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Travaglio - Via Craxi


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Che il regime tunisino di Ben Alì, noto campione di democrazia, abbia deciso di dedicare una strada di Hammamet a Bettino Craxi, non è una notizia: è una scelta coerente con quella di dare ospitalità a un ex premier straniero condannato per corruzione e fuggito dal suo paese per sottrarsi alla giustizia. La notizia è la batracomiomachia che la cosa ha subito scatenato nella classe politica italiana, specializzata nell’occuparsi di falsi problemi per non risolvere quelli veri. Anche alcuni esponenti della sinistra, come l’acuto Caldarola, hanno subito invitato le autorità italiane a ispirarsi al luminoso modello tunisino, nell’ambito di “una revisione politica collettiva” che incastoni Bettino ”fra i padri della sinistra riformista”.

Molti, giustamente, rammentano che Craxi non fu solo un tangentaro con 50 miliardi di lire su due conti personali in Svizzera e chiedono di rircordarlo anche come politico. Ma siamo sicuri che, anche dimenticando per un attimo le mazzette e concentrandosi sull’attività politica, ne esca un Craxi migliore e degno di riabilitazione?

Durante i 4 anni del suo governo (1983-’87) il debito pubblico passò da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire, di pari passo con l’impazzimento della spesa pubblica, dell’inflazione a due cifre e dell’abusivismo selvaggio (grazie al condono edilizio). Per il resto, il preteso “riformismo” craxiano è una lunga galleria di errori e di orrori. In politica interna: la trattativa con le Br per liberare Moro contro la fermezza del fronte Dc-Pci-Pri; l’opposizione a ogni risanamento del carrozzone delle Partecipazioni statali, gestite dai boiardi craxiani (Di Donna, Bitetto, Cagliari, Necci...) come una vacca da mungere; la feroce lottizzazione della Rai e, con la presidenza Manca, la “pax televisiva” con la Fininvest; i due decreti ad personam del 1985 per neutralizzare le ordinanze dei pretori che pretendevano di far rispettare la legge all’amico Silvio, e nel ’90 la legge Mammì, monumento al monopolio della tv privata; l’ostilità a tutte le privatizzazioni (a cominciare da quella della Sme tentata da Prodi nel 1985); l’assalto craxian-berlusconiano alla Mondadori, con gravi sospetti di corruzione giudiziaria; l’ingaggio come consulente giuridico del giudice Squillante; il proibizionismo sul consumo delle droghe leggere, che portò alla legge Vassalli-Jervolino; l’avversione a qualunque seria riforma istituzionale (vedi l’”andate al mare” contro il referendum elettorale del ‘91) e le prime picconate alla Costituzione in nome di una “Grande Riforma” di stampo cesarista, ripresa dieci anni dopo dal degno erede Berlusconi.

E ancora: la gestione satrapica del partito, con congressi plebiscitari e antidemocratici (quando Bobbio, nell’84, denunciò la “democrazia dell’applauso” dopo la rielezione per acclamazione al congresso di Verona, Craxi lo zittì: “quel filosofo ha perso il senno”); il nepotismo sfrenato, che lo portò a piazzare il giovane Bobo al vertice del Psi milanese e il cognato Paolo Pillitteri a Palazzo Marino; la dura repressione di ogni dissenso interno, culminata nella cacciata di Codignola, Bassanini, Enriques Agnoletti, Leon, Veltri e altri, bollati nell’81 come “piccoli trafficanti della politica” e accusati di intelligenza col nemico per aver osato sollevare la questione morale sull’Ambrosiano. In compenso, porte aperte ai “nani e ballerine” dell’Assemblea Socialista e a vari faccendieri da museo Lombroso, senza dimenticare i rapporti con Gelli e Calvi. Tutti personaggi piuttosto lontani dalla tradizione riformista. Quanto alla politica estera, si ricorda sempre Sigonella, dove nel 1985 Craxi disse no alla tracotanza di Reagan: ma si dimentica che il leader socialista sottrasse il terrorista Abu Abbas, mandante del sequestro dell’Achille Lauro e dall’assassinio di un ebreo paralitico americano, alla giustizia italiana per farne dono a Saddam Hussein. Fu l’acme di una politica filoaraba e levantina che portò all’appoggio acritico all’Olp di Arafat (ben prima della svolta moderata), paragonato addirittura a Mazzini in pieno Parlamento. E che “riformismo” fu l’appoggio dato a regimi sanguinari come quelli del somalo Siad Barre e dei generali argentini contro la Gran Bretagna nella guerra delle Falkland? Tutte ottime ragioni per spiegare la popolarità di cui gode Craxi in Tunisia. Un po’ meno in Italia.

Marco Travaglio
Fonte: www.unita.it
Visto su: www.biraghi.org


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lino-rossi
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Post: 482
 

Chi è stato a cagionare l'innalzamento iperbolico del debito pubblico italiano?
http://www.rivalutazionemonetaria.it/tus.html
Non c'è dubbio che è stato carlo azeglio ciampi che ha artificiosamente elevato il TUS costringendo tutti gli imprenditori ad elevare i prezzi a causa del conseguente innalzamento degli oneri finanziari.
La vera colpa di Craxi è stata quella di essersi fidato del dottor sottile e di bankitalia.
Per quello che ha fatto contro le privatizzazioni merita l'onore delle più importanti piazze e vie di tutte le città italiane.
http://www.disinformazione.it/bankitalia5.htm


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lino-rossi
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a proposito del dottor sottile.

la costituzione del '47 nell'articolo 117 recitava:
"La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni. ecc." (non c'era traccia di nessuna limitazione alla sovranità dello Stato)

ora il dottor sottile l'ha sfregiata in questa maniera:
"La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. ecc." (legge costituzionale n. 3 del 2001 - con la scusa di dare i poteri alle Regioni li hanno dati, in realtà, ai banchieri privati)

ovvero prima decidono i banchieri, POI lo Stato e le Regioni.

la costituzione europea dà il potere fondamentale, quello monetario, ai banchieri.


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Anonymous
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Post: 30947
 

battutaccia:
perché non dedicare una via a Craxi?
per esempio il viale difronte a san vittore o a rebibbia o a regina coeli?
e per non scontentare nessuno tutte le strade che portano agli istituti di detenzione titoliamole a craxi...così si taglia la testa al toro.
scherzi a parte:

bisogna capire che travajo è la penna mordente di quei poteri che hanno messo in ginocchio la prima repubblica e osteggiato berlusconi.
Gli articoli di travajo sono a senso unico.
Mai che avesse posato l'accento su chi nel 92 regalò 50.000 miliardi di lire ai grandi pescecani della finanza,i quali con gli spiccioli di quel danaro si ricomprarono le migliori aziende pubbliche.
O sull'intreccio di poteri milano-torino,grandi affari,imprenditoria finanza banche procure.....gli stessi poteri che oggi governano e stanno facendo a pezzi il paese.(uno come travajo,uno giusto come lui perché non scrive anche di questo?....)

craxi si è trovato in mezzo a questo scontro tra poteri,tra roma e milano-torino e ci ha rimesso le penne....
che poi fosse un pò malandrino è relativo....peggiori di lui sono quelli che hanno fatto a pezzi lo stato e stanno ancora lì...a fare i camerieri....a servire su un vassoio d'argento quel pò che rimane in piedi dello stato sociale....(presto toccherà "privatizzare" cioè regalare anche l'acqua e gli acquedotti ai grandi pescecani).


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