Alitalia, lettera d...
 
Notifiche
Cancella tutti

Alitalia, lettera dal fronte


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

La seconda notizia su Repubblica online è la bancarotta di Lehman Brothers (anticipata da un anonimo commentatore del blog parecchi giorni fa... ehi, vogliamo altre news!).

La prima è, naturalmente, Alitalia. Ricevo questa lettera dal fronte:

Cara Debora, buona parte dell’opinione pubblica si è meravigliata della determinazione con cui il personale Alitalia sta affrontando la vicenda della privatizzazione della nostra compagnia di bandiera.
E’ bene ricordare che Alitalia ha problemi economici da almeno un ventennio, negli ultimi dieci anni solo una volta ha portato un bilancio in attivo di pochi miliardi di lire e ciò per delle vendite di beni di proprietà aziendale e non per motivi quindi derivanti dall’operatività.
Da anni i dipendenti e i sindacati denunciano una situazione gestionale vergognosa. La politica ha da sempre usato Alitalia per le proprie “clientele”, ha spremuto e sfruttato questa azienda fino all’inverosimile. I vertici della compagnia aerea succedutisi in questi anni sono quasi sempre stati imposti dalla politica e quasi mai scelti in base alle loro effettive capacità.
Questa azienda è stata costretta a fare scelte sbagliate ed antieconomiche (Malpensa l’ultima), vi è stato uno spreco di denaro e di potenzialità semplicemente vergognoso.
Nessun governo, sia di sinistra che di destra, si è mai posto il problema di chiedere conto agli amministratori del loro operato.
Oggi che la situazione è diventata insostenibile si tenta di scaricare le responsabilità sui lavoratori e sui cittadini chiamati a rispondere di colpe non proprie. Dove erano gli organi d’informazione, la magistratura, i revisori dei conti, i Presidenti del Consiglio, i Ministri del Tesoro in questi anni? Cosa hanno fatto? Per questo i dipendenti Alitalia sono inferociti!

Gianluca Morale, Assistente di volo capo cabina dal 1985

Personalmente, quel che noto di tutta questa faccenda sono due elementi fondamentali: - il governo che ha fretta di chiudere per poter proclamare l'ennesima "Mission Accomplished", ovvero, come è tradizione, spazzatura sotto il tappeto ed elettore cornuto e contento; - l'opinione pubblica, che oramai imbesuita da invidie sociali e guerre tra poveri gode del dimezzamento dello stipendio di altri lavoratori, da sempre percepiti come "ricchi" e viziati. La TV ha ovviamente le sue responsabilità in entrambi gli atteggiamenti.

A me non garberebbe di essere operata da un chirurgo che guadagna 1200 euro e ha 12 ore di camera operatoria sul groppone. E a voi? Eppure, questo è quello che si propone a piloti ed assistenti di volo: gente che si occupa della nostra sicurezza a 10mila metri, con un trattamento economico da postino e ore di lavoro, incluse notturne, festive e col fuso orario, che neanche al call center.

Mentre si gode perchè anche loro finalmente moriranno di fame come tutti noialtri e sarà ristabilita giustizia retributiva (sarà una nuova forma di comunismo, chissà), i 16 prenditori si fregano le mani perché i soldi che non guadagnano più i pasciuti steward se li intascano Colaninno e Ligresti. Insieme, naturalmente, ai quattrini della manutenzione: forse non l'avete notato, ma la manutenzione degli aerei va in "outsorcing", e non voglio neanche pensare che finisca nella solita fila di scatole cinesi al termine della quale ci sono 4 rumeni al nero che aggiustano l'aereo che sto per prendere.

Insomma, forse un filino più di solidarietà alla lotta dei lavoratori Alitalia non guasterebbe. Anche perché non voler cedere al ricatto occupazionale è un caso più unico che raro in questo disgraziato Paese di gente che si zerbina per due lire davanti al prenditore di turno.

