I cavi del Mottaron...
 
Notifiche
Cancella tutti

I cavi del Mottarone e la "Famiglia"


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2205
Topic starter  

 

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/tragedia-mottarone-in-quella-funivia-c-era-il-mondo

Ecco, iniziamo da qui, dall'Avvenire che mi aiuta a iniziare questo articolo "alternativo" molto spinoso. Come sempre ricordo che non scrivo niente che abbia a che vedere con la verità, non mi occupo di verità e non mi interessa cercarla. Stavolta lo metto all'inizio per fugare ogni dubbio, perché non voglio sentirmi poi dire che "scrivo cose che deviano dalla realtà dei fatti". Lo so benissimo, ma occorre anche agire in modo da "osare", la fantasia non è un optional che la natura ci da per spararci solo saghe mentali, ma anche uno strumento utile per forgiare ragionamenti solidi.

Per ciò cerco coerenza nel più ampio e complesso numero di inferenze "unificanti" che riesco a trovare e la cerco nelle pieghe di un altra realtà quella che più volte ho chiamato "evidenza evidente", cioé quegli afratti a tratti surreali di osservazioni che comunque compiamo nella vita a cui tendiamo a non dare significato, a non considerare "importanti". Evidenze che però spesso vanno a "fare attrito" con il resto che per noi un significato invece ce l'ha e quindi fanno capolino di tanto in tanto e bisogna essere svelti ad acchiapparle per rimetterle insieme al resto e vedere come possono cambiare l'intera visione che abbiamo del Mondo. Quando tentiamo di rimettere in armonia questi attriti così "acchiappati" al volo, non facciamo che pescare dalle tasche capienti dell'evidenza evidente aspetti della realtà che abbiamo sempre avuto sotto il naso, anche se non li avevamo mai "considerati" da quella prospettiva alternativa che ci permette di rimetterli in armonia logica.

Questo modo di procedere fa scattare inevitabilmente il rifiuto perché constrasta con il bias, l'inserto infernale che ci costringe a pensare in modo lineare e conformato. "Ma no, dai, quella è roba da complottisti!" verrebbe da dire davanti all'unica conclusione logica che ci invita a considerare la realtà "ri-significata". Eppure persino in una azienda importante si fanno sedute di "brainstorming" con questo intento, sedute in cui certamente l'ultima delle preoccupazioni è quella di tirare fuori dal cilindro soluzioni "in linea" con la politica aziendale, cioè conformi. In effetti "pensare fuori dagli schemi" è una pratica umana essenziale per la nostra autonomia cognitiva, ma deve essere anche ben chiaro che altrettanto essenziale è la disciplina con cui si compie questa pratica.

Ecco, quello che faccio è proprio questo, da una parte portare un pensiero fuori dagli schemi, dall'altro disciplinare la pratica perché non si cada verso il lato opposto, cioé sbroccare e  inziare a credere che il pensiero alternativo sia vero, soltanto perché spesso risulta efficace e predittivo. E' uno strumento e tale va incorporato in noi, nient'altro!

Questa lunga premessa è più che mai obbligatoria per quel che sto per dire. Vi ricordate la tragedia del ponte Morandi? Ve lo rifresco, perché se ne è parlato tanto in questa riserva indiana ed è strano, curioso direi, per me osservare che non si sia attivata la stessa ricerca per verificare se avevamo davanti qualcosa di diverso da una tragedia. Prendiamo un altro articolo che ci da lo spunto giusto:

https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/04/23/news/ponte_morandi_l_accusa_autostrade_sapeva_dei_cavi_corrosi_ben_prima_del_crollo_-297684948/

Mmh, cavi. Ma che strano. Ma se possiamo anche intendere che un vecchio ponte, nonostante le revisioni sia crollato per incuria, nel caso del Mottarone tutto era "nuovo fiammante" e verificato con attrezzature all'avanguardia da poco anche perché il garante era pubblico. Non era una vecchia struttura pericolante che il gestore ha tascurato. Al netto ovviamente dei soliti intrallazzi degli amici degli amici che potrebbero aver portato alla tragedia. Ma qui parliamo di una sequenza persino più sospetta del Morandi. Era un cavo che doveva far scattare un freno di sicurezza, in un principio simile a come accade per gli ascensori e che rende il mezzo molto sicuro. Non proprio un ponte pericolante quindi. Che sappia, il freno dovrebbe addirittura andare da pilone a pilone (se no non avrebbe senso) ma guarda un po' qui il cavo si è spezzato proprio all'ultimo, nel punto più pericoloso e facendo precipitare tutto in un botto, proprio come il ponte Morandi.

Ma poi il fatto che nella cabina ci fossero molti stranieri, molte "famiglie" moderne (ci tiene a farci sapere l'Avvenire) che non soprende in un quotidiano di ispirazione cattolica, colpite dalla tragedia. Già, ispirazione cattolica in un momento storico in cui vediamo la cattolicità spaccata su più fronti. C'è quello rinnovatore bergogliano in attesa di Astana dove si riuniranno le maggiori realtà religiose globali (e globaliste) a breve sotto l'ombra di una piramide che è solo da vedere, non occorre alcun commento, e poi c'è quella del Mons. Viganò, diciamo ratzingeriana e conservatrice che è sempre coltivata nello stesso nido di serpi che è la comunità gesuita da quand'è stata costituita, ma prende le parti dei perseguitati che sono perseguiti dalla parte bergogliana.

Quindi riassumiamo: una cabina di una funivia moderna, dove dentro ci sono tante realtà (=famiglie) da rappresentare un po' il mondo moderno, improvvisamente precipita perché si spezzano i cavi, senza che le sicurezze previste in si attivino, proprio all'ultimo secondo poco prima di "giungere alla vetta".

Da wichicoipiedi poi ricaviamo l'etimo per il nome della cima: "[...] Nel 1884, con lo scritto "Il Margozzolo e il Mottarone", fu l'avvocato piemontese Orazio Spanna - con il benestare del Conte Guido Borromeo - a sciogliere ufficialmente i dubbi circa il nome della cima più elevata del gruppo del Mergozzolo. Invero, dopo un'attenta analisi etimologica, secondo Orazio Spanna la parola Mottarone doveva essere intesa come una sincope linguistica di "Monte Rotondo". Gli abitanti dei paesi posti sui pendii occidentali del Mottarone, infatti, erano soliti chiamare la vetta con il nome di “Meut rond” o “Mota rond”. "Meut" e "Mota", nell'allora dialetto del Vergante, volevano dire "monte"; mentre "Rond", parola usata dagli antichi tedeschi, a "rotondo", vista la forma tondeggiante della vetta, interamente ricoperta di erba. Tuttavia, di un "Monte Rotondo", presente proprio in quei territori tra il Lago Maggiore e il Lago d'Orta, si parlava già in alcune carte del 1770. [...]".

Quindi la vetta era per raggiungere "la conquista dei globalisti"? Intrigante...

Beh, che dire? Che letta così pare proprio un pizzino ben confezionato. Ma tanto, chi sono per dirlo? Un morto di fame qualunque, un miserabile che non ha arte ne parte, ma solo la Vanità di voler usare a tutti i costi il cervello, soprattutto dove e quando altri evitano di farlo.


Hospiton hanno apprezzato
Citazione
Condividi: