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Tutti i petali di Margherita


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Margherita Agnelli si è sfogata con una giornalista di Repubblica, Cinzia Sasso, trasmettendo pubblico un aggiornamento della contesa tra gli eredi di Gianni Agnelli, l'Avvocato. Margherita è l'unica figlia vivente e ufficialmente nota. La «famiglia» però l'ha ripudiata, al punto di non invitarla all'inaugurazione della mostra sulla vita e le immagini di suo padre, aperta a Roma. Negli stessi giorni si è aperta a Torino la causa di Margherita contro la madre, Marella, e gli amministratori del patrimonio paterno. I rotocalchi (ammesso che si chiamino ancora così) hanno approfondito la vicenda. Del resto, le grandi ricchezze, gli scandali, la moltiplicazione degli eredi - la sola Margherita ha otto tra figli e figlie - hanno offerto materiale inesauribile.

Nella famiglia Agnelli, azionista della Fiat e di un impero industriale e finanziario collegato, nel corso di cento anni le donne non hanno mai contato. L'episodio più incomprensibile è quello di Susanna, zia di Margherita, che nell'impegno pubblico ha avuto perfino l'alto compito di ministro degli esteri italiano, ma che in Fiat non ha neppure raggiunto il ruolo di consigliere di amministrazione in una società minore. E senza protestare. Forse aveva introiettato fin da quando vestiva alla marinara di non essere all'altezza. Non solo in famiglia, ma anche in ditta le donne Fiat non hanno voce. Sono creature che possono solo fare colpi di testa, dando scandalo in letti non approvati dal consiglio di amministrazione.
Si potrebbe dire che la famiglia, per lunghi decenni, avesse intorno a sé una corte, e più vicino anche una Real casa, capace ormai di vita propria e di dettare le regole, e di scegliere, come nel caso dei Windsor, chi regnerà e chi no; o dei Savoia, tenuto conto della legge salica; ma forse è più pertinente la somiglianza con le grandi famiglie di Cosa nostra, riassunte nella saga dei Corleone. In ogni caso Margherita avrebbe infranto le principali leggi della casata, o forse della Famiglia: chiedendo e mettendo in dubbio - in pubblico! - i conti; discutendo l'autorità del capo famiglia o del consigliori che decide per tutti; e soprattutto parlando, nonostante la condizione di donna.

L'estromissione delle donne ha sempre consentito, nel capitalismo delle famiglie, ancora oggi prevalente in Italia, di semplificare al massimo il passaggio generazionale. Margherita era stata allevata per non succedere a suo padre, ma anche per suo fratello Edoardo è stato lo stesso. Il padre li aveva pesati e trovati leggeri. Una donna, l'altro ribelle: entrambi inutili.

La secessione in casa Agnelli apre però uno squarcio importante che consente di vedere un po' meglio il capitalismo italiano. La proprietà è in una fase di passaggio. Gli eredi del capitano d'industria si dividono il patrimonio e sottraggono in buona parte all'impresa. In molti casi la famiglia decide di affidare il comando operativo a un manager che abbia la fiducia delle banche e sappia stare al tavolo con gli stakeholder, cioè i «portatori di interessi», limitandosi a tenere insieme il capitale di comando affidandolo a un discendente che forse farà la «presa del potere» come Gianni Agnelli ai suoi tempi; e forse no, mantenendo Mazarino al comando della finanza.

Il secondo aspetto reso visibile è quello della enorme quantità di denaro in gioco. In un momento di azioni Fiat in sofferenza, Margherita rinuncia alle sue azioni in cambio di una cifra dell'ordine di mezzo miliardo di dollari. Poi chiede di conoscere quali siano i beni personali del padre; a questo punto la curiosità viene anche a noi, non tanto per ori e yachts e case in giro per il mondo quanto per i quadri. Da sempre siamo convinti che la famosa quadreria di Agnelli in cima al Lingotto, sia, a conti fatti, più di noi contribuenti che gliela avevamo lasciata comprare, che non sua e dei suoi eredi. Chiunque siano.

DAVIDE FUGGER
Fonte: www.ilmanifesto.it
13.01.08


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