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Grecia - Il tempo del rifiuto

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radisol
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GRECIA - IL TEMPO DEL RIFIUTO - Un approccio veramente AUTONOMO alla questione greca

Lunedì 29 Giugno 2015

Fin dall’inizio del dibattito nostrano sulla situazione greca abbiamo criticato un doppio atteggiamento ideologico: da un lato quello di chi vedeva acriticamente in Syriza il “buongiorno”, sperando di poter esportare in Italia la ricetta elettorale di successo; dall’altro quello di chi, altrettanto acriticamente, si rinchiudeva su posizioni settarie, accusando il partito di Tsipras di aver prosciugato le lotte e sperando in un suo fallimento. Contro i primi, pensiamo che non sia sul piano elettorale che si gioca la partita della trasformazione. A differenza dei secondi, pensiamo che le contraddizioni che si aprono anche sul piano istituzionale possono essere (talvolta) utilizzate dai movimenti. Tanto più se quelle contraddizioni hanno la loro origine e spinta costrittiva proprio nelle lotte, che in Grecia sono cominciate con le mobilitazioni universitarie nel 2006-2007 contro il Bologna Process, esplose l’anno successivo nella rivolta di massa seguita all’assassinio di Alexis Grigoropoulos, continuate nella battaglia senza tregua contro le politiche di austerity e il Memorandum e nelle tante esperienze di autorganizzazione sociale della vita di interi quartieri. Il governo d Syriza, piaccia o non piaccia ai suoi dirigenti, nasce anche dal fumo delle barricate, ed è questo l’unico debito che deve rispettare se vuole avere qualche possibilità di successo.

Ora, dopo la rottura della trattativa con la Troika e l’indizione del referendum sui termini del cosiddetto “accordo” (leggi diktat), alcuni risultati ed elementi di riflessione sono già evidenti, comunque vada a finire. Il primo è che c’è un sicuro sconfitto: è l’europeismo di sinistra, di chi diceva “una cattiva Unione Europea è meglio di nessuna Unione Europea”, di chi si è fatto intrappolare e ha riprodotto a mo’ di scomunica l’alternativa tra UE e ritorno allo Stato-nazione. Una parte dei movimenti è stata influenzata da questo ordine del discorso, l’esperienza di Blockupy per esempio ne è interna. Oggi la signora Merkel, dalle redini del comando, strepita: “se fallisce l’euro fallisce l’Unione Europea”. Cosa hanno da dire in proposito gli europeisti di sinistra? La verità è che si può cavillare finché si vuole sulla differenza tra Europa e Unione Europea, e tra queste e l’austerity. Per chi guarda a una simile questione filosofica senza i soldi per arrivare alla fine del mese, la realtà è però molto più semplice: oggi Europa significa Unione Europea, e Unione Europea significa austerity. Dunque, non si può lottare contro l’austerity se non si lotta contro questa Europa.

Per lottare contro questa Europa, al contrario però di quello che ne pensano i nazionalisti di destra e di sinistra, bisogna costruire lotte sul piano europeo e internazionale, da Atene agli scogli di Ventimiglia. Dunque, se si vuole combattere in modo efficace e massificato al contempo contro l’austerity e contro i fascismi striscianti, questa è l’unica strada disponibile: partire dal rifiuto di questa Europa per dargli una direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen (perfino Brunetta adesso si scopre strumentale simpatizzante del referendum greco, a dimostrazione del consenso popolare per la rottura con la UE e della capacità che ha avuto di costringere i nemici a inseguirla su un terreno a loro avverso).

Il secondo elemento è che le istituzioni europee e internazionali sono costrette a gettare la maschera: da oggi in avanti non possono più utilizzare nemmeno la parvenza della democrazia. La democrazia muore all’ombra del Partenone, dove era nata alcuni millenni fa. La sua storia era iniziata segnata dalla schiavitù, finisce nello stesso modo.

Però l’oppressione non è un destino, si può rompere e rovesciare, questo è il terzo elemento. L’hanno fatto Tsipras e Syriza rompendo la mistificazione della trattativa e convocando il referendum. L’hanno fatto infischiandosene della minaccia della Troika e della chiusura delle banche. L’hanno fatto rendendo in questi giorni gratuiti i trasporti, uno dei terreni simbolicamente e concretamente importanti delle lotte degli ultimi anni, pensiamo solo alle insorgenze metropolitane in Brasile del 2013. Si chiudono borse e banche, si apre – certo in modo ancora embrionale o poco più che simbolico – la possibilità della riappropriazione della ricchezza accumulata (o almeno un accenno).

L’hanno fatto in modo probabilmente tardivo, perdendo a lungo tempo in una finta trattativa che non aveva altro scopo se non quello di rafforzare la posizione della dittatura finanziaria, che tende a far passare come dato tecnico e oggettivo ciò che invece appartiene al campo di forze e decisione della politica. Ora, nel momento della rottura, la politica torna a essere strumento di lotta contro la tecnica. In ogni caso, il dato è che Syriza – presto o tardi, per volontà o per costrizione – è riuscita a rovesciare quello che i tecnocrati di Bruxelles presentavano come un destino oggettivo. Lo ha fatto semplicemente mettendosi al servizio dei movimenti e delle lotte: non ponendosi cioè sul piano della falsa trattativa, che fa apparire come dialogo ciò che è un diktat, ma rompendola. Raccogliendo quello che è il grande portato dell’insorgenza in Grecia degli ultimi anni: il rifiuto. Ecco perché il no, l’“oxi”, diventano oggi parola d’ordine unificante: perché quel no è in grado di parlare alla composizione sociale colpita dalla crisi molto più e molto meglio di qualsiasi proposta alternativa, che ancora una volta cadrebbe nella trappola del tecnicismo finanziario e mercantile. Perché quel no non accetta il tavolo, ma lo ribalta. Perché quel no è il lessico dei movimenti contro l’austerity: no, noi la crisi non vogliamo continuare a pagarla. Quel no, ben al di là di come andrà il referendum, può allora diventare uno spazio di possibilità, se quel no sapremo generalizzarlo e farne programma di lotta. Con buona pace dei postmoderni, non c’è nessun per che non sia innanzitutto un contro, nessuna possibilità di costruire nuove forme di amicizia che non sia in primo luogo l’individuazione di un nemico.

Syriza resisterà oppure cederà? Non è questo il nostro problema, perché noi non siamo né vogliamo essere tifosi o spettatori di questa partita. Il nostro problema è come noi utilizziamo questo spazio che si è aperto. Syriza – ripetiamo, cambia poco se vi è stata costretta o se lo ha scelto – ha portato all’estremo punto di tensione, fino alla rottura, le possibilità di un riformismo di sinistra o della rappresentanza, ovvero ciò che la stessa Syriza incarna, disvelandone il loro esaurimento. Ora la parola ripassa alle lotte. In questo senso il problema non è discutere se il futuro greco sia avanti con l’euro o indietro con la dracma: quello che noi dobbiamo pensare è come combattere entrambe le opzioni, per determinare l’inizio di una nuova storia.

Una volta si diceva: la catena si spezzerà non dove il capitalismo è più debole, ma dove la classe operaia è più forte. Indubbiamente la Grecia in questi anni è stata una punta avanzata del conflitto sociale: chi diceva che quel livello di lotta non aveva raggiunto alcun risultato, ora dovrebbe ricredersi. Nel bene e nel male, infatti, i risultati non si misurano necessariamente nell’immediato. Oggi la Grecia può essere l’anello da forzare per cominciare a mettere in crisi l’intera catena del comando. Il poeta diceva: "là dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva". Le lotte, quando sono radicali, agiscono sempre questo piano di rottura: collocati sul bordo del burrone, iniziamo allora a costruire le linee della trasformazione possibile. Lasciamo a tutti gli altri, tecnocrati immaginari e prudenti gestori dell’esistente, il triste spettacolo del già noto.

InfoAut Redazione

http://www.inf
oaut.org/index.php/blog/editoriali/item/14954-il-tempo-del-rifiuto


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Jor-el
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d'accordo.
Purtroppo, però, i greci sono soli.


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mincuo
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Mi pare la solita retorica ammuffita e fuori dal tempo da 50 anni.
Quale "lotta", quali "operai?"
Comunque devono avere innovato di recente e dopo un profondo esame del "collettivo", e una consultazione della "base" hanno raggiunto finalmente la sofferta decisione di lanciarsi nel futuro e di aggiornare le analisi con un armamentario non più da 1910 ma da 1950....
Sempre all'avanguardia.


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DeborahLevi
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dalle Alpi alle Ande, Piotta sei grande

https://www.youtube.com/watch?v=25fBuUl-GTM

magari poi un giorno mi spiegano pragmaticamente parlando come si possono mettere insieme lavoratori di settori diversi e di aree geografiche differenti...

fino ad ora NESSUNO è riuscito a darmi una risposta


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radisol
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In verità quello di InfoAut è casomai un linguaggio da tardi anni settanta ... direi anche ottanta ...

Il linguaggio anni cinquanta sulla Grecia ce l' ha invece il KKE greco ... ed i suoi improbabili esegeti italiani su internet .... a proposito, lo sapete che il KKE per il referendum di domenica prossima invita all'astensione ?

Adesso va per la maggiore semplicemente un "non linguaggio" .... e non saprei dire se è meglio dei "linguaggi" vecchi ... anzi dico tranquillamente che è molto peggio ...


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DeborahLevi
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In verità quello di InfoAut è casomai un linguaggio da tardi anni settanta ... direi anche ottanta ...

Il linguaggio anni cinquanta sulla Grecia ce l' ha invece il KKE greco ... ed i suoi improbabili esegeti italiani su internet .... a proposito, lo sapete che il KKE per il referendum di domenica prossima invita all'astensione ?

Adesso va per la maggiore semplicemente un "non linguaggio" .... e non saprei dire se è meglio dei "linguaggi" vecchi ... anzi dico tranquillamente che è molto peggio ...

radisol

io fossi Greco voterei no per una questione di principio ma è altrettanto vero che la loro Nazione è in un cul del sac indipendentemente dall'esito referendario...

loro (come noi) necessitano di un partito che lavori per la liberazione nazionale non di democratici e nemmeno compromessi

p.s. la cina sta spingendo affinché la Grecia rimanga nell'euro e accetti gli "aiuti", lo sai? (tg2 20 e 30 ieri sera)


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Tonguessy
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Per lottare contro questa Europa, al contrario però di quello che ne pensano i nazionalisti di destra e di sinistra, bisogna costruire lotte sul piano europeo e internazionale, da Atene agli scogli di Ventimiglia. Dunque, se si vuole combattere in modo efficace e massificato al contempo contro l’austerity e contro i fascismi striscianti, questa è l’unica strada disponibile: partire dal rifiuto di questa Europa per dargli una direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen (perfino Brunetta adesso si scopre strumentale simpatizzante del referendum greco, a dimostrazione del consenso popolare per la rottura con la UE e della capacità che ha avuto di costringere i nemici a inseguirla su un terreno a loro avverso).

Ma questi si rendono conto di quello che scrivono? Vogliono andare in "direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen" rifiutando questa europa come Salvini e LePen? Al netto dei demagogismi, ovviamente....Bah....quale sarebbe la loro ricetta quindi?


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radisol
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Per lottare contro questa Europa, al contrario però di quello che ne pensano i nazionalisti di destra e di sinistra, bisogna costruire lotte sul piano europeo e internazionale, da Atene agli scogli di Ventimiglia. Dunque, se si vuole combattere in modo efficace e massificato al contempo contro l’austerity e contro i fascismi striscianti, questa è l’unica strada disponibile: partire dal rifiuto di questa Europa per dargli una direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen (perfino Brunetta adesso si scopre strumentale simpatizzante del referendum greco, a dimostrazione del consenso popolare per la rottura con la UE e della capacità che ha avuto di costringere i nemici a inseguirla su un terreno a loro avverso).

Ma questi si rendono conto di quello che scrivono? Vogliono andare in "direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen" rifiutando questa europa come Salvini e LePen? Al netto dei demagogismi, ovviamente....Bah....quale sarebbe la loro ricetta quindi?

E' proprio la vicenda greca a dimostrare che non ci sono "ricette" pre-confezionate .... e che bastano proposte per niente rivoluzionarie e di assoluto buon senso come quelle di Tsipras ... per mettere in difficoltà tutta la catena di una Ue costituzionalmente "strozzina" già nei suoi fondamenti ....

E che le cose sono un pò tutte in divenire ...

La Cina, poi, agisce da super-potenza .... non ha i problemi immediati e contingenti di Putin .... e ragiona in termini di secoli se non millenari .... in altri tempi, e c'era ancora Mao con la sua "banda dei 4", arrivò ad appoggiare il golpe di Pinochet in Cile in funzione anti - Urss ... solo ragionamenti semplicistici potevano fare pensare che avrebbe "adottato" la Grecia mettendosi contro altri mercati territoriali per loro assai più importanti ....

E' qua sopra ... ed in genere su internet ... che si ragiona per slogans facili ed auto-consolatori .... " no euro" ed hai risolto .... quando il problema è "rompere" proprio la Ue .... abolirla .....

Ma questo, da un punto di vista marxista ed ancora di più se nell'ottica storica della "autonomia operaia" tipica di InfoAut .... può avvenire solo con possenti lotte dal basso ... che però approfittino di qualsiasi contraddizione nell'ambito del nemico .... anche quelle create dal semplice buon senso riformista di Tsipras ....


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Gracco
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collocati sul bordo del burrone, iniziamo allora a costruire le linee della trasformazione possibile. Lasciamo a tutti gli altri, tecnocrati immaginari e prudenti gestori dell’esistente, il triste spettacolo del già noto.

InfoAut Redazione

Questi di InfoAut sono davvero ineffabili...
Quando uno si trova sull'orlo di un burrone, l'unica cosa che può e deve assolutamente fare è cercare con tutti i mezzi di non precipitarvi dentro.
Per loro invece il malcapitato deve "pensare alle linee della trasformazione possibile", cioè deve praticamente... sognare! E' quello che Tsypras sta facendo da sei mesi. Comunque, auguri per il referendum, per quel che vale.


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DeborahLevi
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Per lottare contro questa Europa, al contrario però di quello che ne pensano i nazionalisti di destra e di sinistra, bisogna costruire lotte sul piano europeo e internazionale, da Atene agli scogli di Ventimiglia. Dunque, se si vuole combattere in modo efficace e massificato al contempo contro l’austerity e contro i fascismi striscianti, questa è l’unica strada disponibile: partire dal rifiuto di questa Europa per dargli una direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen (perfino Brunetta adesso si scopre strumentale simpatizzante del referendum greco, a dimostrazione del consenso popolare per la rottura con la UE e della capacità che ha avuto di costringere i nemici a inseguirla su un terreno a loro avverso).

Ma questi si rendono conto di quello che scrivono? Vogliono andare in "direzione radicalmente opposta ai Salvini e alle Le Pen" rifiutando questa europa come Salvini e LePen? Al netto dei demagogismi, ovviamente....Bah....quale sarebbe la loro ricetta quindi?

è fuffa allo stato puro
fuffa che si traduce in vile servilismo


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Tonguessy
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E' proprio la vicenda greca a dimostrare che non ci sono "ricette" pre-confezionate .... e che bastano proposte per niente rivoluzionarie e di assoluto buon senso come quelle di Tsipras ... per mettere in difficoltà tutta la catena di una Ue costituzionalmente "strozzina" già nei suoi fondamenti ....

E che le cose sono un pò tutte in divenire ...
Ma questo, da un punto di vista marxista ed ancora di più se nell'ottica storica della "autonomia operaia" tipica di InfoAut .... può avvenire solo con possenti lotte dal basso ... che però approfittino di qualsiasi contraddizione nell'ambito del nemico .... anche quelle create dal semplice buon senso riformista di Tsipras ....

Fammi caipre: la logica "autonomista" prevede che qualsiasi cosa puzzi di riforma sia da cassare, anche a costo di trovarsi alleati come Salvini (ovviamente salvo poi smentire tutto)?? Sarebbe questa un'operazione di solida politica internazionale di stampo marxista? Oppure le solite fanfaronate autonomoperaiste? Se li conosci li eviti...e magari non leggi i loro articoli


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DeborahLevi
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E' proprio la vicenda greca a dimostrare che non ci sono "ricette" pre-confezionate .... e che bastano proposte per niente rivoluzionarie e di assoluto buon senso come quelle di Tsipras ... per mettere in difficoltà tutta la catena di una Ue costituzionalmente "strozzina" già nei suoi fondamenti ....

E che le cose sono un pò tutte in divenire ...
Ma questo, da un punto di vista marxista ed ancora di più se nell'ottica storica della "autonomia operaia" tipica di InfoAut .... può avvenire solo con possenti lotte dal basso ... che però approfittino di qualsiasi contraddizione nell'ambito del nemico .... anche quelle create dal semplice buon senso riformista di Tsipras ....

Fammi caipre: la logica "autonomista" prevede che qualsiasi cosa puzzi di riforma sia da cassare, anche a costo di trovarsi alleati come Salvini (ovviamente salvo poi smentire tutto)?? Sarebbe questa un'operazione di solida politica internazionale di stampo marxista? Oppure le solite fanfaronate autonomoperaiste? Se li conosci li eviti...e magari non leggi i loro articoli

infatti sono più di dieci anni che nessuno di loro è riuscito a spiegarmi come si possono far lottare lavoratori di zone geografiche diverse (ATTENZIONE non ho detto Nazione altrimenti inorridiscono) tutti insieme...

la lotta di classe internazionale o addirittura mondiale è un po come l'armageddon dei testimoni di Geova...


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Gracco
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sono più di dieci anni che nessuno di loro è riuscito a spiegarmi come si possono far lottare lavoratori di zone geografiche diverse (ATTENZIONE non ho detto Nazione altrimenti inorridiscono) tutti insieme...

la lotta di classe internazionale o addirittura mondiale è un po come l'armageddon dei testimoni di Geova

quoto al 100%.
Per quanto riguarda la propensione cinese alla permanenza della Grecia nell'eurozona ci andrei molto cauto. Sono notizie divulgate da stampa e tv in modo distorto per far propaganda pro Troika in Grecia. E' chiaro soltanto che la Cina, anche se i suoi forzieri traboccano di denaro, non farà da bancomat per nessuno, non esiste babbo natale in questo mondo. Il premier cinese a Bruxelles ha detto che la Cina è pronta ad aiutare l'Europa e la Grecia a" stare insieme", ma non si è sbilanciato, solo frasi di circostanza, tipiche della diplomazia cinese. La Grecia per altro non si è mai sognata di prendere contatti diretti per chiedere eventuale aiuto alla Cina, perché Tsypras non tradirebbe mai l'Occidente, al quale è legato anima e corpo. Alla Cina interesserebbe tuttavia investire in Grecia come altrove in asset reali (infrastrutture, fabbriche ecc) non in "carta straccia" tipo bond americani dei quali cercano a poco a poco di disfarsi. Per far ripartire l'economia greca (con euro o senza euro, ma certo maglio senza) e per riconvertirla in modo che le attività manifatturiere prevalgano sui patrimoni (ma i detentori di patrimoni sono già scesi in piazza con grande tempestività!) servono investimenti in nuove iniziative e queste non possono venire che dalla Cina...ma ci vorrebbe un "salto" di natura geopolitica che quasi nessuno in Grecia è disposto a fare, nemmeno il "glorioso" (senza ironia!) KKE .


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DeborahLevi
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sono più di dieci anni che nessuno di loro è riuscito a spiegarmi come si possono far lottare lavoratori di zone geografiche diverse (ATTENZIONE non ho detto Nazione altrimenti inorridiscono) tutti insieme...

la lotta di classe internazionale o addirittura mondiale è un po come l'armageddon dei testimoni di Geova

quoto al 100%.
Per quanto riguarda la propensione cinese alla permanenza della Grecia nell'eurozona ci andrei molto cauto. Sono notizie divulgate da stampa e tv in modo distorto per far propaganda pro Troika in Grecia. E' chiaro soltanto che la Cina, anche se i suoi forzieri traboccano di denaro, non farà da bancomat per nessuno, non esiste babbo natale in questo mondo. Il premier cinese a Bruxelles ha detto che la Cina è pronta ad aiutare l'Europa e la Grecia a" stare insieme", ma non si è sbilanciato, solo frasi di circostanza, tipiche della diplomazia cinese. La Grecia per altro non si è mai sognata di prendere contatti diretti per chiedere eventuale aiuto alla Cina, perché Tsypras non tradirebbe mai l'Occidente, al quale è legato anima e corpo. Alla Cina interesserebbe tuttavia investire in Grecia come altrove in asset reali (infrastrutture, fabbriche ecc) non in "carta straccia" tipo bond americani dei quali cercano a poco a poco di disfarsi. Per far ripartire l'economia greca (con euro o senza euro, ma certo maglio senza) e per riconvertirla in modo che le attività manifatturiere prevalgano sui patrimoni (ma i detentori di patrimoni sono già scesi in piazza con grande tempestività!) servono investimenti in nuove iniziative e queste non possono venire che dalla Cina...ma ci vorrebbe un "salto" di natura geopolitica che quasi nessuno in Grecia è disposto a fare, nemmeno il "glorioso" (senza ironia!) KKE .

da lunedì sapremo qualcosa in più...

se fossi alle redini di una Nazione non mi farei salvare ne dai soliti ne dai cinesi...
se tanto mi da tanto meglio affidarsi a Cristo...


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Jor-el
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sono più di dieci anni che nessuno di loro è riuscito a spiegarmi come si possono far lottare lavoratori di zone geografiche diverse (ATTENZIONE non ho detto Nazione altrimenti inorridiscono) tutti insieme...

la lotta di classe internazionale o addirittura mondiale è un po come l'armageddon dei testimoni di Geova

Lottare...
La prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe uno sciopero generale europeo. Per organizzare uno sciopero, però, servirebbero almeno dei sindacati. Dove sono? In Italia non ce n'è. Magari ce ne sono in qualche altra "zona geografica".
In Italia non ci sono dei veri e propri sindacati. Esistono, invece, delle organizzazioni che servono da tramite a personaggi ambiziosi e spregiudicati che "passano per l'esperienza sindacale" per andare poi a lavorare veramente in altre realtà: banche, assicurazioni, cooperative, multinazionali ai livelli alti, società di servizi ai livelli medio-bassi. Nessuno dentro i sindacati vuole fare davvero il sindacalista, stanno lì a fare la gavetta. Ma la cosa peggiore è che queste cose i lavoratori le sanno benissimo da 30 e più anni, tanto che hanno perso la fiducia nella rivendicazione e nella lotta.

Per contro, la sinistra antagonista, i movimenti per la casa, i NO TAV, i comitati per la difesa dei beni comuni hanno nel proprio DNA un carattere spiccatamente settoriale e settario. Nella mia città le occupazioni di case non trovano affatto solidarietà negli abitanti dei quartieri dove avvengono, ma l'esatto contrario. Caseggiati che si riempiono di immigrati, ragazzetti ubriachi che pisciano per strada, vandalismo spicciolo, cani puzzolenti e mordaci, spinelli e musica rap non sono certo i modi migliori per creare un clima di solidarietà di classe, anzi, sono atteggiamenti tesi a marcare diversità, estraneità e ostilità. Non sono difettosi che si possono correggere, sono cose importanti, sono i codici con cui i giovani manifestano il loro modo d'essere e il loro senso di appartenenza. Perché è ribellismo giovanile, un fenomeno presente in tutto il mondo occidentale, ma che in Italia è stato fatto passare per lotta di classe. Non ho assolutamente nulla contro la ribellione giovanile, solo che è settaria e elitaria per definizione. Non comunica "Noi siamo come voi, uniamoci", ma tutto il contrario: "Noi non siamo come voi, lasciateci stare". Imbracciare l'armamentario ideologico del marxismo-leninismo appartenuto alla generazione della Grande Guerra (la Prima!) non basta per trasformare una cosa nel suo contrario.

Vabbè', il discorso sarebbe lungo, il succo è che io non vedo, in Italia, soggetti credibili che possano portare avanti l'idea di una mobilitazione a livello internazionale. Né nella sinistra, né altrove. Che abbiano organizzazione, contatti, capacità di comunicazione per realizzare una cosa del genere. Parlo di una vera mobilitazione, cioè uno sciopero generale europeo, non le solite "giornate di lotta", qualche passeggiata nelle capitali con canti e balli come nel 2003, ai tempi dell'invasione dell'Iraq.


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