Gli Stati e la guer...
 
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Gli Stati e la guerra.


Anonymous
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Contro i chiacchieroni guerrafondai: un po di chiarezza!

Le potenze non sono entità compatte, ma fasci di relazioni. Una pluralità di gruppi e di spinte regionali centralizza i propri orientamenti all'interno dei singoli involucri statali, ma ciò è una dinamica, un processo mai risolto in via definitiva. Vi si esprime l'ineguale sviluppo economico, ma anche la combinazione multiforme dei fattori che intervengono nell'ineguale sviluppo politico: le tradizioni politiche, le istituzioni, l'equilibrio dei poteri,, la capacità di regioni e gruppi emergenti a esprimersi politicamente e la resistenza degli assetti consolidati a consentirlo; la volontà di cooptare nuovi apporti da parte delle vecchie élite o l'indisponibilità a farlo; e infine gli uomini, tra la iattanza o l'insicurezza dei parvenu e la presunzione delle consorterie consolidate.

Questo personale politico di regola è composto da meri sensali di interessi oppure, assai più di rado, da statisti, quando vi è la capacità di comprendere, scegliere, rappresentare, e poi collocare e condurre nel tempo, la risultante e la linea generale di un tale groviglio di forze.

Per l'analisi marxista ciò è la DEMOCRAZIA imperialista, la centralizzazione delle volontà politiche di una pluralità di gruppi, ma ai fini dell'analisi internazionale questa è ancora solo una premessa. Quei fasci di relazioni si presentano e agiscono sul mercato mondiale in quanto Stati, ma non per questo cessa l'esistenza particolare di ogni singola forza che vi è raccolta.

Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti, agiscono in quanto Stato unitario nella bilancia mondiale, ma nella loro
politica si rappresentano alcune centinaia di grandi gruppi ed alcune aree chiave che sono concentrati di forza imperialistica: si pensi a New York, Chicago, Detroit, Atlanta, Houston, Los Angeles e così via. Lo stesso VALE per ogni grande potenza, dunque l'analisi politica internazionale considera la bilancia di potenza anche nei nessi reciproci delle correnti, all'interno dei singoli Stati e tra correnti delle diverse potenze.

Pertanto sia gli Stati Uniti sia la Russia, la Francia ecc quando concentrano il massimo della loro forza politica nella proiezione militare, mostrano la dialettica della differenziazione interna.


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Nieuport
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Non capisco che cosa significa questo intervento. “Quando gli Stati Uniti concentrano... la proiezione militare mostrano la dialettica della differenziazione interna.”
Che vuol dire? Che la guerra la vogliono più a New York che a Okeefenokee? E con ciò?


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Anonymous
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La scelta ultima del presidente è appunto la sintesi mediana dei diversi interessi delle frazioni borghesi, all'interno di ogni grande Stato.

Anche in Francia ci sono correnti di pensiero che dissentono con la linea del "cre...o" fino ad ora è una decisione mediana con il solo l'intervento aereo, può darsi che dopo questi ultimi fatti...

Questa è la dialettica all'interno di ogni grande Stato. (grande Stato nel senso moderno, pluralità di poteri economici).


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Nieuport
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Insomma, la scelta dei politici è la sintesi fra diversi interessi? E per dire questa banalità ci vuole tutta una concione?
Che poi non è nemmeno vero: fra la Lockhhed che vuole l’invasione dell’Iraq per vendere più armi e la Walt Disney che non la vuole per vendere più Mickey Mouse il presidente fa la “sintesi mediana” e invade solo a metà?


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Anonymous
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Per i primi della classe che hanno il dono della sapienza tutto è "banale" e "concione"(un nuovo scioglilingua).


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Anonymous
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Sarebbe troppo chiederle signor Nieuport perché l'Irak non è stato distrutto nel primo intervento?


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