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Bifo - Obama e il postfuturo


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
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Ho letto il contributo di Roberto Vignoli e quello di mcsilvan.
Sono contributi interessanti alla comprensione, ma io non mi affretterei a fare il critico-critico sulla vittoria di Obama.
Roberto ci informa che Alexander Coburn, in The Nation, sostiene che Obama ha sempre avuto posizioni moderate.
Può darsi. Io non ho capito cosa abbia in mente Barak Obama, ma temo che i suoi programmi e le sue intenzioni, quali che siano, dovranno fare i conti con lo srotolarsi di processi ingovernabili.

Nel 2004, dopo la convention democratica, Mago mi disse: quel senatore che si chiama Obama sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. L'aveva ascoltato e guardato e aveva capito che c'era nel suo volto e nel suo modo di parlare una sintonia profonda con un'epoca disperata e pronta a una nuova visione. Certo come dice mcsilvan la mitologia religiosa gioca un ruolo decisivo in questa storia.

A me non importa molto di giudicare Obama, né di decifrare le sue intenzioni o le sue possibilità.
Mi limito a osservare l'effetto simbolico che questa vittoria ha già creato, ed è destinata a creare nella mente di milioni e miliardi di persone nel mondo. L'effetto simbolico è liberatorio, suggerisce l'idea che è possibile tutto, è possibile perfino rovesciare le tendenze che hanno portato all'attuale miseria sociale.
Non perché vi sia conseguenzialità logica tra i programmi di Obama e questo desiderio, ma perché il funzionamento mitologico del personaggio mette in moto processi associativi di questo genere. E questa è la cosa che conta di più.

Chavez ha detto che l'onda che ha portato Obama alla presidenza è la stessa che ha portato al governo lui, Morales, Correa, e Lago. Non è una fesseria. La rivendicazione di indipendenza delle culture oppresse è una maniera possibile di elaborare simbolicamente la vittoria di Obama. L'epoca cinquecentennale della dominazione bianca volge al termine.
Forse.
Il passaggio non sarà indolore.

Nell'articolo A Date with scarcity, uscito sull'Herald Tribune di pochi giorni fa, David Brooks, un commentatore canadese moderato dice delle cose molto intelligenti (gli capita):

"Il 4 novembre 2008 segna la fine di una era economica di un'era politica e di un'era generazionale.
Economicamente segna la fine del lungo boom cominciato nel 1983. Politicamente segna la fine della dominazione conservatrice, che cominciò nel 1980. Generazionalmente segna la fine della supremazia dei baby boomer che cominciò nel 1968."

Il problema è che si disegna un panorama di scarsità senza precedenti.

"Cresciuti nella prosperità questi giovani meritocrati (alla Obama) dovranno governare in un periodo in cui i bisogni della nazione superano la ricchezza disponibile. Dovranno misurarsi con il peso crescente di una società che invecchia, con costi crescenti nella sanità e nell'energia."

E Thomas Friedmann, in un articolo dal titolo Vote for (....) uscito il giorno precedente le elezioni, scrive:

"Dovremo tutti pagare perché questo collasso si svolge nel contesto del più grande trasferimento di ricchezza che si sia mai verificato dai tempi della rivoluzione bolscevica del 1917.
Ma non è un trasferimento dai ricchi ai poveri quello per cui sarà ricordata la presidenza Bush.
E' un trasferimento di ricchezza dal futuro verso il presente. Mai nessuna generazione ha speso tanto della ricchezza dei suoi figli in un periodo di tempo così breve come negli anni di Bush. L'America ha imposto alle generazioni future un immenso peso per finanziare i tagli delle tasse, le guerre e i salvataggi delle banche. Inoltre l'amministrazione Bush ci lascia in eredità un altro debito, quello con Madre Natura. Abbiamo aggiunto all'atmosfera sempre più CO2 senza nessuno sforzo di riduzione."

L'onda che monta nelle scuole e nelle università italiane grida invece: "Questa crisi non la pagheremo noi".
Non pagheremo il debito che avete accumulato. Non rinunceremo all'istruzione, al piacere della vita, ai servizi sociali solo perché economisti e politici irresponsabili hanno distrutto tutto prima che noi arrivassimo al mondo.

Il movimento che ha invaso le strade d'Europa, prima in Francia, nella primavera del 2006 poi in Italia nell'autunno del 2008, va letto come un movimento in contrattempo, un movimento consapevole di muoversi in uno spazio-tempo che è già stato distrutto, consumato, sottratto. La precarietà del lavoro, la riduzione dei finanziamenti per la scuola, il ridimensionamento della scuola pubblica, i tagli alla ricerca sono le avvisaglie di una liquidazione delle strutture della civiltà sociale moderna. E' il risultato delle politiche liberiste che pure rimangono dogma intangibile, corretto e integrato da uno statalismo redistributore alla rovescia. Lo statalcapitalismo, che finanzia le banche con il futuro di tutti.

La macchina va inceppata definitivamente. L'onda del post-futuro è destinato a incepparla, per costruire un altro esistere collettivo.

Il problema di adesso è proprio quello di una nuova dimensione dell'esistere collettivo, una dimensione capace di ridimensionare l'economia, il consumo, capace di rovesciare il meccanismo mortale della crescita capitalista, capace di concepire la ricchezza come godimento del tempo e condivisione dei saperi, non come accumulazione di merci. La capacità di concepire la ricchezza come piacere non come acquisizione.

Per saltare oltre l'abisso del post-futuro si moltiplicheranno le zone di esistenza extra-economica, le zone di resistenza umana e di sottrazione attiva alla barbarie.

Franco Berardi Bifo
Fonte: www.rekombinant.org/
Link: http://liste.rekombinant.org/wws/arc/rekombinant/2008-11/msg00030.html
8.11.08


Citazione
lupomartino
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 32
 

Bifo, in buona parte hai ragione....


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