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Equitalia è una pistola fumante


radisol
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24 / 5 / 2012

Le mobilitazioni contro Equitalia nel nostro paese si sono susseguite nelle ultime settimane. Per mobilitazioni qui si intende le proteste pubbliche, popolari ed alla luce del sole come quelle di Napoli, Pisa e Mestre o come quella degli operai di Termini Imerese all’Agenzia delle Entrate. Un tema, quello del debito privato, che trova ancora poca centralità, suo malgrado, nello spazio dell’analisi politica.

E’ vero che il tema della pressione fiscale lascia spazio a facili sortite demagogiche, come quelle in salsa verde dei leghisti contro le “tasse di Roma ladrona”. Bisogna innanzitutto centrare il tema, ed in questo le recenti mobilitazioni napoletane hanno avuto il merito di definire bene lo spazio rivendicativo. Le tasse vanno pagate e gli evasori fiscali devono essere perseguiti. Partiamo da questo dato, per tranquillizzare da subito tutti quelli che hanno letto con leggerezza le mobilitazioni contro Equitalia: nessuno di quelli che hanno manifestato a Napoli o a Mestre reclama la fine dei tributi.

Fatta questa necessaria premessa, passiamo alla disamina della questione.

Equitalia è una società per azioni a capitale pubblico – Ministero delle Finanze ed Agenzia delle Entrate – che risponde dunque alle esigenze di tutte le s.p.a. ovvero la necessità di fare profitti. La società si configura così come un esempio di quelle mostruosità giuridiche che sono le multiutility contro cui gli italiani si sono già espressi attraverso il referendum dell’estate del 2011.

Equitalia riscuote i tributi per conto dello stato e degli enti locali che hanno esternalizzato la riscossione delle tasse. La sua natura di s.p.a., porta Equitalia ad accumulare interessi attraverso un complesso sistema di aumenti del credito da riscuotere nei confronti degli evasori. Un agio del 9% su ogni tassa non pagata. Una percentuale che è circa il doppio del tasso di interesse medio che gli istituti di credito impongono sui prestiti privati. A questa percentuale di interesse da usura si sommano le spese di notifica, le spese legali e la maturazione degli ulteriori interessi. Nel pieno rispetto di una legge visibilmente singolare ed ingiusta, Equitalia diventa così una macchina da strozzinaggio.

A finire nel mirino di Equitalia ci sono tutti gli evasori fiscali senza nessun tipo di distinzione, siano essi evasori di una semplice multa per divieto di sosta oppure grandi evasori fiscali per milioni di euro. Il carico affidato ad Equitalia durante il 2010 è salito del 43% rispetto al 2007 ed attualmente è di 72 miliardi di euro*, più o meno due finanziarie.

Ma la rigidità della s.p.a. dei tributi sembra sciogliersi come neve al sole davanti ai grandi evasori fiscali a cui vengono proposti accordi con enormi vantaggi. Di contro il resto dei creditori di Equitalia, principalmente lavoratori autonomi, precari e pensionati, vede solo la possibilità di rateizzazione del debito fissata in griglie strette ed inflessibili. La mission di Equitalia contribuisce così alla configurazione di un sistema fiscale palesemente discriminatorio, che risulta inflessibile coi deboli e malleabile con i forti. Una visione suffragata ulteriormente dal rifiuto del governo dei professori di istituire la tassazione dei capitali scudati che avevano goduto della norma del precedente governo sul rientro dei capitali evasi all’estero e l’istituzione di una tassa patrimoniale per finanziare la spesa sociale.

In caso di mancato pagamento dopo la prima notifica della cartella esattoriale, Equitalia può procedere alla variegata gamma di azioni che rientrano nella riscossione coatta. Pignoramento del quinto dello stipendio, fermo amministrativo dei beni immobili, vendita coatta di auto, moto e case, fino al sequestro dei conti correnti come ha fatto Equitalia Calabria nei confronti dei pensionati. E così mentre si consente ai grandi evasori di chiudere accordi al ribasso recuperando qualche milione di euro rispetto a decine di milioni di evaso, sulle fasce sociali più deboli si abbatte la mannaia della riscossione coatta.

Un meccanismo perverso che contribuisce, ai tempi della più grande crisi che il nostro paese abbia mai conosciuto, all’aumento esponenziale del debito privato. Ed è proprio questo il cuore della questione: Equitalia funge da moltiplicatore del debito privato delle fasce sociali più deboli del paese. All’aumento della pressione fiscale dovuta alla “ricetta” dei professori guidati da Mario Monti, che incide sulla consistenza dei salari e delle pensioni, si unisce l’aumento del debito privato nei confronti dello Stato.

Un vero tritacarne soprattutto per i lavoratori autonomi che mentre fanno i conti con l’abbassamento del proprio potere d’acquisto devono contemporaneamente versare al fisco le tasse di oggi e quelle di ieri con gli aumenti da usura imposti da Equitalia. Ai lavoratori dipendenti della pubblica amministrazione, su cui gli aumenti delle aliquote Irpef agiscono direttamente in busta paga, il tritacarne di Equitalia rischia di ridurre a poche centinaia di euro i salari attraverso il pignoramento del quinto dello stipendio. Il pignoramenti verso terzi operati da Equitalia sono circa 133.000 con un aumento del 50% tra il 2007 ed il 2010*. Una prospettiva che riduce in miseria una persona non per un periodo temporale, ma per tutta la vita che ti resta.

Ecco cosa spinge un cittadino a puntarsi una pistola alla testa. In particolar modo accade nel Mezzogiorno, dove oltre allo Stato spesso l’altro creditore del debito privato è il sistema criminale. Creditori diversi, ma spesso sistemi di riscossione molto simili. Eppure non si comprende come mai in troppi facciano finta di non capire.

Appena un mese fa la CGIL prospettava uno sciopero generale – l’ennesimo solo annunciato e mai praticato – contro le tasse. Eppure a nessuno venne in mente di parlare di demagogia. Nessuno ha mai chiesto la fine delle tasse, eppure sindaci di grandi città come Bologna si lanciano in iperboliche dichiarazioni su camorristi che protestano contro Equitalia. Cogliamo l’occasione per portare a conoscenza del sindaco di Bologna Virginio Merola che i camorristi sono tra quei grandi evasori a cui Equitalia offre accordi molto flessibili.

Dal prossimo anno tutti gli Enti Locali possono dismettere il contratto con Equitalia. Moltissimi sindaci hanno già dismesso il contratto, altri come quello di Napoli hanno annunciato che lo faranno dal gennaio del 2013. Ma il problema, come è evidente, non è Equitalia in sé ma il meccanismo con cui si pensa di riscuotere i tributi per le fasce sociali maggiormente colpite dalla crisi. Se ci si affiderà nuovamente ad una s.p.a. che dovrà fare profitti, se sarà consentito alle nuove società la riscossione coatta dei tributi, allora sarà solo maquillage. C'è da dire che solo il 16% dell'attività di Equitalia è legata però alla riscossione dei tributi dei Comuni, una percentuale comunque piccola rispetto alla fetta di lavoro svolta per lo Stato e le Regioni che è del 48%*.

I professori continuano a parlare della necessità di misure per la crescita economica del paese, ma non serve una laurea alla Bocconi per capire che senza un alleggerimento del debito privato per le fasce più povere non potrà mai esserci nessuna ripresa. Accanto allo smantellamento del welfare ed alla dismissione dello statuto dei lavoratori con il Ddl Fornero, il tema del debito privato per i lavoratori dipendenti risulta avere una drammatica centralità.

Le mobilitazioni delle ultime settimane pongono dei punti di rivendicazioni semplici e chiari: sospensione della riscossione coatta dei tributi per le fasce sociali deboli (a tal proposito è stato già votato a maggioranza un ordine del giorno alla Camera), cessazione dei contratti tra gli Enti Locali ed Equitalia, internalizzazione del servizio di riscossione dei tributi da parte degli Enti Locali, istituzione di una tassa patrimoniale pe
r finanziare la spesa sociale, tassazione dei capitali scudati.

Proposte rispetto alle quali, i tanti che a sinistra hanno storto il naso davanti alle proteste contro Equitalia, farebbero bene a rispondere nel merito.

* dati del Sole 24 Ore

Antonio Musella ( tratto da Micromega )


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radisol
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24 / 5 / 2012

Chi voglia oggi affrontare con un minimo di realismo la natura dei problemi che affliggono le imprese e le famiglie della nostra regione deve porsi tre questioni sostanziali: la tassazione, l’esazione dei tributi e le relazioni con il sistema creditizio. Si tratta di tre fenomeni distinti ma che, tuttavia, operano nella medesima perversa direzione e tendono a vincolare oltre misura il bilancio della collettività.

