschi, apriva cassetti e uscivano soldi da tutte le parti, è un fatto metaforico, nessuno lo sapeva quanto era ricca questa banca.

E iniziò a dire:"si compra", non aveva mai visto in vita sua tanti soldi, gli 8 direttori centrali del Monte dei Paschi lo circondano (io facevo il sindacalista, le so queste cose perché avevo contatti) e gli dicono: "no provveditore,"- perché il direttore generale si chiamava provveditore, come nel medioevo- "questi sono soldi sotto il mattone del Monte dei Paschi, si usano solo in caso di bisogno". E quale era il momento di bisogno? Quando arrivava la crisi che sterminava tutte le banche private. Ed ecco che la banca che aveva i soldi era il Monte dei Paschi, il San Paolo, la Cariplo, molte Casse di Risparmio e veniva sostituito, arricchendosi moltissimo, il sistema bancario privato da quello pubblico.

In un convegno della Confindustria a Siena, allora il vicepresidente era Callieri, dove c’era anche D’Alema, io feci una domanda e chiesi: "come mai, se il sistema bancario italiano è così, come lo chiamate voi una foresta pietrificata, (perché è tutto quanto pubblico)i confindustriali italiani sono tra i più ricchi del mondo? Allora lo erano. Non si fanno delle belle banche private che distruggono queste banche elefantiache che non sanno stare sul mercato, etc.. Non risposero, ma era chiaro il perché! Perché se le banche private falliscono, perché ci devo mettere i soldi?!

E poi avevano un altro problema: ci sarebbe stato D’Alema, Ciampi, Dini, Amato, che avrebbero privatizzato le banche pubbliche e quindi potevano essere presi per 4 soldi banche solide, perché rischiare di mettersi in concorrenza con banche che l'avrebbero sicuramente persa come l’hanno persa per un secolo il confronto dal sistema banche private in Italia per un secolo ha perso tutte le battaglie nei confronti delle banche pubbliche.

Io dissi allora che avete privatizzato le banche pubbliche, alla prossima crisi, perché un’altra crisi ci sarà, perché si sa che ogni venti o trenta anni c’è una crisi, il sistema economico italiano non avrà il paracadute delle banche pubbliche, quello che ha avuto in tutte le crisi precedenti. Risultato: non è che va male solo la Monte dei Paschi, o meglio ancora non è che le altre banche private vadano molto meglio del Monte dei Paschi.

Giuliano Amato è quello che era stato riproposto addirittura dopo venti anni che è lui che ha creato il disastro delle banche quando le ha privatizzate, è stato riproposto anche come capo del governo!

D’Alema: lui è stato un privatizzatore, tutti i comunisti sono grandi privatizzatori, perché sono operazioni molto interessanti sotto molti aspetti, la privatizzazione per gli enti pubblici, Telecom docet.

E un giorno è venuto a Siena a fare una conferenza e gli abbiamo fatto trovare un manifesto, onorevole D’Alema lei non è persona gradita a Siena e abbiamo fatto accenno a eventuale suo intervento dentro l’acquisto della banca 121 da parte dei Monte dei Paschi, perché si sapeva che il direttore generale della banca 121 finanziava le campale elettorale di D’Alema in Puglia. E la Puglia è la regione dove D’Alema viene normalmente eletto.

Lui rispose alla stampa: se qualche d'uno insinua che io ho avuto un interesse personale nella operazione di acquisto della 121 da parte del Monte dei Paschi lo querelo. I signori Gorgoni, Semeraro, che sono i due della banca 121 entrati nel consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi dopo l’acquisto , e il direttore Generale De Bustis, sono brave persone della cui amicizia io mi onoro, quindi il vertice della banca 121 era tutto amico di D’Alema, perché lui l’ha dichiarato alla stampa.

Quindi la politica ha avuto un ruolo enorme, perché quando si è fatta la privatizzazione tutte le azioni delle banche pubbliche trasformate in private stavano in mano alle fondazioni e furono creati questi enti che avevano in mano il 100% delle azioni. La nomina dei consigli di amministrazione di queste fondazioni è tutta in mano agli enti locali, per lo meno a Siena, è tutta in mano al comune, provincia e regione.

Pochi ambienti sono politicizzati come quello di Siena, perché in questa città, che aveva una ricchezza incredibile e strabiliante, era fatta tutta di pubbliche istituzioni, viveva Monte dei Paschi, università, ospedale, la città più piccola della Toscana ha l’ospedale più grande della Toscana e anche il più antico del mondo, perché l’ospedale di Siena ha documenti del 900 dopo Cristo! Ecco, questi enti pubblici che hanno fatto un po’ la ricchezza della città, creati tutti in epoca medioevale che ci siamo trascinati dietro dal medioevo, sono tutti quanti gestiti in maniera ovviamente politica.

