C'é ancora qual...
 
Notifiche
Cancella tutti

C'é ancora qualcuno al volante ?

Pagina 3 / 4

Giovina
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2001
 

E’ una lotta senza quartiere, senza mai abbassare la guardia, quella di debellare prima di tutto le barriere interiori, o renderle ininfluenti, metterle sotto controllo, ossia conoscere se’ stessi per poi, cosa non meno importante, anzi…., cominciare una continua esercitazione, educazione delle proprie capacita’ di pensiero e volonta’. Nulla puo’ migliorare o risolversi per semplice e solo imput passionale, emotivo, per solo desiderio, non e’ sufficiente ne’ garantisce stabilita’ nel tempo.
Per questo nessuna unione in comunita’, senza la contemporanea risoluzione e la imprescindibile costruzione vera delle proprie individualita’ coscienti e volitive, ha senso, o risulterebbe una soluzione ma, al contrario, sarebbe deleteria, ossia generatrice sia di ulteriore confusione che di soggetti incapaci nel relazionarsi ed agire concretamente insieme per il bene proprio e quindi di quello sociale.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

Per questo nessuna unione in comunita’, senza la contemporanea risoluzione e la imprescindibile costruzione vera delle proprie individualita’ coscienti e volitive, ha senso

A mio avviso è esattamente il contrario; non esiste possibile evoluzione individuale se non si è inseriti in (o se non si percepisce o al limite non si desidera) un senso di appartenenza.
E' la comunità che crea l'individuo e la vittoria attuale delle forze della reazione oligarchica si è realizzata appunto instillando nella gente la perniciosa ideologia dell'individualismo mentre, come è ampiamente ovvio, ai livelli più alti della società il senso di appartenenza e della comunità è fortissimo e invalicabile.
Basta osservare che le uniche reazioni consistenti al sistema mainstream si hanno in quei paesi o culture fortemente religiose o nazionaliste; non vuol dire che religione e nazionalismo siano le uniche possibili condizioni per una reazione ma intanto entrambe queste due istanze comunitarie possono essere declinate in modi diversi e originali rispetto a quelli conosciuti; poi, soprattutto, questa constatazione dovrebbe condurre finalmente a una riflessione sui rapporti individuo-comunità perché l'idea che la società sia formata dall'unione di vari individui personalmente la trovo un po' sempliciotta e carica di aporie che finiscono per impedire il nascere di una autentica risposta politica dal basso.


RispondiCitazione
Giovina
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2001
 

Per questo nessuna unione in comunita’, senza la contemporanea risoluzione e la imprescindibile costruzione vera delle proprie individualita’ coscienti e volitive, ha senso

A mio avviso è esattamente il contrario; non esiste possibile evoluzione individuale se non si è inseriti in (o se non si percepisce o al limite non si desidera) un senso di appartenenza.
E' la comunità che crea l'individuo e la vittoria attuale delle forze della reazione oligarchica si è realizzata appunto instillando nella gente la perniciosa ideologia dell'individualismo mentre, come è ampiamente ovvio, ai livelli più alti della società il senso di appartenenza e della comunità è fortissimo e invalicabile.
Basta osservare che le uniche reazioni consistenti al sistema mainstream si hanno in quei paesi o culture fortemente religiose o nazionaliste; non vuol dire che religione e nazionalismo siano le uniche possibili condizioni per una reazione ma intanto entrambe queste due istanze comunitarie possono essere declinate in modi diversi e originali rispetto a quelli conosciuti; poi, soprattutto, questa constatazione dovrebbe condurre finalmente a una riflessione sui rapporti individuo-comunità perché l'idea che la società sia formata dall'unione di vari individui personalmente la trovo un po' sempliciotta e carica di aporie che finiscono per impedire il nascere di una autentica risposta politica dal basso.

Non e’ mica un “o questo o quello” necessariamente. Non ho parlato in questi termini.
Intanto la comunita’ o senso di appartenenza e’ prima di tutto una questione o impulso naturale. Nessuno e’ o puo’ essere autosufficiente. Determinate interdipendenze sono necessarie.

Il senso di appartenenza e’ sicuramente un valore per molti ma non garantisce in se’ la societa’ perfetta o la “produzione” di individui “completi”. Questo perche’ l’individuo deve attingere in primis alla sua intelligenza e volonta’, a tutti i suoi talenti per formarsi e quindi garantire i suoi concreti e continuativi contributi anche all’esterno, agli altri.

