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Discrimination? Why not? (La terza rivoluzione industriale, parte quarta)


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Discrimination? Why not? (La terza rivoluzione industriale, parte quarta)

Una breve riflessione circa la generazione perduta, i giovani e le politiche (attive) del mercato del lavoro.

Quanti sono i nostri “perduti” (dai 30 ai 44 anni)? Sono 12.4 mln di individui, ossia il 20.4 % della popolazione residente in Italia.

Due cifre in breve. Secondo la versione “mediatica” di generazione perduta i 30-40enni sono poco meno di 10 mln. In realtà la generazione dimenticata a cui si fa riferimento è quella fascia di popolazione che va dai 30 ai 44 anni circa e che corrisponde a poco meno di 12.4 mln di individui, ossia il 20.4 % circa della popolazione residente in Italia (60.665.551, dati ISTAT al 1° gennaio 2016). Di questi 12,4 mln di individui oltre la metà vive in condizioni precarie o di grave disagio (rielaborazioni su dati INPS e ISTAT 2016) e grazie anche agli incentivi all'occupazione giovanile risultano e risulteranno sempre meno desiderabili da un mercato del lavoro che già da tempo li considera, per usare un eufemismo, poco interessanti.

E quanti sono i “giovani” (dai 15 ai 29 anni)? Sono 6.155.121, ossia circa il 10,15% della popolazione residente in Italia.

Due cifre in breve. I giovani (dai 15 ai 29 anni) sono poco meno di 9,2 mln (9.178.438), studenti compresi, il 15.1% della popolazione residente in Italia. Se però depuriamo il dato dai 2.626.674 studenti iscritti alle scuole statali secondarie di II° livello (dati relativi all’anno scolastico 2016/2017), dai 113.229 studenti iscritti alle scuole paritarie secondarie di II° livello (dati relativi all’a.s. 2015/2016) e dai 283.414 studenti iscritti all’università (anno accademico 2016/2017), i “giovani” (dai 15 ai 29 anni) sono circa 6.155.121, ossia circa il 10,15% della popolazione residente in Italia. (Fonte: Rapporti Miur)

Perché in Italia la disoccupazione giovanile (dai 15 ai 29 anni) è così alta? In sintesi le principali cause secondo McKinsey.

1. La prima causa individuata dal rapporto è lo "sbilanciamento quantitativo tra domanda delle imprese e scelte dei giovani." In Italia, nel momento della scelta del percorso scolastico da seguire, si tende a mettere il fattore "occupazione futura" al secondo posto, seguendo principalmente gli interessi personali.

2. La seconda causa individuata dal rapporto è la carenza di competenze adeguate ai bisogni del sistema economico. "Solo il 42% delle imprese italiane ritiene che i giovani che entrano per la prima volta nel mondo del lavoro abbiano una preparazione adeguata." Nel 47% dei casi, rispetto alla media europea del 33%, le aziende italiane reputano i giovani appena entrati nel mondo del lavoro, inadatti a svolgere le mansioni richieste loro. Secondo il rapporto inoltre "stage e tirocini hanno una durata inferiore a un mese in quasi il 50% dei casi nella scuola superiore e in circa il 30% dei casi all’università, e coinvolgono solo la metà degli studenti d’istruzione secondaria e terziaria."

3. Infine ultima causa di disoccupazione emersa dal rapporto è "l’inadeguatezza dei canali di supporto alla ricerca del lavoro". La fonte primaria di lavoro per i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni sono gli amici e i parenti. I canali istituzionali come i centri per l’impiego si rendono utili solo all’1% dei giovani del nostro paese. Soltanto per fare un esempio, in Germania gli uffici di collocamento sono il mezzo principale di ricerca di occupazione nell’80% dei casi.

Possibili soluzioni.
Il rapporto McKinsey propone una propria ricetta, indicando la necessità di un piano di azione attivo sia a livello nazionale che territoriale. Tale programma strutturato e di durata pluriennale dovrebbe intervenire su più ambiti offrendo:

• offerta formativa adeguata alla domanda;
• informazione diffusa e trasparente;
• rivalutazione delle scuole tecniche e professionali;
• stretta collaborazione tra scuola e lavoro (con giovani e insegnanti in azienda e datori di lavoro nelle scuole);
• servizi di orientamento per gli studenti;
• efficacia dei canali di collocamento dei giovani sul mercato.

https://www.mckinsey.it/idee/la-ricerca-mckinsey-studio-ergo-lavoro
https://www.mckinsey.it/download/file/fid/2785

Perché, ad esempio, i Centri per l'impiego (Cpi) non vengono dotati di mezzi e strutture per assolvere il loro naturale mandato? ( http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/economia/centri-impiego-licenziamenti-1.3366831 )

Perché dopo averli trascurati, dequalificati e resi sostanzialmente inutili ora si parla di riorganizzazione dei Centri per l'impiego?

“LA MOBILITAZIONE DEI SINDACATI
In attesa delle risposte nazionali Cgil Cisl Uil Marche con Fp Cgil Cisl Fp Uil Fpl accolgono con favore le azioni intraprese dalla Regione, ma annunciano che sul tema non abbasseranno la guardia e continueranno la loro mobilitazione contro il Governo nazionale. «Abbiamo condiviso un percorso che impegna da oggi il governo regionale alla stabilizzazione del personale .

https://www.cronacheancona.it/2017/07/03/via-alla-riorganizzazione-dei-centri-per-limpiego-siglata-lintesa-regione-sindacati/40396/

In collaborazione con il Servizio Politiche sociali e Sport, i Comuni e gli ambiti sociali verrà infine data piena attuazione al Sostegno per l'inclusione attiva (Sia), compreso quello per le aree del cratere, che vede protagonisti i Centri per l'impiego per la presa in carico integrata e per definire percorsi di inserimento socio-lavorativo dei beneficiari, e anche in vista dell'imminente entrata in vigore del reddito di inclusione sociale del quale costituisce il presupposto.

http://www.regioni.it/dalleregioni/2017/08/31/centri-per-limpiego-al-via-la-riorganizzazione-528060/

Forse perché si sottovalutava la strategicità del servizio e quindi ha ragione Rizzo?

