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Il tormentato interventismo di Adriano Sofri


Tao
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Illustrious Member
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Ieri Repubblica ha pubblicato un editoriale di Lucio Caracciolo dal titolo “Le due guerre di Libia” ( http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=38120 ) assai efficace nell’erodere l’immagine manichea della lotta del bene contro il male alla base dei comunicati Nato e delle esternazioni quirinalesche. Per chi non avesse letto l’articolo dico che si parla di due guerre perché quelli del CNT si combattono tra di loro con almeno altrettanto zelo di quanto combattano Gheddafi. E ciò non fa di loro combattenti particolarmente temibili — ergo la necessità di sussidiarli, e uso un eufemismo, con la forza aerea della Nato –; né le ragioni dei loro dissidi risuonano armonicamente con gli slogan dell’informazione di guerra.

Era pertanto prevedibile che oggi lo stesso giornale, nella stessa posizione e con lo stesso rilievo, pubblicasse un pezzo in cui si dà fiato agli ottoni dell’interventismo democratico, per dire che nonostante tutto ne è valsa la pena. E a incaricarsene ci ha pensato. . . Adriano Sofri. . .

Al di là della citazione dei precedenti canonici — da Srebrenica al Rwanda — e al ribadimento dell’affinità con Bernard Henry-Levy, la posizione di atlantista pensoso e interventista articolato ed eloquente di Sofri è tuttavia interessante. La sua lettura della situazione libica infatti è forse altrettanto cupa di quella di Lucio Caracciolo, al punto di sollevare qualche dubbio che gli interventi a colpi di bombe intelligenti e missili Tomahawk — il modo in cui agli occidentali piace combattere — possano mai salire allo status di polizia internazionale che giustificherebbe gli interventi stessi (e io vorrei qui sottilizzare osservando che in effetti la Nato ha operato soprattutto per espandere una guerra civile e, per tale tramite, decidere chi deve governare i libici).

I toni perplessi e inquieti con cui Sofri riflette sulle contraddizioni della guerra umanitaria sono il chiaro riflesso di quanto la sporca guerra di Libia appaia ormai, appunto, sporca, sporchissima, e pertanto un arnese poco manipolabile con la sciatta e bolsa propaganda di sei mesi fa, quando il conflitto era fresco. E tuttavia sì, ne è valsa la pena — asserisce Sofri –, perché in tv è stato possibile vedere gente che grida finalmente “We are Freedom” [sic].

Dal che, posso concludere, non c’è guerra che non si possa giustificare finche c’è una telecamera al posto giusto.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com
Link: http://subecumene.wordpress.com/2011/08/24/il-tormentato-interventismo-di-adriano-sofri/
24.08.2011


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