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Vini vegani e affari, un ecoguerriero nel Chianti


Tao
 Tao
Illustrious Member
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«Sono laico, ateo, agnostico, rompiscatole e vegano come la mia cantina». Sebastiano Cossia Castiglioni, il patron di Querciabella, a Greve in Chianti. Dietro il suo perenne abito nero con gilet si nasconde una doppia anima: uomo d’affari e ultrà animalista. Custode di affari segreti e seguace dell’etica verde.

Con la sua società si occupa di opere d’arte dai 15 milioni di euro in su: chiude con una stretta di mano trattative riservate tra collezionisti i cui nomi non finiranno mai sui giornali. E allo stesso tempo si occupa di arrembaggi alle baleniere: è l’unico italiano nel board di Sea Shepherd, la flotta del capitano Paul Watson, sostenuta anche dagli attori Sean Penn e Pierce Brosnan, partita il 5 novembre verso il Pacifico «per ridurre in bancarotta i pescherecci giapponesi». La sua è la prima azienda del vino italiano a dichiararsi vegana. L’abbiamo incontrato a Milano, tra piatti di amaranto, seitan, cacio e pepe, lenticchie alla vaniglia: un intero menù vegano ideato per lui da Carlo Cracco e servito dallo chef in persona al tavolo nascosto in cucina.

Una cantina vegana: è una stravaganza new age?

«No, è l’ultima frontiera della geo-etica», risponde Castiglioni, 46 anni, milanese, trasferitosi a Lugano con la moglie americana e i due figli di 10 e 13 anni. «Gli aspetti esoterici non mi interessano: ho un approccio scientifico. Mi baso sugli studi dell’inglese Peter Barlow e sulla messa al bando di tutto ciò che viene dal mondo animale, come il corno bovino che si usa nella biodinamica per fertilizzare». Una via «cruelty-free», la definisce. «Non uso la biodinamica perché mi attrae il misticismo, ma perché le uve e il vino sono migliori, come dimostrano molte tra le migliori cantine del mondo, e perché rispetta la mia etica. L’agricoltura convenzionale, con il suo carico di chimica, è pericolosa per il pianeta, per gli uomini e per gli animali».

I vini vegani di Querciabella, negli ultimi anni, hanno raccolto premi e alti punteggi nelle guide. Come il Batàr, definito il «sogno di un bianco» dal wine writer Hugh Johnson. Uno Chardonnay e Pinot blanc, «forse il più ambizioso del pianeta», secondo la master of wine Jancis Robinson del Financial Times. Il vino-bandiera è il Camartina, uno dei primi Supertuscan, blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon («irresistibile sexy wine», secondo l’imperatore della critica Robert Parker); il Palafreno, un Merlot in purezza; il Querciabella, un Chianti classico docg. L’ultimo arrivato è il Mongrana, dalla tenuta in Maremma.

Con la sua voce bassa, Castiglioni spiega le idee a cui si ispira: soprattutto quelle del filosofo Peter Singer («Tutti noi non siamo responsabili solo di quello che facciamo, ma anche di quello che avremmo potuto impedire o che abbiamo deciso di non fare»). E illustra come le mette in pratica: lavorazioni manuali in vigna e preparazioni biodinamiche con piante (32) coltivate in azienda. Un metodo che costa fino a 8 volte di più della norma. E i solfiti? «C’è una campagna proibizionista assurda sulla solforosa, va usata il meno possibile, tutto qui».

Nella precedente vita milanese è stato un designer «fuggito dall’università». Non apprezza le scuole steineriane (Rudolf Steiner è il padre fondatore della biodinamica): i figli studiano a casa, con i genitori e qualche insegnante. Si occupa di «evitare alle banche di essere imbrogliate con l’arte. Mi è capitato di vedere scappare i truffatori dalla sala riunioni di una banca, mentre stavo svelando i loro trucchi». La passione dell’arte gli è stata trasmessa da papà Giuseppe, morto nel 2003.

«Quando ero bambino mi portava in giro per mostre in Europa. A 12 anni mi portò anche a visitare le vigne di Borgogna e Bordeaux. Devi sapere, diceva. Il mio rapporto con il vino cominciò così».

