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Povera sindaca Raggi, veramente il fato si è accanito contro di lei.


Maia
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di Patrizia Cecconi
Milano 11 agosto 2017

Roma, il parco negato per i diktat di chi non rispetta la legalità internazionale

Povera sindaca Raggi, veramente il fato si è accanito contro di lei. Le stanno attribuendo tutti i mali di Roma compresi quelli di cui non è responsabile.

L’ultimo scivolone l’ha fatto sulla buccia di banana che le ha messo sotto i piedi la Comunità ebraica la quale, bypassando il fatto che la contestata delibera 165 riguarda 20 nuove intestazioni di spazi urbani, ha diffuso un comunicato che lascia intendere che le nuove intestazioni sono soltanto due: Arafat e Toaff giocando su un ipotetico bilanciamento tra due “entità nemiche”.

Parte in questo modo l’attacco di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, la quale dichiara inaccettabile tale accostamento ed invita la Sindaca a ritirare la delibera, arricchendo la richiesta di espressioni ingiuriose verso il presidente Arafat. La Dureghello ha lanciato la prima pietra e, dobbiamo dire, che ha elegantemente sorvolato sulle gravissime responsabilità, spesso definibili crimini tout court, che Israele ha commesso contro il popolo palestinese già prima che venisse autoproclamato Stato da Ben Gurion, al di fuori - è corretto ricordarlo - della Risoluzione ONU 181 che ne prevedeva la fondazione.

La Comunità palestinese di Roma ha risposto con un lungo comunicato dal quale prendiamo a prestito un proverbio arabo che sembra attagliarsi benissimo alla situazione. Il proverbio dice “se non hai pudore, puoi dire e fare tutto quello che vuoi”. E qui in effetti tanto la presidente della Comunità ebraica, che le varie voci ospitate da giornali nazionali, tra cui quella della Barbara Pontecorvo su il Fatto Quotidiano, e la stampa di destra, quale Il Foglio o Il Tempo hanno fatto a gara nel dimostrare la loro totale mancanza di pudore. Lo diciamo a ragion veduta e cercheremo di dimostrarlo. L’hanno fatto omettendo la verità storica ed utilizzando accostamenti assolutamente parziali e scorretti per giustificare una ricostruzione storica non solo superficiale, ma assolutamente lontana dalla verità.

Non sappiamo se la sindaca Raggi conosca o meno la verità storica. Più volte i pentastellati hanno dato prova di saper poco e quindi di cadere in errore per ignoranza e non per dolo, ma questo non li giustifica essendo rappresentanti istituzionali che dovrebbero conoscere le materie di cui trattano.

Comunque, posto che la Raggi potrebbe anche non sapere che le espressioni della presidente della Comunità ebraica al di là dell’essere ingiuriose sono fallaci quantomeno per la loro parzialità, ci chiediamo perché non ha almeno controbattuto sull’attribuzione che strumentalmente le veniva data di due sole intestazioni stradali mentre in realtà la delibera del 28 luglio ne prevede 20.

Potremmo provare a rispondere provocatoriamente, ma con un filo di realismo dovuto a tanti precedenti che il nostro lavoro ci porta a conoscere, allora diremmo: per una sorta di sudditanza nei confronti degli esponenti della Comunità ebraica. Sudditanza dettata dal timore di essere tacciati – magari a torto – del più ignobile epiteto, quello di essere antisemiti. Non vogliamo credere che sia per bassi motivi di interesse dettati dalla potenza economica e mediatica del sionismo che si accetti il diktat filoisraeliano, no, pensiamo proprio che il terrore di essere considerati ingiustamente antisemiti ormai abbia assunto la potenza di un’invisibile ma affilatissima spada pronta a decapitare chi si permette di criticare Israele, così come chi si permette di mostrarne i quotidiani soprusi e omicidi e, infine, persino chi si permette di intestare un parco al presidente Arafat, premio Nobel insieme a Rabin al quale un parco è già stato intestato da alcuni anni e si trova in viale Panama.

