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Chiesa/Barnard - Non siamo Stato noi


Tao
 Tao
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Botta e risposta su quello che c'è da fare per la libertà d'informazione fra Paolo Barnard e Giulietto Chiesa

Sabato 24 maggio pubblichiamo un articolo/saggio di Paolo Barnard intitolato "l'informazione è noi", ancora in pagina fra gli "articoli recenti". Il giorno dopo Giulietto Chiesa risponde con una netta presa di posizione intitolata "Su Paolo Barnard"", che riportiamo per completa informazione di chi legge. L'ex collaboratore di Report replica a sua volta con l'intervento giunto in redazione lunedi 26, seguito da un' ulteriore ribattuta del Presidente di Megachip lo stesso giorno.

Su Paolo Barnard
di Giulietto Chiesa - Megachip

Bene hanno fatto i direttori del sito a pubblicare l'articolo di Paolo Barnard. In tal modo dando ulteriore prova che Megachip non censura nessuno. Ulteriore perchè noi abbiamo pubblicato molti materiali della polemica di Paolo Barnard con Milena Gabanelli. Tuttavia sento il dovere di prendere le distanze dalla gran parte delle sue considerazioni. Esse contraddicono quasi tutto quanto Megachip Associazione ha fatto e sta facendo, cioè ci sono estranee. Si tratta di uno sfogo personale, umanamente comprensibile, politicamente del tutto improduttivo, per non dire molto negativo. Al termine della cui lettura non resterebbe che arrendersi. Perchè se tutto si riduce alla conclusione che abbiamo tutti quello che tutti ci siamo meritato, allora non resta, appunto, che arrendersi. Noi la pensiamo diversamente e, per esempio, riteniamo che milioni di persone in Italia, non sapendo nulla di ciò che accade, non possono essere resi colpevoli dello stato delle cose esistenti. Barnard, compiendo l'errore di molti intellettuali, scarica sul "popolo" i sentimenti e le percezioni degli intellettuali. Che con il popolo non hanno nulla a che vedere. Certo si può criticare chiunque. Basta un pò di concentrazione. Ma fare di ogni erba un fascio non pare molto utile. In ogni caso non è quello che noi pensiamo sia giusto fare.

Giulietto Chiesa
Fonte: www.megachip.info
25.05.08

Il mio non è uno sfogo personale
di Paolo Barnard

Sono riconoscente alla redazione di Megachip di aver dato spazio al mio articolo "L'Informazione è noi", e a Giulietto Chiesa per avergli dedicato alcune sue considerazioni.

Tuttavia trovo incomprensibile il motivo per cui Chiesa abbia voluto prendere le distanze dal mio scritto in termini così netti. Incomprensibile come egli abbia voluto ridurre le mie dettagliate argomentazioni a "uno sfogo personale... politicamente improduttivo" o a una "polemica Barnard - Gabanelli". Misterioso come Chiesa possa aver tratto dalla lettura proprio dell'ultima parte del mio pezzo uno scoramento totale ("non resta che arrendersi").

In realtà credo che il mio ultimo lavoro ricalchi del tutto lo spirito di Megachip, che mi sembra essere proprio quello di stimolare le coscienze a vedere là dove la narrative sono meno scontate, cioè a distanziarsi dal coro (e in questo mio caso dal coro dell'Antisistema di 'regime') per mantenere i sacri 360 gradi di sguardo critico.

La polemica Barnard - Gabanelli non esiste, esiste il mio avvertimento che prende spunto dalle azioni della nota gionalista 'contro' e che vorrebbe portare i lettori a riflettere sulla reale natura di chi oggi in Italia si fregia dell'essere 'contro'. Una riflessione essenziale, poiché di cattivi maestri o falsi Guru non ne abbiamo proprio bisogno.

Come può il mio essere uno sfogo personale quando per quasi 20 pagine (e da anni) lotto per riportare il cittadino comune al centro di tutto? Sono forse l'unico in questo Paese all'interno della galassia antagonista a dire che noi personaggi ci dobbiamo togliere dal center stage e che sono le persone comuni che devono prendere il nostro posto, che devono diventare centrali, decisori, esecutori, analisti, con noi personaggi non più tali e modestamente al loro fianco come piccole fonti.

Nell'ultima parte del mio articolo, ma anche in altre parti, descrivo invece proprio ciò che si potrebbe fare per far partire una concreta riscossa epocale in questo Paese, altro che arrendersi. E sul fatto che l'Italia sia il prodotto degli italiani, credo che io non debba aggiungere altro. Gli italiani "non sanno nulla di ciò che accade?". Questo è assurdo. Ne sanno cento volte quello che sarebbe necessario per scendere in strada e fare barricate, per bloccare le autostrade o prendere d'assalto i Comuni. La tragedia, caro Chiesa, è che nessuno lo fa più. Capisco il tuo scoramento per questo, ma lenire il dolore immaginando che la Fine della Storia (quella sancita dal trionfo dell'Esistenza Commerciale - non da Fukuyama) sia dovuta al fatto che l'italiano non conosce ancora i dettagli dell'inciucio numero 934.657 o chi sta tramando a Davos per privatizzare le nostre carceri o le nostre fognature, o altri disegni occulti, è nascondersi dietro a un filo d'erba.

