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Grexit o non Grexit, questo è il problema


radisol
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Sabato, 28 Marzo 2015

La posizione economica e finanziaria della Grecia è solo una parte del problema. In ballo c'è molto di più, sul piano geostrategico, e questo di più è l'unica ragione per cui tra "istituzioni" dell'Unione Europea e governo Tsipras non è ancora finita a diplomatiche sediate. Ma più passa il tempo e meno appare possibile conciliare la resistenza di Atene agli ordini di Bruxelles (in realtà, come tutti sanno, di Berlino) e sua permanenza nella moneta unica e nell'Unione.

La lista della "riforme strutturali" che Tsipras e Varoufakis hanno fatto pervenire ai loro creditori (gli stati dell'eurozona, fondamentalmente) è in queste ore all'esame dei "giudici". Ma dal poco che è trapelato, la lista sembra lontana dalle "raccomandazioni ultimative" che da due mesi i vari Merkel, Dijsselbloem, Draghi, Schaeuble, Juncker elencano quasi come pre-condizioni per erogare finanziamenti ogni giorno più urgenti. Misure per ridurre la burocrazia e l'evasione fiscale, modifiche tributarie e lotta alla corruzione, alcune privatizzazioni (ma bisognerà vedere di cosa). Niente tagli a salari e pensioni, come da Bruxelles vorrebbero vedere. L'avanzo primario è fissato, come obiettivo,all'1,5% del Pil (per la Ue avrebbe dovuto essere del 3%, ed era già uno sconto rispetto al 4,5 fissato in precedenza). Nella speranza di incrementare le entrate di tre miliardi e realizzare una crescita dell'1,4% per l'anno in corso.

Il tutto mentre i rapporti con la Troika vengono investiti di continuo da una doccia scozzese (tra segnali di disponibilità a trattare e proposte considerate "indecenti" dai vertici europei), secondo una tattica ammessa dallo stesso viceministro delle finanze ellenico, Euclid Tsakalotos, «Stiamo creando ambiguità con i creditori in modo intenzionale, perché devono sapere che siamo pronti a una spaccatura, altrimenti non si può negoziare». Quindi, ad Atene, una sorta di "piano B" comincia a essere presa in seria considerazione.

Se il ragionamento da fare fosse solo economico, per Atene si spalancherebbero immediatamente le porte della cacciata dall'eurozona. Ma la necessità di tenere la Grecia dentro è avvertita anche dai "creditori". E non solo per l'effetto terremoto che avrebbe sulla moneta unica e la stessa credibilità dell'Unione Europea. L'analisi di Adriana Cerretelli, sul confindustriale IlSole24Ore - che al termine riportiamo - coglie benissimo la catena infernale di conseguenze geostrategiche di una eventuale uscita di Atene. Ma anche l'insostenibilità di una situazione che - se il governo Syriza non viene rapidamente ridotto all'obbedienza - potrebbe scatenare tentazioni emulative in altri paesi in forte difficoltà nel rispettare le condizioni capestro imposte dai trattati, o addirittura causare la caduta di governi fin qui inchinatissimi alla Troika, come quello della destra spagnola, che dovrà affrontare un difficilissima prova elettorale a fine anno.

Sottolineiamo, comunque, come il "problema della drastica riduzione della spesa sociale" comincia ad essere apertamente posto, e non più nascosto ("Lo stesso cancelliere del resto è convinto che, con solo il 7% della popolazione mondiale, il 25% del Pil ma il 50% della spesa sociale globale, l'Europa che invecchia non può mantenersi né salvaguardare il proprio welfare vivendo al di sopra dei propri mezzi indebitandosi ma deve ritrovare competitività").

E quindi un "piano B" prende corpo anche dal lato dell'Unione Europea...

**

Resta aperta una «soft Grexit»

di Adriana Cerretelli

La Grecia va salvata per salvare l'integrità dell'euro e dell'Europa, ripete la narrativa ufficiale. E per molti questo resta ancora lo scenario preferito e preferibile. Di fatto, però, dietro le quinte Grexit sta diventando un'ipotesi sempre più corposa: il piano B su cui ripiegare qualora si esaurissero pazienza e più ragionevoli alternative a un accordo con il governo di Atene. Che ha finalmente presentato a Bruxelles il suo programma di riforme, anche se troppi temono una nuova falsa partenza.

Paradossalmente a remare contro i tira-molla negoziali di Alexis Tsipras è il nuovo ottimismo sulle prospettive di crescita dell'eurozona insieme ai benefici effetti promessi dal quantative easing della Bce di Mario Draghi. La speranza è che l'uscita dalla crisi e il ritorno della ripresa anche questa volta, come sempre in passato, si dimostrino il toccasana per una partnership stanca e sfiduciata, malata di euroscetticismo, nazionalismi crescenti, consensi popolari calanti. Purché non finisca per rallentare, come in passato, il passo delle riforme strutturali, si spera anche che il nuovo corso possa ricompattare gradualmente l'eurozona, provata dalle troppe divaricazioni Nord-Sud, centro-periferia indotte dal lungo settennato di sviluppo smorto o recessivo.

