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25 dicembre festa dell'Anticristo


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Lo so, l'avevo già pubblicato un anno fa, ma anche il Natale si ripete.

Io non sono quello che in Italia chiamano un "credente"; non mi identifico, cioè, con quell'antica e affascinante organizzazione multinazionale che ha sede in piazza del Vaticano a Roma.

Però questo fatto non mi impedisce di provare un senso di curiosità per quell'antico gioco che consiste nell'identificare l'Anticristo.

L'Anticristo, ricordiamo, non è affatto il diavolo, ma qualcosa che imita il Cristo, facendone una parodia.

Il segno dell'Anticristo non è la cattiveria, ma la falsificazione. L'Anticristo, come dicono alcuni, è cristomimetico.

L'Anticristo sarà sempre il più difficile dei nemici da combattere, perché non ha il viso feroce dell'Altro, ma è dentro di noi: si pone sempre come il simulacro dell'estrema, indiscutibile bontà.

A smascherarlo non può mai essere il fanatismo, perché più si è fanatici, più si finisce per lasciarsi irretire dall'aspetto mimetico.

A togliere il velo all'Anticristo servono l'ironia che sa cogliere il grottesco, l'intelligenza che sa cogliere la menzogna e il rifiuto viscerale, istintivo del falso. In questo senso, lo spirito autentico coincide con l'essere coscienti.

Il capitalismo assoluto non è altro che la falsificazione totale, l'infantilizzazione estrema, la sistematica distruzione di ogni valore umano, la generazione di uno stato ipnotico collettivo di falso benessere. In cui l'oppio dei consumi sostituisce la religione, diventando esso stesso religione.

L'esempio supremo, e anche il caso più antico, di falsificazione è certamente la Coca-Cola. Opera alchemica di un fondamentalista evangelico, che volle creare l'ennesimo falso rimedio alla malattia dilagante dell'allora nascente Impero, ciò che oggi chiamiamo lo "stress". Un rimedio, all'inizio, a base di quel noto stupefacente che è la coca e di noci di cola. Un rimedio poi puritanizzato in semplice acqua zuccherata e colorata, che non contiene nemmeno coca o cola.

Questo evanescente e frizzante nulla non serve per dissetare. E' in realtà semplicemente il riflesso della propria pubblicità; un nulla che però è fantasia di finta giovinezza, di allegria, di infanzia trasformata in prodotto, di socialità solitaria.

Nel 1971, mentre i piloti bevitori di Coca-Cola annientavano i villaggi vietnamiti con il napalm, la Coca-Cola raccolse duecento giovani sulla sommità di una collina toscana, a cantare il nuovo inno cosmico del prodotto:

I'd like to buy the world a home and furnish it with love
Grow apple trees and honey bees
And snow white turtle doves
I'd like to teach the world to sing in perfect harmony
I'd like to buy the world a Coke
And keep it company
That's the real thing
What the world wants today is Coca-Cola
Is the real thing [1]

Ma il nulla si trasformò in divinità nel 1931, quando un grafico pubblicitario della Coca-Cola ebbe la brillante idea di unire due cose: la faccia di Lou Patience, un commesso viaggiatore suo amico, e la storia popolare di Santa Claus, un confuso miscuglio tra alcune usanze della cultura popolare olandese e San Nicola detto di Bari (ma i baresi in realtà si erano limitati a piratarne la salma da Mira nell'Asia Minore), passato a New York, dove fu trasformato all'inizio dell'Ottocento in un diffuso e ottimistico personaggio della subcultura commerciale statunitense.

Ma quello che conta è che fu la Coca-Cola a trasformare radicalmente Santa Claus, Babbo Natale, nel dio del commercio dei nostri tempi, dotandolo di un volto e di un accattivante abito rosso.

Nel dopoguerra, accompagnato dalle armi dell'Impero, Babbo Natale ha invaso l'Europa e poi il resto del mondo, polverizzando ogni ciclo festivo locale e annientando ogni tradizione con una determinazione che l'ateismo di stato sovietico avrebbe solo potuto invidiare.

