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]La Coscienza è il tessuto della realtà

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Neriana
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La Coscienza è il tessuto della realtà – Fisici affermano l'unità di tutte le cose

http://www.dionidream.com/la-coscienza-e-il-tessuto-della-realta-fisici-affermano-lunita-di-tutte-le-cose/


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PietroGE
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La coscienza non è il tessuto della realtà e, secondo me, prendere come supporto alle proprie convinzioni filosofiche la scienza è sbagliato.
Nessuno nega che l'osservatore è importante nelle teorie scientifiche, in particolare nelle teorie relativistiche e in meccanica quantistica, dedurre però che la realtà non può esistere al di fuori della coscienza non è giusto.
Come sanno tutti, e la scienza ha dimostrato più volte, è esistito un tempo in cui c'era la realtà ma non c'era la coscienza, non solo, Ma quel periodo è stato assolutamente necessario per l'emergere della coscienza.

È vero che qualche affermazione di alcuni fisici può trarre in inganno. Ad esempio Heisenberg diceva che la particella acquistava realtà solo quando veniva misurata. Stava parlando però di particelle elementari. Non è la stessa cosa dire : la Luna esiste solo quando la guardo. La realtà è sempre relazionata all'osservatore e quest'ultimo esiste in una determinata scala di energia ( e di dimensione spaziale) e solo in quella realtà fa le sue misure. La misura sulle particelle, al contrario dei quella sulla Luna, si svolge su due scale molto differenti perché l'apparato di misura è sempre macroscopico.

E poi, la coscienza è sempre individuale, quella collettiva non esiste. Che succede quando l'individuo muore, sparisce la realtà? Sembra proprio di no.


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Neriana
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Non è detto che la scienza e la filosofia sono gli unici pozzi per attingere al Sapere...
Io sono convinta che la realtà " esce"e si crea dalla rete neuronale che è il cosmo .
Per renderlo comprensibili mi vengono in mente i pigmei, che quando "ignorano" una persona, quella cessa realmente di esistere "

o per renderla piu semplice ancora, è la trama ..che si crea dal filo.

https://www.youtube.com/watch?v=kXLQDY7Da6Y


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donjuan
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Non è detto che la scienza e la filosofia sono gli unici pozzi per attingere al Sapere...
Io sono convinta che la realtà " esce"e si crea dalla rete neuronale che è il cosmo .
Per renderlo comprensibili mi vengono in mente i pigmei, che quando "ignorano" una persona, quella cessa realmente di esistere "

o per renderla piu semplice ancora, è la trama ..che si crea dal filo.

https://www.youtube.com/watch?v=kXLQDY7Da6Y

Straquoto !


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totalrec
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Come sanno tutti, e la scienza ha dimostrato più volte, è esistito un tempo in cui c'era la realtà ma non c'era la coscienza, non solo, Ma quel periodo è stato assolutamente necessario per l'emergere della coscienza.

Sarei molto interessato (dico sul serio) a sapere CHI, DOVE e IN CHE MODO ha dimostrato scientificamente ciò.
Ammetto di partire prevenuto e di crederci poco... però se qualcuno è riuscito davvero a raccogliere prove - e addirittura "scientifiche" - in proposito, sono tutt'orecchi.


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Georgejefferson
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E' il senso...lo scopo, la funzione...che spariscono senza la coscienza che li pone, o si interroga.
E' teoricamente comprensibile che "esista" la sola materialità delle cose, a prescindere dal soggetto che la osserva e giudica. Ma anche fosse, senza un senso, uno scopo, una funzione...equivale al "nulla". Cosi come il contrario.

Questo non significa che "il primato" debba appartenere per forza alla coscienza.
(la ricerca spasmodica del "primato" e' la carota che il potere induce nelle persone per dividerle e imperare). E' più facile che si tratti di una integrazione di uguale importanza, soggetto e oggetto, due facce della stessa medaglia.


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Neriana
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Sig.Georgejefferson, la domanda dovrebbe essere, quale vibrazione crea la percezione reale della materia ? Possiamo agire o interagire con la vibrazione ?

Prima di morire in una conferenza Plank disse :
“Avendo consacrato tutta la mia vita alla Scienza più razionale possibile, lo studio della materia, posso dirvi almeno questo a proposito delle mie ricerche sull’atomo: la materia come tale non esiste! Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l’esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente. Questo Spirito è la ragione di ogni materia.”[/url]


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PietroGE
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Sarei molto interessato (dico sul serio) a sapere CHI, DOVE e IN CHE MODO ha dimostrato scientificamente ciò.
Ammetto di partire prevenuto e di crederci poco... però se qualcuno è riuscito davvero a raccogliere prove - e addirittura "scientifiche" - in proposito, sono tutt'orecchi.

La geologia più la cosmologia e l'astrofisica concordano su alcuni punti : l'universo che conosciamo è nato 13.7 miliardi di anni fa, il sistema solare e la Terra circa 5 miliardi di anni fa e l'uomo circa qualche milione di anni fa.
Per il momento possiamo assumere che l'uomo è l'unico essere intelligente, e quindi dotato di coscienza di sé. Ne segue che la realtà non può dipendere dall'esistenza a meno della coscienza, viceversa, la coscienza ha bisogno della realtà per emergere.
L'articolo citato dà l'impressione che sia la coscienza che crea la realtà.
Certamente, uno potrebbe cominciare a discutere che cos'è la realtà, che cos'è la coscienza ecc. ecc. Assumo che si sappiano per intuizione.


