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Chávez e Morales sono la coscienza ambientale del pianeta ?


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Hugo Chávez e Evo Morales: l’America latina integrazionista è la coscienza ambientale del pianeta?

Infiltrati dei movimenti sociali all’interno del fallito vertice di Copenhagen sull’ambiente, i dirigenti politici latinoamericani hanno portato una voce di saggezza che non è bastata a non far fallire la cumbre ma hanno almeno potuto sintetizzare che un altro approccio è possibile e che anche il problema ambientale non si può ridurre se non si abbatte la disuguaglianza. La grande stampa ha preferito ignorarli o registrare appena il loro dissenso, ma le loro testimonianze sono leggibili, ascoltabili in Rete e nei media partecipativi per chi ha occhi e orecchie per vedere. Hugo Chávez, presidente venezuelano, e Evo Morales,  presidente boliviano, e le rispettive delegazioni, hanno ripetutamente denunciato che il metodo non democratico con il quale è stato fatto funzionare (e fallire) tutto il vertice è stato paradigmatico di come funziona tutta la politica internazionale: “abbiamo ripetutamente visto girare documenti  -hanno denunciato i leader integrazionisti- e quando chiedevamo di poterli leggere ci venivano sottratti: questi sono top secret. Erano solo per alcuni paesi e non per altri”. Allo stesso modo nelle assemblee venivano dibattuti documenti e poi l’abilità truffaldina della presidenza danese e di alcuni paesi occidentali, Stati Uniti in testa, ne facevano votare altri modificati a loro piacere.

Per Evo Morales, e non è una novità per i dirigenti popolari latinoamericani, la madre terra, la Pachamama è un soggetto di diritto e come tale va rispettata. “Il cambio climatico non è una questione di tecnologia o di finanziamenti –ha affermato Morales- è una questione di modello di sviluppo. Il problema è il sistema capitalista e se non ne prendiamo atto non risolveremo mai nulla”. Seguiamo da qui in avanti in particolare il discorso di Hugo Chávez. “Copenhagen  -ha denunciato Hugo Chávez- è esattamente la maniera con la quale viene fatto funzionare il mondo in una dittatura imperiale che genera esclusione. C’è un gruppo di paesi che si crede superiore a noi, i paesi sottosviluppati, quelli che secondo Eduardo Galeano siamo stati buttati giù dal treno in corsa della storia, e che pretendono di decidere anche per noi. […] Io voglio denunciare che in queste sale non nominato da nessuno, parafrasando Carlo Marx [e forse anche Shakespeare, anche se Chávez non lo dice, ndr], sta girando un fantasma.

A Copenhagen si aggira tra noi il fantasma del capitalismo. È anche qui in questa sala, gira per i corridoi, entra nelle riunioni, sale e scende le scale ma è un fantasma così spaventoso che nessuno ha il coraggio di nominarlo. È il fantasma del capitalismo. È il fantasma di un modello di sviluppo distruttivo che sta distruggendo la vita nel pianeta e presto distruggerà la specie umana. Io penso la stessa cosa che pensano i giovani qui fuori [i movimenti sociali duramente repressi durante il vertice, ndr]: NON DOBBIAMO CAMBIARE IL CLIMA, DOBBIAMO CAMBIARE IL SISTEMA. […] Lo ha dimostrato la crisi economica che ancora sta colpendo il pianeta. Non si sa neanche quanti soldi il governo degli Stati Uniti ha speso per salvare le banche e io voglio denunciare: SE IL CLIMA FOSSE STATA UNA BANCA I SOLDI SI SAREBBERO GIÀ TROVATI! Leggete il libro di Hervé Kempf (Perchè i ricchi distruggono il pianeta, Garzanti 2008) “Non potremo ridurre i consumi materiali a livello globale se i potenti non scenderanno vari scalini e se non combatteremo la disuguaglianza. È necessario che il principio ecologista si accompagni a quanto reso indispensabile dalla situazione: consumare meno e distribuire meglio”. Sì è vero, i problemi climatici, le inondazioni, la desertificazione, la deforestazione, gli uragani, lo scioglimento dei ghiacciai, eccetera sono un problema enorme. Ma se non ricordiamo che 500 milioni di persone, il sette per cento più ricco, sono responsabili del 50% delle emissioni ed è innanzitutto questo sette per cento della popolazione mondiale a doversi stringere, è inutile che stiamo qui a discutere. […] Per tanto noi, i paesi dell’ALBA, ci opponiamo al documento finale di questo vertice, perché è un documento che ribassa i risultati e gli impegni previsti dal protocollo di Kioto che è l’unico nel quale ci riconosciamo.

Quelli sono i testi legittimi, non quelli discussi in questo vertice. È quello il documento che persegue il fine scientificamente sostenibile della riduzione delle emissioni. Quell’obbiettivo, qui e ora, è fallito e per questo votiamo contro. E perché la comunità internazionale soffre questo fallimento? Come disse il grande José Gervasio Artigas ‘ dicendo la verità né offendo né devo temere’. Usciamo con un fallimento perché le nazioni più potenti del pianeta non avevano la volontà politica di raggiungere un accordo. Sono stati qui per giorni a confondere le acque, tra marce indietro, maneggi elitari, escludendo dalle sedi deliberanti alcuni e ammettendo altri, per salvaguardare il conservatorismo e l’egoismo consumista di pochi. Questo mette davanti agli occhi del mondo l’insensibilità e la mancanza di solidarietà dei paesi ricchi che non vogliono assumere alcun impegno concreto verso quegli esseri umani che già oggi pagano le conseguenze dei loro comportamenti senza regole.  Le 500 persone più facoltose del pianeta hanno ricchezze paragonabili ai 416 milioni più poveri e il 40% della popolazione mondiale, 2.8 miliardi di persone, vive con meno di due dollari al giorno. 2.6 miliardi vive senza fognature e più di un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile [possono essere queste persone a dover ridurre le loro emissioni? Ndr]. Di chi è la responsabilità?

Ascoltiamo la voce di Leonardo Boff quando dice che un pianeta finito come la terra non può sopportare un progetto senza limiti come il capitalismo. Ascoltiamo la voce di Fidel Castro quando dice che sotto il capitalismo la specie umana è in pericolo. Ascoltiamo la voce di Rosa Luxemburg quando grida che l’alternativa al socialismo è la barbarie. Ascoltiamo la voce di Gesù Cristo quando dice ‘beati i poveri’.  Se il capitalismo resiste al cambiamento siamo obbligati a dar battaglia al capitalismo per salvare la specie umana”.

Gennaro Carotenuto
Fonte: http://www.gennarocarotenuto.it/
Link: http://www.gennarocarotenuto.it/11956-hugo-chvez-e-evo-morales-lamerica-latina-integrazionista-la-coscienza-ambientale-del-pianeta/
22.12.2009


Citazione
esca
 esca
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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L'ipocrisia di un summit nato con le più ipocrite intenzioni prosegue mostrando il suo ipocrita strascico a coronamento dell'evento. C'era da aspettarselo.


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