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CH: esperto tributario sui Panama Papers


vic
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http://www.mattinonline.ch/vorpe-panama-papers-anche-le-banche-svizzere-hanno-sbagliato/

Vorpe: "Panama Papers, anche le banche svizzere hanno sbagliato"

7 aprile 2016

Con 11,5 milioni di documenti emersi grazie a un'inchiesta giornalistica, i Panama Papers sono senza dubbio la piu' grande fuga di notizie finanziarie della storia. Questa inchiesta ha permesso di rivelare l'esistenza di societa' offshore riconducibili, direttamente o indirettamente, a 140 fra politici e uomini di Stato nel mondo. Oltre a migliaia di persone note del mondo dello spettacolo, dell'imprenditoria e dello sport.

Samuele Vorpe, responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI (*), ci puo' spiegare prima di tutto che cos'e' il "Panama-Papers"?
Il "Panama-Papers" ha portato a una fuga di diverse migliaia di documenti riguardanti le attivita' di molte societa' panamensi (ma non solo) e contengono i nomi dei beneficiari effettivi di queste societa'. Questi documenti sono stati sottratti in modo illecito dallo Studio Mossack Fonseca di Panama e consegnati da una persona tuttora non identificata alla Sueddeutsche Zeitung, che ne ha poi condiviso l'analisi con l'associazione dei giornalisti investigativi. Secondo le fonti giornalistiche sono coinvolte in questa fuga di notizie 214'000 societa' e 14'000 beneficiari effettivi.

Qual e' la particolarita' di Panama in tutto questo?
Basta inserire in un motore di ricerca "societa' di Panama" per capire quanto e' vasto il business riferito alla costituzione di societa' panamensi. Queste societa' non pagano le tasse a Panama, garantiscono l'assoluto anonimato dell'azionista (o beneficiario effettivo), non hanno l'obbligo di presentare dei bilanci cosi' come la dichiarazione fiscale e possono essere amministrate da qualsiasi parte del mondo. Alla persona interessata a costituire una societa' a Panama viene richiesto il pagamento di una tassa annuale ("Tasa Unica") e l'onorario per l'agente residente incaricato di gestire la societa'.

Si puo' quindi definire una sorta di paradiso fiscale?
Certamente. La piazza finanziaria di Panama e' conosciuta per essere un paradiso fiscale. E' vero che da qualche tempo anche questa piazza finanziaria ha deciso, come la Svizzera, di essere collaborativa con la Comunita' internazionale. Nell'ambito dell'esame da parte del Global Forum dell'OCSE (cd. "peer reviews", ovvero esame tra pari), Panama e' stato recentemente ammesso alla seconda fase e il Governo si e' impegnato a identificare quali sono le persone che stanno dietro alle societa' panamensi. Il processo di implementazione delle regole internazionali dell'OCSE e' tuttora in corso, per cui ci vorra' ancora un po' di tempo affinche' lo scambio di informazioni con gli altri Stati diventi efficace. Per quanto concerne lo scambio automatico di informazioni, dopo una chiusura iniziale, anche il Governo di Panama si e' pero' detto disposto ad applicarlo, anche se non si sa ancora da quando.

Cosa succedera' con la montagna di documenti trapelati dallo Studio Mossack Fonseca?
Difficile fare una previsione. Molti Stati hanno deciso di avviare delle verifiche fiscali sui contribuenti chiamati in causa dai documenti trafugati e che sono beneficiari di una o piu' societa' panamensi. Il successo delle indagini dipendera' pero' dalla possibilita' per le autorita' fiscali di utilizzare tali informazioni come mezzo di prova per incriminare i loro contribuenti, sempre che questi abbiano effettivamente omesso di indicare il loro legame con queste societa' in sede di dichiarazione. Per le autorita' fiscali la via piu' sicura, almeno da un profilo procedurale, e' senz'altro quella di avviare una richiesta di assistenza amministrativa in materia fiscale sulla base di una convenzione bilaterale esistente e conforme all'art. 26 del modello OCSE (a oggi Panama scambia informazioni su domanda a 25 Stati, Svizzera esclusa). In questo caso, il Governo panamense sarebbe obbligato a cooperare con lo Stato che ne ha fatto richiesta.

Che cosa rischiano gli evasori fiscali?
Dipende dal diritto interno dello Stato in cui sono residenti. Se pensiamo alla Svizzera, si procedera' ad avviare una procedura per sottrazione d'imposta, con recupero delle imposte sugli ultimi dieci anni, compresi gli interessi di ritardo. Vi e' poi il rischio, oltre a ricevere una multa per sottrazione, di essere incriminati per il reato penale di frode fiscale. Infine, si corre il pericolo di essere accusati di riciclaggio di denaro, qualora il contribuente abbia conseguito un risparmio fiscale di almeno 300'000 franchi per anno.

E i consulenti fiscali o gestori patrimoniali?
In Svizzera esiste il reato di partecipazione per il consulente, il che, oltre alla multa, comporta che esso sia anche solidalmente responsabile con il contribuente per il pagamento delle imposte sottratte. Non e' poi da escludere che (anche) il diritto interno degli altri Stati possa incriminare i consulenti fiscali e i gestori patrimoniali per aver aiutato il contribuente nell'evasione fiscale (vedasi il recente caso Stati Uniti-UBS).

Che lei sappia le banche svizzere hanno mai consigliato tali strutture ai loro clienti?
In Svizzera, le nostre banche hanno fatto uso frequente di queste societa'. Soprattutto nel 2005 per permettere ai loro clienti europei, con conti non dichiarati nel loro Stato di residenza, di sfuggire alle maglie dell'Accordo sulla fiscalita' del risparmio. Infatti, pur di non pagare la cd. "euroritenuta", sono state create queste societa' che hanno permesso di eludere l'Accordo sulla fiscalita' del risparmio. L'utilizzo di queste societa' schermo e' stato oggetto di molte critiche, perlopiu' giustificate, da parte dei ministri delle finanze degli Stati confinanti alla Svizzera.

L'INTERVISTA COMPLETA DOMENICA, SULLA PAGINA DI ECONOMIA DEL MATTINO DELLA DOMENICA

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(*) Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana


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