Questo scenario di lenta ma crescente ricostruzione di coesione e fiducia tra i partner della moneta unica varrebbe però per tutti, tranne che per la Grecia. Due mesi di dialogo infuocato ma improduttivo con la coalizione guidata da Tsipras non solo hanno ridotto, soprattutto in Germania, le attese circa il rispetto dei patti e un serio programma di rigore e riforme ma hanno diffuso un profondo scetticismo sulla effettiva capacità della Grecia, qualunque sia il suo governo (il precedente non ha rispettato il 60% degli impegni presi), di integrarsi nell'eurozona e di onorare i suoi debiti.

A frenare Grexit finora era anche una sorta di trappola istituzionale: l'adesione alla moneta unica è giuridicamente irreversibile, per questo l'eventuale abbandono dell'euro non potrebbe avvenire senza il contestuale abbandono dell'Unione, che invece è contemplato dai Trattati Ue. Nessuno però lo auspica per ragioni culturali, politiche e strategiche. L'Ue si ritroverebbe infatti con un “buco” sul fianco orientale in tempi decisamente tellurici, dal Medio Oriente al Nordafrica al Mediterraneo, tra destabilizzazioni a catena, minacce terroristiche, flussi migratori incontrollati. Per non parlare dei contraccolpi sul sistema di difesa Nato cui la Grecia appartiene, della contrarietà americana alla diserzione di un Paese che potrebbe diventare per Russia e Cina il mezzo da sbarco nella regione.

Per evitare contraccolpi geo-politici, Francia e Germania stanno studiando una reinterpretazione dei Trattati Ue che consenta, se necessario, di scaricare la Grecia dall'euro senza costringerla a uscire dall'Unione. L'operazione richiederebbe una decisione unanime dei 28. Persino un bastian contrario come la Gran Bretagna potrebbe in questo caso essere d'accordo per non creare un precedente che limitasse i suoi spazi negoziali nella ridefinizione dei propri termini di integrazione nel sistema-Europa.

In sordina, dunque, il piano B prende sempre più forma, non si capisce se anche nel tentativo di convincere Tsipras a imboccare la retta via o più semplicemente per non ritrovarsi impreparati di fronte a una lacerazione ritenuta inevitabile.
Angela Merkel resta riluttante al divorzio. Ma i suoi margini di manovra per scongiurarlo sono stretti tra il rigorismo della Cdu, il suo partito, la costante ascesa dell'AfD, la nuova formazione anti-euro, e la maggioranza dei tedeschi che per la prima volta risulta nei sondaggi a favore di Grexit . Lo stesso cancelliere del resto è convinto che, con solo il 7% della popolazione mondiale, il 25% del Pil ma il 50% della spesa sociale globale, l'Europa che invecchia non può mantenersi né salvaguardare il proprio welfare vivendo al di sopra dei propri mezzi indebitandosi ma deve ritrovare competitività.

La Merkel può mostrare, dunque, una flessibilità negoziale molto ridotta. Nemmeno Tsipras però può rimangiarsi il 100% degli impegni elettorali in un Paese stremato, alla disperata ricerca di una pausa nel rigore. Davvero sono inconciliabili i cont
rapposti interessi interni di Grecia, Germania ed Eurogruppo? Con le lenti nazionali di certo, con quella europea molto meno. C'è chi sostiene che con l'uscita di un'economia piccola e diversa, il contagio oggi sarebbe limitato e l'eurozona si razionalizzerebbe diventando più governabile e migliore. I dubbi sono leciti. Il rischio è che invece la finestra aperta sulla secessione spalanchi nuovi orizzonti psicologici, la marcia incontrollata dei pionieri dell'ignoto.

Redazione Contropiano

http://contropiano.org/internazionale/item/29926-grexit-o-non-grexit-questo-e-il-problema


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Stodler
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Che Varoufakis e Tsipras si siano all'improvviso ricordati di essere dei maschietti e di avere anche qualcosa tra le gambe?


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radisol
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Che Varoufakis e Tsipras si siano all'improvviso ricordati di essere dei maschietti e di avere anche qualcosa tra le gambe?

Al di là dell'aspetto oggettivamente "maschilista" e soprattutto molto semplicistico della frasetta ad effetto ... niente di personale, ma sai che quello che penso tendo a dirlo senza particolati smancerie .... quelli stanno governando un paese allo stremo e non facendo commenti su un forum ... credo francamente che non l'abbiano mai dimenticato ...

Stanno semplicemente giocando una specie di pokeraccio, in cui non mancano quindi i bluff ... tutto qua .... teso soprattutto a "prendere tempo" ... aspettando che nel frattempo qualche altra situazione si sblocchi ... Spagna, Francia, Irlanda, Portogallo ... ed anche che magari Putin si scrolli qualcuno dei molti problemi che gli hanno scaricato addosso negli ultimi mesi e possa quindi correre "in soccorso" ...

Poi hanno un problema di fondo ... e cioè i greci ... che da un lato, a sentire i sondaggi anche di segno "eurista", danno al governo Tsipras un gradimento plebiscitario tra il 70 e l'80 % ... ma che al tempo stesso sono, più o meno nelle stesse percentuali, contrari ad una uscita unilaterale dall'euro ...

Per cui, realisticamente, Tsipras e c. tendono a cercare casomai di farsi "buttare fuori" ... magari dopo aver incamerato qualche ulteriore "aiuto" momentaneo .... ed in attesa appunto di una serie di eventi in altri paesi ... che non appunto a fare scelte unilaterali, che nella situazione data in Grecia sarebbero del tutto impopolari ...


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PietroGE
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"Lo stesso cancelliere del resto è convinto che, con solo il 7% della popolazione mondiale, il 25% del Pil ma il 50% della spesa sociale globale, l'Europa che invecchia non può mantenersi né salvaguardare il proprio welfare vivendo al di sopra dei propri mezzi indebitandosi ma deve ritrovare competitività. "

Questa è una verità che va al di là del grexit, e che richiederebbe un riesame di tutte le politiche di welfare, di politica industriale, di occupazione, immigrazione e ricerca e sviluppo.
Dubito fortemente che una classe politica paralizzata come quella europea sappia risolvere, all'interno dell'ideologia dominante, problemi giganteschi come questi.

Leggo sul sito di Der Spiegel che la Grecia ha un nuovo buco nelle finanze pubbliche di 20 miliardi e che si troveranno ben presto senza soldi per pagare pensioni e stipendi. Che cosa stanno aspettando, di chiedere l'elemosina? Se non sono capaci di elaborare un piano di rilancio economico del Paese si facciano da parte.


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radisol
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La cosa un pò paradossale è che personalmente sono stato sempre più che scettico sul discorso di Tsipras, anche prima che vincesse le elezioni ...

Ma trovo che è davvero curioso che si pretenda da Tsipras un compiuto "piano di rilancio" del Paese nella situazione data ...

Negli scarsi tre mesi dai quali governano .... più che prendere provvedimenti legislativi ... che poi per quello che potevano li hanno anche presi, spesso appoggiati anche dagli altri partiti ... persino da Alba Dorata ... sono stati soprattutto impegnati a giocarsi il "pokeraccio" di cui prima con la Ue e con la Troika ...

Pretendere "miracoli" nella situazione data mi sembra impossibile ... e mi sembra addirittura inqualificabile la pretesa di dargli le colpe anche degli ulteriori "buchi" ... se poi ci sono veramente ... non è che il teutonico Spiegel mi sembra in materia un "osservatore neutrale" ... che casomai riguardano i loro ineffabili predecessori ... certo non nuovi ai bilanci falsi .... sin dal fatidico 2008 ...


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Anonymous
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Si assiste ad un rallentato passaggio dal dramma economico europeo, l'abnorme redistribuzione della ricchezza operata dai politici neoliberisti, alla farsa economica europea, la discussione grexit si, grexit no, Deutschland über alles ja oder nein. Dato l'enorme nuemro di comparse, di attoroni deve trattarsi di un Kolossal.


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Stodler
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La cosa un pò paradossale è che personalmente sono stato sempre più che scettico sul discorso di Tsipras, anche prima che vincesse le elezioni ...

Ma trovo che è davvero curioso che si pretenda da Tsipras un compiuto "piano di rilancio" del Paese nella situazione data ...

Negli scarsi tre mesi dai quali governano .... più che prendere provvedimenti legislativi ... che poi per quello che potevano li hanno anche presi, spesso appoggiati anche dagli altri partiti ... persino da Alba Dorata ... sono stati soprattutto impegnati a giocarsi il "pokeraccio" di cui prima con la Ue e con la Troika ...

Pretendere "miracoli" nella situazione data mi sembra impossibile ... e mi sembra addirittura inqualificabile la pretesa di dargli le colpe anche degli ulteriori "buchi" ... se poi ci sono veramente ... non è che il teutonico Spiegel mi sembra in materia un "osservatore neutrale" ... che casomai riguardano i loro ineffabili predecessori ... certo non nuovi ai bilanci falsi .... sin dal fatidico 2008 ...

Tutto vero tutto giusto, ma c'è un piccolo però, in tanti anni di opposizione non hanno avuto il tempo di implementare oltre al piano A, il piano B, C, D ecc.

Cosa pensavano di andare a fare una volta andati al governo, piantare patate e basta, non si sono resi conto, PRIMA, che sarebbero stati isolati?

Non è che non hanno avuto tempo per capire, posso pensare che l'uomo della strada medio certe cose non le riesca a comprendere se non adeguatamente instradato, però loro certe cose le devono sapere.

E poi, l'opinione pubblica, visto che sono al potere non possono cominciare ad influenzare la tv e spiegare la realtà alle masse, cos'è, non va bene usare le armi del nemico, la propaganda?

Non hanno pensato che avrebbero dovuto informare adeguatamente l'opinione pubblica e prepararla una volta giunti al potere?

Sull'informazione non hanno piani specifici? Orban in Ungheria ha fatto quel che voleva e loro non sono capaci di fare niente?

Dopo anni e anni di opposizione non sanno che bisogna trovare tutte le scappatoie possibili?

Fammi capire, ma sti due cosa pensavano di andare a fare una volta al governo, prima ci andiamo e poi pensiamo a cosa fare?

E questo dopo 7 anni di crisi nera.

In situazioni come queste si deve avere le idee chiare e implementarle punto. Non è più tempo di fare le verginelle.


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Georgejefferson
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"Lo stesso cancelliere del resto è convinto che, con solo il 7% della popolazione mondiale, il 25% del Pil ma il 50% della spesa sociale globale, l'Europa che invecchia non può mantenersi né salvaguardare il proprio welfare vivendo al di sopra dei propri mezzi indebitandosi ma deve ritrovare competitivita

Questa è NON e' una verità

E' una espressione di verita parziale retorica.
In primis perche pone come UNICO assoluto possibile il paradigma del "competere" glissando il possibile del "cooperare"..in secondo piano perche qui non si e' di fronte "ai buoni" che in simil conferenza mondiale si adempiono a dirigere un giusto equilibrio equo nel mondo a favore dei paesi piu poveri (che idealmente andrebbe bene)

Ma uno scarica barile sui piu poveri ed oppressi in occidente senza minimamente citare i patrimoniali enormi da espropriare per l'eventualita e nemmeno palesare le coperture collettive delle perdite private dei grandi rentiers.

E' ovvio e palese dato che quella retorica proviene da loro stessi (elites e rentiers). Non capirlo e' ingenuo, e' per quello che la globalizzazione come mantra di giustizia rediatributiva e' un inganno mastodontico.


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PietroGE
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@George

Io quella frase l'ho letta come un adeguamento delle spese sociali alla performance dell'economia.
La situazione economica non è impostata sulla cooperazione ma sulla guerra (appunto) economica. E i maggiori responsabili non sono neanche i Paesi occidentali (che hanno la loro parte di responsabilità), sono gli asiatici.

Gli ingenui europei e americani erano forse convinti che i nuovi arrivati asiatici avrebbero accettato la divisione del lavoro : noi con i beni ad alta tecnologia e valore aggiunto, loro con la manifattura ad alta intensità di manodopera e basso contenuto tecnologico.

Cosa è successo invece? Da 30 e più anni hanno cercato in tutti i modi di proteggere il loro mercato interno pretendendo invece il libero accesso a quelli occidentali e con una oculata politica di dirigismo economico hanno conquistato mercati su mercati. Ora, con i ricavati dei surplus, si comprano le compagnie tecnologiche occidentali.

Sono d'accordo anch'io che ci vuole una ridistribuzione della ricchezza quando gli squilibri, e ormai ci siamo, incidono sulla crescita economica. L'erosione della classe media è il segnale d'allarme che sta suonando da anni, senza che qualcuno, nella dirigenza, ci faccia caso.


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Georgejefferson
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Concordo abbastanza Pietro, anche se non me la sento di stilare graduatorie di maggiore o minore responsabilita, per la ragione che do valore allo storico oltre allo stato di cose presenti e passato di breve corso. Nello storico non ho certezze ed e' territorio arduo da esplorare.Non sono il fanatico sempliciotto che ragiona mitizzando i popoli a prescindere anche se da certe mie provocazioni e' legittimo pensarlo.

Poi il mondo di guerra economica dello stato di cose attuali e' una costruzione umana,e non mi stanchero mai di ripeterlo, anche se puo essere considerato inutile ribadirlo.

Il punto di vista penso che sia chiaro, non riconosco distinzione di valore tra elites e rentiers nei vari paesi, e la favola della globalizzazione buona che riequilibra e' un inganno che non appare chiaro fino a che non si cade nella barbarie del caos, nonostante non nego ci siano anime belle in buona fede a crederlo e comprendo, ma c'e' un limite.


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