Il padre, imprenditore, fece fortuna con i tubi d’acciaio senza saldature per il petrolio, in Messico. Nel 1974 comprò Querciabella, «dalla fine degli anni Ottanta la trasformai in biologica, dal 2000 in biodinamica», racconta il patron, ricordando l’incoraggiamento di Luigi Veronelli che nel 2001 scrisse, sul Corriere, che Batàr e Camartina, erano vini da strepito e Sebastiano «”nel cor mi sta per il rigore grafico e la conoscenza di Johann Sebastian Bach”». L’azienda è cresciuta: da 1 a 115 ettari. Fino a 450 mila bottiglie l’anno, per la maggior parte (85%) esportate, in 50 Paesi, dal Canada all’Australia. Il prossimo progetto sono i cru di Sangiovese in purezza («la dimostrazione che non hanno senso le accuse di usare troppo i vitigni internazionali») prima a Greve («sarà pronto per il prossimo Vinitaly»), poi da Castellina, Gaiole e le altre zone del Chianti. Quando saranno in bottiglia, tra i primi ad averli sarà Stella McCartney, la stilista vegana sua sodale, che il mese scorso ha presentato a Milano il libro di ricette senza carne proprio con le bottiglie di Querciabella.

Fonte: http://divini.corriere.it
Link: http://divini.corriere.it/2012/11/17/vini-vegani-e-affari-un-ecoguerriero-nel-chianti/
17.11.2012


Citazione
Eshin
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3620
 

C'è un po' di contradizione... la biodinamica (Steiner) sì o no?
Pare che abbia giusto tolto le corna.
Sembrerebbe invece da dati scientifci che la biodinamica abbia enormi vantaggi, ma è una scienza ampia.
Mi sa che ci sia qualche seme di discredito in questo articolo.

Cosa sono i vini biodinamici?

Questi vini provengono da uve prodotte secondo il metodo biodinamico, formulato negli anni ’20 del secolo scorso dall’austriaco Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia.
I tre principi della biodinamica sono:

mantenere la fertilità della terra, liberando in essa materie nutritive;
rendere sane le piante in modo che possano resistere alle malattie e ai parassiti;
produrre alimenti di qualità più alta possibile.
http://www.vino-bio.com/vini-biodinamici/

http://www.rudolfsteiner.it/biodinamica/agricoltura/index.html
Per un approfondimento delle caratteristiche dell’agricoltura biodinamica, si rimanda al sito dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica: cliccare qui.

Più che con Steiner ce'l'ha con la Demeter...
Sulla registrazione del marchio “biodinamico” la cantina Querciabella ha qualcosa da dire. Contro la Demeter
Scritto da: Antonio Tomacelli martedì 3 aprile 2012 16:00

In un recente post, avevo sollevato dubbi sulla legittimità della registrazione dei termini vino biodinamico e vini biodinamici presso l’Ufficio Brevetti. Queste parole, pur non essendo invenzioni “originali”, risultano proprietà di soggetti privati che, prima o poi, potrebbero chiedere delle royalties a chiunque ne faccia uso in etichetta. Come sempre, la realtà supera le peggiori previsioni e qualcuno che accampa diritti d’autore sulla parola biodinamico c’è già. È la Demeter, il colosso di certificazione presente in 78 stati, che da qualche anno pare si comporti come una Monsanto qualunque. Leggete in proposito cosa ci ha scritto il proprietario della cantina Querciabella, Sebastiano Cossia Castiglioni:

Caro Antonio, ti scrivo direttamente, perché i commenti al tuo articolo sono ormai troppi e confusi, alcuni completamente fuori luogo. Mentre l’articolo merita grande attenzione. Hai sollevato un problema serissimo, ma il punto non è la registrazione di Anello o quella del signor Icardi. Il vero problema è Demeter, che nonostante una chiarissima ed ennesima sentenza della Commissione di Ricorso dell’UAMI* del giugno 2011, insiste a rivendicare l’uso esclusivo sulle confezioni di qualsiasi alimento (vino compreso) della parola Biodynamic (e delle sue traduzioni). E lo fa con una prepotenza inaudita, a suon di lettere di avvocati. Per esempio, ha diffidato il monopolio svedese dal vendere qualsiasi vino che rechi in etichetta la parola ‘biodynamic’ e che non sia marchiato Demeter. E l’incredibile è che il monopolio svedese ha piegato la testa!

Quindi, non guardate la pagliuzza nell’occhio – la registrazione innocua e inconseguente di Anello (che è persona retta e che ha solo buone intenzioni) o del signor Icardi (che non conosco) – ma guardate la trave di Demeter, che senza diritto e contro le sentenze europee, con tutta la prepotenza degli ingiusti, Si arroga il diritto di fare pressione sul mondo a puro scopo di lucro. O paghi le royalties a Demeter, oppure non puoi informare il pubblico del fatto che fai biodinamica. Alla faccia della realtà, del diritto all’informazione, della giustizia europea e dell’eredità spirituale di Steiner.