Quel che voglio dire e’ che una comunita’ quale tu ritieni necessaria non nasce fuori dal nulla all’improvviso senza i suoi determinati semi.
Tu sostieni di trovare i miei concetti sempliciotti ma io ravviso in quello tuo di comunita’ qualcosa di simile alla nascita del bebe’ sotto al cavolo o portato dalla cicogna.

Se una comunita’ non e’ formata da “individui” allora da cosa dovrebbe essere formata, da soggetti umani zombies senza consapevolezza di se’ ma solo di anima di gruppo?
Mi dispiace, per quanto almeno mi riguarda non do’ delega o responsabilita’ alla comunita’ ma anche a me’ stessa.
Una comunita' non alimentata dai talenti e volonta' di ognuno dei suoi membri e' solo garanzia di soffocamento di liberta' individuale, liberta' che non e' necessariamente un male, anzi. Una comunita' siffatta e' proprio la causa del caos e delle ingiustizie sempre piu' ricorrenti e mai sanate, non fa che invitare a nozze prorpio quelli che posso manipolarla e condizionarla appunto perche' niente e nessuno la difende e la cura.
Se invece ti riferisci ad una societa' diversa, migliore, torna la mia domanda: da dove nasce o CHI forma questa comunita' che propugni tu?

Cavolo, cicogna…che ne dici di aggiungere allora il meno noioso rompicapo del “prima l’uovo o la gallina?”? Lo trovo un po’ piu’ democratico, meno …individualista da parte mia e cosi’ potrebbe non farci stare necessariamente in contrapposizione 🙂
Ciao.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

@Giovina

L'ipotetico uomo individuale senza società non è un individuo; non distingue nemmeno fra soggetto e oggetto in quello che Freud chiamava "sentimento oceanico".
È la società che determina quella configurazione del singolo uomo che chiamiamo individuo.
Sul fatto che il senso di appartenenza sia "naturale" credo che se cerchi un po' in giro troverai le opinioni più disparate fra i grandi pensatori; io ho molti dubbi su tutte le visioni che si basano sul "fatto naturale".
Faccio solo notare (per l'ennesima volta) che il motivo per cui la classe dominante "domina" la classe subalterna è precisamente il senso di appartenenza assoluto dei dominanti, senso di appartenenza che genera una solidarietà di classe che ai livelli bassi è semplicemente impensabile.
In una formula: il potere si esercita privando i sottomessi di un senso di appartenenza "autoctono" ossia costringendoli a credere intimamente che l'unico senso di appartenenza valido è quello dei dominanti.
Poi magari hai ragione tu, o tutti e due, chissà....
Ciao


RispondiCitazione
Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 5039
Topic starter  

L'uovo ovviamente, che contiene i principi, i piani di costruzione e sviluppo, della gallina…

Ma quale comunità vogliamo fare? Una comunità perfetta, come la Tradizione ci insegna? O quella che si può fare con il materiale a disposizione?

Se vogliamo fare una comunità perfetta, fondata sulla profonda e sicura conoscenza reciproca delle caratteristiche di ognuno, in modo che qualsiasi gerarchia sia reale: se andiamo a caccia sappiamo chi la deve dirigere, se dobbiamo accamparci sappiamo chi deve decidere dove e quando, ecc., bisogna andare a prendere le poche persone che possono fare queste cose dove sono rimaste, nelle foreste dell'Amazzonia, dell'India, dell'Indonesia, in pochi posti dell'Africa ed in qualche altro remoto luogo, dove esistono individualità che si sono formate senza isolarsi, senza aver imparato ad interporre, tra sé ed il gruppo di appartenenza, nuvole opache di pensieri in libertà e gratuite convinzioni che rendono l'individuo ed il gruppo degli estranei.

Se vogliamo fare una comunità con il materiale che abbiamo a disposizione qui ed ora bisogna pensare a qualcosa di diverso.

...le uniche reazioni consistenti al sistema mainstream si hanno in quei paesi o culture fortemente religiose o nazionaliste; non vuol dire che religione e nazionalismo siano le uniche possibili condizioni per una reazione ma intanto entrambe queste due istanze comunitarie possono essere declinate in modi diversi e originali rispetto a quelli conosciuti…

A me sembrano osservazioni di buon senso.

