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CH: pressione sulla radiotv pubblica


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http://www.gdp.ch/svizzera/aumenta-la-pressione-sulla-ssr-id103093.html

Svizzera - Servizio pubblico
Aumenta la pressione sulla SSR
Approvata dal Consiglio nazionale la mozione di Natalie Rickli (UDC) che chiede la riduzione delle reti radio e tv, tenendo conto del voto di giugno sul finanziamentod del canone. Gli Stati si pronunceranno domani.

Ats/Red - 16 dicembre 2015

Sale la pressione sulla Societa' svizzera di radiotelevisione (SSR). Al termine di una sessione straordinaria, il Consiglio nazionale (*) ha approvato - con 92 voti contro 75 e 8 astenuti - una mozione di Natalie Rickli (UDC/ZH) che chiede che si tenga conto del risultato risicato alle urne in favore del nuovo sistema di finanziamento del canone radio-tivu' lo scorso mese di giugno, quando sara' avviata la grande discussione sul servizio pubblico l'anno prossimo. Il Consiglio degli Stati (**) si pronuncera' domani.

Anche se oggi non e' stata presa alcuna decisione di fondo, la destra - uscita rafforzata dalle elezioni federali di ottobre - e' riuscita ad ottenere che talune sue rivendicazioni vengano esaminate nel rapporto che il Consiglio federale (***) dovra' presentare a meta' del 2016.

Idee da esaminare

La Rickli chiede in particolare di esaminare l'idea dell'attribuzione di un mandato sussidiario alla SSR, che sarebbe presente laddove i media privati non riescono a garantire l'offerta. Il numero di reti radiofoniche e televisive potrebbe cosi' essere ridotto.

Talune trasmissioni che suscitano forte interesse potrebbero inoltre essere riservate alla concorrenza. Altra rivendicazione: la presenza online della SSR potrebbe limitarsi a un servizio di audio- e videoteca. Infine, la destra chiede di studiare diverse varianti budgetarie, con una riscossione del canone che va da 1,3 miliardi a 500 milioni.

I detrattori della SSR sono apparsi galvanizzati dai risultati della votazione del 14 giugno scorso, durante la quale la generalizzazione del canone radio-tivu' e' stata accettata di misura dal popolo. Un nuovo voto si profila all'orizzonte dopo il deposito dell'iniziativa "No Billag", che chiede alla Confederazione di vietare di sovvenzionare canali televisivi o radiofonici e di abolire il canone.

Rapporto COFEM parziale?

A destra, UDC e PLR temono che il Consiglio federale lasci alla SSR la parte del leone. Il rapporto appena pubblicato dalla commissione federale dei media (COFEM) difende il mantenimento del servizio pubblico attuale e ritiene adeguato il suo finanziamento.

Secondo la COFEM, il sistema di "finanziamento misto" (canone e pubblicita') funziona. Togliendo la pubblicita' al servizio pubblico, e riservandola ai privati, la SSR perderebbe 316 milioni di franchi. Ma la pubblicita' eliminata non finirebbe per forza sulle emittenti locali private, ma probabilmente su quelle straniere.

A nome dell'UDC, lo zurighese Gregor Rutz ha criticato tale documento, che - a suo avviso - non prende sufficientemente in considerazione l'ampia offerta del settore privato senza i soldi pubblici. "Non si puo' attendere un rapporto finale serio sul servizio pubblico, se c'e' soltanto il parere del Consiglio federale e non quello del Parlamento", gli ha fatto eco Natalie Rickli.

Secondo il Verde liberale bernese Juerg Grossen, occorre rivedere la Costituzione per ridefinire il mandato di servizio pubblico nell'era del digitale e della diversificazione dei vettori di informazione. A suo avviso, la SSR rischia di andare a sbattere contro un muro di critiche, se si resta allo statu quo. Il consigliere nazionale bernese si e' detto tuttavia contrario a una "berlusconizzazione" del paesaggio mediatico elvetico.

Minaccia per la diversita' ?

La destra vuole fare pressione sul governo, ha denunciato dal canto suo il popolare democratico grigionese Martin Candinas. A suo parere, il servizio pubblico non deve essere ostaggio di considerazioni politiche e non tocca al Parlamento gestire il bilancio della SSR.

"Se il rapporto del Consiglio federale non sara' completo, si potra' sempre rettificarne il tiro", ha aggiunto Martin Landolt (PBD/GL). Da parte sua, la sinistra ha difeso una SSR forte. "Non v'e' alcun motivo di ridurre il canone o di abolirlo come vuole l'UDC", ha sottolineato Valerie Piller Carrard (PS/FR). Il servizio pubblico deve conservare un ruolo centrale di forum della democrazia e di specchio delle diversita' del Paese, le ha fatto eco Regula Rytz (Verdi/BE).

Da sinistra non sono mancate inoltre critiche sulle attivita' professionali della Rickli presso la societa' Goldbach Media, che vende la pubblicita' delle TV private tedesche. Dal canto suo, Kurt Fluri (PLR/SO) si e' detto sorpreso delle opposizioni alla mozione, poiche' essa consentira' di integrare gli interventi ancora pendenti nel rapporto, anche quelli in provenienza dalla sinistra.

Il carro davanti ai buoi

La consigliera federale Doris Leuthard ha invitato invano il plenum a non pregiudicare la discussione che si terra' l'anno prossimo. Il governo non e' contrario a un dibattito di fondo, ma taluni interventi parlamentari vogliono mettere il carro davanti ai buoi, ha aggiunto.

A suo avviso, non si possono fissare i costi prima di definire il mandato di servizio pubblico. Occorrera' inoltre tener conto della digitalizzazione crescente, ma anche del fatto che la Svizzera e' un piccolo Paese fortemente irradiato dai media esteri.

A nulla e' valso tuttavia l'appello finale della ministra delle comunicazioni a respingere la mozione. Il dossier passa ora agli Stati, che potrebbe anche ribaltare il risultato, visto che UDC e PLR sono minoritari alla Camera dei cantoni.

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(*) parlamento
(**) senato
(***) governo


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