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L’adeguamento della scuola alla schizofrenia liberista


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Uno Stato, in quanto tale, dovrebbe provvedere al sostentamento di ogni cittadino, nessuno escluso, in cambio di prestazioni lavorative da parte di coloro che sono in grado di darle. Uno Stato, che non si comporta in tal modo, è ancora una creatura del medioevo ed una trasposizione della giungla. Il liberismo è una vera e propria decrescita, civile e morale, nient’affatto tecnologica, e poiché i fautori non possono addurre l’ignoranza sociologica e l’impotenza per l’appunto tecnologica di una volta, è una vera e propria criminalità legale, che pretende di essere legittima solo perché legale. I suoi fini, del resto dichiarati, sono i seguenti

1) affidare quanto più possibile i servizi ai privati (affaristi), quelli scolastico e sanitario compresi;

2) ridurre al minimo i costi per aumentare i profitti;

3) conformare l’amministrazione pubblica (dello Stato) a quella privata;

4) mettere al tecnologia al servizio del mercato;

5) far quadrare i conti dello Stato con quanto più avanzo possibile.

Come si vede da questi che non sono opinioni ma tratti essenziali della realtà sociale attuale, la persona – il cittadino, cui lo Stato dovrebbe sostentamento – è assente. La sola cosa che conta è il “minor costo” (proprio come in un mercato), il che si traduce nella riduzione essenziale del servizio, sufficiente a soddisfare le esigenze di chi sta bene e trascurando, perfino totalmente, il resto della popolazione.

I fautori del liberismo non sanno – o fanno finta di non sapere – che tali condizioni convivono necessariamente con queste altre:

1) la povertà fino all’indigenza;

2) il disagio sociale multiforme con possibili implicazioni psichiatriche (di cui alla cronaca quotidiana);

3) la criminalità economica per fame o per emulazione, quindi anche tutte le mafie.

La cosiddetta riforma Gelmini altro non è che il liberismo applicato alla scuola, nascosto dietro un nome ed un‘operatrice parlamentare in veste di ministro, non necessariamente uno che conosca la materia ma piuttosto ma uno che ripeta gli slogan salvamenzogne.

Come il servizio ferroviario ha tagliato i cosiddetti “rami secchi”, privando i cittadini più bisognosi di treni locali, e desertificando perfino delle stazioni nuove, ma provvedendo ai TAV per i signori, così la valanga liberista, che porta il nome di una Gelmini, ha operato tagli su tagli al servizio scolastico per ridurre i costi del settore senza tenere conto di non tagliare erbacce ma persone, padri di famiglia, poveri cristi, lasciandoli privi di lavoro e di pane, cioè di sostentamento, anche quanti contano ben oltre dieci anni di precariato, hanno figli a carico, un mutuo edilizio che non attende e perfino quando strada facendo si sono ammalati di neoplasie.

Oltre che di desertificazione qui si può e si deve parlare di “terrorismo burocratico” che colpisce di rimando perfino dei nascituri!

Orbene, quanto detto significa che i signori che occupano lo Stato se ne stanno servendo, richiamando la giungla, come di uno strumento medioevale, ovvero per far valere un potere di privati a favore di interessi privati.

Il pretesto eccellente dello Stato liberista per giustificare la propria insufficienza monetaria (“mancanza di fondi”) e quindi i tagli a valanga nella scuola, tagli nel vivo e senza pietà, portando al limite del dramma la via crucis di cercatori di un posto sicuro, è il famigerato “debito pubblico” che una volta tanto non è una menzogna ma qualcosa di peggio: una barzelletta. Perché il debito pubblico, fulcro di una sofferta politica finanziaria, che dura dodici mesi l’anno, semplicemente non dovrebbe esistere. Infatti, se tutti i polli del mondo fossero in grado di comprendere e di ridere, le loro risate raggiungerebbero il soglio di Giove, apprendendo che si tratta di credito da parte di privati affaristi, quando lo Stato dovrebbe essere il padrone della propria moneta.

I più non sanno – e qui sta il patetico – che il debito pubblico fa parte di un gioco complesso (quello capitalista), che consente di legittimare le differenze economiche, anche abissali, fra gli uomini, quindi la ricchezza favolosa e l’indigenza totale e di sollevare gli uomini dello Stato della responsabilità di essere semplicemente fuori legge.

Il problema non è quello dei tagli per “rientrare nelle spese”, ridotte in partenza in fase di stanziamenti preventivi, ma quello del sostentamento di tutti i cittadini, secondo una concezione razionale-scientifico-etica dello Stato, concezione che fa sentire odore di socialismo avanzato e di spregevole assistenzialismo ai signori onorevoli, che non hanno vergogna di farsi chiamare tali pur facendo la figura di asini totali in fatto di scienza sociale.

Il liberismo è il punto in cui il capitalismo esce totalmente fuori della logica dello Stato, quindi, in tal senso, fuori legge, contrapponendosi al piccolo Stato sociale della Prima Repubblica. La scuola resisteva ancora un poco: la riforma Gelmini è la valanga liberista che sta travolgendo anche ciò che rimane del nobile servizio scolastico, infame travolgimento che invano si cerca di camuffare dietro il voto in condotta: un elegante espediente demagogico con cui si identifica una parte (condivisibile) con un tutto che… langue.

La signora Gelmini sta recitando bene la sua pantomima, ma noi, non tanto per ferite personali quanto per compartecipazione alla disperata angoscia di persone, cui vogliamo bene e che non meritavano anche questo sgambetto da un governo, il cui premier ha la faccia tosta di dire che nessuno sarebbe stato dimenticato, le gridiamo: si vergogni!

Carmelo R. Viola
Fonte: http://cpeurasia.org
Link: http://cpeurasia.org/?read=29231
21.07.2009


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