La fondazione non ha potuto che essere influenzata di questo tipo di presenza, solo che non c’erano più i vecchi compagni ex partigiani, c’erano Avvocati, ragionieri, politicanti di professione, tutta gente che dalla politica tira fuori il necessario per vivere.

L’uomo tirato fuori dal cappello a cilindro non so di chi, ma certamente io non posso fare nomi dei politici che probabilmente lo hanno spinto a fare il Presidente del Monte dei Paschi, ma me li posso immaginare, il sindaco si è vantato di averlo trovato lui, ma io credo che il sindaco di Siena non lo avesse mai neanche sentito nominare il Profumo come banchiere, è chiaro che il suggerimento viene molto molto dall’alto.

Si è preso una bella gatta da pelare, ma non poteva farne a meno, perché lui aveva spinto l’ex Presidente del Monte dei Paschi nella Abi, è stato lui soprattutto l’artefice della nomina di Mussari alla presidenza della Abi, e Mussari gli ha restituito il favore spingendo questo alla presidenza della Monte dei Paschi.

Quale sia il suo ruolo non si è capito, dovrebbe essere quello del risanamento della banca, ma questo risanamento ha preso una brutta piega, perché il 10 ottobre, comunque nel mese di ottobre, c’è stata una assemblea azionisti, straordinaria, in cui Profumo ha chiesto e ottenuto i pieni poteri e i pieni poteri consistono nel
comprare e vendere quello che vuole, nel lanciare un aumento di capitale di un miliardo di Euro, che escluda i vecchi azionisti, devono essere tutti azionisti nuovi.

Dopo un pochino la fondazione, meglio il centrosinistra, che sta nella fondazione, o meglio il PD, che sta nella fondazione, che ha il 35% delle azioni del Monte dei Paschi e quindi ha la maggioranza relativa, ma vicina alla assoluta, perché poi alle assemblee non è che partecipino molte persone, è quello che gli ha dato la autorizzazione a fare quello che gli pare, ha detto il Monte dei Paschi.

L’ipotesi che a questo punto viene spontanea da fare è che lui ha già il compratore per quell’aumento di capitale di un miliardo di Euro, un miliardo di Euro che significa il30% del capitale della banca, quindi siamo vicini al lasciare il controllo della banca a qualcuno altro e questo qualcuno altro potrebbero essere i russi di banche russe che sono nate in una maniera molto strana, come sono nate le grandi aziende industriali e gli oligarchi russi, che si sono comprati per 4 soldi, veramente per un tozzo di pane, le grandi aziende statalizzate della ex unione sovietica.

Nutrendo un sottobosco di mafia incredibile, e lo sappiamo perché sta su tutti i giornali questo, Quindi io vedo con grande preoccupazione questa sistemazione del Monte dei Paschi, che arrivano soldi, sì, ma che soldi sono? E soprattutto poi c’è questo altro problema, io ho sempre in mente quello che è successo a Torino sotto la FIAT e a Taranto sotto l’Ilva, io la mia città assoggettata a una banca privata in mano a sconosciuti manager, significa solo che la città verrà resa serva e verranno resi servi i suoi cittadini, di questo potere! È già successo in questi ultimi 12 anni in cui l’hanno spogliata. La città non ha reagito perché i cittadini da cittadini si sono trasformati in sudditi, da popolo in plebe, c’era un principe che comandava che era poi non solo Mussari, ma comunque il PD locale, e si è instaurata una sorta di terrore, io che sono uno dei pochi senesi che parla apertamente di queste cose, mi tolgono il saluto, fanno finta di non vedermi per la strada, non si accompagnano con me e se poi lo fanno e iniziano a parlare mi dicono parla piano.

A me questo è successo di parlare piano, siccome sono state due mesi in unione sovietica negli anni 70 a studiare il russo, con certi russi, tra l’altro di partito, che raccontavano le barzellette che noi si rideva a crepapelle ci dicevano ridete piano, ridete piano, ecco, nella mia città mi sono trovato in una città che si è immolata tre o quattro volte nella sua storia per difendere la propria liberta e indipendenza e per fare quello che ha fatto, che i senesi vivono, anzi vivevano esclusivamente di quello che loro avevano creato, a Siena non c’è né un re né un Papa né un imperatore né un capitano di industria o capitano coraggioso come li chiamava D’Alema, che abbia portato ricchezza alla città, non dobbiamo ringraziare nessuno, dobbiamo, anzi dovevamo, ringraziare solo noi stessi e una storia straordinaria che la città ha avuto, credo che sia l’unica città al mondo che possa vantarsi di non dovere ringraziare nessuno di quello che ha.