Debora Billi
Fonte: http://crisis.blogosfere.it
Link. http://crisis.blogosfere.it/2008/09/alitalia-lettera-dal-fronte.html
15.09.08


Citazione
Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

I piloti dell’Anpac come i minatori inglesi sotto la Thatcher? Non diciamo assurdità
.
Prima un' ammissione in relazione ai valori, come direbbe Max Weber: i piloti civili non ci sono mai stati simpatici. Per quale ragione?
In primo luogo, ricordiamo, da giovani ufficiali di complemento, certi ragionamenti utilitaristici di quei piloti militari in procinto di passare all’aviazione commerciale, “perché pagava molto di più”. Dopo essere costati all’aeronautica militare diversi miliardi per l’addestramento e la formazione… E per noi, giovani idealisti, era come il replay, magari in sedicesimo, dell'Otto Settembre...
In secondo luogo, i “comandanti” dell’ Alitalia, hanno rappresentato e rappresentano la quintessenza della “casta”… Da sempre chiusi nei loro privilegi corporativi. E pronti ciclicamente, pur di difenderli, a paralizzare il traffico aereo. Danneggiando azienda, utenti e immagine all'estero dell’Italia.
Pertanto il nostro giudizio non è sereno. Lo ammettiamo.

In realtà però il vero pericolo è un altro. E diciamo questo, pur ( o proprio) avendo manifestato la nostra contrarietà alla privatizzazione di Alitalia ( si veda il post del 1 settembre). Ma, dicevamo, qual è il pericolo ? Quello di scambiare, soprattutto a sinistra, la posizione di chiusura dei piloti nei riguardi delle trattative e del governo Berlusconi, con quella dei minatori inglesi, autentici eroi del lavoro, verso la Thatcher…
I piloti vogliono il contratto separato per mantenere i privilegi. Sono disposti a guadagnare di meno, ma non a rinunciare a quell’ inquadramento particolare, che resta una delle cause dei passati sperperi di Alitalia. Mentre i minatori inglesi lottavano per difendere un tenore di vita, cento volte inferiore a quello dei “comandanti”. Perciò la sinistra rifletta bene su una questione fondamentale: mai confondere una élite superpagata con i proletari autentici…
E attenzione, Berlusconi, ben diverso dalla signora Thatcher-palle d'acciaio - se ci si passa la caduta di stile - invece cederà. E tutto continuerà come prima. Privati o non privati...

Carlo Gambescia
Fonte: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com
Link: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2008/09/i-piloti-dellanpac-come-i-minatori.html
15.09.08


RispondiCitazione
paolodegregorio
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1630
 

- il fallimento Alitalia -
di Paolo De Gregorio, 15 settembre 2008

Sull’Alitalia ho da dire delle cose sgradevoli, ma non aprirei bocca se non fossi convinto di descrivere una realtà in cui partiti, sindacati, lavoratori, in concorso tra di loro, hanno dato il peggio di sé, e sono TUTTI responsabili dei privilegi corporativi, del rigonfiamento degli organici, degli sprechi, che hanno portato la compagnia ad essere già da tempo fuori mercato.
L’Alitalia è sempre stata una greppia di Stato, molto simile alla RAI, dove i partiti e i sindacati hanno sistemato parenti ed elettori, dove non si è mai verificato un licenziamento, e le 9 sigle sindacali interne hanno chiesto il superfluo e l’impossibile, con la certezza che lo Stato avrebbe sempre ripianato ogni buco finanziario.
Questo è successo fino a 4 mesi fa quando il governo Prodi fu sollecitato da Berlusconi a concedere un prestito ponte di 300 milioni di euro per non far fallire la compagnia. Politicamente la colpa è di tutti i governi degli ultimi 10 anni poiché la crisi Alitalia era da tempo cronica e conosciuta.
Però la cosa più fastidiosa e arrogante è stato l’intervento del cavaliere per far fallire l’intesa con Air France, millantando una soluzione capitalistica, che poi si è visto voleva semplicemente, in perfetto stile padronale, scorporare la parte di Alitalia che perdeva, e consegnare ai suoi amici imprenditori la parte attiva al netto dei debiti. Come al solito socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
Siccome su questa faccenda ha puntato molto della sua credibilità, spero proprio che l’intera compagnia fallisca, che di questo fallimento sia considerato interamente responsabile Berlusconi e i lavoratori, che hanno sempre dimostrato di essere corporativi, divisi, legati a doppio filo con la politica, pieni di sindacatini autonomi, paghino questo loro comportamento e sia previsto per loro solo ciò che è previsto dalle attuali regole per la generalità dei lavoratori.
Quanto al servizio svolto dall’Alitalia, in pochissimo tempo sarebbe sostituito da altre compagnie e per gli italiani sarebbe molto meglio non essere più chiamati a ripianare i debiti con le tasse, per la magra soddisfazione di possedere una compagnia di bandiera.
Paolo De Gregorio