Partiamo dal primo vertice del triangolo: il sistema creditizio. Fino a qualche lustro addietro comprendere il comportamento delle banche nel Mezzogiorno richiedeva una duplice indagine. Prima si valutavano le tendenze degli intermediari a livello nazionale; poi s’indagava su quanto simili tendenze si estendessero alle regioni meridionali. Era un esercizio difficile ma, in qualche modo, rassicurante: le sfaccettature del sistema creditizio del Mezzogiorno, la presenza d’intermediari diversi per natura giuridica, specializzazione e funzione, impedivano una meccanicistica traslazione dai nostri parti di quanto avveniva altrove. Oggi il sistema creditizio meridionale è il sistema creditizio nazionale, in ragione di un’omologazione di rapporti con le famiglie e con le imprese, derivante dalla presenza, di fatto, di un’unica classe nazionale di banche.

Il dato da cui partire è che i grandi gruppi bancari italiani sono tra i meno solidi tra le poco solide banche di rilievo internazionale. Si tratta di un fenomeno che l’Associazione Bancaria tende a negare, specie in occasione di revisioni internazionali del rating, ma tant’è: i nostri giganti creditizi sono ampiamente sottocapitalizzati. Al lettore, probabilmente, interesserà poco la genesi della fragilità di un sistema tanto protetto quanto avventuristico, tanto incline ai lauti guadagni rischiosi quanto autocommiserantesi in caso di cattiva sorte. Quel che ci interessa è che oggi la loro debolezza è istituzionalmente accertata: la European Bank Association, ovvero il braccio armato della vigilanza creditizia della Banca Centrale Europea, attesta l’inadeguatezza patrimoniale di molte delle nostre banche; Morgan Stanley ce lo ricorda spesso con sadica puntualità. Ebbene tale inadeguatezza può essere ovviata, in linea di principio, tramite due reazioni: incrementi patrimoniali o adeguamento verso il basso dei livelli di attività, impieghi e finanziamenti, al patrimonio oggi esistente. Checché se ne dica o si neghi, le banche stanno seguendo, nei fatti, la seconda strada, e cioè il ridimensionamento del fatturato e la compressione del rischio. E in regime di omologazione gli effetti si riverberano in Campania come in Veneto, per famiglie e imprese allo stesso modo, su famiglie e imprese, con un perverso ricorso, quello dei banchieri, alla terminologia anglosassone per rendere la motivazione oggettiva e immanente. Si sente sovente affermare, dal mondo bancario, che “gli Stress Test evidenziano bassi Tier-1 che comportano un Deleveraging e un Credit Crunch che impongono un più severo Rating e Credit Scoring”. La cui traduzione, nel gergo nostrano, altro non è che l’indisponibilità al finanziamento delle famiglie e i rientri delle imprese dagli scoperti e dagli affidamenti.

Ma, si suol dire, le disgrazie non vengono mai da sole. Così, alle pene inflitte dalla banca, si aggiungono gli inasprimenti fiscali, specie verso un settore, quello delle piccole e medie imprese, la cui imposizione è in Campania paradossalmente superiore di una diecina di punti a quella del Centro-Nord. Il secondo vertice del triangolo (delle Bermuda) è bello e delineato: un’impresa campana ha un carico fiscale più oneroso e tempi di pagamento, per le produzioni fatturate alla Pubblica Amministrazione, più diluiti nel tempo. Un’assenza di solerzia, quella dello Stato nella sua figura di debitore, che scompare per incanto quando esso funge da creditore e delega a Equitalia l’esazione di quanto dovuto.

E’ dunque chiaro che l’azione congiunta di finanza, tassazione e esazione costituisce una miscela socialmente esplosiva e economicamente esiziale, dalle quali, in Campania come altrove, non se ne esce né con il ribellismo né con gli ampollosi richiami ai doveri dei singoli.

Un governo assennato di un’economia in crisi nella quale la contrazione dei redditi e dell’occupazione non rappresenta solo una mancata performance ma è cagione di disperazione e di sofferenza umana, esige la riscoperta pubblica dell’arte del possibile, oltre le certezze della ripetitività burocratica.

E’ possibile, ad esempio, che Equitalia, possa almeno ricevere un input pubblico affinché l’istruttoria e l’esazione siano indirizzate dapprima verso le “cartelle” di maggior rilievo e poi verso i mancati versamenti di famiglie e di piccole imprese? E’ possibile che una qualche autorità pubblica centrale faccia sedere allo stesso tavolo mondo delle banche, Equitalia, Agenzie delle Entrate e enti regionali e prospetti, facendosene essa stessa garante, l’ipotesi di anticipazioni bancarie per i soggetti creditori verso gli enti pubblici e debitori verso Equitalia a tassi d’interesse ragionevoli? Si dirà che si tratta di un’ingegneria di compensazione complessa; ma è quanto ci si deve aspettare da un governo, ci si dice, a elevata competenza tecnica. E’ possibile, infine, che la razionalizzazione e l’efficienza dei rapporti fiscali del cittadino debba riguardare quanto egli deve versare e non anche i crediti e il saldo delle prestazioni fornite? Retorica del dovere del contribuente, atteggiamento pilatesco e negazione della propria competenza sono state, fin qui, le sciagurate risposte a questi quesiti. Ma non ci si meravigli poi che lo Stato sia assimilato allo sceriffo di Nottingham o che l’umana disperazione porti a scelte irreparabili.

Ugo Marani

Da Repubblica - Cronaca di Napoli


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radisol
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BARI – “Sperare in un semplice venire incontro delle istituzioni in questo momento, è pura utopia”. Questa l’ amara considerazione di Donato, uno dei militanti che questa mattina, presso la sede Equitalia di via Re David, hanno inscenato una protesta tappezzando l’area di fogli raffiguranti lapidi con su scritti i nomi di quanti, negli ultimi mesi, si sono suicidati per difficoltà economiche. L’uomo, interpellato telefonicamente, ha sottolineato la gravità della situazione. “Abbiamo fatto questa manifestazione – ha detto Donato – per denunciare i morti dovuti a motivi economici e di cui Equitalia, lo ‘strozzino legalizzato’, come lo chiamiamo noi, ha gran parte delle colpe”.

La protesta ha visto la partecipazione di una sessantina di manifestanti che hanno accuratamente affisso le lapidi simboliche tutt’intorno la sede, oltre a ricoprirne il pavimento perimetrale. Quanto scritto sui fogli per ricordare i suicidi è stato letto da alcuni dei partecipanti. “Abbiamo cercato di concentrarle in particolar modo di fronte ai due ingressi, chiedendo a quanti entrassero in sede, di non calpestarle”. “

Inutile dire che la loro azione è stata organizzata capillarmente, “lanciando un appello attraverso Internet, facebook, opere di volantinaggio in uffici postali, luoghi di lavoro e università”. “Abbiamo tentato di entrare nella sede per portare all’interno la nostra rivendicazione, la nostra protesta. C’erano diverse agenzie giornalistiche, diverse persone che filmavano”.

“Abbiamo appena pubblicato un comunicato sulla giornata di oggi” ci ha tenuto a sottolineare Donato, ricordando i siti di riferimento delle loro azioni: http://radiorottaindipendente.noblogs.org/ e la pagina di Facebook “Villa Roth Occupata”.

Proprio nella villa, dopo la manifestazione, “ci siamo visti appunto con tutte le persone che sono state coinvolte stamattina, le abbiamo chiamate per fare un’assemblea utile sia a tirare le somme di quanto avvenuto, sia per capire come procedere, come andare oltre”.

Quello di Equitalia e del rapporto con i cittadini, ci tiene a sottolineare Donato, è un tema caldo dell’attualità che non può e non deve riguardare ‘quattro comunisti’, come li avrebbero etichettati alcuni “governi precedenti”, ma “è un argomento scottante per chiunque, imprenditori, disoccupati, chiunque abbia subito una multa, una sanzione da 70 euro e dopo pochi mesi se n’è ritrovata una da 300”.

Viene inoltre sottolineata la possibilità che le procedure utilizzate da Equitalia non siano del tutto trasparenti: “In una precedente assemblea di costruzione di questa data, abbiamo ritenuto opportuno, e abbiamo avuto anche la possibilità di farlo, di costruire uno sportello legale, con due avvocati tributari, ai quali gratuitamente ci si può rivolgere per qualsiasi cartella di Equitalia. Ci siamo resi conto che la maggior parte delle loro cartelle è illegale, cioè presenta procedure davvero da strozzini, ci sono diverse illegalità. Dalle 18 in poi, chiunque vorrà e avrà bisogno potrà venire qui a Villa Roth e parlare con gli avvocati”.

“Chi ha esperienza del campo legale – mette in luce Donato – ha però sottolineato questa cosa, l’illegalità delle loro pratiche ma anche la possibilità di vincere, di vincere il “mostro”. Semplicemente non si è fatto fino ad oggi perchè le persone già devono pagare la multa, pagare anche l’avvocato….”

Capitolo Forze dell’ordine. “Nel clima pacifico di questa mattina sono arrivate una camionetta con uomini in assetto antisommossa, più cinque o sei uomini della Digos – ha denunciato Donato – In più, a 50 metri, c’era un’ altra pattuglia dei carabinieri e addirittura una camionetta blindata dell’esercito. Saremo stati etichettati come terroristi, ma questo rende evidente l’idea di quanto le istituzioni vogliano difendere questo mostro fiscale”.

25 Maggio 2012

Angelo Fischetti

http://bari.ilquotidianoitaliano.it/notizie-in-evidenza/2012/05/news/protesta-presso-la-sede-equitalia-di-via-re-david-la-voce-di-uno-dei-protagonisti-11701.html/

FOTO da Repubblica :

http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/05/25/foto/foto-35923059/1/


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radisol
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da "InformationGuerrilla" del 4 Giugno 2012

IL SUICIDIO DI BRUNO, LE CARTELLE DI EQUITALIA, IL RUOLO DI MONTI

Bruno aveva 53 anni e faceva il macellaio a Canale Monterano, un piccolo comune a nord di Roma situato sulla via Braccianese, 40 km dal GRA. A Bruno era stata riconosciuta anche un'invalidità al 100% a causa di alcuni interventi chirurgici al cuore. La propria salute compromessa, il mutuo da pagare, la moglie malata... erano già un fardello pesante da sostenere che riempiva di angoscia la propria esistenza. Ma si dice che, a volte, al peggio non c'è mai fine. Infatti a questi suoi dispiaceri si era aggiunta implacabile una cartella fiscale di Equitalia per una cifra di 14mila euro.

Canale, un comune tranquillo e vivibile, meta turistica per i suoi reperti archeologici e per i suoi paesaggi naturalistici, non viveva da tempi remoti il suicidio di un proprio cittadino che ha scelto di togliersi la vita impiccandosi nel suo garage.

Si potrebbe dire che Equitalia non c'entra nulla con questo e con altri suicidi, anche se un avvocato ha lasciato l'incarico per i troppi suicidi, e che bene ha fatto Monti, dopo gli attentati alle sedi di Equitalia, a supportare con la sua visita ufficiale la società di riscossione.

Ma noi riteniamo che il Presidente del Consiglio debba almeno visitare anche le famiglie "violentate" dalle cartelle, magari a campione, per accertarsi quanto l'attuale metodo delle esazioni coatte sia spesso irrazionale e selvaggio e possa costituire un vero e proprio attentato alla dignità e ai diritti costituzionali delle persone.

Vogliamo suggerire al Presidente Monti, così come ha fatto giustamente con Equitalia spa vittima di attentati, di recarsi a far visita alla vedova di Bruno e ad altri due cittadini "vittime" di Equitalia, residenti nella stessa area geografica di Bruno e che meritano di essere annoverati nella storia della burocrazia perversa del nostro paese.

A Campagnano di Roma abita Pino, un cittadino con invalidità riconosciuta, padre di 3 figli. Egli non aveva pagato negli anni scorsi la nettezza urbana. Sarà stata una semplice dimenticanza oppure c'era e c'è una sua difficoltà economica, visto il mutuo da pagare, la precarietà lavorativa della moglie, i figli da mantenere. Si tratta quindi di un debito di qualche centinaio di euro quale tassa non pagata per l'immondizia. Ecco che a Pino qualche tempo fa arriva implacabile la cartella Gerit Equitalia dalla sede di Bracciano. Ma l'Ente di riscossione non si limita ad un pignoramento o ad un'ipoteca, si spinge oltre. Quando Pino, a seguito di smarrimento del certificato di proprietà della sua autovettura, chiede un duplicato si accorge che è stato imposto un fermo amministrativo alla sua autovettura. Quindi per lui, che è invalido e che ha una grossa difficoltà a deambulare e accompagnare a piedi i propri figli a scuola, questo fermo è una scoperta terribile e allucinante. Non poter usare la vettura per il lavoro e per la famiglia è la pena massima che potevano applicargli per non aver pagato alcune bollette della nettezza urbana.
C'è da chiedersi, Presidente Monti, se questa vessazione esattoriale, che si spinge oltre il blocco della vendita di un bene e condiziona la vita quotidiana di una persona, che ne mortifica la dignità, che ne soffoca la libertà di movimento, abbia un suo collegamento con la civiltà di questo paese e con la sua Carta Costituzionale o non sia ancora più vile degli attentati alle serrande di Equitalia.

