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Da Calearo a Montezemolo. L’evoluzione del PD


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Le insignificanti contestazioni alla deriva padronale della Cisl — che collabora all’autoritario progetto di Marchionne di riscrivere unilateralmente le relazioni industriali di questo paese — hanno incontrato ieri la condanna unanime del mondo politico. Alle categorie impiegate dalla Cisl e dalla destra di “violenza” e “squadrismo” — con Raffaele Bonanni nelle vesti di novello Matteotti — hanno fatto riscontro le dichiarazioni appena più moderate di Bersani, Franceschini e Bindi, nella sostanza altrettanto dure contro gli attuatori delle contestazioni, siano essi centri sociali o militanti Fiom impegnati in una dura vertenza.

Nella stessa giornata da particolari ambienti del medesimo partito che a suo tempo dettero origine all’imbarazzante caso di trasformismo parlamentare dell’ex leader di Federmeccanica Massimo Calearo è giunta la proposta di candidare Luca Cordero di Montezemolo a capo dello schieramento di centro-sinistra e successore di Berlusconi a Palazzo Chigi.

Si direbbe che questa “sinistra” è talmente dubbiosa della propria legittimità, ed è talmente presa dall’affanno di schermarsi dalle critiche di un’opinione pubblica che la identifica ormai con una “Casta”, da moltiplicare i cenni di buona volontà nel limitare il proprio ruolo. Goffredo Bettini e i suoi colleghi di partito non chiedono ormai più che essere riconosciuti come i detentori di una tecnica parlamentare assimilata per esperienza, e la cui insostituibile funzionalità giustifica l’inscrizione a bilancio del costo che essa rappresenta per il contribuente. Ma niente più di questo, per carità. La visione e la leadership — si conviene in questi settori del Pd — è meglio andarla a cercare in un capitano di industria che nella sua vita non ha perso tempo con cose futili come le idee politiche e la rappresentanza nelle istituzioni di speranze e interessi della popolazione.

Il Pd si candida così ad essere il secondo partito azienda d’Italia. Che le sedi della lotta politica siano i luoghi in cui si elabora un progetto per il paese, si forgiano le identità politiche, e in cui sbocciano e prendono vigore le forze psicologiche della leadeship sembra ormai un’idea obsoleta che va bane, al massimo, per il primitivismo della Lega. Il sofisticato mandarinato del Pd comprende invece che di fronte alla consumata abilità di Montezemolo nel campo delle pubbliche relazioni ogni sforzo in proprio a gettare un ponte diretto verso gli elettori sarebbe uno spreco di risorse destinato a risultati più modesti. E per ogni dubbio in proposito consultiamo pure un istituto di sondaggi.

E’ assai dubbio che possa sorgere nelle loro menti che questa immaturità e infantilismo politico che riduce ogni serio problema economico e sociale a una questione di opportunità e tattica parlamentare, dove i rapporti di forza del momento sono la bussola di ogni decisione di merito, sia la ragione più profonda della loro debolezza, e della sensazione diffusa tra la gente che di loro si possa fare a meno. La rappresentanza democratica è leadership etica e ideale, non è delega a uno scaltro procuratore d’affari.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com
Link: http://subecumene.wordpress.com/2010/10/07/da-calearo-a-montezemolo-levoluzione-del-pd/
7.10.2010


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