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Il giornale che salva il giornalismo


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il giornale che salva il giornalismo è un media aumentato e aperto

Eleonora Bianchini ha intervistato per Blogosfere ( http://internetepolitica.blogosfere.it/2010/10/corriere-della-sera-in-sciopero-parla-un-giornalista-il-piano-di-de-bortoli-aka-marchionne-e-la-fogl.html ) un giornalista del Corriere che risponde anonimamente alle questioni poste dal direttore di quel giornale, Feruccio De Bortoli nella sua lettera ( http://www.corriere.it/economia/10_settembre_30/lettera-de-bortoli_2d41fc98-ccd0-11df-b9cd-00144f02aabe.shtml ) ai giornalisti in sciopero. Avevo sostenuto qui ( http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2010/10/02/e-finita-lerba-chi-risponde-alle-domande-di-de-bortoli/ ) la necessità di rispondere a quelle domande. Non ho avuto gran successo nei commenti. Lo segnalo perché credo che quell’intervista contenga molti nodi del caso Italia sull’innovazione nei giornali.

Quello che sfugge al collega anonimo del Corriere - e secondo me a tutta la categoria -  è l'oggettività e ineluttabilità della questione innovazione nei giornali. Ciò che la situazione attuale dice è che la ripresa, anche quando ci sarà, faticherà a venire per i quotidiani mentre non faticherà molto per televisione e altri media.

Cosa significa questo?

Primo, le notizie - Significa che insieme con le "quantità" - la pubblicità, le vendite - sono andate in crisi le componenti qualitative del modello-giornale. Una crisi di cui anche gli editori non sembrano rendersi conto quando si entusiasmano sui vari e-reader: ben che vada, quello è un mercato di sostituzione , non un mercato aggiuntivo (dove, certo, i costi di produzione a parità di copie risultano molto più bassi). Il numero complessivo dei lettori, invece, non sembra destinato a cambiare in modo sostanziale. Quindi niente giovani, niente nuovi lettori. E poiché su quello che altri chiamano "il mercato dell'attenzione" arrivano altri soggetti, la quota pubblicitaria dei giornali potrebbe bruscamente declinare. Ma finora siamo alle quantità. Che succede sul fronte della qualità?

L'esperienza dei giornali nel corso degli ultimi due anni ci dice che se i giornalisti fanno in modo forte il loro mestiere, i risultati diffusionali non mancano. E questo elemento ha una diretta influenza sulla questione dell'influenza dei giornali sulla vita del paese. Qui da noi l'informazione approfondita, critica, erosiva del potere, è un bisogno vitale e primario. Lo dimostra anche il successo di alcuni surrogati che confondono il giornalismo con il manganello, l'inchiesta con la carachter assassination e via così e la fonte con le spie.

Ma se grattiamo sotto quella furia, a volte molto fastidiosa nelle sue espressioni verbali, troviamo un bisogno non soddisfatto di giornalismo critico, indipendente, autorevole.

L'apertura della forma giornale/giornalista - Qui, cari colleghi, si gioca il primo tempo della partita. Sulle notizie, sull'investigative reporting, sull'autorevolezza.  Non sui gadget tecnologici. I lettori della rete non vi trovano soprattutto antiquati, vi trovano soprattutto inadempienti a un ruolo civile che si aspettano voi svolgiate. Poi c'è il secondo tempo. Nel quale, continuiamo col calcio, bisogna mantenere e mettere al sicuro il risultato senza farsi rimontare.

Il risultato lo si porta a casa con un colpo di follia innovativa che i vostri editori non sono preparati a fare. E francamente credo che voi - come categoria, non singoli - siate impreparati allo stesso modo o semplicemente non volenti.

Il danno iPad - Da ultimo ha incoraggiato questo conservatorismo la forma-giornale che l'iPad vi ha permesso di realizzare. Cioè nessuna. Perché quella è la riproposizione del giornale così com'è. Quale sia l'obiezione a quella forma lo ripeto: riproponendo il passato può al massimo permettervi di transitare con i lettori esistenti verso una fase successiva. Ma di crescita e conquista del pubblico giovane vi consiglierei di non parlare (e anche sull'autorevolezza obietterei: un conto è influire sull'agenda della politica, altro è esprimere/soddisfare domande e bisogni reali della società).

Il colpo di follia innovativa si fa presto a delinearlo. Poi si può approfondire in seguito: la forma-giornale va aperta e il profilo-giornalista va arricchito. Se il giornale non diventa un "augmented media" e allo stesso tempo un media aperto non c'è molto futuro. Oh non fate quel sorriso da snob che la sanno lunga (la sapete cortissima), si tratta di cose semplici e fattibili. Basta averne la nozione.

Il caso dieci domande - Per fare un esempio, un caso di giornale aumentato è quello sperimentato da Repubblica nei giorni della campagna sulle "dieci domande". Dove a una componente professionale forte, un'inchiesta e una quotidianità fatta di un gettito costante di notizie, si è creata una versione web che arricchiva la notizia di contesto, retroterra e informazione aggiuntiva (quanto pubblicato dagli altri giornali). C'erano i "multi" media, perché c'erano forme di scrittura diverse dalla parola, parola in forma di linguaggio tecnologicamente mediato (ma era/è tecnologicamente mediato anche il titolo sulla carta: che ha x battute per motivo di spazio e impaginazione. Ogni mezzo ha la sua tecnologia. E quella tecnologicamente mediata è una forma iniziale, aurorale di giornalismo/giornale aperto).

E quanto detto spiega il giornale aumentato e aperto: ma guardate cosa stanno facendo Guardian e Telegraph con i dati del governo messo on line. Guardatelo bene, il lavoro con i lettori che elaborano i dati del governo e mettono a disposizione dei giornali il risultato delle loro analisi.

L'apertura del giornalista - Manca da dire cos'è l'apertura del profilo giornalistico. E' molto semplice: voi pensate ai "nuovi giornalisti" in termini di riperpetuazione della vostra attuale figura professionale. Il punto è che non in futuro ma da adesso avete bisogno di gente capace di trasformare un dato in una immagine, una cronologia in una applicazione, una massa di pezzi provenienti da fonti varie in una mappa consultabile di contenuti. Il giornale "è" una applicazione, possibilmente non una "i" applicazione, ma un'applicazione aperta. Questa è una delle forme di giornalismo da far nascere, proprio per permettere al giornalismo "puro" di svilupparsi e restare forte in una società sempre meno democratica.

Vittorio Zambradino
Fonte: www.repubblica.it
6.10.2010


Citazione
dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14470
 

se un giornalista scrive qualcosa di scomodo qualcuno lo pubblica?
Se no, il giornalismo non si salva e se è in crisi è per il web, perché dal web gli altarini saltan fuori.

Per quanto riguarda le domande di Repubblica fanno giusto il solletico e non tangono in maniera profonda.


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