C'è chi dice no...
 
Notifiche
Cancella tutti

C'è chi dice no! Lo scontro tra paese reale e paese sur-reale


Fabrizio Copertino
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 12
Topic starter  

La fatidica data del 4 dicembre si avvicina e si ha l’impressione che il governo sia con il fiato corto, in preda al terrore, mal dissimulato, di essere spazzato via dal vento montante del nuovo populismo. Renzi, nelle ultime ore, si è affrettato a dire che non esiste alcuna relazione tra la vittoria di Trump e il referendum costituzionale, rivelando in tal modo che in realtà il parallelo funziona più di quanto si possa credere, non fosse altro che per la polarizzazione delle forze in campo: da una parte il paese reale, quello che lavora, paga le tasse, cerca tutti i giorni, tra mille difficoltà, di sbarcare il lunario; dall’altra il paese surreale, minoritario ma potentissimo, composto dalle grandi consorterie parassitarie, le stesse che hanno accumulato enormi capitali sulla pelle dei risparmiatori – spesso i più vulnerabili come i pensionati – che si sono inventate la tragica finanza creativa dei CDS (Credit Default Swap), dei Subprime e dei derivati; l’élite formata dagli “statisti” alla Prodi che ci hanno condotto nell’incubo eurocratico facendoci credere che saremmo stati meglio o i salvatori della patria alla Monti – quello che sosteneva con tronfia saccenteria, che il più fulgido esempio del successo dell’euro sarebbe stato la Grecia – satrapi del potere tecnocratico e ligi esecutori dell’agenda globalista.
Dalla loro parte tutta l’informazione mainstream, quella a cui ormai non crede più nessuno, un mero reperto fossile del secolo scorso, e poi gli intellettuali, quelli con la puzza sotto il naso, gli spocchiosi che se la realtà si si manifesta al di fuori dei loro schemi concettuali e ideologici, vuol dire che siamo in balia dei populismi e dell’ignoranza dilagante, arrivano persino ad invocare- tale è il loro disappunto – una limitazione del suffragio (ci sono questioni talmente tecniche – dicono – che le persone comuni rischiano di provocare danni inenarrabili se si concede loro di prendere parte al processo decisionale); sono gli intellettuali liberal alla Severgnini, i sedicenti “compagni” stile Bignardi (ve la ricordate la mitica intervista a Monti, la cui domanda più scomoda verteva sul cagnolino domestico del premier?) o alla Benigni che ormai da tempo ha perso la sua vis rivoluzionaria (le sue performances nazional-popolari sulla Costituzione o sul Risorgimento – pagate profumatamente da tutti i contribuenti italiani – sono state davvero di una becera e stomachevole retorica).
Ed ora, dopo aver assistito, sbigottiti e impotenti, al Brexit e al trionfo di Trump, temono che sia vero l’adagio non c’è due senza tre e che la disfatta al referendum – anche se non vogliono confessarlo – si prospetti come inevitabile.
Questa che ho sommariamente descritto è la situazione ad un mese dal voto. Tale schematizzazione, tuttavia, tralascia la parte cospicua di indecisi che, magari confusamente, intuisce il grave affronto che si sta per compiere ai danni della libertà e della democrazia in Italia, ma che è disarmata di fonte alle sirene e alla propaganda del paese surreale appena descritto.
Non voglio entrare nel merito delle ragioni del “NO”, persone più competenti e autorevoli di me lo hanno già fatto. Mi limito a rilevare che con le questioni più gravi, a mio modesto parere, riguardano la sudditanza alle regole europee e l’attacco al principio di sussidiarietà, volto a neutralizzare qualunque resistenza da parte delle realtà locali di fronte agli interessi del grande capitale transnazionale e apolide.
Tuttavia, la riflessione su cui mi piacerebbe impegnarvi, riguarda degli aspetti, solo apparentemente, esteriori. Per decidere da che parte stare, al di là di tutte le contrapposizioni dialettiche che possono sembrare, a chi non abbia il tempo né gli strumenti per approfondire, uguali e contrarie, basterebbe chiedersi, come facevano i latini, cui prodest? A chi giova questa riforma, chi sono coloro che la sostengono?
Se tutta l’oligarchia finanziaria nostrana ed internazionale è entusiasticamente schierata con Renzi, se il governo, tramite i suoi ministri, è stato invitato all’ultima riunione della Trilaterale tenutasi a Roma per spiegare i suoi obiettivi e per prendere ordini dai cosiddetti poteri forti, allora basterebbe questa semplice constatazione per comprendere che gli interessi del paese reale e di quello surreale divergono, poiché non si può dimenticare che gli stessi gruppi che sostengono la riforma renziana sono quelli responsabili del disastro economico globale e rispetto ai quali la politica non è stata in grado di prendere misure, come fece invece Roosevelt all’indomani della sua elezione, tramite misure volte a limitare la sfrenata brama di ricchezza di questi signori.
C’è un altro aspetto da considerare, rilevato da alcuni ma, secondo me, non sottolineato abbastanza.
Non può un governo illegittimo mettere mano in modo così pesante alla Legge fondamentale dello Stato. Illegittimo perché non eletto e frutto della fiducia di un Parlamento dichiarato incostituzionale da un pronunciamento della Corte (sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014 - violazione degli artt. 3, 48, 56 e 58) e da un pronunciamento della Cassazione ancora più perentorio (“… i cittadini elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto, personale, eguale, libero e diretto, secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento” - sentenza n. 8878/14).
Parlamento e Governo avrebbero dovuto quindi limitarsi all’azione politica ordinaria, senza pretendere di stravolgere le Regole in modo illegittimo e in rappresentanza di una sola parte politica; non dimentichiamoci che la nostra Costituzione repubblicana, non solo è il risultato dell’opera di statisti al cui confronto i politici attuali sono dei nani (per intelletto, indipendenza e coraggio), ma rispecchia la felice mediazione di tutte le forze politiche postbelliche. Mentre la nuova Carta non sarebbe altro che il pasticcio di una forza politica arrogante, intellettualmente debole e inficiata da una grave sudditanza.
Sono questi i motivi che, certamente insieme alle questioni più tecniche, dovrebbero essere portati alla luce della riflessione pubblica. Infatti i questiti referendari suonerebbero più veritieri nel seguente modo:
Volete voi rinunciare a quel residuo di sovranità che ancora conservate per consegnarlo definitivamente a poteri sovranazionali, tecnocratici e finanziari?
Volete voi che siano un Parlamento e un Governo (moralmente, tecnicamente e legalmente) illegittimi a realizzare una riforma costituzionale così determinante per il futuro del nostro paese?


Citazione
[Utente Cancellato]
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 580
 

Mi piacerebbe vedere chi salirebbe al "Colle" dopo aver visto rotolare giù le teste? B)


RispondiCitazione
Fabrizio Copertino
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 12
Topic starter  

Sempre in senso metaforico. Non siamo mica novelli Robespierre che accettiamo la deriva del terrore in nome della sacrosanta giustizia, vero? Concordi? Credo che in definitiva siano i mezzi a giustificare il fine o perlomeno a verificarne la bontà.


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 580
 

La metafora è superata e la protesta anti-Donald è lì a dimostrarlo.
L'uomo è pregno dell'ansia del cambiamento e dell'evoluzione ma non ha fatto i conti con la realtà che prima di muovere un passo necessita di eoni, quindi il primo si trova proiettato nel vuoto.
Perciò conviene che le teste si vedano bene rotolare alla faccia di Machiavelli.
A Mefistofele non piace perdere e per natura bara, non ci si può far niente, è fatto così! 😉


RispondiCitazione
fuffolo
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 686
 

L'uomo è pregno dell'ansia del cambiamento e dell'evoluzione

Sembra sia piuttosto la proiezione dell'idea dell'uomo riuscendomi difficile ritrovare una scintilla di vita consapevole negli sguardi e nelle parole degli italici concittadini.
Impauriti per la loro accidia di perdere quello che non hanno mai avuto o non hanno mai voluto avere.


RispondiCitazione
Fabrizio Copertino
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 12
Topic starter  

Hai ragione Fuffolo, le coscienze sono drammaticamente sopite, preoccupate del loro orticello domestico e ormai incapaci persino di concepire un destino collettivo. Ci hanno cresciuti a Nutella e fantacalcio, la moderna versione del "panem et circenses" con cui gli imperatori romani imbonivano le plebi. Eppure, credo che se ci fosse una politica degna di questo nome, di stampo quasi platonico, quelle stesse coscienze, magari confusamente, potrebbero risvegliarsi e contribuire in qualche modo a quell'ansia di cambiamento che come afferma giustamente ga950, cova sotto la cenere del conformismo o della rassegnazione.


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 580
 

Sembra sia piuttosto la proiezione dell'idea dell'uomo riuscendomi difficile ritrovare una scintilla di vita consapevole negli sguardi e nelle parole degli italici concittadini.
Impauriti per la loro accidia di perdere quello che non hanno mai avuto o non hanno mai voluto avere.

Come non condividere questa sua riflessione?

L'unica distinzione riposa sul: "non hanno mai voluto avere."
Qui la penso in modo diametralmente opposto e penso ad uno dei sette peccati capitali. 😉


RispondiCitazione
fuffolo
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 686
 

Qui la penso in modo diametralmente opposto e penso ad uno dei sette peccati capitali. 😉

Mancando la consapevolezza forse la loro superbia non era peccato, ma semplice figura di merda.


RispondiCitazione
Condividi: