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Beppe Grillo cala la maschera?


dana74
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Beppe Grillo cala la maschera?

[1]di Jacopo Castellini per Stampalibera

Che Beppe Grillo avesse intenzione di scendere in politica seriamente era poco ma scontato. L’ha fatto ad un anno esatto dall’annuncio di fondazione del suo “Movimento 5 Stelle”. Un movimento che senz’altro ha – tra le molte proposte- molte note positive: dalla raccolta differenziata alla lotta contro la cementificazione del territorio, le energie alternative, la diffusione di internet ovunque, la contrarietà alle “grandi opere” inutili volute da ministri come Lunardi e Di Pietro. Insomma, c’è di che esser contenti? Per capire in realtà fino a che punto Grillo creda in ciò che afferma è necessario osservare attentamente. Perché, se a prima vista il suo sembra un movimento alternativo al sistema economico e politico attuale, nei fatti le cose cambiano. Ogni discorso di Grillo, ogni suo comunicato politico sul blog, ogni suo spettacolo o intervento contiene sempre, da un lato, critiche aperte al sistema politico (sempre ai nostri “dipendenti”, però, mai ai burattinai!), proposte di democrazia diretta, di “decrescita felice”. Dall’altro lato, il finale è sempre un elogio al capitalismo d’oltre-oceano e d’oltre-manica, chiamato in causa come modello esemplare rispetto all’imprenditoria nostrana. Insomma, per Grillo l’Italia fa sempre schifo e dovrebbe adeguarsi ai modelli impostaci dai nostri colonizzatori francesi, inglesi e americani, al “fascismo universale” teorizzato da Michael Ledeen (il mentore di Di Pietro) di cui è incarnazione esemplare quell’oligarchia cleptocratica (impostaci con un colpo di Stato l’8/08/2008) chiamata Unione Europea. George Soros, lo speculatore finanziario responsabile dell’assalto alla Lira, membro del Club del Britannia, sponsor di tutte le “rivoluzioni colorate” filo-americane nel mondo, fondatore dell’Istituto per l’esportazione della democrazia (Iraq docet!) e ricercato dalla polizia indonesiana? Un esempio da seguire, per l’(ex)comico. Come Rockfeller, Rotschild, Bill Gates, Bloomberg… insomma, si capisce da che parte sta Grillo.