Ci sono persone che lanciano sguaiati guaiti al pensiero delle "nostre radici" minacciate da un gruppo di operai musulmani che pregano privatamente in uno scantinato; ma questi stessi difensori della civiltà non hanno alzato un dito per la fine della Befana, di Santa Lucia e dello stesso San Nicola (per non parlare di Gesù Cristo), lo svuotamento dei luoghi di festa e la trasformazione dei centri commerciali in luoghi di culto perfettamente intercambiabili da Frosinone a Shanghai.

A quei laicisti che invece si rallegrano di una simile devastazione, sfugge il fatto che Babbo Natale, o se preferiamo la faccia del commesso viaggiatore Lou Patience, è diventato l'unico essere sovrannaturale universalmente riconosciuto; ed è curioso come abbia rubato persino la data tradizionale di nascita a Gesù Cristo.

Anzi, attorno al suo giorno di festa, si è ristrutturato l'intero calendario mondiale: dai bambini schiavi che producono per la Benetton nel Terzo Mondo, ai mentitori di professione che creano l'immagine della Benetton a Milano o a New York, tutti guardano al 25 dicembre come scadenza veramente cristomimetica.

Proprio perché la vendita è sempre una forma di seduzione, Babbo Natale non poteva che assumere la forma della bontà assoluta apparente.

Proprio qui sta la sua forza invincibile: immagine eternamente sorridente della divinizzazione del flusso delle merci, essere privo di ogni ragione o teologia, rimozione di ogni dolore, volgarità assoluta e vantata, menzogna dichiarata ma riprodotta in nome dell'innocenza dei bambini, logo di tutti i prodotti del pianeta e nel contempo inseparabile dall'impero che lo ha generato...

Alcune frange evangeliche molto minoritarie condannano Babbo Natale in quanto presunto "dio pagano": anche se gli autori di simili scritti non brillano per capacità raziocinante e quindi non si spiegheranno mai con chiarezza, sembra che credano davvero alla realtà sovrannaturale precristiana di Babbo Natale. Cosa che li rende decisamente ridicoli agli occhi dei bravi laicisti, che finiscono paradossalmente per trasformarsi in difensori del nuovo dio del denaro.

Nella loro ricerca di precedenti pagani, i critici evangelici sembrano perfettamente incapaci di cogliere la vera natura di Babbo Natale. Magari fosse un dio pagano...

Il male è il flusso corrosivo del capitale, del puro numero astratto, che annienta il mondo e chi vi abita. Babbo Natale, vuoto simulacro di plastica ghignante, è in sé nulla.

Proprio per questo, Babbo Natale è il dio dei nostri tempi.

P.S. Per scrivere questo post, ho attinto senza riserve da uno splendido libro di Nicola Lagioia, Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario (Fazi Editore, 2005). Un piccolo tesoro, non solo di dati, ma di riflessioni sul senso dei nostri tempi.

[1] "Vorrei comprare una casa per il mondo e arredarla con amore / Coltivare alberi da mele e api da miele e tortore bianche come la neve / Mi piacerebbe insegnare al mondo a cantare in perfetta armonia / Mi piacerebbe comprare una Coke al mondo e tenergli compagnia / Ecco la cosa vera / Quello che il mondo vuole oggi è Coca-Cola / E' la cosa vera".

Fonte: http://kelebek.splinder.com/
25.12.06


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FeraLupus
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La storia è ormai vecchia, ma il tempo passa e la bufala si tramuta in tradizione... d'altrocanto quante tradizioni sono nate così!?
Visto il tuo interesse per la letturatura e per le bufale storiche... prova ad informarti su San Galgano e dimmi se trovi qualche somiglianza con la saga di Artù 😉


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geopardy
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OTTIMA E SENZA TEMPO.
CIAO
GEO


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danzu
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E poi si arrabbiano quando gli distruggi il mito.
Quando nel corso della pantagruelica abbuffata cerchi di accendere un lumicino nelle teste annebbiate dai fumi del fritto.
Quando fai notare che non vorresti che i tuoi figli credessero a babbo natale e ti rinfacciano la tradizione.
Quando spieghi che la tradizione in realtà non esiste ma che è un'invenzione pubblicitaria e ti rinfacciano i sogni.
Quando tenti di spiegare che è forse meglio far sapere ai bimbi che i doni si scambiano perchè qualcuno ti vuole bene e non necessariamente in una data stabilita e ti fanno passare per il rovina feste e il rompicoglioni di turno.
Quando spieghi il perchè si festeggia il 25 dicembre, anzi la notte del 24, ben tre giorni dopo il solstizio d'inverno, ossia la notte più lunga dell'anno, e che quindi non stai che rinnovando il culto del sole, la sua morte e resurrezione, non a caso data di nascita di Osiride, Mitra etc etc, ti minacciano spianando una bottiglia di spumante carica tentando di centrarti con il tappo.
Ma si, buon natale, e tutti sembrano più buoni: persino i "nostri" militari impegnati in missione di "pace" portano i doni a bordo delle loro slitte armate.
Che poi se quei bimbi non credono a babbo natale non è mica colpa loro... i bambini che c'entrano.


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Nino
 Nino
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Salve a tutti, sono d’accordo su molte cose scritte da tao e soprattutto da Nicola Lagioia, credo che siano giuste molte idee ma esposte ed affrontate in un modo che sconfina nel paranoico, nel mettere in relazione cose che non centrano niente, e si finisce nel creare casi che non ci sono perdendo di vista quelli veri. È una critica onesta, perché comprendo la lodevole iniziativa di denuncia e proprio per questo sto scrivendo questo, se avessi ritenuto tutto un’assurdità non avrei nemmeno risposto.
Cercherò di spiegarmi meglio, per evitare che possiate pensare al solito tradizionalista ottuso coi paraocchi che si accontenta dell’apparenza e di quello che gli propina la televisione per vivere tranquillo; ecco io compatisco queste persone. Premesso questo, se avrete la pazienza di leggermi soprattutto tu tao, vi dirò il mio pensiero, sul quale sono disposto a confrontarmi con voi.

"Il capitalismo assoluto non è altro che la falsificazione totale, l'infantilizzazione estrema, la sistematica distruzione di ogni valore umano, la generazione di uno stato ipnotico collettivo di falso benessere. In cui l'oppio dei consumi sostituisce la religione, diventando esso stesso religione."

Su questo sono perfettamente d’accordo, certi valori si sono persi in nome della modernità, del benessere, della felicità di plastica, ma è purtroppo oltre il capitalismo, la modernità in sé che sta distruggendo tutto. Un giorno ognuno vivrà nella sua sfera di cristallo, dove schiaccianod un bottone potrà avere da mangiare, da bere, potrà pure avvertire le sensazioni di essere al mare o potrà avere un orgasmo. È il mondo virtuale, i valori non esistono, i valor sono per la vita vera.

Tornando al capitalismo prendo un antro estratto del tuo discorso tao:

“ L'esempio supremo, e anche il caso più antico, di falsificazione è certamente la Coca-Cola. Opera alchemica di un fondamentalista evangelico, che volle creare l'ennesimo falso rimedio alla malattia dilagante dell'allora nascente Impero, ciò che oggi chiamiamo lo "stress". Un rimedio, all'inizio, a base di quel noto stupefacente che è la coca e di noci di cola. Un rimedio poi puritanizzato in semplice acqua zuccherata e colorata, che non contiene nemmeno coca o cola.”

Qui inizio a non essere d’accordo: non si può prendere l’origine di una sostanza, il motivo per cui è stata creata e metterlo in paragone con l’uso che ne viene fatto e propagandato oggi tacciandolo per falso perché non corrisponde alla sua origine. Cosac’entra? Siamo d’accordo che il capitalismo ha dei “valori” falsi, offre una visione della vita distorta se non falsa, ma che centra se una sostanza deriva da una pianta o da un’altra, e se oggi non si usa più la coca non si può chiamare coca cola?
Le cose soprattutto alimentari cambiano ingredienti, tipo d’uso ma spesso il nome rimane l’originale è non c’è niente da scandalizzarsi.
La perversione di cercare sempre l’ago nel pagliaio, di estremizzare tutto, di cercare sempre il losco rende poi poco credibili su quello che invece andrebbe evidenziato maggiormente.
Non posso dire che per esempio il calcio è marcioperché i palloni sono fatti dai bambini del terzo mondo..
Andiamo avanti

"Questo evanescente e frizzante nulla non serve per dissetare. E' in realtà semplicemente il riflesso della propria pubblicità; un nulla che però è fantasia di finta giovinezza, di allegria, di infanzia trasformata in prodotto, di socialità solitaria."

Questo è colpa dei valori che sono cambiati, non del prodotto.

"Nel 1971, mentre i piloti bevitori di Coca-Cola annientavano i villaggi vietnamiti con il napalm, la Coca-Cola raccolse duecento giovani sulla sommità di una collina toscana, a cantare il nuovo inno cosmico del prodotto:"ahh! Cosa c’entra? La guerra è sbagliata in sé, se lo stesso stato che vende coca cola con una canzoncina sull’armonia e poi bombarda degli innocenti vigliaccamente non si può colpevolizzare in se ne chi ci marcia dietro. Sempre per la logica del non mischiare sempre le cose..
è come dire che uno che lavora da macdonald per due mesi è colpevole del disboscamento dell’amazzonia.

"Ma quello che conta è che fu la Coca-Cola a trasformare radicalmente Santa Claus, Babbo Natale, nel dio del commercio dei nostri tempi, dotandolo di un volto e di un accattivante abito rosso."

Ok per come si conosce babbo natale, l’ha inventato la coca cola. MA ALLA FINE TUTTO è INVENTATO DALL’UOMO. Basterebbe guardarlo per quello che rappresenta per i bambini, cioè un sogno. Ormai l’immagine di babbo natale si è distaccata dalla sua origine, i bambini l’hanno fatta propria e non pensano a lui collegandolo alla coca cola. Un conto è l’origine di un immagine, di un simbolo, e un altro è quello che diventa dopo. Qualsiasi cosa noi pensiamo, elaboriamo è in realtà qualcosa che ci è stato comunque dipinto raccontato tramandato e le origini non sono smeprer state nobili. Però poi possono diventare altro..spero di essermi spiegato chiaramente.

"Nel dopoguerra, accompagnato dalle armi dell'Impero, Babbo Natale ha invaso l'Europa e poi il resto del mondo, polverizzando ogni ciclo festivo locale e annientando ogni tradizione con una determinazione che l'ateismo di stato sovietico avrebbe solo potuto invidiare."

Questo dipende dalla crisi dei valori e dall’estinzione delle tradizioni, dai siamo seri!!! Babbo natale non ha distrutto un bel niente, al massimo è conseguenza di certi problemi e non causa.
Sono proprio questi i discorsi assurdi che fanno perdere di credibilità.

"Anzi, attorno al suo giorno di festa, si è ristrutturato l'intero calendario mondiale: dai bambini schiavi che producono per la Benetton nel Terzo Mondo, ai mentitori di professione che creano l'immagine della Benetton a Milano o a New York, tutti guardano al 25 dicembre come scadenza veramente cristomimetica."

Allora…della benetton e di tante altre multinazionali si sanno o si possono sapere almeno alcune delle nefandezze che compiono. Per il resto è scontato che lo spietato (non sono ironico) capitalismo cerchi il massimo profitto legandosi a tradizioni “suggestive” per l’uomo. Una volta c’era l’artigiano che costruiva le statuine per il presepe, non bombardava nessuno, non vendeva coca cola. Ma il vendere qualcosa di profano con l’aiuto o con l’occasione dell’evento religioso è qualcosa che è sempre esistito, quindi non si può eccessivamente condannare una seppur spregevole logica consumistica, o meglio la si può e deve criticare ma tenendo conto che i regali veri vanno fatti quando si sente dentro il bisogno genuino e altruistico di farlo e non per obbligo sociale a Natale, MA se uno è cosciente di questo il natale può essere comunque visto come giorno di aggregazione, una “scusa” per cercare di recuperare qualcosa che va oltre al Natale.
Non è bello avere la ”SCUSA” di doversi trovare a Natale a pasqua a capodanno? Come si ha la scusa di andare al pub, in discoteca o chissà dove. Molte volte si usano scuse per riallacciare rapporti, MOLTE VOLTE SI SEGUE UNA CONVENZIONE SOCIALE PER COLTIVARE QUALCOSA CHE VA OLTRE. Molti purtroppo però non vanno oltre, e lì sta il problema. E lì la gente mi fa incazzare. Si deve essere consapevoli della scusa, se non se ci si ferma a quella, se si fanno gli auguri solo perché è natale allora subentra l’ipocrisia, la falsità o semplicemente ancor peggio L’OTTUSITA’.
Ma se si è consapevoli della convenzione, ecco che la tradizione diventa un’occasione.
E lo dice uno che si è preso del bastian contrario del nichilista e del rompicolgioni e potrei continuare.
Come in tutte le cose, anche per questa dipende l’uso che se ne fa.

"Proprio perché la vendita è sempre una forma di seduzione, Babbo Natale non poteva che assumere la forma della
bontà assoluta apparente."

"Proprio qui sta la sua forza invincibile: immagine eternamente sorridente della divinizzazione del flusso delle merci, essere privo di ogni ragione o teologia, rimozione di ogni dolore, volgarità assoluta e vantata, menzogna dichiarata ma riprodotta in nome dell'innocenza dei bambini, logo di tutti i prodotti del pianeta e nel contempo inseparabile dall'impero che lo ha generato..."

Come detto babbo natale è ormai estrapolato dal suo contesto di nascita, non +è simbolo dell’america che bombarda il Vietnam o l’iraq, ma ormai è come Biancaneve o cappuccetto rosso.

"Il male è il flusso corrosivo del capitale, del puro numero astratto, che annienta il mondo e chi vi abita. Babbo Natale, vuoto simulacro di plastica ghignante, è in sé nulla.

Proprio per questo, Babbo Natale è il dio dei nostri tempi."

‘ACCORDO SU NULLA DEI NOSTRI TEMPI, MA..NULLA SONO LE FAVOLE DEI BAMBINI? SONO FAVOLE..NON SONO NULLA. SONO UN SOGNO CHE DEVE RIMANERE TALE, AL BAMBINO CHE CRESCE E ASPETTA BABBO NATALE è UN PO’ COME QUANDO SI DICEVA STAI BUONO CHE ARRIVA L’UOMO NERO..FORSE L’UNICA DIFFERENZA è CHE L’UOMO NERO NON è SIMBOLO PUBBLICITARIO, MA POI IL RISLUTATO è IDENTICO.
VEDERE IL MARCIO ANCHE DOVE NON C’è..BOH.

S LA CANZONICINA è SCEMA perché LA PUBBLICITà NON è SCEMA? Perché CERTE PREGHIERE SE NON SI è CREDENTI NON SONO SCEME?

IL PROBLEMA SONO I VALORI CHE SONO ANDATI PERSI, NON IL CONSUMISTA SCAMBIO DI DONI NATALIZIO.


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danzu
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Non si tratta, secondo me, del problema della modernità.
La modernità non è di per se negativa tantomeno positiva ma un concetto vuoto. Che cosa si intende per modernità?
Se la modernità è, ad esempio, la costruzione di un tunnel che porterà più danni che vantaggi e io mi dichiaro contro il tunnel per ovvi motivi sono contro il tunnel o contro la modernità?
Se la medicina rischia di essere più dannosa del male è più moderno un trattamento tradizionale o la pillola?

"[..] Il moderno come atteggiamento ha nella critica della tradizione il suo assunto fondamentale: l’atteggiamento peculiare della modernità sta infatti nel rifiuto di ogni dogmatismo in nome di un criticismo corrosivo di ogni pretesa verità dogmatica, nella puntuale messa in discussione di tutti i capisaldi su cui la tradizione poggiava. Secondo questa concezione, il moderno non ha più una precisa periodizzazione, ma è piuttosto un atteggiamento affiorato in ogni epoca storica, sebbene con diverse intensità: sicché vi sarebbero stati "moderni" (nel senso sopra delineato) già al tempo dei Greci, poi in età cristiana, e infine in età contemporanea. Ogni qual volta si è presentata nella storia un’istanza critica, là vi è stata la modernità. Servendosi di questa nozione, Foucault rilegge i testi di Kant e tiene una serie di lezioni su Discorso e verità nella Grecia antica, lezioni al cuore delle quali sta quello che per Foucault è l’uomo moderno per eccellenza: il "parresiasta" (parrhsia in greco è la "libertà d’espressione" tipica dei Cinici), ossia l’antidogmatico per eccellenza, colui che non dice la verità: la sbotta, giacché non riesce a trattenerla. E nello sbottarla, egli non si cura minimamente delle conseguenze derivanti da ciò: il tratto portante del suo agire è il coraggio, il saper vivere senza temere guai, in perfetta armonia tra ciò che pensa e ciò che fa. Se ai moderni interessa la verità degli enunciati, nel caso del parresiasta è la stessa sua armonia tra il pensato e l’agito a garantire la verità di ciò che egli va asserendo: "fondamentale non è dire cose vere, ma che ci sia chi dice cose vere", asserisce Foucault.[..]" http://www.filosofico.net/auschwitz/ausch6.htm

Secondo l'accezione posta sopra, nella quale personalmente mi riconosco, modernità è un atteggiamento, una forma mentis.
In tal senso erano molto più moderne alcune favole antiche rispetto a molti racconti per bambini odierni.
Critico, ad esempio, alcuni cartoni animati Disney, soprattutto quelli che riscrivono le fiabe, perchè non ne rispettano il significato, addirittura stravolgendolo.
Quando nel Pinocchio Geppetto non è presentato più come morto di fame, il quale chiede un pezzo di legno per farsi un burattino e girare nei paesi per rimediare un tozzo di pane, perchè tale era, viene trasfigurato in un abile artigiano con la casa piena di orlogi a cucù.
O come in altre fiabe che vengono edulcorate per non spaventare i bambini, vedi la sirenetta che nella fiaba originale sacrifica la propria vita divenendo la spuma del mare.


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Nino
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Quando parlo di modernità con un'accezione evidentemente negativa non mi riferisco alla forma mentis, ma alla somatizzazione tecnologica a cui sembra non ribellarsi l'uomo.perchè forse non può. intendo l'avanzare della tecnologia, che spesso è più un danno che un bene, perchè non sappiamo farne buon uso. prendi il telefonino, siamo schiavi di questo, non si può uscire di casa senza, la società richiede che tu abbia un telefonino e sia reperibile..in base a questo poi si vanno a modificare tutta una serie di comportamenti di abitudini. sei in un posto ma non sei lì, sei ovunque e da nessuna parte. guarda poi i messaggi, la tristezza dell'essersi ridotti non a integrare questa possibilità con il resto ma a comunicare così. poi + logico quando è usata bene la tecnologia è utile e a volte salva anche la vita a qualcuno ma noi la subiamo. perchè è difficile che si altrimenti.
questa "modernità" in realtà evidenzia che eravamo molto più moderni prima(questa volta si come forma mentis).
i rapporti diventano più distaccati freddi e asettici, da qui poi parte tutto il resto, la crisi dei valori eccetera.


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