RispondiCitazione
regixx
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 11
 

A proposito della lettera dal fronte(al fronte si moriva, e non in senso lato), vi riporto, per chi non l'abbia già letto, un articolo apparso sul corriere del 12 settembre a firma Sergio Rizzo.
Un articolo illuminante, che getta la solita luce sulla vicenda, che mette in risalto le responsabilità politiche indubbie, ma non solo....
Sebbene non sia piacevole assistere al fallimento di una azienda Italiana, perchè i motivi di ciò vanno ricercati in posti completamente diversi da quelli finora evidenziati da giornali e telegiornali, e le responsabilità siano da ricondurre ad aspetti ancora poco noti di politica monetaria, è comunque uno spaccato del nostro modo d'intendere la cosa pubblica.

http://www.corriere.it/economia/08_settembre_12/rizzo_trucchi_segreti_della_casta_volante_bed7f1e6-808b-11dd-b38b-00144f02aabc.shtml


RispondiCitazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

paolodegregorio finalmente qualcosa di condivisibile!


RispondiCitazione
radisol
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 8261
 

di Carlo Scarpa 16.09.2008

L'azionista di controllo di Alitalia è il Tesoro e la società è in amministrazione straordinaria. Eppure al cittadino contribuente non è concesso di sapere quale sarà l'impatto sui conti pubblici dell'intervento previsto. L'unica cifra certa sono i debiti finanziari per circa 1,2 miliardi. A cui si aggiungono i 300 milioni del prestito ponte capitalizzato, debiti con i fornitori stimabili in 1,5 miliardi, 1, 4 miliardi per ammortizzatori sociali e tutela degli azionisti. L'attivo si aggira sugli 800 milioni. In totale lo Stato pagherebbe direttamente circa 2,9 miliardi.

Non sappiamo neppure se il piano Fenice andrà in porto. Se anche avverrà, ancora non si sa che costi potrebbe avere. In un paese “normale” le cifre di Alitalia sarebbero pubbliche. L’impresa è stata posta in amministrazione straordinaria, ovvero in situazione di liquidazione, l’azionista di controllo è il Tesoro, è stato dichiarato che di una serie di costi si farà carico lo Stato… Eppure al cittadinocontribuente non è concesso di sapere quale sia la situazione di questa impresa, quale l’impatto sui conti pubblici dell’intervento previsto. Quando questo fosse noto, si potrebbe discutere se tali cifre siano o meno giustificate dall’obiettivo che si consegue. E invece vige il riserbo, comprensibile sui piani di un’impresa privata che inizia le sue operazioni (la Cai), ma non sulla parte che riguarda un’impresa pubblica che sta uscendo dalla scena.
Siamo dunque a congetturare quanto costerà questo intervento. Mettiamo in fila alcune cifre.

I DEBITI DI ALITALIA

I debiti finanziari sono di circa 1,2 miliardi di euro, forse l’unica cifra certa della storia. A questi sono poi probabilmente da aggiungere i 300 milioni di “prestito ponte” (poi capitalizzato). Con ogni probabilità dovranno essere restituiti allo Stato, il che aggrava il passivo di Alitalia (non cambierebbe molto il costo totale per lo Stato, ma questa è un’altra storia). Se prudenzialmente, come è corretto fare, aggiungiamo questo importo agli altri debiti, siamo a 1,5 miliardi.
Mancano però i debiti verso i fornitori, per i quali possiamo fare il seguente ragionamento.
Un’impresa delle dimensioni di Alitalia paga normalmente i fornitori “a 60 giorni”, ovvero con due mesi abbondanti di ritardo, se non a 90 giorni (tre mesi). Quindi è del tutto normale che in ogni istante questa impresa debba ancora pagare le fatture degli ultimi tre mesi. Poiché si tratta di un quarto dell’anno, se i costi si formano in modo più o meno regolare, questo significa avere debiti pari a circa il 25 per cento dei costi totali.
Alitalia ha costi di circa 5 miliardi all’anno. Di questi, circa 1 miliardo è dato da stipendi e salari, il cui pagamento non risulta sia stato sospeso. Ne restano 4: sarebbe pertanto del tutto fisiologico riscontrare debiti per un quarto di tale importo, quindi, 1 miliardo di euro. Se poi teniamo conto che Alitalia sa da molto tempo di essere in situazione pre-fallimentare, è del tutto ragionevole che abbia allungato ulteriormente i tempi di pagamento. Di quanto? Non lo sappiamo, ma se fossero arrivati, ad esempio, a sei mesi invece che a tre mesi avremmo debiti per 2 miliardi. Ipotizziamo allora debiti verso i fornitori tra 1 e 2 miliardi (1,5?).
Nei giorni scorsi il quotidiano Europa ha scritto che il decreto di nomina a commissario di Augusto Fantozzi riferiva di debiti per un importo complessivo pari a 2,8 miliardi. Non sappiamo se sia vero perché la cosa non è stata confermata, ma neppure smentita. Ma se consideriamo 1,5 miliardi di natura finanziaria, un totale di 2,8 miliardi richiederebbe altri debiti (verso fornitori) per circa 1,3 miliardi, del tutto plausibile e in linea con il ragionamento precedente.

