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Il pianto degli agnelli e il dolore del mondo

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Tao
 Tao
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La Pasqua si avvicina. Gli scaffali dei supermercati sono un trionfo di uova di cioccolata di ogni dimensione, di colombe con tutte le possibili varianti — con uvetta, senza uvetta, ricoperte di cioccolata, con lo zabaione — per accontentare i gusti più stravaganti.

Da qualche anno poi, alle più tradizionali colombe, si sono affiancati dolci a forma di campane e di agnelli, anche questi in svariate versioni. Per chi vive in campagna, e ha lo sguardo abituato ad osservare ciò che succede nella realtà circostante, la Pasqua è quel momento in cui le gemme sui rami iniziano a ingrossarsi e i peschi e gli albicocchi, spesso temerariamente, schiudono i loro fiori. Le prime lucertole si svegliano e il loro fruscio si sente in prossimità dei muretti mentre le uova dei rospi, avvolte a migliaia da una lunga collana gelatinosa, ondeggiano tra le piante dei laghetti. Nel sottobosco spuntano le primule, le violette, i crochi, le pervinche e il mesto pigolio invernale degli uccelli si trasforma nella grande sinfonia che prelude al corteggiamento.

Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita. Anche molti animali partecipano a questo rinnovamento. La maggior parte dei capretti e degli agnelli nascono con la luna piena di febbraio e, dopo i primi giorni di timidezza trascorsi zampettando dietro l'ombra rassicurante della madre, si lanciano in corse scatenate con i coetanei del gregge. Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un'immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c'è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l'età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata.

Ma poi un giorno, poco prima della Pasqua, mentre gli agnellini pan di spagna sorridono invitanti sui banchi dei supermercati, nelle campagne arrivano i furgoni e caricano i piccoli delle pecore e delle capre. La gioia se ne va dai pascoli e subentrano gli strazianti belati delle madri che per tre giorni corrono incredule da un lato all'altro chiamando a gran voce le loro creature con le mammelle gonfie di latte. Poi, dopo tanta agitazione, sulle campagne scende il silenzio e i pascoli tornano ad essere delle distese brulle in cui i corvi zampettano tra le madri svuotate dal dolore. Intanto gli agnellini, avvolti nel cellophan, sono arrivati nei banconi dei supermercati: interi, a pezzi, o solo la testa, che pare sia una prelibatezza. Non posso non sussultare quando vedo, schiacciati dalla pellicola, quegli occhi opachi e quei dentini che già strappavano la prima erba.

L'altro giorno mi ha chiamato un'amica che lavora vicino al mattatoio. «Mi sono messa i tappi, ma non serve a niente. Vengono scaricati ogni giorno, a centinaia, e urlano con voci da bambini, disperate, rauche, in preda al terrore, ma, a parte me, nessuno sembra farci caso. In fondo ogni anno è così. È la vita, è la tradizione, è Pasqua e questo è il rumore della Pasqua». Già, perché la Pasqua è soprattutto un pranzo tradizionale, una mangiata di quelle che si fanno di rado, con l'abbacchio trionfante in mezzo alla tavola, un abbacchio ridotto a prelibatezza culinaria, a segno di una cultura gastronomica mai tradita, spogliato da ogni valenza che superi il tratto gastrointestinale. Ma in quei belati, in quelle urla, in quella vita che è pura innocenza, non è forse celata la domanda più profonda sul senso dell'esistere? Perché la morte irrompe e devasta, senza guardare in faccia nessuno. Nella nostra società così asettica e così impregnata di onnipotenza, lo dimentichiamo un po' troppo spesso, ma dimenticare l'ingombrante presenza della morte vuol dire abdicare, fin da principio, al senso della vita. Quando la morte scende su uno dei miei animali, gli altri fanno dei lunghi giri per non avvicinarsi al corpo, per non guardarlo e, per qualche giorno, il loro comportamento cambia, diventa stranamente assente, come se qualcosa, al loro interno, all'improvviso avesse cominciato a vibrare in modo diverso. La contemplazione della morte non può non provocare un profondo senso di timore, timore per quell'occhio brillante che improvvisamente diventa opaco, per quel vivo tepore che si trasforma in fredda rigidità. È per questa ragione che tutte le culture dell'uomo hanno sviluppato dei rituali di macellazione per rendere questo passaggio meno temibile — temibile per l'animale, ma temibile soprattutto per noi, temibile per la potenza evocativa racchiusa nel sangue che scorre.

Ma in una società come la nostra, totalmente profana, in cui nulla è più sacro e gli unici timori concessi sono legati alla materia, la catena di morte del macello non è che una realtà tra le altre. Le urla degli agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni. E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo. È anche il non saper ascoltare il nostro lamento, di persone sazie, annoiate, risentite, incapaci di vedere altro orizzonte oltre quello del nostro minuscolo ego, incapaci di interrogarci, di affrontare le grandi domande e di accettare il timore che, da esse, inevitabilmente deriva. Sdraiati sul comodo divano della teodicea, continuiamo a ripetere che Dio non può esistere perché permette il male degli innocenti e questo assunto ci placa, ci quieta, ci mette dalla parte della ragione, proteggendoci dall'insonnia delle notti e dall'angoscia straziante del dolore del mondo. Quanti orrori — e quanti errori — derivano da quest'immagine di Dio onnipotente, da quest'idea di un Dio con la barba, seduto su una nuvola, parente stretto di Zeus, con i fulmini in mano, pronto a scagliarli sugli empi della terra. L'onnipotenza di questa società ipertecnologica, non deriva forse proprio da questo? Dio non è onnipotente, come ci aveva promesso, e dunque diventa nostro compito assumerci l'onnipotenza, raddrizzare le cose storte in cose dritte, creare il paradiso in terra, un paradiso in cui la giustizia finalmente trionfa, grazie alle nostre leggi. Il paradiso in terra però, come già abbondantemente ci hanno mostrato le tragedie del Novecento, ben presto si trasforma nel suo opposto perché, quando l'uomo crede di agire unicamente secondo i principi assoluti della ragione, sta già srotolando un reticolato e prepara potenti luci al neon per illuminare ogni angolo della prigione.

Forse il pianto delle migliaia di agnelli immolati per routine consumistica in questi giorni non è che il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male. E quel pianto che si alza verso il cielo senza ottenere risposta, ci suggerisce forse che il passaggio, la vera liberazione — la vera Pasqua — è proprio questa. Sapere che Dio non è onnipotente, ma, come Agnello, condivide la stessa nostra disperata fragilità. E solo su quest'idea — sull'idea che condividiamo la fragilità, che le tue lacrime sono le mie e le Sue sono le nostre — si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell'onnipotenza ma che si incammini nella costruzione di una vera umanità.

Susanna Tamaro
Fonte: ww
w.corriere.it/
Link: http://www.corriere.it/cultura/10_marzo_28/pianto-agnelli-dolore-mondo-tamaro_5a1f6106-3a40-11df-87c6-00144f02aabe.shtml
28.03.2010


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Erwin
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Se non ho letto male la tipa ha citato tutti i miseri che soffrono e vengono ammazzati....stranamente non elenca la MATTANZA dei BAMBINI ABORTITI!

Sono centinaia di migliaia le vittime ,queste non hanno importanza?

Dimenticanza ,selezione mirata degli argomenti "ad effetto"o il pianto delle mamme-pecore ha coperto il pianto di chi non ha avuto il tempo di piangere ?

Perchè?


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Eurasia
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Signor Erwin: il pianto delle mamme-pecore cesserebbe se sparissero i papà-montoni.