Avevamo tanto e ora la botta si parla di venti miliardi che non ci sono più, l’università invece sono 300 milioni, no, 270, l’ospedale più antico, più di mille anni, venduto alla regione per 100 milioni, perché ha 100 milioni di debiti, il comune, la Corte dei Conti ha scoperto che ci sono 300 milioni di buco che prima non c’erano e la città è stata azzerata..

Vedremo se i senesi come hanno fatto più volte nella storia saranno capaci di un colpo di reni per rimediare a quello che è successo. Io temo di no, la città è finita.

Ecco, sì, io mi sento di, anche se i senesi i avevano fama di fare tutto da soli, come ho detto, però questa storia è emblematica, io credo che dobbiate passare parola chiunque mi veda e mi ascolti per partire da questo episodio per evitare che ce ne siano altri, ce ne sono già stati molti in questo paese, grande parte del nostro debito pubblico è dovuto al sovrapporsi di episodi di questo genere negli ultimi 60 anni, da quando la Repubblica è nata.

Quindi passate parola per favore.

Mauro Aurigi, Siena.


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Truman
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La fonte?


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JeanPaulGuilloche
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http://www.aurigi.net/chi.html


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annibale51
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Caro Mauro, mi spiace per te e per i senesi ma questa fine ve la siete cercata con il lanternino. MPS 1453...puff...Colpa di Dalema, di Amato ...o dei senesi che si sono fidati troppo?...e se posso darvi un consiglio...ricordate che il vostro destino è nelle vostre mani, serrate le fila e andate a riscoprire i consigli dei vecchi banchieri MPS. Bruciate i nuovi! non fidatevi di soccorritori dell' ultima ora perché siete ancora prede.


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cdcuser
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JeanPaulGuilloche
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A Siena tra i cittadini è sorta l’Associazione per la difesa del Monte che rappresenta i sentimenti e la volontà della stragrande maggioranza dei Senesi, ai quali per ben tre volte è stato rifiutato un referendum sulla materia. L’Associazione ha opposto ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale al decreto del Ministro del Tesoro che ha autorizzato il Monte dei Paschi di Siena ad avvalersi della facoltà prevista dalla legge 218/90 per conferire l’azienda bancaria nella Banca Monte dei Paschi SpA. Il ricorso poggia le sue ragioni sul fatto, giuridicamente inoppugnabile, che il Monte dei Paschi appartiene alla comunità senese in quanto fu da essa fondato, nella forma attuale, nel 1625 in esecuzione della legge approvata dall’organo legislativo dello Stato di Siena (Consiglio Grande) nell’assemblea del 4.3.1623. Per capire quanto è forte il legame tra questo Popolo e la sua banca basti pensare che sino dall’inizio tutti i cittadini, dal più povero al più ricco, con la sola esclusione del clero, restarono garanti con ogni propria sostanza delle fortune del Monte. Da quel momento in poi, come si è largamente documentato nel ricorso, la Banca è sempre appartenuta, senza interruzione alcuna, alla Città di Siena sia dopo la sua adesione allo Stato unitario nel 1859, sia dopo la riforma del credito del 1936, sia dopo quella del 1993. Il ricorso d’altra parte mette bene in evidenza che sia il Granducato di Toscana che lo Stato sabaudo e quello repubblicano, anziché modificarle, hanno sempre confermato la forma e la sostanza del rapporto giuridico tra la Città e la sua Banca. Non solo: non hanno neanche mai partecipato con contributi, dotazioni o altro alla formazione del suo capitale, risultando quest’ultimo costituito esclusivamente dagli utili trasferiti a riserva nel corso dei secoli per consapevole rinuncia del Comune. Per esemplificare: in soli 10 anni, dal 1982 al 1992, tale rinuncia ammonta a 470 miliardi. A questo austero costume della città e alla sostanziale indipendenza dal potere centrale, si devono i successi del Monte (non è una beffa che quei soldi, ingenuamente accantonati dal popolo invece di spenderli, finiscano ora allo Stato?).

Questi sono i motivi per cui la decisione di avvalersi o meno della facoltà consentita dalla legge 218/90 di conferire l’azienda bancaria in una società per azioni spettava a quella Comunità e non agli amministratori pro-tempore del Monte, piegati dai partiti di governo, né, tanto meno, al Ministro del Tesoro che quella decisione ha sancito con un decreto.


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