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Bottarelli - Proprio sicuri che la figura di merda l’abbia fatta Grillo?


Davide
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Proprio sicuri che la figura di merda l’abbia fatta Grillo? Note a margine per una politica indegna

Una premessa, a scanso di equivoci: non ho mai votato M5S e non è nelle mie intenzioni farlo. Non riesco ad accettare né la loro ossessione per la Rete, né alcune posizione quantomen folkloristiche su temi seri come l’immigrazione, né tantomeno il ruolo centrale che ha un’azienda privata nelle decisioni del Movimento, visto che molti suoi sostenitori ed esponenti contestavano il partito-azienda Forza Italia. La Casaleggio Associati non è diversa da Fininvest o Mediaset, per quanto riguarda il mio intendere la politica. Detto questo, trovo un pochino fuori luogo la canea di giudizi tra lo sferzante, l’ironico e il sarcastico relativamente alla vicenda M5S-Alde. La riassumo brevemente, per chi ne fosse digiuno (anche se penso sia impossibile).

Finora al Parlamento Ue, il Movimento % Stelle faceva parte del gruppo euroscettico Efdd, quello in cui è presente l’Ukip di Nigel Farage ma l’altro giorno Beppe Grillo dal blog ha invitato gli iscritti a una consultazione on-line, chiusasi alle 12 di oggi, per decidere se restare in quel gruppo, entrare in quello dell’Alde, i liberaldemocratici filo-europeisti dove siede anche Mario Monti o andare nel gruppo misto. Primo “tradimento” di Beppe Grillo verso la Rete e il Movimento: l’accordo tra il numero uno del Movimento e il capo dell’Alde, l’ex premier belga, Guy Verhofstadt, era già sottoscritto il 4 gennaio, all’oscuro di tutti, tranne i vertici. Tra i temi principali, sottolineati nel post di Beppe Grillo, c’erano la “riforma dell’eurozona” oltre che dei generici “i diritti e libertà”. Pane e figa per tutti non comparivano ma erano certamente sottintesi o in una postilla.

La consultazione on-line ha visto il 78,5% degli iscritti dare l’ok alla mossa politica di Grillo, il quale intendeva entrare nel terzo gruppo dell’Europarlamento per veder contare di più la propria azione politica, al netto del fatto che la spinta propulsiva di Farage pare esaurita con la vittoria del Brexit (altra bufala, visto che la settimana scorsa l’ambasciatore Uk presso l’Unione Europea si è dimesso, sottolineando che con l’attuale tempistica del governo May ci vorranno almeno dieci anni per attivare l’articolo 50). Poi, colpo di scena, nel pomeriggio di oggi, quando a Bruxelles doveva firmarsi l’accordo, ecco la retromarcia dell’Alde, per bocca dello stesso Verhofstadt: “Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa. Non c’è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde. Rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave”.

Grillo, dal canto suo, scriveva sul blog che “l’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”. Apriti cielo, un fuoco di fila di ironia e spernacchiamento mai sentito prima, da tutte le parti politiche. Salvini, Meloni, Brunetta, il PD, Sel e persino Raffaele Fitto di “Conservatori e riformisti”, uno che guida un partito monocellulare come un organismo del Borneo ma si atteggia ad ago della bilancia. Siamo sicuri che Grillo, in fondo, non abbia ragione e non abbia fregato tutti, sul medio periodo? O che, quantomeno, lo sconfitto vero in questa storia non sia lui, come non è sempre il comico ligure il titolare della figura di merda maggiore del giorno?

Primo, Guy Verhofstadt è politico di lungo corso e la sua mossa aveva un calcolo di fondo: far entrare l’M5S nell’Alde per pesare di più e poter contendere così la presidenza dell’Europarlamento ai due candidati di PPE e PSE, gli italiani Antonio Tajani e Gianni Pittella, rispettivamente di Forza Italia e PD. Puro calcolo politico che porta a due ipotesi. Primo, per sete di potere, Verhofstadt ha ignorato completamente il gruppo parlamentare che guida, non informandolo dell’accordo raggiunto con Grillo e quando si è arrivati al voto, liberali tedeschi e francesi hanno remato contro, non facendo raggiungere alla proposta la maggioranza necessaria dei due terzi. C’è poi l’ipotesi che Verhofstadt abbia avvertito il gruppo, il quale ha dato l’assenso preventivo per poi cambiare idea, tanto per mettere sulla graticola quel capo che per mire personali svende l’orientamento dell’Alde, ammettendo chi pare la sua antitesi.

In entrambi i casi, chi è il coglione? Beppe Grillo che l’accordo lo aveva raggiunto o Verhofstadt che ha dovuto ammettere di non avere i voti del suo gruppo per sostenere l’accordo, siglato il 4 gennaio? C’è poi una terza ipotesi, estremamente dietrologica ma che spiegherebbe in teoria le parole di poco fa di Grillo riguardo i timori dell’establishment. Verhofstadt, il quale sapeva di non aver chances nella lotta contro Tajani e Pittella, si è prestato al gioco – magari su imbeccata italiana – per delegittimare con questa figuraccia l’M5S agli occhi dei suoi iscritti, elettori ed esponenti nelle istituzioni, parecchi dei quali già in agitazione da ieri e contrari alla mossa. Prima ti garantisco l’ok in segreto e poi, al netto della figura di merda che però nessun media farà pesare troppo, ti respingo per mancanza di sostegno dal gruppo. In cambio? Qualche posizione più di prestigioso che capogruppo dell’Alde. Tanto il capo del Parlamento Ue sarà certamente un italiano, se imbeccata romana c’è stata.

C’è un equivoco di fondo, a mio avviso. E’ vero che, stando alla narrativa della trasparenza ossessiva e della Rete come motore immobile e immacolato della democrazia, quello di Beppe Grillo è stato un golpe del capo alla faccia degli iscritti e di molti parlamentari (se non quasi tutti), decidendo la mossa con i vertici della Casaleggio e mettendo tutti di fronte al fatto compiuto del voto on-line. Al quale hanno partecipato in 40.654 contro, ad esempio, i 31.667 delle parlamentarie del 2012 o i 33.300 del voto on-line per i candidati alle Europee del 2014, in aumento quindi, forse anche per le modalità con cui si era giunti alla consultazione, oggettivamente un po’ rocambolesche. Peccato che a fronte del basso numero di iscritti che votarono on line, nel 2013 i voti raccolti dall’M5S furono 8 milioni e 691mila, mentre alle Europee dell’anno successivo comunque 5 milioni e 784mila preferenze.

Una marea rispetto al cosiddetto “potere della Rete”, agli iscritti votanti e al fatto che spesso e volentieri ogni iscritto pare aver potuto votare più volte: questo perché la Rete resta la bandiera dei pirati da sventolare per i militanti, alla gente esasperata non frega un cazzo né di partecipare ai voti on-line, né di iscriversi, né di altro, al limite va ai comizi in piazza perché grillo fa ridere. Però, quando arriva il giorno del voto, sceglie in massa M5S. E’ quello che conta, Rete vuota e urne piene, parafrasando un patto anni Sessanta: e le pettinata prese dal Pd a Roma e Torino ancora sono lì a provarlo. E la mossa di Grillo è la plastica dimostrazione che lui stesso, pragmaticamente e vedendo l’orizzonte Palazzo Chigi non più come sogno impossibile, sa che la Rete serve ad altro, non certo a scegliere una classe dirigente da mandare nelle istituzioni, visto che negli anni abbiamo avuto degli esempi degni del bar di “Guerre stellari”. Non a caso, la missione primaria a cui Beppe Grillo, Davide Casaleggio e quel che resta del famoso direttorio stanno lavorando è proprio il miglioramento nel criterio di scelta dei candidati, avendo capito che la Rete genera libertà ma anche mostri. Per cui riflettiamo bene prima di sbertucciare i Cinque Stelle per l’euro-figuraccia, perché al netto dei limiti ontologici a livello di rappresentatività che mi hanno sempre tenuto lontano da M5S, finora si sono dimostrati come il Teflon. Resistenti a tutto.
E sapete perché? Perché per ogni congiuntivo di Di Battista o per ogni volta che Di Maio non sa leggere una mail o che la Raggi perde un assessore, nei partiti tradizionali c’è una tonnara di indagati per reati di vario genere, oltre ad esempi di totale incapacità al limite dell’inquietante, se vogliamo parlare dei vari Razzi, Librandi o Scilipoti, oggi alla NATO con deleghe sulla situazione in Ucraina (attendo con ansia Alvaro Vitali al Centcom e Gegia all’Europol) o dei verdiniani. E anche chi sembra meno colluso con il potere affaristico, come ad esempio Lega Nord e AN a destra o SEL a sinistra, non sfonda, è destinato a ruolo di mera rappresentanza. Vi pare normale che con la crisi economica che c’è, non ci sia una Rifondazione Comunista dei tempi che furono quasi al 20%? Non vi pare che con il bisogno di sicurezza e la crisi migratoria, un partito di vera destra dovrebbe viaggiare oltre il 20% anch’esso e dettare lui le regole a Berlusconi e Parisi? Perché non accade? Un po’ di autocritica e cenere sul capo, mai?

E’ semplice la risposta, perché la classe politica media italiana fa pietà: da un lato perché la Rete non è affidabile e dall’altro perché decidono segreterie, lobbysmo, leccate di culo (o altro) e non il merito. Molte assemblea regionali sono lì a dimostrarlo, sembra di entrare in un centro di recupero di dissonanti cognitivi. Rivolete la politica e i politici di una volta? Si torni a fare politica seria, si torni a insegnarla, a formare i giovani, a dar loro un esempio: esempio, parola che pare una bestemmia e dovrebbe essere invece il fondamento della società e della nazione. Guy Verhofstadt dipinse sarcasticamente Silvio Berlusconi come uno che “ha passato dieci anni a Bruxelles a parlare di calcio e donne”. Lui, invece, sarà ricordato o per una colossale figura di merda o per un’operazione di cinismo politico vergognosa. E per come intendo io la politica, la seconda è peggio della prima. Molto peggio. Beppe Grillo dice che ha fatto tremare l’establishment?

Ha ragione: tremare non per l’Alde e l’Europarlamento, di cui non frega un cazzo a nessuno, tanto decide tutto la Commissione guidata da SuperCiuk ma per il segnale politico che poteva passare tra gli elettori nell’anno del voto in Francia, Olanda e Germania. E anche per un’altra cosa, tutta interna alla scena politica italiana che ride e si spella le dite a forza di tweet: che se per caso l’M5S imparasse a selezionare una classe politica decente – e dico solo decente, non eccelsa – al netto del consociativismo e dell’insipienza che alberga altrove, altro che ventennio al potere, li spazzerebbero via. Non so voi ma avendolo sentito parlare in più di un’occasione (in inglese offre il suo meglio, deve essere una prerogativa di quelli del PD il decesso dell’insegnante al primo quadrimestre), trovo molto più un’eurofiguraccia in fieri una potenziale presidenza Pittella dell’Europarlamento che l’affaire Alde-M5S. Ma sicuramente mi sbaglio.

Mauro Bottarelli
Fonte: www.rischiocalcolato.it
9.01.2017


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massi
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Proprio sicuri che la figura di merda l’abbia fatta Grillo?

Proprio sicuri.


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Terence
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Grillo dovrebbe dimettersi, in Italia ci sono tanti bravi comici che potrebbero sostituirlo. Penso a Luttazzi, Teo Teocoli, Lillo e Greg, solo per citarne qualcuno.


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massi
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Grillo dovrebbe dimettersi, in Italia ci sono tanti bravi comici che potrebbero sostituirlo. Penso a Luttazzi, Teo Teocoli, Lillo e Greg, solo per citarne qualcuno.

In un mondo "normale" (cioè fino ad una trentina di anni fa) dopo quello che ha fatto l'avrebbero preso a calci in culo ovunque si fosse presentato... anche al bar. I fedelissimi ancor più dei detrattori.


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comedonchisciotte
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chi è il coglione? Beppe Grillo che l’accordo lo aveva raggiunto o Verhofstadt che ha dovuto ammettere di non avere i voti del suo gruppo per sostenere l’accordo, siglato il 4 gennaio?

Di solito i coglioni viaggiano in coppia.
Insomma la domanda mi appare posta male e la figura da pirla possono tranquillamente averla fatta tutti e due.


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chi è il coglione? Beppe Grillo che l’accordo lo aveva raggiunto o Verhofstadt che ha dovuto ammettere di non avere i voti del suo gruppo per sostenere l’accordo, siglato il 4 gennaio?

Di solito i coglioni viaggiano in coppia.
Insomma la domanda mi appare posta male e la figura da pirla possono tranquillamente averla fatta tutti e due.

L'hanno fatta tutti e due infatti.

Comunque Grillo può riscattarsi e ho visto un segnale confortante in questo senso.
L'unica maniera per riprendersi è quella di assumere una netta posizione anti UE e appena dopo il rifiuto di ALDE Di Maio ha detto che al referendum voterebbe per l'uscita dall'Unione.

Secondo me non tutto è perduto, almeno me lo auguro perché nonostante gli errori il M5S è un vero movimento dal basso


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MarioG
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Sara'... ma assumere una "netta posizione anti-UE" dopo aver preso un calcio nel culo nel tentativo di inserirsi in un gruppo nettamente "pro-UE", rimarca la perdita di credibilita', oltre all'umiliazione. Di maniere di riprendersi ne vedo ben poche, eccetto tentare di far dimenticare tutta la faccenda il prima possibile.

Meglio di Messora:
http://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/96310/claudio-messora-come-tremano-abbiamo-fatto-tremare-il-sistema-come-mai-prima

non si potrebbe dire


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