Il Nobel fu attribuito a entrambi per aver tentato un percorso di pace firmando gli accordi di Oslo. Senza entrare nel merito di quella firma, rivelatasi capestro per i palestinesi, soffermiamoci sulle pesanti accuse contenute nella lettera della signora Ruth Dureghello, la quale ha indotto la Sindaca Raggi a sospendere la delibera n. 165. La signora Dureghello, con un accostamento che se non fosse dettato da sicura malafede sarebbe scandaloso per la profonda ignoranza circa la “matrice islamista” degli attentati terroristici attuali che attribuisce ad Arafat, definisce quest’ultimo come “il precursore, se non l’ideatore” del terrorismo odierno, e assegnatario “con dubbio merito” del Nobel per la pace.

Si potrebbe ricordare alla signora Dureghello che Israele è, forse per dubbio merito ma non ci avventuriamo in dichiarazioni tanto azzardate, il Paese con più premi Nobel, compresi quelli alla pace attribuiti, ad esempio, anche al terrorista, poi primo ministro, Menachem Begin.

Potrebbe essere uno stimolo per la memoria della Dureghello e per la curiosità della Raggi ricordare che quel futuro Nobel per la pace già nel “48 venne duramente criticato da Albert Einstein e da Hannah Arendt per manifesto fascismo, terrorismo e propaganda di superiorità razziale. E gli accusatori erano entrambi ebrei!

Qualcuno potrebbe ricordare che l’equivalente delle stragi di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema perpetrate dai nazisti in Italia si potrebbero chiamare DeirYassin o Lydda in Palestina. La prima commessa dal Nobel per la pace Begin e la seconda dal Nobel per la pace Isaac Rabin, quello del parco in viale Panama ovvero degli accordi di Oslo con Arafat.

Si potrebbe anche ricordare che il signor Begin fu l’autore della strage dell’hotel King David il quale, essendo adibito dagli inglesi ad ospedale militare, vide un centinaio di morti tra malati, medici e infermiere e qualche centinaio di feriti sempre tra sanitari e degenti. Un numero più alto di quello della strage di Bologna che abbiamo ricordato pochi giorni fa in Italia. Ma Begin divenne primo ministro e conquistò il Nobel per la pace, lo sa la signora Raggi? Forse no, ma la signora Dureghello lo sa di sicuro.

E di Lydda, attribuibile con certezza e gloria militare a Rabin sotto la guida suprema di Ben Gurion, il padre di Israele, ne vogliamo parlare? Lo vogliamo dire alla sindaca Raggi che la storia di Lydda è addirittura ben più atroce di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema messe insieme? Eppure nessuno si è opposto all’intestazione alla “colomba” Rabin del parco in viale Panama.

Sempre seguendo il triste percorso della storia, che forse incuriosirà la Raggi e la sua Giunta, ricordiamo che Lydda e Ramle, così come Haifa, non erano previste nel piano di partizione ONU come appartenenti al futuro Israele, quindi le stragi commesse dal Nobel Rabin e dai suoi soldati, sotto l’ambizioso e sicuramente intelligente progetto di annessione del sionista di sinistra Ben Gurion erano ancor più odiose. Non è questa la sede, quantomeno per ragioni di spazio, per ricordare lo strazio di 70.000 uomini, donne e bambini colpevoli di vivere in un angolo di Palestina che piaceva molto agli israeliani e per questo uccisi subito o derubati e uccisi o lasciati morire di fame e di sete sotto il sole di luglio a quasi 100 gradi lungo il deserto dal Nobel della pace. A Lydda i palestinesi avevano moschee e chiese e molti furono fatti entrare nei loro luoghi di culto come fosse un rifugio e poi uccisi in massa. Decisamente non erano pratiche democratiche né tanto meno umanitarie, e la signora Dureghello può decidere di non definirle terrorismo, ma non può fingere di non conoscere questa parte della storia solo perché riguarda le pagine nere dello Stato di Israele.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-roma_il_parco_negato_per_i_diktat_di_chi_non_rispetta_la_legalit_internazionale/82_21185/


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fastidioso
Estimable Member
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"le espressioni della presidente della Comunità ebraica al di là dell’essere ingiuriose sono fallaci quantomeno per la loro parzialità,"

Propongo l'intestazione a Begin e a Kissinger.
Oltre al nobel hanno in comune altre cose...di sicuro se la dureghello sarebbe d'accordo!


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