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GRATIS
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Nessuno ammazza gli agnelli perche è cattivo. Lo fa solamente perchè vi è sovrapproduzione di tutto. E tutto si deve smerciare. Ben vengano perciò tutte le feste del mondo. Seguendo l'antica tradizione, a Pasqua ci si abbuffava perchè veniva dopo la quaresima, periodo in cui la chiesa proibiva il consumo di carne e uova (anche allora il Vaticano equiparava l'uovo alle carni, come fa ora con gli embrioni). Perciò le dispense erano piene. Le galline, strafottendosene della quaresima le uova le facevano regolarmente, perciò preparare in gran numero pastiere pizze uovasode briosce era una piacevole incombenza. Il modo di eliminare l'accumulo. Lo stesso avveniva con gli agnelli. Le abbuffate Cernevalesche erano ancora più pesanti, basate sui prodotti dei maiali, per i quali invece la campana suona in genere dopo Natale. L'abbuffata di Carnevale infatti precede ed introduce al digiuno quaresimale.
Di questi tempi ci si abbuffa di uova polli pesci formaggi carne dolci e salumi tutti giorni. Le domeniche ancor di più. Al ristorante con la famiglia. Agnelli lasagne e salsicce. Amaro e dessert. Nei pranzi delle "Feste" non c'è nulla di religioso o rispettoso delle produzioni stagionali. L'unica tradizione che si rispetta è quella del consumo. Festeggiare il ritorno delle uova sulla mensa non significa niente, perciò se ne ricorda il significato, e con grande abbondanza. Però di cioccolata!
Il coniglio e l'agnello? di cioccolato pure loro. Evvai.
Nessuno ammazza gli agnelli perche è cattivo. Lo si fa solamente perchè vi è sovrapproduzione di tutto. Anche di esseri umani c'è sovrapproduzione. Anche in questo caso ci si regola come con gli agnelli, polli, suini di batteria. Si elimina il di più. I mezzi non mancano


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ignorans
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Da brava scrittrice la Tamaro mostra una buona retorica. E l'articolo non sarebbe malaccio, solo che cade in diversi punti:
1) E' disgustosamente sentimentale;
2) Mostra che l'autrice crede che il massimo dell'espressione umana sia il sentimento.
3) Tira verso il basso Dio e lo umanizza (orrore).
4) Replica questo stile da preti per cui bisogna fare i bravi e buoni.
Quindi alle affermazioni della Tamaro possiamo replicare che:
1) Il massimo dell'espressione umana non è il sentimento.
2) Dio è per noi inconcepibile, quindi inutile tentare di coinvolgerlo nelle nostre elucubrazioni.
3) Il massimo non è cercare di comportarsi da preti, quindi cercare di essere buoni. Questo significa che non è che non mangiamo gli animali perchè schifiamo il dolore. Non mangiamo gli animali (o ne mangiamo pochi) perchè il cibo animale non è il più adatto alla nostra condizione umana!! Quindi non lo facciamo perchè vogliamo bene a loro, ma lo facciamo perchè vogliamo bene a noi!!. Non mangiamo animali perchè ci rendiamo conto che il cibo più adatto a noi non sono gli animali, ma sono i cereali.
4) Che ne sa la Tamaro se Dio è onnipotente o no?


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Earth
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Se non ho letto male la tipa ha citato tutti i miseri che soffrono e vengono ammazzati....stranamente non elenca la MATTANZA dei BAMBINI ABORTITI!

Sono centinaia di migliaia le vittime ,queste non hanno importanza?

Dimenticanza ,selezione mirata degli argomenti "ad effetto"o il pianto delle mamme-pecore ha coperto il pianto di chi non ha avuto il tempo di piangere ?

Perchè?

Dipende a che mese si interrompe, comunque la differenza e' presto detta:

1 La gravidanza e' una specie di handicap, e' sofferente fisicamente e non puoi lavorare (prenditela con il capitalismo competitivo che ti licenziano...)
2 Un bambino costa caro da mantenere, a meno che non vuoi che faccia lo zingaro.
3 Un bambino senza un supporto terzi, muore.

