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Vaccini e Militari, la prova del danno


Maia
 Maia
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Con commenti e citazioni di fonti ufficiali - ricevuto da C. Penna

Una Commissione d’Inchiesta del Ministero della Difesa nel 2011 ha portato alla conclusione il Progetto Signum (Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari), la cui relazione[1], realizzata e firmata da un gruppo di medici di tutto rispetto come il generale medico Michele Donvito, il professor Martino Grandolfo, dirigente di ricerca del Dipartimento tecnologie e salute dell'Istituto superiore di sanità[2]. Lo studio è stato compiuto su un migliaio di militari italiani che sono stati in missione in Iraq nel 2005.
Nella relazione si legge che la somministrazione (contemporanea o ravvicinata nel tempo) di troppi vaccini può causare stress ossidativo, il quale a sua volta può avere gravi conseguenze sulla salute. Verso la fine del documento succitato, a pagina 201, leggiamo testualmente: “Alcune attività connesse con l'esecuzione della missione (attività di pattugliatori e vaccinazioni in numero maggiore di 5 o con vaccini vivi attenuati) aumentano i livelli di carico ossidativo sul DNA linfocitario”.
A pagina 202 leggiamo invece: “altri fattori concomitanti, quali il numero e la tipologia delle vaccinazioni effettuate dal 2003, appaiono associati ad una maggiore frequenza di BNMN[3] anche se questa osservazione si riferisce a sottogruppi di scarsa numerosità e non permette di trarre conclusioni definitive sulla causalità di questo risultato”
Ma ancora più importante è quanto troviamo scritto alle pagine 129-130 laddove, oltre a venire fornite ulteriori informazioni sul rapporto tra vaccinazioni e danno alla salute, viene affermato chiaramente che la predisposizione a sviluppare un danno da vaccino può dipendere fortemente da una predisposizione genetica, il che dimostra l’importanza degli esami pre-vaccinali:
L’attività di missione ha comportato una profilassi vaccinale importante. Nei soggetti che hanno subito 5 o più cicli vaccinali tale situazione è risultata associata con un incremento delle alterazioni ossidative linfocitarie. L’esistenza di un’associazione tra carico ossidativo linfocitario e vaccinazione è resa plausibile dall’evidenza che tale associazione sussiste a livello maggiore nel caso di utilizzo di vaccini vivi attenuati anziché inattivati ad antigeni purificati. L’effetto pro-ossidativo rilevato sembra quindi riconducibile all’attivazione linfocitaria indotta dall’attività vaccinale con un gradiente dose/risposta dipendente dalla tipologia del vaccino. Un effetto analogo di tipo adattivo è stato riportato in letteratura per vaccini vivi attenuati [9] [4].
L’incremento di alterazioni ossidative correlabile all’attività di missione è risultato maggiore nei soggetti resi suscettibili dal particolare assetto genotipico con particolare riferimento al genotipo sfavorevole per OGG1 ed alla sua combinazione con la delezione omozigote di GSTM1. Tuttavia tali soggetti costituiscono una parte largamente minoritaria della popolazione (3%).
L’indicazione che merge quindi dai dati ottenuti è che non sembra appropriato l’uso di trial vaccinali con più di 5 diversi cicli nei rari soggetti caratterizzati da genotipi di rischio OGG1/GSTM1 combinati. Inoltre l’utilizzo di questi soggetti in attività di pattugliamento, se effettuato, andrebbe sottoposto a particolare attenzione. Eventualmente in tali situazioni dovrebbe essere consigliata la cessazione di esposizioni complementari (fumo di sigaretta) e l’assunzione di livelli adeguati di antiossidanti (dieta ricca in antiossidanti o farmaci antiossidanti)
Lo stress ossidativo, è noto, è legato a gravi problemi come l’infiammazione (definita da alcuni professionisti “il killer silenzioso”[5]) e il cancro, vedi per esempio l’articolo Oxidative stress, inflammation, and cancer: How are they linked?[6], e nella letteratura scientifica troviamo articoli che legano stress ossidativo e vaccinazione, vedi per esempio Effect of influenza vaccination on oxidative stress products in breath[7], nel quale leggiamo come la vaccinazione con virus influenzali vivi attenuati causa uno stress ossidativo rilevato da appositi test di laboratorio, e l’articolo Aluminum overload increases oxidative stress in four functional brain areas of neonatal rats[8], il quale mostra che l’eccesso di alluminio assunto per via alimentare può causare stress ossidativo al cervello; certamente la cinetica dell’alluminio iniettato è differente, ma per mezzo del meccanismo di trasporto dei macrofagi è stato dimostrato che l’alluminio riesce a passare la barriera emato-encefalica e raggiungere il sistema nervoso centrale (vedi appendice il file adiuvanti_ alluminio reperibile al seguente link https://drive.google.com/drive/folders/0B2m4v8xn8rpsd2Z6Ny1zZ3pKNVU)
In relazione specifica alla leucemia, abbiamo diversi articoli scientifici che mostrano il rapporto causa- effetto tra stress ossidativo e tale patologia, per esempio Oxidative stress and total antioxidant status in acute leukemia at diagnosis and post remission induction phase[9], Dual effect of oxidative stress on leukemia cancer induction and treatment[10] e Oxidative stress and antioxidant status in patients with chronic myeloid leukemia[11].
Su una tesi pubblicata sul sito dell’università di Pisa[12] è possibile approfondire la questione dello stress ossidativo e leggere per esempio che:
– “Disturbi del normale stato redox possono provocare effetti tossici attraverso la produzione di specie chimiche reattive che danneggiano le componenti della cellula incluse proteine, lipidi e acidi nucleici”
– “In questo contesto assumono particolare importanza, per la frequenza e per il carico di disabilità che comportano, i processi neurodegenerativi dell’encefalo. L’espressione delle alterazioni e del danno varia da modificazioni modeste delle principali funzioni dei neurotrasmettitori e metaboliche, che portano a compromissione della funzionalità neuronale, fino a modificazioni morfologiche micro- e macroscopiche della struttura stessa dell’encefalo”
Non meraviglia quindi che un autorevole virologo come Giulio Tarro concordi con quanto scritto nel documento conclusivo del progetto SIGNUM e che affermi: "Ormai è chiaro che c'è un rapporto tra l'abbassamento delle difese dovuto ai vaccini e le malattie riscontrate tra i militari"[13].
Di recente la Camera dei deputati ha approvato la RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ D’INCHIESTA IN MATERIA DI SICUREZZA SUL LAVORO E TUTELA AMBIENTALE NELLE FORZE ARMATE: CRITICITÀ E PROPOSTE[14], laddove si legge a pagina 13: “È, altresì, accertato che la causa dell’incremento della patologia oncologica del personale dell’Amministrazione della Difesa nell’ultimo ventennio non possa qualificarsi in termini di univocità, ma piuttosto di multifattorialità, che, come già appurato dalla Commissione d’inchiesta nel corso della XVI legislatura, comprende la vaccinazione e le sue modalità.”
Leggiamo ancora alle pagine 14 e 15 una serie di reazioni gravissime e persino mortali, poste in essere dalla mancanza di esami pre-vaccinali, e un invito alla realizzazione di esami pre e post vaccinazione per prevenire alcuni casi di danneggiamento da vaccinazione e per riconoscere quelli che si possono verificare .
La Commissione ha esaminato una serie di casi specifici di militari che hanno riportato patologie anche gravi e in taluni casi sono deceduti, in relazione alle modalità delle somministrazioni delle vaccinazioni. In particolare si è registrato, il caso del Caporale Maggiore F.R., mai andato in missione fuori dal territorio nazionale, vaccinato sebbene già affetto da malattia oncologica (linfoma di Hodgkin) non rilevata per mancanza di esami pre-vaccinali, e pertanto in stato di grave immunosoppressione e successivamente deceduto; il caso del soldato semplice D. G., congedato dopo poco più di sei mesi dall’arruolamento, avvenuto l’8 febbraio 2007, a seguito di grave astenia e deperimento fisico iniziati il giorno stesso della vaccinazione multipla, avvenuta il 19 giugno 2006; il caso del Caporal Maggiore G.T., arruolato nel 1999 e in congedo dal 25.11.2000 dichiarato « permanentemente non idoneo al servizio militare incondizionato » perché affetto da linfoma di Hodgkin (tipo sclerosi nodulare in stadio clinico II A), vaccinato senza l’effettuazione di esami pre-vaccinali. Dai lavori della Commissione e dalla documentazione raccolta è emersa la necessità di svolgere esami pre-vaccinali prima della somministrazione dei vaccini, sia al fine della valutazione d’immunità già acquisite, sia al fine dell’accertamento di stati di immunodepressione che sconsiglino di somministrare il vaccino in quello specifico momento. Ulteriore problema è poi quello dei tempi di somministrazione del vaccino, indicati dalle case produttrici nelle stesse schede tecniche a corredo del farmaco, posto che il vaccino richiede un tempo di attesa per generare l’immunizzazione, in dipendenza anche delle condizioni fisiche del vaccinando. Non è dunque consigliabile effettuare le vaccinazioni pochi giorni prima della partenza delle missioni perché al momento della vaccinazione si crea uno stato fisico di immunodepressione e il militare non dispone ancora dell’adeguata copertura. Questo, paradossalmente, determina un aumento del rischio di contrarre o la stessa malattia per cui è stata fatta la vaccinazione o altra patologia, data la situazione fisica di immunosoppressione e il contesto, generalmente insalubre, in cui il militare verrà inviato ad operare. Al di là del riposo di un giorno, previsto per il militare a seguito dell’avvenuta vaccinazione, si osserva la mancanza di una continuativa attività di sorveglianza e controllo post-vaccinale, anche ai fini dell’accertamento dell’avvenuta immunizzazione. L’attuale sorveglianza post-vaccinale si limita alla registrazione delle sole reazioni avverse di immediato riscontro, se dichiarate dal militare, il quale, tuttavia, potrebbe avere interesse a sottacerle in tutti i casi in cui abbia fatto richiesta di missione all’estero. Solo con esami post-vaccinali è possibile valutare se si sono verificate a carico del militare situazioni di autoimmunità, allergia o ipersensibilità ritardata e/o iperimmunizzazione. Per converso, solo in tal modo è possibile verificare l’efficacia del farmaco con conseguente immunizzazione dell’interessato
Tale relazione a pagina 16 si esprime infine a favore dell’uso di vaccini monovalenti e monodose per ridurre l’esposizione agli effetti avversi delle vaccinazioni: “In conclusione, la Commissione ritiene che l’utilizzo di farmaci vaccinali forniti in soluzione monovalente e monodose (ovvero un vaccino per singola malattia, fornito in una singola dose), ridurrebbe notevolmente l’esposizione al rischio dovuto alla profilassi vaccinale, in quanto il militare, in età adulta, potrebbe risultare già immunizzato ad alcuni antigeni contenuti nei vaccini multipli assunti nell’infanzia o immunizzato naturalmente per aver contratto la relativa patologia.”
Ovviamente c’è da chiedersi come mai per i militari tutte queste cose si ammettono e per i bambini (a volte di appena due mesi e mezzo) no. E se 5 vaccinazioni possono far crollare la salute di un adulto, cosa ne può essere della salute di un bambino che per legge dovrebbe riceverne 10? E se i vaccini possono causare stress ossidativo, come mai i medici non consigliano a tutti i vaccinati l’assunzione preventiva di vitamina C e glutatione (due sostanze antiossidanti?), anzi, come mai non somministrano queste sostanze subito prima del vaccino?

[1] Vedi il documento pubblicato sul sito del quotidiano La Repubblica, http://static.repubblica.it/repubblica/inchieste/pdf/relazione.pdf.
[2] Vedi il resoconto stenografico dell’audizione parlamentare nel corso dell’inchiesta parlamentare sulla morte dei militari italiani http://static.repubblica.it/repubblica/inchieste/pdf/relazione.pdf.
[3] Tale sigla significa “frequenza di cellule binucleate con micronuclei”.
[4] Phillips M, Cataneo RN, et al Effect of influenza vaccination on oxidative stress products in breath, Journal of Breath Research 2010 Jun;4(2):026001, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21383469.
[5] Vedi ad esempio il libro Infiammazioni. I killer nascosti (2014) autrice Michaela Döll.
[6] Pubblicato su Free Radical Biology & Medicine 2010 Dec 1;49(11):1603-16, autori Simone Reuter, Subash C. Gupta, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2990475/.
[7] Pubblicato su Journal of Breath Research 2010 Jun;4(2):026001 , autori Phillips M, Cataneo RN, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21383469.
[8] Pubblicato su Journal of Biomedical Sciences 2012; 19(1): 51, autori Chia-Yi Yuan, Yih-Jing Lee, Guoo-Shyng Wang Hsu, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3404950/.
[9] Pubblicato su Pakistan Journal of Pharmaceutical Sciences 2013 Nov;26(6):1123-30, autori Naz A, Shamsi TS, Sattar A, Mahboob T; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24191316.
[10] Pubblicato su Journal of oxydative stress on leukemia cancer induction and treatment, autori Udensi K Udensi, Paul B Tchounwou; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4320640/.
[11] Pubblicato su Indian Journal of Clinical Biochemistry, autori Rizwan Ahmad, Anil K. Tripathi, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3453137/.
[12] https://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-01182010-101319/unrestricted/TESI.PDF.
[13] Vedi l’articolo Il virologo: I problemi? Nei protocolli e negli eccipienti al mercurio e alluminio, scritto da Vittoria Iacovella e pubblicato su Repubblica il 23 novembre 2012 http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/11/23/news/intervista_giulio_tarro-46382952/?refresh_ce.
[14] Relazione del 30 giugno 2015 e approvazione del 19 luglio 2017, poco prima che venisse approvato dal parlamento il decreto Lorenzin; http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/022bis/011/INTERO.pdf.


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fastidioso
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Criminali !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


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Nathan
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Emerge un fatto da quanto sopra esposto, non sono i vaccini a fare male ma l'uso che se ne fa soprattutto nel caso in cui siano somministrati in modo ravvicinato. Non capisco il perché poi di tanta fretta se certe missioni devono essere programmate in tempi molto lunghi, sarà che come al solito facciamo le cose di fretta.....


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Maia
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I vaccini fanno male perché inquinati. Ci sono poi molte altre questioni. Interferire in un organismo sano ma ancora molto fragile contro malattie che minacce non sono ( morbillo) anzi diventano un problema (immunità ne garantita e sopratutto per breve tempo -morbillo affrontato in modo naturale da immunità per tutta la vita ) merita discussioni approfondite. I vaccini hanno un senso ( se pulito ) in caso de empidemie reali e gravi. Le 'guerre di prevenzioni' contro nemici inventati sono concetto diffuso.


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