“[…]uno strumento che esce bocciato dall’esame dei dati, perché errare è umano ma perseverare diabolico. Piuttosto, destiniamo le risorse (…) ai giovani che vanno in azienda a fare tirocini o stage, anziché impiegarle per creare altri posti inutili in quegli uffici pubblici” […].

http://www.corriere.it/economia/13_novembre_23/i-lavori-a-caro-prezzo-trovati-stato-a1e8ca64-5408-11e3-b3cc-01de6c91b992.shtml

Eppure le problematiche sono le stesse di sempre.
https://slosrl.wordpress.com/2014/09/01/centri-per-limpiego-e-una-questione-di-efficacia-ed-efficienza/

Ed i dati sembrano confermare che ove la spesa per i servizi per l’impiego (labour market services ) è più alta il tasso di disoccupazione è generalmente più basso:

Inoltre sembra che le politiche attive funzionino decisamente meglio di quelle passive nel contrastare la disoccupazione di lungo periodo.

In proposito consiglio di leggere il rapporto della “Active labour market Policies” .
https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/european-semester_thematic-factsheet_active-labour-market-policies_en.pdf

Ma perché i Cpi non funzionano? Perchè il collocamento è stato privatizzato?

http://www.panorama.it/economia/lavoro/centri-impiego-perche-non-funzionano/
http://nuvola.corriere.it/2016/06/17/centri-per-limpiego-a-che-punto-siamo/
http://www.propostalavoro.com/benessere-e-lavoro/crisi-e-cambiamento/servizi-per-limpiego-la-privatizzazione-inizia-dalla-toscana
http://www.linkiesta.it/it/article/2013/07/19/cosi-come-sono-i-centri-per-limpiego-non-creano-lavoro/15228/

Aggiungo che la privatizzazione del collocamento (decreto legislativo del 23.12.97 e decreto attuativo del 13.5.98) è avvenuta ad opera del Governo Prodi (17.05.1996 - 21.10.1998).

Centri per l’impiego: nuovi sprechi, vecchi problemi :

http://www.linkiesta.it/it/article/2014/02/10/centri-per-limpiego-nuovi-sprechi-vecchi-problemi/19480/
http://www.linkiesta.it/it/article/2015/02/04/centri-per-limpiego-centralizzarli-non-serve/24544/
http://www.linkiesta.it/it/article/2013/05/10/i-centri-per-limpiego-per-dare-lavoro-devono-cambiare/13631/
http://www.linkiesta.it/it/article/2016/04/29/centri-per-limpiego-i-servizi-per-il-lavoro-nel-caos/30167/

Come funzionano le politiche del lavoro rivolte ai giovani in Germania:

http://www.linkiesta.it/it/article/2013/10/27/lavoro-quali-politiche-servono-davvero-ai-giovani/17227/#1

I servizi per l’impiego secondo il modello scandinavo:

http://www.pietroichino.it/?p=30022

Aggiungo che “I disoccupati devono iscriversi nelle liste di collocamento dell'SPC (servizio pubblico di collocamento) per poter avere titolo alle indennità di disoccupazione. Inoltre l'SPC prende delle decisioni in materia di collocamento in quasi tutti i programmi del mercato del lavoro. A partire dal 1993 è stata autorizzata la creazione di servizi privati di collocamento, gestiti a fini di lucro; tuttavia essi possono richiedere il pagamento di un onorario solo ai datori di lavoro.

Svezia e welfare: modello anti crisi esportabile in Italia?

http://www.wallstreetitalia.com/svezia-e-welfare-modello-anti-crisi-esportabile-in-italia/
http://www.repubblica.it/economia/2017/05/14/news/svezia_migranti_disoccupati-165427336/
http://www.repubblica.it/economia/2016/08/15/news/equita_welfare_e_keynes_la_ricetta_della_svezia_dove_solo_il_2_e_diventato_piu_povero_in_un_decennio-146000857/
http://www.repubblica.it/economia/2016/08/13/news/rapporto_mckinsey_famiglie-145899035/?ref=HREC1-14

Qui alcune letture circa il governo e le riforme del mercato del lavoro:

http://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2016/09/spattini_pag_392.pdf
https://moodle.adaptland.it/mod/resource/view.php?id=971
http://host.uniroma3.it/centri/jeanmonnet/pdf/Contributo%20Tridico%20Sindacalismo%20n.28.pdf


Citazione
Deheb
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Grazie Nat, tanto materiale....
(apro una parentesi per utilizzare il mezzo pubblico a fini privati: ho provato ad inviarti messaggio "personale" con questa specie di messaggistica che sembra la brutta copia riuscita male dei vecchi messaggi privati. Potresti per cortesia darmene riscontro -positivo o negativo che sia-
Grazie. Chiudo parentesi)


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Noble Member
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Tanto materiale? Veramente, malgrado i continui tagli, avrei appena iniziato… Vista però l’intensità del dibattito mi sa che mi fermo qui. Scrivo giusto la quinta parte per dare un senso al titolo … 🙂

Riguardo il tuo messaggio mi spiace ma la mia casella di posta è vuota.


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