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CH: nubi sull'orologeria


vic
 vic
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http://www.gdp.ch/economia/sullorologeria-si-addensano-le-nubi-id99996.html

Economia - Occupazione
Sull'orologeria si addensano le nubi
Se per il momento i grandi gruppi non hanno annunciato licenziamenti in massa, diversi subappaltatori hanno proceduto a ridurre il personale. In ottobre le esportazioni hanno registrato un calo marcato (-12,3%) per il quarto mese di fila.

Ats/Red - 23 novembre 2015

In questa stagione autunnale sull'orologeria si addensano le nubi: si vanno accentuando gli annunci di licenziamenti e gli analisti del settore, senza tuttavia cedere al panico, non vedono all'orizzonte segnali di un miglioramento.

L'inquietudine, gia' palpabile in giugno, e' andata confermandosi dopo la pausa estiva: se per il momento i grandi gruppi non hanno annunciato licenziamenti in massa, diversi subappaltatori hanno proceduto a ridurre il personale. Nel solo mese di novembre, ad esempio, nel cantone di Neuchatel sono stati resi noti un centinaio di soppressioni di impieghi.

In maggio Ulysse Nardin ha licenziato 26 dei 320 collaboratori a La Chaux-de-Fonds e Le Locle (NE). Lo stesso mese Bulgari progettava di rilocalizzare a Sentier (VD) uno dei suoi due siti di La Chaux-de-Fonds (una ventina di impiegati) che produce componenti per movimenti meccanici del marchio italiano. Il fabbricante di movimenti al quarzo IsaSwiss alle Brenets (NE) voleva chiudere l'atelier di Martigny (VS) per centralizzarsi nel cantone di Neuchatel.

Licenziamenti ci sono stati anche in giugno presso Christophe Claret di Le Locle (20 su 100 dipendenti), mentre a settembre il gruppo industriale biennese Cendres+Metaux ha licenziato 18 persone su un effettivo di 340. A ottobre Parmigiani ha licenziato 17 dei suoi 100 salariati nel sito di Fleurier (NE). A novembre altri annunci di licenziamenti.

La federazione dell'industria orologiera svizzera (FH) la settimana scorsa ha annunciato un marcato calo (-12,3%) delle esportazioni in ottobre (per il quarto mese quest'anno). Per alcuni esperti del settore cio' e' dovuto all'abbandono del tasso minimo di cambio euro/franco deciso dalla Banca nazionale svizzera, che appesantisce le esportazioni sui mercati piu' importanti, quali Hong Kong (20% del fatturato nel 2014) e Stati Uniti. Ne e' convinto Rene' Weber, analista presso la banca Vontobel.

Pesano anche la crisi in Ucraina e il crollo del rublo in Russia, cosi' come la complessa situazione nel Medio Oriente e la campagna di lotta alla corruzione in Cina. "C'era da attendersi un calo della produzione, ma non bisogna rassegnarsi", afferma Francois Matile, segretario generale della Convenzione padronale orologiera svizzera (CP).

Le misure di disoccupazione prese all'inizio dell'anno non sembrano bastare. "Sono soprattutto i subappaltatori a soffrire, come capita sempre quando vi e' una contrazione, i marchi sono piu' prudenti negli acquisti", dichiara Jean-Daniel Pasche, presidente di FH.

Tuttavia il settore impiega attualmente circa 60mila persone in Svizzera, una cosa mai vista dalla meta' degli anni '70, ossia prima della crisi dovuta alla concorrenza del quarzo.

Un surriscaldamento? "Chiaramente no. Vi e' stato un aumento degli effettivi, ma non un forte aumento di pezzi prodotti. Direi piuttosto che si tratta di ottimizzazione della produzione: le aziende si rivolgono sempre piu' a personale qualificato, ben formato", dice Francois Matile.

-- Esempio di disinformazione
Ma che bravi, non dicono un cip sull' arrivo nel mercato degli orologi/computer. Certo l'industria e' pronta anche in questo segmento, ma illudersi che sul lungo periodo sia in grado di contrastare Samsung, Apple and co. e' un po' naif. In verita' si prospetta una lotta di resistenza come quella che si instauro' negli anni di crisi dell'orologeria, dovuta all'arrivo degli orologi elettromeccanici e poi elettronici. Salvarono la baracca due o tre fattori: quelli che continuarono a credere alla nicchia degli orologi meccanici ben fatti. Quelli che credettero agli orologi elettromeccanici a basso costo, stile Swatch, quelli che credettero al signor Hayek che prese in mano la situazione e salvo' capra e cavoli, diventanto con questa operazione miliardario. Infine quelli che credettero ai centri di competenza in microelettronica romandi.


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oriundo2006
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Vorrei solo far notare il prezzo fuori ogni controllo ( incrementatosi negli ultimi anni ben oltre il tasso di cambio e l'inflazione ) di vari marchi storici dell'orologeria svizzera: prodotti spacciati come frutto di un sapere artigianale esclusivo quando tutti sanno che sono le macchine a controllo numerico a fare tutto ( e poi i manuali fanno una lucidatina...). Dunque, fatemi il piacere...e se poi le vendite diminuiscono c'è il solito vecchio metodo della teoria economica ortodossa a supplire: diminuite i prezzi ed i margini ( aberranti ) di guadagno del settore ( distribuzione compresa ). Un po' di serietà: non spacciate movimenti Eta, che si comprano in gran serie al kilo quasi, come inarrivabili 'maison'...


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vic
 vic
Illustrious Member
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Le macchine a controllo numerico sono programmate su progetti degli ingegneri.
E guarda che progettare un orologio meccanico, quindi realizzarlo in modo che funzioni bene non e' un gioco da ragazzi, come tagliare un abito di Benetton, peraltro realizzato chissa' dove.
I margini stanno in proporzione a quello cui e' disposto a pagare il mercato.
Io, per esempio da decenni vado in giro con un orologio giapponese che costo' dieci franchi. Ho speso un multiplo del prezzo in batterie, per dire. E ha pure il braccialetto in metallo.
Il fato che i prezzi salgano alle stelle, a mio modesto parere indicano un fatto semplice: sono le monete che stanno perdendo valore a velocita' sempre maggiore.
Negli anni '60 1000 lire valevano 7 franchi, quando arrivo' l'euro, 1000 lire valevano 80 centesimi. E il franco di suo ha perso potere d'acquisto. Basta andare in negozio e vedere a quanto vendono, chesso', un chilo di castagne, o di ciliegie.

Caro mio, nell'orologeria c'e' una quantita' di know how che manco ti sogni.
Poi pensala come vuoi. Secondo me e' il made in Italy che e' andato a farsi benedire. L'ultimo esempio che tutti hanno toccato con mano e' stato il "famoso" treno pendolino, noto agli utenti come "cesso alpino", non per disprezzo, ma perche' proprio lo era. Anche perche' era un cesso la manutenzione italiana. Ma e' tutto un altro discorso.


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