Come azienda Querciabella, stiamo preparando un ricorso legale per difenderci da queste prepotenze inaudite, e perché il diritto e le sentenze europee prevalgano sull’abuso dei prepotenti. Invito tutti i produttori e i consumatori a fare altrettanto: su la testa, contro i soprusi.

Cordialmente,
Sebastiano Cossia Castiglioni, proprietario della Società Agricola Querciabella SpA

Niente male, vero? E io mi ero fatto un’idea del mondo biodinamico tutto “etica e rispetto degli altri” ma probabilmente mi sbaglio. Nell’attesa di una replica dai vertici di Demeter chiedo: vi sembra giusto accampare diritti su qualcosa che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti gli agricoltori? O fa bene la Demeter a tutelare i suoi soci?

(*) Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno
http://www.intravino.com/primo-piano/sulla-registrazione-del-marchio-biodinamico-la-cantina-querciabella-ha-qualcosa-da-dire-contro-la-demeter/

marco serventi commenta:

Questo mio intervento è personale come persona che dal 1981 è impegnata nel movimento biodinamico (attualmente sono nel direttivo demeter italia e visito dal 1993 le aziende socie) vuole solo ricordare che:
-- Il cosiddetto “colosso” in Italia esprime solo poco più di 300 aziende e a livello mondiale meno di 5000 aziende in 43 paesi.
- Quando si parla di ciò che non si conosce direttamente è facile farsi immagini che poi finiscono per divenire astrazioni con le quali si giudica e si agisce. Prima di agire è sempre bene farsi un’idea direttamente: molte parole, pensieri e azioni tornano a divenire più aderenti alla realtà e quindi anche il mondo dell’anima non diviene un bicchiere dove si agitano tempeste indicibili.
- Sulla vicenda citata relativa al monopolio svedese preciso che l’azione demeter è stata quella di far rilevare al monopolio la sua ignoranza per quel che riguarda il vino biodinamico: aveva vinto un vino proveniente da terre che non hanno mai visto la biodinamica. L’azione di Demeter è stata quella di chiarire che nel mondo degli autodichiaranti, dei profeti e rifondatori delle nuove biodinamiche di stampo asociale e ottocentesco, dei consulenti improvvisati e pericolosamente ignoranti, dei furbi dalle parcelle pesanti, di coloro che vogliono propagare la dipendenza delle aziende dalle figure professionali, dai mercanti dell’agricoltura anche nel settore del biodinamico c’è una possibilità di garanzia oggettiva nel rispetto dei requisiti MINIMI offerti da una comunità di agricoltori associati e proprietari del marchio: Demeter.
-- Questa grande comunità gestisce in modo democratico tutte le decisioni, compresi gli standards, sia a livello internazionale nell’assemblea della Demeter International che a livello locale nelle 16 demeter di paese. In Italia l’agricoltore che prende il marchio avendo riconosciuto la conformità a quelle regole minime diviene socio e decide sulle regole stesse e potendo (come sta accadendo proprio con il vino) produrre regole migliori e restringerne il perimetro.
-- I costi di questo lavoro sociale sono decisi dall’assemblea dei soci in base al numero degli associati, alle tipologie produttive, alla consistenza di bilancio, e si concretizzano in un tariffario che si adegua man mano al ribasso con il tempo, stante la graduale e lenta crescita del numero di soci. E’ noto che meno produttori ci sono e più il costo pesa su di loro. Allo stato attuale è in corso da parte del Direttivo attuale di Demeter Italia lo studio di una riduzione dei costi a carico dei soci che rispetti il trend in atto della consistenza sociale.
-- La proposta biodinamica NON è una tecnica, ma offre a ogni agricoltore la possibilità di far crescere in se stesso un metodo conoscitivo, un approccio le cui radici partono dal metodo goetheanistico passando per i fondamentali espressi e sperimentabili in Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner. Va da sé, per chi conosce l’argomento come suppongo anche gli amici di Querciabella, che il centro della rivoluzione biodinamica è nell’individuo che attua in sé nel proprio rapporto con ciò che vive su questo pianeta un’azione di sperimentazione, un esercizio continuo di “movimento” di dinamismo proprio nell’ “area” percettiva che lo spinge a interessarsi dei processi, del dinamismo