I PICCOLI AZIONISTI

Il governo ha deciso di tutelare anche i piccoli azionisti. Quanto costa? Anche qui abbiamo diversi problemi.
Il primo è capire chi siano i “piccoli”, cosa che dovrà essere definita da un successivo provvedimento. Ma Tesoro a parte, nessuno ha più del 2 per cento delle azioni di Alitalia: basta questo a qualificare un azionista come “piccolo”? Se così fosse, il rimborso spetterebbe a circa il 50 per cento del capitale di Alitalia.
Il secondo è il prezzo a cui effettuare la compensazione. L’ultimo prezzo prima della sospensione del titolo era 0,44 euro. Poiché Alitalia ha circa 1,3 miliardi di azioni, questo conduce a un valore di circa 600 milioni, metà dei quali nelle mani di azionisti “non grandi”. Per altro, nelle ultime settimane il titolo oscillava in modo spaventoso, e non è comunque detto che la compensazione degli azionisti sia totale. In questa incertezza pensare a un costo di circa 150 milioni pare prudente.

L’ATTIVO DI ALITALIA

Qui ci troviamo su un terreno ancora più scivoloso. Quanto incasserà il commissario vendendo quel che di buono è rimasto? Lo vedremo solo alla fine. Le stime che girano (la fonte è il Sole24Ore, quotidiano notoriamente vicino alla “cordata”) non vanno oltre i 7-800 milioni di euro.
La cifra dipenderà per altro anche da due elementi estremamente delicati.
Il primo è se il commissario (che in procedure del genere dovrebbe tutelare “anche” i creditori) vorrà sollecitare offerte da più parti o si limiterà a vendere il tutto a Cai. Con ogni probabilità seguire la seconda strada andrebbe a detrimento dei creditori, ma pare sarà quello che avverrà – quindi pensare a importi superiori a quelli indicati dal Sole24Ore parrebbe avventuroso.
Il secondo è la valutazione che sarà data dall’advisor “indipendente” nominato dal governo, la Banca Leonardo. Anche qui, pensare a valutazioni molto generose pare azzardato, quanto meno perché l’advisor nominato a valutare gli asset da vendere (presumibilmente) alla Cai appartiene ad alcuni azionisti presenti anche nella Cai stessa (Benetton, Tronchetti Provera, e così via.
La questione è talmente ridicola da commentarsi da sola. Spetta ad altri valutare se siamo entro i limiti delle norme (personalmente lo dubito) ma se fossi un creditore di Alitalia e alla fine non riuscissi a recuperare tutto il dovuto, credo preparerei una causa. Ma anche come contribuente, poiché mi troverò a pagare più tasse per compensare un introito minore di quanto sarebbe stato possibile, non sono certo tranquillo.
Prendiamo allora per buona la stima del Sole24Ore….

