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Fame di Violenza


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2210
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Potrei non andare oltre il titolo, non credo ce ne sia bisogno. Ma devo, perchè le parole sono un mezzo ambiguo per intendere significati che vorremmo condivisi, ma in realtà sulle parole corrono più che altro condivise le illusioni, alimentate dall'incoscienza.
Allora spendiamo due parole per capirci e per capire cosa intendo dire con "fame di violenza". Oggi (ed è impossibile non essere d'accordo) la violenza più evidente è quella verbale. La vediamo agire nei rapporti intimi, in quelli formali, nelle notizie al telegiornale, nei film di fantasia, persino nei cartoni animati. Pare che il mondo sia preso improvvisamente dall'isteria di comunicare violenza, sottolineando in modo diretto ed esplicito questa intenzione con le parole, tanto per non lasciare spazio a fraintendimenti.

Ma la violenza fa paura e la paura alimenta incertezze che prima o poi si trasformano in nuova violenza. Come per la polizia francese, che Blodet ci descrive essere esasperata da un governo che è riuscito nel compito (al dire il vero estremamente difficile) di fare peggio degli USA in politica, sia estera che interna, con il risultato di aver raggiunto la soglia della guerra civile e contemporaneamente aver portato la nazione al centro dell'interesse dei terroristi wahabiti, senza per altro preoccuparsi ne del primo disastro, ne del secondo.

Ma noi non abbiamo bisogno di vedere altra violenza, ne siamo continuamente alimentati, ogni istante. La pubblicità è una forma di brutale violenza esplicita, con la sua protervia di sembrare innocente, viene ripetuta e ripetuta al fine preciso di violentare le nostre coscienze. Per cosa? Perchè è necessario violentare per il potere di convincere. Esattamente come si fa con le prostitute: vengono violentate ripetutamente, perchè si crei tra loro e il sesso una barriera di indifferenza, trasformando un atto fisicamente fondato nella vita e alimentato dalla tenerezza, non semplicemente in un piacere, ma in atto di potere. Il potere però è ambiguo e non ricade mai su chi lo vuole esercitare: si disperde. Per ciò la prosituta può imparare che può vendere bene il suo corpo, può sfruttare la sua "merce" per suo conto. Ciò alimenta altra violenza perchè il potere nato dalla violenza, ha poi bisogno della violenza per non svanire. Ha bisogno di sempre più violenza per esistere.

La violenza crea miti e i miti consolidano corpi di violenza. La folgore, l'acquila, il leone, il serpente, la tempesta, l'ira di Dio, sono esempi di simboli sfruttati a fondo per consolidare violenza e creare un mito che salda alla solidità pesante dei doveri distruttivi i piedi dell'Uomo. Come le catene di una prigione, lo attacca alla terra dell'inferno, lo costringe ad agire e reagire con violenza, per sopravvivere. Tutto questo noi lo chiamiamo bestialità, ma con le bestie, prima di tutto selvatiche, non ha niente a che vedere.
Invece somiglia di più a una cronica malattia, a un radicato disattamento, a una qualche deficenza biologica, come la trisomia 21, che pare abitarci da sempre. Questo ci porta direttamente a considerare l'Uomo un problema in sé ... ma è un errore fatale anche questo, perché la sola idea ci porta in un vicolo cieco cognitivo, ancora più violento.

Penso che per superare il blocco è necessario capire che siamo si divisi dentro noi stessi, ma solo perchè abitati da presenze estranee spinte dentro la coscienza a forza e con estrema violenza, per un tempo così lungo che le abbiamo accettate per sfinimento e perché questo ci ha dato effettivamente una relativa tregua ... dopo. Quindi non abbiamo trovato di meglio che perpetuare la violenza, solo perchè era ciò che ci è rimasto come eredità del passato. Esattamente come una prostituta, abbiamo cercato di trarre profitto dalla violenza "appresa", per nostro proprio profitto. Così è nata la civiltà da cui non riusciamo a staccarci.

Ma noi, noi come esseri Umani non siamo violenti, non lo siamo mai stati e non riusciamo nemmeno bene ad esserlo tutt'ora nonostante tutto quello che abbiamo subito. Questo e solo questo fa infuriare oltre ogni misura i Padroni e Signori della violenza, che vorrebbero pervertire ogni singolo aspetto dell'Uomo, vorrebbero vederlo totalmente asservito all'idea che lo schiacci a un ruolo di eterna servitù servile, prona e desiderata, cioè grondante gratitudine per la condizione miserabile più bieca e feroce conquistata.

Non serebbe un problema, non lo è mai stato: la volontà dei padroni non è mai stata un problema, perchè il potere, qualunque potere è per sua natura sempre ambiguo e sparpagliato. Solo l'illusione lo rende forte e concentrato. Il problema quindi è prima rendersi conto che siamo noi ad aver accettato come innocente l'atto violento, lo abbiamo mascherato di realismo e di concreto bisogno, poi sostenere questo perdonando noi stessi al fine ultimo di cambiare coscienza e per smettere di sostenere le ragioni della violenza.

Questo (si badi bene) non significa assolutamente la Pace. Non esiste Pace senza Morte. Quindi chi chiede la Pace chiede Morte, o di se stesso o del suo prossimo. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma significa spostare il concetto di combattimento, da un idea violenta a un idea di tenerezza con fini esattamente militari, cioè strategici. So che combattere un bullo che ti minaccia con la tenerezza appare assurdo, ma non lo è più se sappiamo che il bullo siamo noi o che per lo meno "il bullo agisce dentro di noi". Questo è cruciale: senza non c'è nessuna battaglia che si potrà vincere.


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