continuo e ininterrotto che muove la Natura, come anche il mondo dell’essere umano. Processi, non strutture. E’ quindi evidente che la proposizione di uno “standard” proprio laddove nulla è standardizzabile, esprime una contraddizione. Ma questa è la cifra del dato storico, culturale, politico, giuridico del livello evolutivo a cui si trova la società attuale. In essa vi è un dato di necessità che ci viene imposto da un mercato che esprime una logica di guerra e di falsificazione continua (basti pensare alla discrasia tra “comunicazione” e “informazione”!!) e da una cultura che tenta di riproporre modelli sociali che sono alla base della distruzione della civiltà e della cultura agricola (dal versoio dell’aratro, ai fosfati, nitrati, diserbanti, semi F1 e infine gli OGM): il dominio del riduzionismo scientifico nel combinato disposto di una concezione dell’economia quale guerra autoregolantesi. L’assassinio dell’agricoltura è in atto da un secolo da parte del sistema industriale che la vuole assimilata a sé. A questo modo di concepire le cose appartiene chi registra marchi a nome proprio e può decidere lui a chi dare o non dare il marchio. Qui vige una concezione che ripropone modelli di dominio sugli agricoltori: porta infatti sterilità nei processi sociali. Qui sta la differenza tra la lunga storia del marchio Demeter e tutti gli altri tentativi di fare marketing col biodinamico da parte di soggetti singoli giuridici o fisici. Nella vita associativa non è più tempo di leaders, di delegati, di proprietari singoli, di esclusione. E’ tempo di lavoro individuale, di inclusione, di amore per i processi sociali che DI NECESSITA’ sono imperfetti, ma che esprimono un cammino, un’evoluzione e una speranza che coinvolge tutte le sfere dell’esperienza umana il cui riflesso è dipinto sul pianeta e quindi nei nostri organismi agricoli. Il paesaggio è il riflesso dei nostri paesaggi interiori e di quei processi che viviamo sia singolarmente che come risultante dei metodi di lavoro sociale che scegliamo.
-- La storia della comunità Demeter ha attraversato diverse fasi in ciascun paese e poi a livello di Demeter International ed esprime una lavoro di frontiera tra il regime duramente riduzionista che esprimono i vari sistemi giuridici sanitari e agricoli (i sistemi sanitari e gli apparati che si occupano di agricoltura, quelli si che sono colossi duri e pericolosi per chi vuole lavorare con i preparati e altro). Poter costruire una difesa, una protezione anche giuridica ha significato il sacrificio di standardizzare le regole minime, di far inserire nel regolamento CE sul biologico i preparati biodinamici (questo è l’unico aggancio legislativo che può essere utile in caso di contenziosi tra agricoltori e gli apparati scientifico-sanitari), di proteggere insomma chi lavora col biodinamico. Questo lavoro di frontiera tra la biodinamica viva sul campo e negli agricoltori e la sterilità giuridico-scientifica degli apparati è sacrificio, è il soldo da dare a Cesare. Ma l’evoluzione di tutto questo può avere direzioni diverse a seconda di come la comunità biodinamica mondiale e ciascun biodinamico nel proprio paese riuscirà a fecondare pensieri, sentimenti, azioni di un numero sempre più ampio di agricoltori. Il modo con cui avviene può rispecchiare modalità vecchie e piramidali, fondati sul principio di autorità oppure su modalità sociali, inclusive le cui imperfezioni sono dovute alla pazienza con cui anche gli ultimi vengono aiutati a divenire i primi. Tutto questo è fatica.
- Di fronte al consumatore deve esserci poi una qualche garanzia, una qualche struttura (il più leggera possibile!) che sappia offrire il massimo possibile prodotto da una comunità di agricoltori liberi e liberanti.
- Vorrei quindi solo dire agli amici che hanno scritto in questo blog che nessun colosso appare solo che se ne conosca la reale dimensione e i fondamenti di una storia che cerca di includere, di far evolvere e difendere un percorso del tutto in mano agli agricoltori.
Marco Serventi

Be', da informarisi ... come sempre...non so come stanno davvero le cose...ho messo più voci..devo amettere di trovare i scritti di Steiner estremamente interessante.


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Tonguessy
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2779
 

Be', da informarisi ... come sempre...non so come stanno davvero le cose...ho messo più voci..

Interessante, grazie.


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peronospora
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 256
 

Un bel casino però ste biodinamica, mi sembra una pratica sciamanica e non tutti nascono stregoni.
Con questo non voglio dire che si tratta di una baggianata, anzi, solo che la trovo complicata, almeno per i miei due mezzi neuroni


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