La strategia usata dal Beppone nazionale è quella di presentarsi come ecologista, democratico-direttista, quasi autarchico e federalista, per poter sottrarre energie al risveglio politico e coscienziale in atto in tutto il mondo. Un risveglio che lo stesso Brzezinsky ha recentemente dichiarato di temere come l’aglio per i vampiri (1) Nessun problema, arrivano i falsi profeti, i lupi vestiti da agnello. Infatti, la London School of Economics, luogo di addestramento per i futuri generali del capitalismo d’assalto e centro d’irraggiamento della “cultura” (leggi: propaganda) neoliberista (che ci ha fornito, tra i tanti, i nostri Mario Draghi e Romano Prodi) ha come simbolo proprio un lupo travestito da agnello. Far credere ai cittadini di costruire “dal basso” un’alternativa di sistema, partendo dai comuni, per guidarli fino all’altare sacrificale del Golem globalista. Grillo ha imparato bene la lezione di Sun Tzu, il famoso generale cinese autore de L’arte della Guerra: conosci il tuo nemico e portalo dove vuoi tu, ma fingendo che ci sia arrivato lui, da solo, senza di te.
Lo stesso Grillo conferma quanto sopra, pronunciandosi a favore di un governo di transizione, ossia l’ennesima giunta bancaria mascherata pronta a liquidare quanto rimane delle aziende di stato (Eni e Finmeccanica in testa), distruggere quel che resta del welfare state, ma soprattutto imporre a tutti i costi la truffa della moneta-debito creata dal nulla:
“Una soluzione per guadare la melma in cui siamo immersi è un governo tecnico di durata sufficiente a mettere, per quanto si può, sotto controllo il debito pubblico che sta esplodendo nel silenzio generale, per ridare la scelta del candidato agli elettori, per eliminare i rimborsi elettorali ai partiti, nel rispetto del referendum, e per fare una legge sul conflitto di interessi che elimini alla radice il problema Berlusconi”(2).
In pratica, Grillo ammette che tale “governo” dovrebbe imporre all’Italia le stesse misure della Grecia. Misure che, nell’Argentina di un decennio fa, portarono ad una crisi politica ed economica devastante. Crisi facilmente prevedibile, perché il blocco della spesa pubblica, dei salari, delle pensioni, degli investimenti è una ghigliottina sull’economia reale, cioè sulla sopravvivenza stessa dei cittadini. Grillo sa benissimo, invece, che le misure da prendere sarebbero antitetiche, in primis la riappropriazione della sovranità monetaria, come spiegava lui stesso nel suo ciclo di spettacoli “Apocalisse morbida”, in cui cercava di far comprendere al pubblico il problema del signoraggio su mandato di Giacinto Auriti (3). Semmai proprio il ripudio del debito è la via sovrana (l’unica in realtà) per uscire dalla recessione e dalla schiavitù bancaria, ma Thomas Sankara (4) non è più da tempo un modello per Grillo…
Per il resto, il voto di preferenza ed il conflitto di interessi sono solo specchietti per allodole, dato che difficilmente un governo di transizione se ne occuperebbe. Inoltre Grillo dovrebbe spiegare come possa conciliare il ripristino del sistema uninominale (da lui spesso evocato sin dai tempi del primo V-Day) con il voto di preferenza (applicabile solo in un sistema proporzionale). Misteri della fede (grillina).
I suoi intenti sono più facilmente intuibili se si tiene conto, inoltro, di quanto dichiarato da Grillo un anno fa, lanciando il Movimento 5 Stelle. Grillo scriveva, nel suo “comunicato politico numero ventiquattro”:
“Quando i soldi finiranno, o meglio, quando saranno costretti a annunciare che i soldi sono finiti, allora inizierà il ballo. Nessuno può dire che tipo di ballo sarà. Secessionista, peronista, federalista, pre-unitario, fascista” (5)
Insomma: necessario attuare misure draconiane al fine che i soldi non finiscano (Auriti si rivolta nella tomba), altrimenti l’Italia andrebbe incontro al fascismo o alla secessione. Un’ammissione del piano che i poteri occulti riservano per l’Italia, a saper leggere tra le righe. Le prossime mosse del “fascista del duemila” Gianfranco Fini e del fu secessionista Bossi saranno indicative di tali prospettive. Un caso che alle regionali la presenza della Lista 5 Stelle in Piemonte abbia favorito l’elezione del leghista Cota? L’appoggio dato dai poteri forti alla Lega (imparzialità de La Stampa, tradizionalmente anti-berlusconiana e anti-leghista, e un editoriale sul Corriere all’indomani delle elezioni in cui si chiede alla Lega di assumersi l’onere delle “riforme”) indica la loro volontà di dividere il paese (dividi et impera) forse anche geograficamente, adducendo come scuse diversità socio-economiche realmente esistenti, ma che hanno come reale causa la privatizzazione della sovranità monetaria. Non si dimentichi l’editoriale con cui l’Economist definì “Bordello” il Meridione d’Italia, indicando per il Nord la soluzione secessionistica. Se Berlusconi dovesse uscire di scena e un governo tecnico imponesse misure insostenibili, la rabbia popolare nel Nord spingerebbe la Lega a consensi plebiscitari e la secessione sarebbe l’unica ancora di salvezza anche per i più strenui nazionalisti, soprattutto se il presunto “federalismo” dovesse arenarsi (come probabilmente accadrà) a causa del fuoco amico dei “futuristi” finiani.