Ma vorremmo, onorevole Monti, rappresentarLe anche un altro caso paradossale: la storia di Laura che nel 92 vende la sua casa di Manziana e si trasferisce a Roma. Sei sette anni dopo a Laura iniziano ad arrivare, ogni anno, strane cartelle Gerit Equitalia che non recano la motivazione del tributo ma solo l'Ente impositore: "Consorzio Bonifica Tevere e Agro Romano". Laura scrive alla Commissione tributaria pensando ad una tassa ingiusta sulla casa di Roma perchè gli utenti Acea già pagano nella bolletta il tributo. Solo dopo aver scritto al difensore civico regionale e provinciale, al Presidente della Repubblica, ai giornali, Laura viene a sapere che le cartelle pervenute da Equitalia spa relative ad un arco di tempo fiscale che va dagli anni 1998 al 2010 riguardano una casa che non possiede più dal 1992.

Laura intorno al 2004 manda via fax al Consorzio Bonifica Tevere e Agro Romano l'atto notarile con il quale dimostra di non essere più proprietaria dal 1992 di quella casa di Manziana, riscrive altre lettere ai giornali, esegue le procedure online per fare ricorso. Ma la risposta di Equitalia spa è sempre, più o meno, dello stesso tenore: senza un provvedimento di sgravio dell'Ente impositore, Equitalia va avanti come un carro armato, l'Agenzia di riscossione, in altri termini, sembra agire come un robot privo di pensieri e di valutazioni proprie. Ma un Ente impositore come il Consorzio Bonifica Tevere, che non si collega con il catasto e non aggiorna la sua banca dati, come fa ad avere la delicatezza e la sensibilità di correggere i propri errori e a sollevare un cittadino vittima di un macroscopica nefandezza?

Allora, Presidente Monti, alla luce di questi frammenti biografici, La invitiamo ad una riflessione. E' vero che la violenza e le bombe ad Equitalia non potranno mai trovare giustificazione in un paese civile. Ma noi crediamo che altrettanta violenza venga quotidianamente esercitata sui cittadini svantaggiati, in forme sottili e altrettanto pesanti, nascosta nelle pieghe della grande macchina statale, in certi assurdi sistemi burocratici scoordinati tra di loro. Una macchina "militare", che non procura danni alle vetrate o alle serrande, ma che con i metodi usati e alcuni macroscopici errori, a volte, può uccidere lentamente le persone distruggendo, giorno per giorno, la loro serenità e quella di intere famiglie.

Domenico Ciardulli


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radisol
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31 / 5 / 2012

Questa mattina gli attivisti del centro sociale Arcadia e dell'ADL Cobas di Schio hanno organizzato un iniziativa per chiedere al Comune di chiudere la convenzione con Equitalia. Sono partiti in corteo dai cancelli del REAL Festival, inaugurato ieri con la proiezione di "Diaz" e che andrà avanti fino a domenica 3 giugno. Arrivati alla sede scledense dell'odiata agenzia di riscossione, un paio di persone sono entrate all'interno fingendosi ufficiali giudiziari e dichiarando ai presenti di voler sequestrare l'agenzia come lei fa con migliaia di cittadini, strangolati dai debiti, che ogni giorno ricevono cartelle esattoriali. Nel frattempo gli altri attivisti presenti all'esterno attaccavano manifesti e striscioni.

La tappa successiva è stato il Comune di Schio, dove gli attivisti sono stati ricevuti dagli assessori all'Istruzione e al Bilancio, vista l'assenza del Sindaco. Qui hanno consegnato ai rappresentati del Comune una lettera nella quale si chiede che il Comune di Schio, visto che ne ha la facoltà, tolga la concessione all'Equitalia e che questa chiuda per sempre. Gli assessori hanno accolto positivamente la richiesta degli attivisti e hanno inoltre spiegato che il Consiglio Comunale ha messo in campo iniziative di sostegno a chi si trova in difficoltà economiche e non riesce a far fronte ai debiti.

CSA Arcadia

ADL COBAS, Schio


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balonger
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Ma si dice che, a volte, al peggio non c'è mai fine. Infatti a questi suoi dispiaceri si era aggiunta implacabile una cartella fiscale di Equitalia per una cifra di 14mila euro.


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