...Il senso di appartenenza e’ sicuramente un valore per molti ma non garantisce in se’ la societa’ perfetta…..una comunità…non nasce fuori dal nulla all’improvviso senza i suoi determinati semi…..Se una comunita’ non e’ formata da “individui” allora da cosa dovrebbe essere formata, da soggetti umani…senza consapevolezza di se’ ma solo di anima di gruppo?...

Anche queste mi sembrano considerazioni di buon senso.

Altra considerazione, é vero, fino ad un certo punto, che una certa classe dominante, in questo momento, sia tenuta insieme da un forte spirito di appartenenza, ma si tratta di un legame "per obbiettivi", ed é molto più semplice. Nemmeno lì per quel che capisco esiste più un legame culturale o si tratta di qualcosa di impalpabile.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

é vero, fino ad un certo punto, che una certa classe dominante, in questo momento, sia tenuta insieme da un forte spirito di appartenenza, ma si tratta di un legame "per obbiettivi", ed é molto più semplice. Nemmeno lì per quel che capisco esiste più un legame culturale o si tratta di qualcosa di impalpabile.

Qui la vediamo in maniera opposta; con tutto il rispetto per le posizioni diverse dalle mie sono assolutamente convinto che "salendo" si va verso sensi di appartenenza sempre più strutturati, forti, "originari" (ossia come dicevo "autoctoni", direttamente legati all'ambiente di provenienza al contrario dei subalterni il cui unico fine è di accedere, magari come avventizi, alle appartenenze superiori e più prestigiose); legami di appartenenza di fronte ai quali gli obiettivi utilitaristici dei singoli passano nettamente in secondo piano. Più preciamente: gli obietivi utilitaristici si formano in base a quelli del gruppo e nei sensi di appartenenza deboli ognuno persegue dei fini che lo portino a "uscire" dal gruppo, abbandonare la maggioranza dei suoi simili e accedere finalmente ai gruppi superiori; nelle appartenenze forti gli obiettivi individuali si strutturano sulle esigenze di una "comunità vincente", quindi sono funzionali al rafforzamento del gruppo di origine (e non di arrivo) e diventano meno stupidamente "individualistici" (non intendo dire che per questo quelle appartenenze si fondino su qualcosa di necessariamente buono).


RispondiCitazione
Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 5039
Topic starter  

Qui la vediamo in maniera opposta…

Non credo, la tua osservazione non fa una grinza dal punto di vista teorico o astratto, io qui mi baso su una lettura pragmatica, osservo, per quel che posso, il comportamento dei protagonisti visibili (quelli più in alto possibile, non Letta o Monti).

Poi, al fine di capirci qualcosa, credo sia meglio lasciare da parte la dinamica di "ascesa sociale" cui si dovrebbe riservare un capitolo a parte.

P.S. - Lasciamo perdere le precisazioni sul rispetto tanto ci siamo capiti, credo.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

Poi, al fine di capirci qualcosa, credo sia meglio lasciare da parte la dinamica di "ascesa sociale" cui si dovrebbe riservare un capitolo a parte.

Infatti la differenza è in questo punto. Secondo me è la chiave e per la precisione mi riferisco al desiderio di "distinzione" che naturalmente è legato a quello di ascesa sociale.
Bourdieu diceva, ad esempio, che l'opera dell'intellettuale (e quindi della cultura intesa nel senso odierno che potremmo definire per capirci "accademico") presenta come "by product", o sottoprodotto che poi diventa tacitamente il prodotto principale, la codifica e conferma delle modalità di distinzione sociale.


RispondiCitazione
Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 5039
Topic starter  

Sí. Ma se non risolvi quel dettaglio, addio comunità come la intendi tu. Sarà sempre una bolgia, più o meno ordinata, ma una bolgia.

E per risolvere il dettaglio una qualche dimensione religiosa…

Quando i barbari stavano per bombardare l'Iraq ho parlato con un palestinese, attento e ben inserito nel nostro Paese, e gli ho detto che là (Iraq) c'era tanta gente che pareva accontentarsi di una vita modesta, un asino…e che forse era proprio questo che i barbari non sopportavano. Mi rispose che anche lui la pensava così, e per sigillare il punto d'incontro mi raccontò per filo e per segno, non senza emozione, le ragioni personali che l'avevano portato ad allontanarsi dall'Islam.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

mi raccontò per filo e per segno, non senza emozione, le ragioni personali che l'avevano portato ad allontanarsi dall'Islam.

Cioè?
Non è che aveva cominciato ad ammirare i barbari...


RispondiCitazione
Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 5039
Topic starter  

No. Da giovane era rimasto affascinato dalle possibilità offerte dall'Occidente (dai barbari) e si era trasferito armi e bagagli. Tornato dopo qualche anno aveva trovato che la promessa sposa che non gli era indifferente, vista la sua defezione, aveva sposato un'altro. Incontrandola casualmente non aveva potuto reggerne lo sguardo. Nel suo ambiente aveva perso il rispetto di cui godeva, per cui nonostante il ravvedimento non aveva avuto altra scelta che ritornare a partire.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

Sí. Ma se non risolvi quel dettaglio, addio comunità come la intendi tu. Sarà sempre una bolgia, più o meno ordinata, ma una bolgia.

E per risolvere il dettaglio una qualche dimensione religiosa…

Certo che ci vuole la dimensione religiosa ma forse, se non ho capito male, tu la intendi in maniera più trascendente mentre nella mia visione, che è quella a mio avviso più tipicamente cattolica, le cose vanno fatte qui in terra dalla comunità degli uomini. Dio e la Storia Sacra metafora del cammino dell'umanità indicano la strada ma chi cammina siamo noi spinti da un moto del cuore che deve essere autonomo.

Sulla distinzione il problema è che i sensi di appartenenza nascono sulla separazione fra noi e l'altro; o meglio, in sostanza non esiste una definizione "positiva" dell'appartenenza (cioè del noi) mentre esiste in primo luogo la definizione inflessibile dell'altro come "diverso e irriducibile".
In breve io ritengo che la religione cristiana, soprattutto quella cattolica, abbia le potenzialità per superare la rigidezza di questa impasse.


RispondiCitazione
Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 5039
Topic starter  

Qui la cosa si fa più difficile. Il discorso dei cristiani essendo pressapoco di questo tipo: tu devi pensare, credere e fare come ti spiego io, se no vuol dire che non hai la fede e quindi sei fuori, in prima battuta, poi dopo arrivano gli armigeri o, se del caso certi aiuti, e portano la fede.

Aspettiamo di vedere cosa ha in mente questo nuovo Papa che fino adesso... e teniamo le dita incrociate.


RispondiCitazione
Black_Jack
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1577
 

Qui la cosa si fa più difficile. Il discorso dei cristiani essendo pressapoco di questo tipo: tu devi pensare, credere e fare come ti spiego io, se no vuol dire che non hai la fede e quindi sei fuori, in prima battuta, poi dopo arrivano gli armigeri o, se del caso certi aiuti, e portano la fede.

Aspettiamo di vedere cosa ha in mente questo nuovo Papa che fino adesso... e teniamo le dita incrociate.

Certamente la prassi storica è stata quella. Ma all'interno della Chiesa esistono molte correnti che restano "carsiche" per secoli, con la caratteristica tenacia del cristiano, per poi riapparire quando meno ce lo si aspetta. Non dimentichiamo che la Compagnia di Gesù fu addirittura abolita prima che si rendessero conto che la Grande Rivoluzione era stata possibile anche perché nel sistema mancava chi fosse in grado di interpretare le istanze della modernità.
Oggi la vecchia Chiesa Cattolica si è letteralmente sfaldata trovandosi costretta a chiedere proprio al Gesuita di salvarla.
Credo comunque che a mano a mano che Francesco andrà avanti nella sua opera troverà sempre maggiori ostacoli e arriverà il momento in cui non solo la Chiesa ma il mondo dovrà decidere da che parte stare; secondo me sarà proprio questa lotta, che temo non sarà breve, l'elemento che darà sostanza a un nuovo senso di appartenenza finalmente non più fondato sulla distinzione foriera di esclusione.
La mia impressione è che anche il Papa e i suoi otto consiglieri la pensino così; vedremo.


RispondiCitazione
Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 5039
Topic starter  

...all'interno della Chiesa esistono molte correnti che restano "carsiche" per secoli

Alcune di queste sono state dichiarate eretiche a suo tempo. La prospettiva che illustri é degna di nota.

L'aspetto che colpisce sempre di più, del messaggio cristiano, é costituito dalla dimensione profetica: nella sua essenza si ha l'impressione che sapesse come sarebbe andata a finire.


RispondiCitazione
Pagina 3 / 4
Condividi: