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Bruciare bandiere e altre storie


cloroalclero
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Sono contraria alle bande armate, all'uso della violenza in politica e provo solidarietà verso coloro che si trovano l'auto danneggiata alle manifestazioni.

Questo lo vorrei chiarire adesso, perchè mi pare opportuno introdurre un discorso sul "dissenso"e su come viene vissuto dal potere e spacciato mediaticamente.

Per esempio, io mi sento molto dissenziente verso il governo attuale. Noto che esso non solo risponde picche alle richieste di buona parte della cittadinanza (Dal Molin, Tav, Questione rifiuti gestita a mio avviso camorristicamente ecc..) ma usa la stampa e i media in generale per fare opera di prevenzione dalla manifestazione di ogni forma di disaccordo diffuso

Un esempio banale di cio' è stato l'atto di solidarietà di D'alema a Berlusconi quand'egli è stato contestato a Sestri Ponente e sottoposto al lancio di (uhhh orrore) uova. Berlusconi, capito? che va accusando da mesi l'opposizione di aver brogliato le elezioni, cioè di aver tradito la democrazia di questo paese.
Ebbene lui riceve la "solidarietà" di un "avversario politico" per contestazioni di cittadini fatte a ragion veduta, sapendo che se un politico si presenta (con tanto di scorte, pulotti in assetto di guerra ecc..) in mezzo alla gente che subisce le sue decisioni (per esempio pagare profumatamente con soldi pubblici deputati e senatori che hanno violato la "legge uguale per tutti") e non è d'accordo, dovrebbe essere democraticamente prevista la possibilità di essere contestato ( e il lancio di verdura o di uova non ha mai ammazzato nessuno).

La contestazione (pacifica) è qualcosa che oggi come non mai, il potere vuole evitare. Il potere aspira così ardentemente al consenso (a far vedere che ce l'ha, più che altro), da spacciare stronzate mediatiche di vario tipo per evitare che i mezzi di comunicazioe di massa, appunto, rilevino che tale "consenso", in quel caso...ops..è mancato.

Quando la rai riprende le manifestazioni, per esempio, vengono date ai cameramen indicazioni di non riprendere troppo a lungo le bandiere della pace o i punti "troppo affollati" dei cortei .
Quando s'è vista in tv la contestazione rivolta a Prodi sulla questione di "dal molin", si poteva notare il giornalista che si sforzava di specificare che si trattava (solo) di "un gruppo" (sottintendendo sparuto) di gente (isolata),
"a fronte di una maggioranza di cittadini che vedono nella costruzione della base militare nuove opportunità di occupazione"

Quando i politici parlano delle manifestazioni che si sono svolte, si soffermano in modo ossessivo sui "black block", sui teppisti (reperibili peraltro in molte manifestazioni sportive) che "volevano" sfasciare tutto, omettendo completaente le considerazioni sulle migliaia di persone che han manifestato pacificamente, perchè sono dissenzienti.

Quando si parla di "no war", in particolare, gli interventi televisivi dei politici sono incentrati (in modo perfettamente bipartisan) sulla criminalizzazione di coloro che "bruciano le bandiere".
bruciano le bandiere? A me sta cosa ha sempre colpito perchè mi devono spiegare perchè il "bruciare con il proprio accendino uno straccio colorato"per "far vedere" il proprio disaccordo politico con l'oligarchia (democraticamente eletta ma ormai insediata, operativa e scollata dalla volontà dei suoi elettori) di chi sta dietro quella bandiera, sia un <strong>"atto terroristico" e criminale.

Si tratta invece di un atto puramente simbolico che non significa niente di più di quel che è espresso nella simbologia stessa: la tua politica fa schifo, per me è da bruciare. Sei un servo incapace. Fai gli interessi di altri padroni coi nostri soldi.

Secondo lo spaccio di stronzate mediatiche della televisione, per la stessa logica, se io brucio un manifestino di prodi o di berlusconi, mi devo sentire una criminale, ecc..e soprattutto non devo essere ripresa in tv . Quando questo è inevitabile, le mie immagini devono essere commentate in modo ferocemente stigmatizzante l'atto di inciviltà e di antidemocrazia che incarno.

Ora: molti discutono sulla legittimità degli "atti di violenza" per destrutturare un sistema politico iniquo. Però qui c'è da fare un passo indietro: e cioè porsi il problema di significare positivamente come un sacrosanto diritto il potere effettuare atti simbolici che non danneggiano niente e nessuno se non "idola", "simbula" o se preferiamo: simulacri, pupazzi, manichini o effigi, o stracci colorati.

Se anche questo non è permesso, allora forse il problema della violenza politica è da discutere. Non per altro, ma perchè questa "prevenzione democratica" da parte del potere, tramite la criminalizzazione di cittadini che dissentono, è indice di uno stile dittatoriale, perchè la libertà di espressione dovrebbe essere proprio il "sine qua non" della definizione di democrazia (lo "stile" dittatoriale poi si "tradisce" in operazioni tipo Genova 2001).

Altro esempio: io penso che lo scippo del tfr, decisa dall'oligarchia per dare un bel po' di soldi ad assicurazioni e finanza borsistica, a discapito di soldi nostri, che dovrebbero entrare in tasca a noi (ed attribuire a noi come farli fruttare per il futuro eventualmente, magari giocandoseli in proprio in borsa,o al casinò,ma piangendo solo su se stessi se li si perde), sia stata una rapina.

Quando poi vedo che questi soldi (con il silenzio-assenso) vanno nelle tasche di banchieri e affaristi che investono in azioni che poi magari finanziano armi e guerre, e poi si chiedono ai cittadini sacrifici, operando dei tagli (sulla sanita' , scuola, trasporti) che peggiorano la nostra coesistenza ( e si guarda il peso delle finanziarie in relazione alla partecipazione alle spese militari), penso che le effigi di questi rapinatori che rappresentano la patria, dovrebbero essere bruciate in piazza. Come facevano gli inquisitori (per molto molto meno) quando avrebbero voluto bruciare qualcuno in carne e ossa ma il tipo non si faceva trovare.

http://cloroalclero.blogspot.com


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