Inizia a prendertela coi cinesi che giustiziano persone con una vita passata e abili, poi si puo' iniziare a parlare del resto, un passo per volta.

Comunque spero che converrai che ci deve essere un limite alla popolazione mondiale, comunque fino a 10 miliardi con ottime politiche alimentari dovremmo stare bene.


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Truman
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Mi ritorna in mente Robert Harris ed il suo The silence of the lambs, stranamente tradotto come "Il silenzio degli innocenti" invece che "Il silenzio degli agnelli", come sarebbe sembrato normale.
La scena degli agnelli che urlano perchè devono essere sacrificati a Pasqua è nelle fondamenta del libro e spiega tutto il resto, che poi sotto molti aspetti è un caso clinico: la bambina che non riusciva a sopportare le urla degli agnelli continua a sognarli la notte e per reagire a questa ingiustizia percepita diventa poliziotto. Anzi fa di più, da sola riesce ad individuare il serial killer ed ucciderlo. Allora, forse, gli agnelli smettono di lamentarsi la notte.


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dana74
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Da brava scrittrice la Tamaro mostra una buona retorica. E l'articolo non sarebbe malaccio, solo che cade in diversi punti:
1) E' disgustosamente sentimentale;
2) Mostra che l'autrice crede che il massimo dell'espressione umana sia il sentimento.
3) Tira verso il basso Dio e lo umanizza (orrore).
4) Replica questo stile da preti per cui bisogna fare i bravi e buoni.
Quindi alle affermazioni della Tamaro possiamo replicare che:
1) Il massimo dell'espressione umana non è il sentimento.
2) Dio è per noi inconcepibile, quindi inutile tentare di coinvolgerlo nelle nostre elucubrazioni.
3) Il massimo non è cercare di comportarsi da preti, quindi cercare di essere buoni. Questo significa che non è che non mangiamo gli animali perchè schifiamo il dolore. Non mangiamo gli animali (o ne mangiamo pochi) perchè il cibo animale non è il più adatto alla nostra condizione umana!! Quindi non lo facciamo perchè vogliamo bene a loro, ma lo facciamo perchè vogliamo bene a noi!!. Non mangiamo animali perchè ci rendiamo conto che il cibo più adatto a noi non sono gli animali, ma sono i cereali.
4) Che ne sa la Tamaro se Dio è onnipotente o no?

giusto ottavino, dato che il sentimeno non serve, inutile orpello di noi umani, che peccato non essere di metallo eh..giusto considerarci solo dei robot così non starò male se muoiono i cosiddetti umani/robot

Dio con questa barbara inutile e sadica pratica non ha niente a che fare.
E' solo colpa nostra.


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ignorans
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Dana, non dico che il sentimento è un inutile orpello. Anche il sentimento ha una sua ragione d'essere. Ma le nostre convinzioni devono avere delle radici più profonde. Perchè se ci basiamo solo sul sentimento non riusciamo a comprendere, come succede alla Tamaro.
Di fronte al "male" del mondo, alla sofferenza, la Tamaro si chiede: "perchè?". E si risponde che Dio non è onnipotente, ma anche lui soffre come noi. Cioè piega Dio alle esigenze della sua logica.
E questo è un grossolano errore. La Tamaro dovrebbe limitarsi a dire "non comprendo", oppure "non comprendo la logica divina", oppure "forse la logica umana è sbagliata o insufficente a comprendere la vita".
Ma si tratta di un errore comune tra i cattolici come la Tamaro, in quanto i cattolici sono convinti che Dio è "buono". E pretendono che Dio sia buono come intendono loro!! Purtroppo Dio non è "buono" o meglio, non è buono come intendono loro!!. Dio è semplicente inconoscibile. Se pretendi che Dio sia come vuoi tu sei fuori di testa, sei arrogante, perchè vuoi piegare Dio alle tue esigenze.


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Erwin
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Dipende a che mese si interrompe, comunque la differenza e' presto detta:

1 La gravidanza e' una specie di handicap, e' sofferente fisicamente e non puoi lavorare (prenditela con il capitalismo competitivo che ti licenziano...)
2 Un bambino costa caro da mantenere, a meno che non vuoi che faccia lo zingaro.
3 Un bambino senza un supporto terzi, muore.

Inizia a prendertela coi cinesi che giustiziano persone con una vita passata e abili, poi si puo' iniziare a parlare del resto, un passo per volta.

Comunque spero che converrai che ci deve essere un limite alla popolazione mondiale, comunque fino a 10 miliardi con ottime politiche alimentari dovremmo stare bene.

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In assoluto NON esiste diversità alcuna tra un ovulo appena fecondato e un uomo adulto,se non le dimensioni.
Diversamente si deve dedurre che si CREA ...dal NULLA.
Quindi il “mese” centra come i cavoli a merenda.
Diversamente sarebbe da stabilire quando l'ovulo fecondato CREA lo “spirito” o l'”anima”...quindi diventa Uomo!
Naturalmente per via gravimetrica ,considerato che è “materia”.
Le “motivazioni” che lei adduce per motivare e giustificare quel tipo di omicidio(l'aborto) si possono estendere a buona parte degli omicidi che avvengono nel mondo.In ogni caso le metto nei moventi l'omicidio.
Nell'epoca della chimica NON si può restare incinte se non si vuole...se non si vuole arricchire gli industriali della chimica si pratichino altre strade, recita un vecchio detto toscano ” caxxo in cu.o non fa figli” ,in più aiuta molto l'evacuazione.


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Hassan
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Signor Erwin: il pianto delle mamme-pecore cesserebbe se sparissero i papà-montoni.

Le mamme-pecore potrebbero anche prendere la pillola, invece di tentare di "incastrare" i papà-bancomat con gravidanze indesiderate. E le mamme-pecore, sempre ammesso che per te le femmine non siano esseri incapaci di intendere e di volere (che è poi quello che pensano i maschietti-femministi-progressisti e le femminette-femministe), potrebbero anche obbligare i papà-bancomat a mettere sempre il preservativo (oltre a prendersi questa benedetta pillola).

Per il resto, solito articolo, gustoso... nel senso letterale: che fa venire l'acquolina in bocca. Bell'agnellino, al forno con le patate sarà perfetto.


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Zret
 Zret
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Lucrezio docet.


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orckrist
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Interessante.

Ma mi chiedo perchè la Tamaro non va a dire agli ebrei di non mangiare agnello a Pasqua o agli islamici di non farlo durante il Ramadam oppure non va a catechizzare gli indù per i sacrifici alla dea Durga.

Per quanto riguarda la sovrapopolazione umana e le risorse della terra inviterei tutti i malthusiani o aspiranti tali di passare una giornata in una discarica o nel reto di un supermercato/ipermercato per prendere un po' di contatto con la realtà delle cose.


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Erwin
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Ri-posto la mia elementare domanda:

..."Se non ho letto male la tipa ha citato tutti i miseri che soffrono e vengono ammazzati....stranamente non elenca la MATTANZA dei BAMBINI ABORTITI!

Perche?"...


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Tonguessy
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In assoluto NON esiste diversità alcuna tra un ovulo appena fecondato e un uomo adulto,se non le dimensioni.

Ha idea di QUANDO si formino le terminazioni nervose? Beh, quello è ciò che FA la differenza. Se sente, percepisce allora ha più di qualche punto di contatto con gli adulti. In caso contrario no.
Un feto non riesce a rapportarsi con il mondo circostante se non tramite l'ausilio di un adulto, giusto per mettere i puntini sulle i. O in casa Erwin nascono già formati e autosufficienti?


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