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bilaterali si' o no?


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http://www.mattinonline.ch/luca-albertoni-togliere-i-bilaterali-perche-no/

Luca Albertoni: “Togliere i bilaterali? Perché no?”

di Mattia Sacchi - 29 luglio 2013

LUCA ALBERTONI – Intervista al direttore della Camera di Commercio dell’Industria e dell’Artigianato del Canton Ticino

Luca Albertoni, direttore della Camera di Commercio dell’Industria e dell’Artigianato del Canton Ticino, ci risponde amichevolmente al telefono. E, per ricambiare la cortesia, gli facciamo notare di aver appena pubblicato un articolo a proposito dell’ennesimo caso di annunci di lavoro rivolti esclusivamente ai frontalieri… “ Ancora?”, ci risponde. “ Lo dovrebbe sapere meglio di noi che a molte aziende poco importa del tessuto so­ciale dove operano…”, la nostra replica.

“Vero, però non mi sento di condividere questo modo di agire. Chiaro che i bilanci societari sono importanti, ma anche le aziende devono tenere conto della realtà sociale in cui si muovono. Mi dà fastidio sentire di annunci rivolti esclusivamente ai frontalieri. Vorrei sapere se in qualche modo non è discriminatorio verso i ticinesi”.

Però molte aziende è proprio così che vogliono risparmiare.
Chiaro che c’è la tentazione di assu mere salari più bassi. Ma in alcuni casi il confine con il dumping salariale è davvero minimo e crea l’effetto sosti tutivo dei frontalieri. Questo si che è un fenomeno pericoloso. Le aziende devono fare le aziende, e cioè cercare di ottenere un profitto con le loro attività. Ma la caccia al ribasso è sbagliata. Per le aziende in difficoltà posso anche capire. Ma ci sono gruppi forti per il quale certe scelte non si spiegano.

Sindacati e partiti di sinistra propongono contratti collettivi e salari minimi.
Bisogna stare attenti a non irrigidire troppo il mercato e intervenire con l’accetta. I contratti collettivi vanno benissimo in alcuni settori, ma ci sono realtà che funzionano bene anche senza. Al momento credo che valutare caso per caso, intervenendo in modo mirato, sia meglio che una soluzione generale, dato che non ne ho ancora vista nessuna che mi convinca al 100%.

Certo che ve ne fate di litigate con i sindacati…
No, non è vero. Tutto sommato lavoriamo abbastanza bene con i sindacati. Non posso però negare che la situazione è più tesa rispetto a qualche anno fa. C’è un cambiamento generazionale, una trasformazione del tessuto imprenditoriale, con tanti manager stranieri che si inseriscono nella cultura e nel modo di lavorare elvetico, che sta cambiando le carte in tavola. Quindi per me si tratta di un periodo di assestamento…

Ma intanto il confronto per le aperture domenicali dei negozi è piuttosto aspro.
Non ci piace il parallelo dei sindacati che ritengono che le aperture domenicali equivalgano a uno sfruttamento del personale. Chiaro che i lavoratori avranno i loro diritti. Ci sono migliaia di persone che lavorano la domenica, non vedo perché adesso dovrebbe essere diverso. Credo che i commercianti abbiano diritto a decidere quando tenere aperte le proprie attività.

C’è la sensazione che alla fine i sindacati difendono i tanti lavoratori stranieri in Ticino e che le associa­zioni di categoria non hanno alcuna obiezione in merito. I Ticinesi passano davvero in secondo piano?
Posso capire che certe politiche diano un’impressione del genere. Ma personalmente la vivo diversamente e non dimentico mai di considerare i bisogni dei ticinesi nei vari equilibri in campo. Ad esempio nella votazione su Minder e i bonus ai top manager io ero contro, ma quando vedi che il 76% della popolazione ha votato a favore, cosa faccio lo ignoro? Non si può non tenere conto di fattori del genere.

Oltre che ai ticinesi, intesi come singolo, vi trovate spesso confrontati coi malumori di aziende ticinesi che vedono arrivare quelle straniere, le quali arrivano, prendono poi incentivi e se ne vanno…
Immagino che ogni vostro riferimento alla Pramac sia puramente casuale vero? (ride, ndr) E’ giusto mantenere una politica di apertura verso le aziende straniere, ma è chiaro che ci vuole attenzione, grande attenzione, sulle ditte che arrivano e come distribuire gli incentivi. Ma so anche che il Cantone sta rivedendo le leggi sull’innovazione, quindi credo che ci saranno dei paletti più rigidi in questo senso.

Sarebbe opportuno mettere delle regolamentazioni per queste aziende straniere di modo che non assu­mano esclusivamente frontalieri.
Io, come ho detto prima, non sono per un irrigidimento del mercato. Per questo non mi piacciono le costrizioni. Si potrebbe valutare di incentivare chi assume personale locale. E fare una riflessione sul concedere appalti pubblici a chi ha determinate percentuali di lavoratori che vivono in Ticino. Anche se all’atto pratico credo che sia una cosa piuttosto complicata da realizzare.

Sono passati più di dieci anni dal l’introduzione della libera circolazione. Che bilancio si è fatto?
E’ un discorso piuttosto complesso. A livello svizzero il bilancio può essere positivo, anche se nella Svizzera tedesca stanno cominciando ad andare incontro a qualche problematica, quindi non escludo che a breve il giudizio generale possa cambiare. Se poi parliamo del Ticino, sappiamo tutti che ha creato non pochi problemi, dovuti anche alla disastrosa situazione italiana, creando squilibri alla realtà economica e sociale. Però le aziende hanno avuto vantaggi nelle esportazioni…

Insomma, decisamente rivedibile…
In questi mesi sento partiti che vogliono misure accompagnatorie, altri che vogliono fare un drastico passo indietro. Guardate, io non ho alcun tabù al proposito: anche a togliere definitivamente i bilaterali. Basta che ci sia una riflessione seria sulle possibili conseguenze e vengano presentate delle alternative valide.

E’ stato importante per la Svizzera dire di no allo Spazio Economico Europeo nel 1992.
Confesso: io avevo votato di Si. Ma non posso negare che il No ha dato dinamiche importanti all’economia, anche quella interna. Di certo abbiamo constatato che il diritto europeo ha molti svantaggi…

Quello che piace tanto al Consiglio Federale…
Le recenti politiche di Berna ci lasciano piuttosto perplessi. L’impressione è che ci sia una totale mancanza di strategia e questo rende insicura l’intera economia svizzera. Eveline Widmer-Schlumpf sta strin­gendo accordi con gli altri paesi che sono praticamente unilaterali, basti vedere quello sulle concessioni con la Francia.

O gli scambi automatici di informazione.
Anche in questo caso, perché essere i primi della classe. Perché fare qualcosa che gli altri paesi non sono disposti a fare? Aspettiamo che tutti gli altri paesi lo adottino, poi discutiamone…

Immaginiamo che anche alcune politiche del DFE vi lascino perplessi…
Con il DFE si collabora bene, ma è indubbio che abbiamo molte posizioni differenti, specie sui temi fiscali. E poi crediamo che in questo momento di crisi non bisogna cedere alle misure di austerità ma bisogna investire bene e ottimizzare le risorse, incentivando a far girare l’economia.

Bisogna avere coraggio nelle scelte.
La politica è fatta di scelte coraggiose, altrimenti non sono scelte.

A proposito di crisi, quando riusciremo a superarla?
Cr
isi? Ma se manco l’abbiamo vissuta. Permettetemi questa voluta provocazione. In confronto agli altri paesi europei la nostra è stata niente. Detto questo, ci sono stati diversi problemi, come il Franco troppo forte, ma la realtà svizzera è stata in grado di affrontarla discretamente. Siamo piccoli, ma nel mercato internazionale ce la giochiamo ancora bene. E speriamo sia così anche in futuro… ma questo dipende anche dalle scelte della politica.

Quanto è importante per la Camera di Commercio vedere un imprenditore in Consiglio di Stato?
Una persona come Michele Barra, che conosco e per cui ho grande stima, può certamente portare una visione e un approccio differente a quelli tradizionali della politica. Sono quindi contento di vederlo in Consiglio di Stato e sono convinto che il suo pragmatismo possa portare buoni risultati a tutto il Ticino. E questo credo lo abbia già dimostrato a tutti in questi primi mesi di mandato.


Citazione
mediterraneo
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
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quello che tocca l eUROPA ,distrugge , per il suo bene e DEL SUO POPOLO la Svizzera deve uscire dai BILATERALI , che si fottano !!!


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