Non a caso, nel medesimo intervento, poche righe più su il blogger genovese decretava la morte dell’unità d’Italia: “a 150 anni dall’Unità d’Italia ci sono otto milioni di poveri. Questa Italia è fallita”
L’ipotesi “federalista o pre-unitaria”? La distruzione degli stati-nazione è funzionale alla creazione di governi sovra-nazionali continentali e, una volta dichiarata la bancarotta, sarebbe probabilmente il destino delle nazioni europee e anche degli Usa. Insomma, un nuovo Sacro Romano Impero (con Londra al posto di Aquisgrana)
Infatti il Federalismo in Italia
è già stato introdotto dalla Riforma del Titolo V, varata in fretta nel 2001 dal governo dell’Ulivo pochi giorni prima dello scioglimento delle Camere (che caso!) e prevede l’assegnazione alle regioni di competenze come sanità, istruzione, ecc. Finora non è mai stata applicata, perché se lo fosse annullerebbe di fatto le leggi dello stato nazionale in queste materie di competenza regionale. La riforma è stata finora congelata per permettere alla partitocrazia di succhiare risorse alle comunità locali e portare l’Italia sull’orlo della bancarotta (cioè in mano ai banchieri definitivamente), ma presto o tardi dovrà essere applicata. Questo significa che le regioni sostituiranno lo Stato nei poteri formali e fittizi concessigli dal trattato di Lisbona (fingere di legiferare per approvare quello che Bruxelles ha già deciso), ma di fatto dipenderanno direttamente dalla Commissione Europea.
Quella “peronista” è però la via maestra e non è da escludere che lo stesso vento secessionista non sia altro che una scusa (problema-reazione-soluzione) per arrivarvi. Non dimentichiamoci i militari nelle città e un centinaio di basi militari americane sparse nel territorio nazionale. In quest’ottica, l’Economist (portavoce di casa Rotschild) ha proposto proprio la soluzione dittatoriale per paesi che rifiutino di assoggettarsi alle logiche dell’FMI, ossia la necessità di uno “’Stalin del libero mercato’ – una figura sul modello del cileno Augusto Pinochet – che costringerebbe i cittadini del suo paese ad accettare le costrizioni del mercato globale, compreso il ripagamento dei debiti” (6).
L’attuale presidente della camera (se incoronato premier) avrà dunque occasione di mostrare a tutti cos’è il “Fascismo del Duemila”, ossia ciò da cui si prepara da molto tempo, consapevole com’è che “ci sono fasi in cui la libertà non è tra i valori preminenti” (7)
In quest’ottica il progetto di Grillo di distruzione del sistema partitico non è funzionale alla democrazia diretta, semmai all’accettazione dell’oligarchia globale: “amare il grande fratello”, orwellianamente parlando.
Lo stesso movimento politico di Grillo, infatti, è tutt’altro che un’organizzazione democratica. In proposito delle scorse elezioni regionali, infatti, un grillino commentava così la candidatura del grillino Borrelli in Veneto:
“Beppe Grillo ha imposto il candidato Borrelli, che non piaceva alla maggior parte del gruppo. Nonostante i bei discorsi sulla democrazia dal basso, ha detto espressamente: o candidate Borrelli o non vi do il simbolo. La maggior parte ha detto: allora tieniti il simbolo. Quei pochi che sostenevano Borrelli volevano aiutarlo, ma lui a questo punto ha preferito mettere in lista degli sconosciuti, perché il gruppo preesistente era abituato a discutere e scegliere collettivamente, e Borrelli non ha alcuna intenzione di trovarsi con qualcuno che discute le sue decisioni” (8).
Insomma, Beppe Grillo ha finalmente calato la maschera. I grillini lo seguiranno?

Jacopo Castellini

NOTE:

(1) http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=MAR20100624&articleId=19873
(2) http://www.repubblica.it/politica/2010/08/02/news/beppe_grillo_ci_presentiamo_alle_politiche-6012803/
(3) http://www.youtube.com/watch?v=CJJ9rzReXso
(4) http://www.youtube.com/watch?v=ZDyOCw4suXk
(5) http://www.beppegrillo.it/2009/08/comunicato_poli_16.html
(6) http://www.movisol.org/10news134.htm
(7) affermazione di Gianfranco Fini all’ingresso in coalizione con Berlusconi nel 1994
(8) http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2010/2-gennaio-2010/grillo-sfida-lega-pd-lancia-suo-candidato-1602235406585.shtml

SU GRILLO:

Beppe Grillo è libero o controllato? Di Marcello Pamio

http://www.disinformazione.it/beppe_grillo.htm

Beppe Grillo e il Partito Britannico di Claudio Giudici (Movisol)

http://www.movisol.org/09news143.htm

Beppe Grillo: instant-pupper di FMB

http://www.oltrelacoltre.com/?p=6130

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e magari beppe grillo scendesse in politica al posto di certi politici tromboni di centro-destra...e del PD ovviamente...


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