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Grecia: UE teme effetto domino


vic
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http://www.gdp.ch/editoriali/commenti/lue-trema-leffetto-domino-id81808.html

Commenti - Orgoglio e bancarotta
L'UE trema per l'effetto domino
L'analisi di Luigi Geninazzi sull'esito del referendum greco.

di Luigi Geninazzi - 6 luglio 2015

Ha vinto l'orgoglio ferito di una Nazione duramente provata dalla crisi e, ancor piu', dalle misure d'austerita' vissute come ingiuste umiliazioni imposte dall'esterno e amplificate dalla retorica polemica di un Governo estremista. Con un referendum indetto in modo precipitoso ma destinato ad entrare nella storia, la Grecia ha detto "no" al piano di accordo presentato il 25 giugno dalla trojka (Commissione della UE, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) e gia' rifiutato dal Governo Tsipras, oggi dipinto come il cavaliere della democrazia che ha sconfitto la paura ed i ricatti dei creditori "terroristi".

Ma il suo e' un trionfo inquietante che si erge su un cumulo di macerie. Quelle della societa' ellenica, sempre piu' povera e ormai vicina alla catastrofe economica e sociale. E quelle dell'Europa che vede i sogni trasformarsi in incubi. Dalle urne greche, a ben vedere, escono tutti sconfitti: non solo l'Unione Europea inflessibile e teutonica della Merkel ma anche la Grecia ribelle che non puo' sopravvivere senza gli aiuti delle biasimate istituzioni comunitarie.

Tutti hanno sbagliato in questa confusa partita, culminata in una parodia di consultazione popolare su un quesito superato dagli eventi. Cinque anni di aiuti finiti chissa' dove, di promesse mancate e di riforme a meta', sono stati seguiti da cinque mesi di un negoziato all'insegna di tatticismi e furbizie da parte di Atene che hanno indispettito i partners europei.

Nessuno ha avuto il coraggio di guardare in faccia la realta': e cioe' che la Grecia ha una debolezza strutturale ben piu' grave degli altri Paesi europei messi sotto esame e non puo' essere salvata con una ristrutturazione del debito (che infatti, dopo tre salvataggi finanziari e prestiti consistenti, e' arrivato a toccare oltre trecento miliardi di euro). Ad ogni iniezione di fondi il Pil greco e' caduto ancora piu' in basso, in una spirale senza fondo.

Le misure d'austerita' hanno raddrizzato l'economia di Paesi in profonda crisi come Lettonia e Portogallo ma non quella ellenica dove l'eta' pensionabile e' ancora fra le piu' basse del mondo, la spesa pubblica continua ad essere tra le piu' alte e il mercato del lavoro resta molto rigido.

La debolezza della Grecia e' sempre stata occultata, a tal punto che gia' l'ex Cancelliere tedesco Kohl diceva che non sarebbe dovuta entrare nell'euro. Invece, per irresponsabilita' dei Governi di Atene e la complicita' delle altre capitali europee, si truccarono i conti fino a quando la situazione ando' fuori controllo con la crisi internazionale del 2008. Negligenza e tolleranza, questi sono stati i criteri di (cattiva) condotta. Del resto gia' a meta' Ottocento si diceva che "la Grecia e' il solo esempio conosciuto di un Paese che vive in piena bancarotta dal giorno della sua nascita".

E adesso? La triste verita' e' che nessuno ha idea di come uscire da una situazione che si e' avvitata su se stessa. Tsipras canta vittoria e si dice ottimista su un accordo che "potrebbe essere firmato nel giro di 48 ore".

Ma i suoi interlocutori sono divisi, Hollande sembra disponibile a riaprire il negoziato, la Merkel nicchia limitandosi a dichiarare "rispetto per il risultato del referendum", mentre il cerino acceso resta nelle mani di Mario Draghi che nelle prossime ore dovra' decidere se riaprire i rubinetti della BCE e garantire la riapertura delle banche elleniche o lasciare milioni di greci senza un soldo.

La strada piu' ovvia e lineare sarebbe il default, che tecnicamente e' gia' scattato il 30 giugno allorche' la Grecia non ha rimborsato il miliardo e mezzo di euro al Fondo monetario. Default vorrebbe dire pero' uscita di Atene dalla moneta unica, uno choc politico prima ancora che economico e finanziario per l'Unione Europea dove populismi e movimenti anti-austerity (in Spagna con Podemos, in Italia con la Lega e i Cinque Stelle) si fanno forti dell'esempio greco e si preparano ad andare al Governo.

Qualcuno ha paragonato la Grecia ad un passeggero clandestino salito a bordo dell'Unione Europea e sostanzialmente tollerato. Fino a quando non si mette in testa di far saltare la nave. Si e' ancora in tempo a correre ai ripari?


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