IL COSTO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

Anche qui le variabili difficilmente misurabili sono tante. Quanti esuberi? Chi sono? Il costo dipende anche dallo stipendio di chi resta senza lavoro: sono lavoratori a tempo pieno o precari? E per i precari, alcune migliaia, davvero non si prevede alcuna copertura? Per quanto tempo resteranno disoccupati? Se trovassero un altro lavoro, questo costo verrebbe meno.
La stima che possiamo proporre è la seguente. Il costo medio del lavoro di Alitalia può stimarsi (prudenzialmente, sulla base del bilancio 2005) in circa 55mila euro/anno. (1)
Poiché gli ammortizzatori coprono circa l’80 per cento dello stipendio (per fortuna dei lavoratori del trasporto aereo il loro accordo sindacale del 2004 non pone neppure un tetto a quanto possono ricevere) avremo da pagare 44mila euro per ogni lavoratore per ogni anno, fino a un massimo di 7 anni.
Se restassero “fuori” circa 5mila lavoratori a tempo pieno, ad esempio, avremo 220 milioni all’anno. Per quanti anni, non lo sappiamo, ma non è azzardato temere un costo complessivo tra un miliardo e un miliardo e mezzo. Per i precari per ora non è previsto nulla. Vedremo.

TIRIAMO LE SOMME. E VEDIAMO CHI PAGA

Altro ancora si potrebbe considerare: ad esempio, contributi e imposte che vengono meno, ma il problema nella valutazione di queste voci è strettamente “rispetto a quale scenario” e preferiamo non avventurarci su questa strada ancora più impervia.
Riassumendo, allora,
prendiamo nella assoluta incertezza valori intermedi tra quelli che avevamo indicato:

(in milioni di Euro) Da pagare Ricavi attesi
Bilancio Alitalia
Debiti finanziari 1.200
Prestito ponte 300
Debiti a fornitori 1.500 (?)
Valore dell’attivo 800 (?)
Altri costi
Tutela azionisti 150 (?)
Costo ammortizzatori sociali 1.250 (?)
Totale 4.400 (?) 800 (?)

La differenza tra costi e quanto si può ricavare dalla vendita dell’attivo di Alitalia si aggira sui 3,6 miliardi di euro. Ma è un dato molto grezzo. Diciamo che il costo degli ammortizzatori sociali e quello per la tutela degli azionisti (stimabili in 1,4 miliardi) è senz’altro a carico della collettività. Per le altre voci, occorre capire chi paga per i debiti ai fornitori, e qui le strade sono due.

Ipotesi 1: lo Stato garantisce tutti.

In questo caso, oltre agli ammortizzatori lo Stato si fa garante della intera differenza tra l’attivo e il passivo: un totale di 3,6 miliardi, quindi.

Ipotesi 2: i fornitori non fruiscono di alcuna garanzia aggiuntiva.

Effettivamente, mentre i creditori “finanziari” di Alitalia sono garantiti ai sensi del decreto che emenda la legge Marzano, nessuno ha mai detto che lo stesso vale per chi ha continuato a “dare credito” ad Alitalia continuando a rifornirla (di carburante, servizi di manutenzione, ecc.). In una intervista a La Repubblica, il commissario Fantozzi ha in realtà indicato che i fornitori saranno pagati, per quanto possibile, liquidando l’attivo. Non è chiaro che senso avrebbe la disparità di trattamento, ma in questa ipotesi parrebbe che i debiti finanziari sarebbero pagati sull’apposito fondo pubblico a tutela delle frodi finanziarie, mentre i fornitori sarebbero soddisfatti solo pro-quota vendendo l’attivo. Se così fosse – e se questo fosse possibile stante le attuali norme sul fallimento – i fornitori verrebbero soddisfatti solo per circa il 50 per cento, e quindi sopporterebbero circa 700 milioni del costo sopra identificato.
In questa ipotesi, lo Stato pagherebbe direttamente in totale circa 2,9 miliardi. Si noti per altro che all’interno dei creditori di Alitalia potrebbero nascondersi altri pezzi del sistema pubblico se, come è legittimo pensare, Alitalia avesse ancora in sospeso pagamenti di imposte, contributi Inps e così via. Sarebbe bello se dicessero ai contribuenti come stanno veramente le cose, vero?
Una cosa assai probabile è che, se il piano Fenice oggi fallisse, il numero degli esuberi sarebbe superiore. Problema oggettivo dei lavoratori a parte, aumenterebbe il costo degli ammortizzatori sociali. E dubito che il valore degli asset di Alitalia, se anche aumentasse con altre offerte, cosa da dimostrare, sarebbe talmente superiore da compensare questo effetto. Difficile dire cosa sarebbe meglio

(1) Purtroppo il modo in cui sono costruiti i bilanci negli ultimi anni non aiuta, ma il dato dei dipendenti a tempo indeterminato è probabilmente maggiore.


RispondiCitazione
Condividi: