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Tao
 Tao
Illustrious Member
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Caro Stiglitz, non tutto quello che funziona per gli USA funziona necessariamente anche per l’Italia

L’ultimo articolo di Joseph Stiglitz appare oggi sull’inserto economico di Repubblica, Affari & Finanza ( http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=68151#68151 ), con uno strano titolo, forse datogli dalla testata italiana: “Gli stati investano per fermare la crisi”. Nel testo, con la lucidità che gli è tipica, Stiglitz ripropone la sua ragionevolissima tesi che le politiche di austerity adottate ovunque per affrontare la crisi del debito sovrano non solo ritarderanno o renderanno impossibile la ripresa economica, ma sono anche pie illusioni perché i gettiti fiscali calanti dell’economia depressa vanificherebbero lo sforzo di rientro dal deficit. E fin qui tutto bene.

Il problema è che Stiglitz entra poi in dettaglio nella materia e indica valide alternative al dogma dell’austerity, ma purtroppo il lettore si accorge pian piano che Stiglitz parla solo degli USA e che quanto dice non è minimamente applicabile ad un paese come l’Italia. Il titolo pertanto avrebbe dovuto essere “L’America investa per fermare la crisi”.

Ecco suppergiù il mix proposto dal Premio Nobel: 1) drastica riduzione della spesa militare (dopo aver fatto notare che gli USA spendono come tutto il resto del mondo); 2) drastica riduzione del corporate welfare, ossia di quelle benevole attenzioni che il governo federale riserva al sistema delle imprese e si rifiuta di dare ai cittadini (ma noi in Italia qualche parvenza di autentico welfare ancora lo abbiamo, e non è del tutto in concorrenza con gli aiuti alle imprese); 3) aumento effettivo del cinque per cento delle entrate fiscali tassando l’1% della popolazione che possiede il 20% della ricchezza nazionale (ma noi italiani, che pur abbiamo grosse iniquità sociali nel confronto con gli standard europei, non abbiamo l’oscena concentrazione di ricchezza che c’è negli USA, ed è difficile concentrare su pochi una tassazione che abbia un equivalente ritorno di gettito).

Ma la vera differenza con gli USA e che noi italiani non abbiamo una moneta “irresponsabile” come il dollaro, ossia la cui circolazione è assai disinvolta a causa dello status di moneta delle riserve internazionali. Né abbiamo entrature presso le agenzie di rating, che non declassano mai il debito USA a dispetto dei suoi enormi deficit. Non abbiamo un megaesercito globalmente proiettato che fa apparire “solvibile” il nostro debito qualunque cosa accada.

Se dovessimo investire per stimolare l’economia, come Stiglitz suggerisce e come io trovo ragionevole, dovremmo indebitarci ulteriormente, in un periodo caratterizzato da enormi tensioni sul mercato monetario che facilmente si traducono in aumenti dei tassi d’interessi. Inoltre buone politiche di stimolo potrebbero richiedere molto tempo per dare frutti, mentre nell’immediato vedremmo aumentare il deficit a fronte a un Pil stagnante, e questo ci potrebbe consegnare come vittima inerme alla speculazione.

Noi italiani, noi europei, abbiamo una necessità che gli Usa non hanno, almeno fino a che loro saranno un impero dotato di una moneta imperiale. Abbiamo la necessità di riscrivere le regole della finanza internazionale perché il credito vada davvero a chi ne ha bisogno e può farne buon uso, senza doverlo cercare su mercati altamente instabili e deregolati in cui il merito di credito non significa nulla rispetto alle avide necessità della speculazione.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com
Link: http://subecumene.wordpress.com/2010/12/13/caro-stiglitz-non-tutto-quello-che-funziona-per-gli-usa-funziona-necessariamente-anche-per-litalia/
13.12.2010


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