Grazie della vostra attenzione.
Paolo Barnard
26.05.08

Caro Barnard
di Giulietto Chiesa

la tua risposta mi pare confermi completamente la ragione della mia presa di distanza. Esattamente laddove ribadisci la responsabilità collettiva del popolo italiano. Ovvero l'Italia come prodotto degli italiani. Proprio in questo sta la differenza. Io non penso, noi non pensiamo, in questo modo. Poichè si porta responsabilità dello stato delle cose quando si ha coscienza di esso e delle sue cause e dei possibili rimedi. Il che non è, alla radice, proprio in quanto milioni di persone sono stati resi inconsapevoli (dal sistema mediatico-informativo in cui vivono e muoiono) dello stato delle cose. Certo milioni di persone partecipano al degrado,
seguendo il corso degli eventi, come i topi che seguono il pifferaio magico che li porta ad affogarsi in mare, ma non credo che li possiamo ritenere partecipanti attivi dello sfascio. Semmai vittime e partecipanti passivi. Tu pensi che ne sappiano quanto basta per prendere d'assalto l'universo mondo. Ma, come sappiamo, non lo fanno. E dubito che, se lo facessero, otterrebbero qualche risultato. Per questa strada non si va proprio da nessuna parte e ci si dispera, esattamente come fai tu.

Per questo io non provo nessuno "scoramento". Mi limito ad analizzare la situazione e a vedere quali rimedi siano necessari e quali siano possibili, nelle date condizioni.

Vero che di cattivi maestri e falsi guru non abbiamo bisogno. Ma non credo che il nemico principale sia "l'antisistema di regime". Non so nemmeno se esista. Esiste qualche furbo che cavalca il suo interesse personale, ma non mi pare importante.

Trovo invece una contraddizione insanabile, perfino elementarmente logica, nel tuo discorso: da un lato il popolo è colpevole e ignavo, sa ma non reagisce, non fa nulla, accetta. Dall'altro non si capisce in alcun modo come, questo popolo, possa organizzare una riscossa epocale. Da solo, questo popolo, dovrebbe alzarsi in piedi? Sei davvero convinto che possa farlo senza avere una guida, saggia, coraggiosa, capace intellettualmente di dare soluzione ai problemi e di proporre un futuro?

Noi stiamo lavorando per dare voce a chi non ce l'ha. E non disperiamo, perch'è c'è ancora un'Italia che può battersi e noi vogliamo stare con essa, e aiutarla.

Cordiali saluti
Giulietto Chiesa

Fonte: www.megachip.info
Link: http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=6921
27.05.08


Citazione
eemanuelee
Active Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 16
 

Nella questione informazione mi sembra si intreccino vari fattori:

1) Poteri forti
2) Giornalisti in condizioni precarie che facilmente possono venir censurati
3) Giornalisti che volontariamente si asservono perchè in fondo così vanno le cose
4) Guru che finiscono per rispondere a logiche di sistema
5) Cittadini che non hanno facile accesso a fonti di informazione alternativa
6) Cittadini che sanno che in fondo le cose sono sempre andate così per cui non vale la pena cambiare
7) Cittadini che cercano di informarsi in modo critico ma che purtroppo non hanno grande visibilità

Secondo me non è vero che gli italiani hanno il sistema che si meritano, ma nemmeno che una volta informati il sistema cambierà.

Bisogna percepirsi capaci di cambiare il contesto per avere senso civico. I poteri forti ostacolano questi processi, certi guru non so quanto siano disposti a dare vero spazio al protagonismo del cittadino.

Finchè le informazioni che abbiamo sul sistema ci portano solo allo sdegno e alla presa di distanza non si cambierà nulla.

Barnard dice che noi italiani sappiamo. In ogni caso il problema non è solo sapere ma poter attivare nuove risposte in base ai problemi che l'informazione fa emergere. Sperare nel cambiamento, nella possibilità di cambiare le cose, altrimenti tutto si ferma nello sdegno, nel "è sempre andata così". Purtroppo una certa cultura individualista trova più facilmente piede che non la formazione di una coscienza collettiva.

Spetta a noi creare una cultura dove l'informazione possa essere meno asservita, dove i cittadini possano accedere facilmente alle varie fonti e farsi una loro opinione. Spetta a noi aumentare la richiesta di una migliore informazione[/b]


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