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totalrec
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La geologia più la cosmologia e l'astrofisica concordano su alcuni punti : l'universo che conosciamo è nato 13.7 miliardi di anni fa, il sistema solare e la Terra circa 5 miliardi di anni fa e l'uomo circa qualche milione di anni fa.

Mah... una delle più affascinanti implicazioni della fisica quantistica è proprio che il tempo potrebbe essere un prodotto della coscienza umana, un "sistema di catalogazione" di cui essa si serve per categorizzare e riordinare gli eventi in "direzione" della massima entropia. E' noto che "tempo" è solo il nome che la coscienza di un osservatore attribuisce al movimento dello spazio. Parlare di tempo indipendente dalla percezione dello stesso non mi pare avere molto senso.


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MarioG
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La geologia più la cosmologia e l'astrofisica concordano su alcuni punti : l'universo che conosciamo è nato 13.7 miliardi di anni fa, il sistema solare e la Terra circa 5 miliardi di anni fa e l'uomo circa qualche milione di anni fa.

Mah... una delle più affascinanti implicazioni della fisica quantistica è proprio che il tempo potrebbe essere un prodotto della coscienza umana, un "sistema di catalogazione" di cui essa si serve per categorizzare e riordinare gli eventi in "direzione" della massima entropia. E' noto che "tempo" è solo il nome che la coscienza di un osservatore attribuisce al movimento dello spazio. Parlare di tempo indipendente dalla percezione dello stesso non mi pare avere molto senso.

Ma se lei stesso dice che il tempo e' stabilito dall'ordinamento degli eventi secondo la massima entropia, sta dicendo che il tempo e' indipendente dall'osservatore.
Lui "cataloga" ma non decide lui se uno stato ha entropia maggiore di un altro.


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Giovina
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La coscienza non è il tessuto della realtà e, secondo me, prendere come supporto alle proprie convinzioni filosofiche la scienza è sbagliato.
Nessuno nega che l'osservatore è importante nelle teorie scientifiche, in particolare nelle teorie relativistiche e in meccanica quantistica, dedurre però che la realtà non può esistere al di fuori della coscienza non è giusto.
Come sanno tutti, e la scienza ha dimostrato più volte, è esistito un tempo in cui c'era la realtà ma non c'era la coscienza, non solo, Ma quel periodo è stato assolutamente necessario per l'emergere della coscienza.

È vero che qualche affermazione di alcuni fisici può trarre in inganno. Ad esempio Heisenberg diceva che la particella acquistava realtà solo quando veniva misurata. Stava parlando però di particelle elementari. Non è la stessa cosa dire : la Luna esiste solo quando la guardo. La realtà è sempre relazionata all'osservatore e quest'ultimo esiste in una determinata scala di energia ( e di dimensione spaziale) e solo in quella realtà fa le sue misure. La misura sulle particelle, al contrario dei quella sulla Luna, si svolge su due scale molto differenti perché l'apparato di misura è sempre macroscopico.

E poi, la coscienza è sempre individuale, quella collettiva non esiste. Che succede quando l'individuo muore, sparisce la realtà? Sembra proprio di no.

Ma se la coscienza non fosse emersa di quella realta' nessuna coscienza avrebbe potuto dire. Non staremmo nemmeno qui a parlarne. Si pone la questione in uno stretto e definito ambito dualistico. La creazione intera, o realta' intera, mondo e uomo, potrebbero benissimo apparire in sequenza nel tempo ma non per questo separabili e distinti nell'Idea contenuta nell'Uno.


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PietroGE
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Ma se la coscienza non fosse emersa di quella realta' nessuna coscienza avrebbe potuto dire. Non staremmo nemmeno qui a parlarne. Si pone la questione in uno stretto e definito ambito dualistico. La creazione intera, o realta' intera, mondo e uomo, potrebbero benissimo apparire in sequenza nel tempo ma non per questo separabili e distinti nell'Idea contenuta nell'Uno.

Siamo quasi al Principio Antropico. L'osservatore prende atto che esiste l'universo e proprio quell'universo con quelle specifiche caratteristiche, d'altra parte è quell'universo che osserva che ha reso possibile la sua esistenza e quindi il suo osservare l'universo.
Così non si va da nessuna parte, il ragionamento diventa circolare.

Una cosa è l'idea e il mondo delle idee, svincolato dal tempo, un'altra cosa è la realtà in cui viviamo, caratterizzata dal ciclo delle nascite e delle morti, dalla causalità e dal tempo con il loro ordinamento lineare. Anche se è concepibile (forse) una realtà senza tempo è talmente estranea alla nostra esistenza che risulterebbe difficile anche solo parlarne.


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Neriana
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https://www.youtube.com/watch?v=CRkDicwjRQs


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Neriana
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Giovina
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Ma se la coscienza non fosse emersa di quella realta' nessuna coscienza avrebbe potuto dire. Non staremmo nemmeno qui a parlarne. Si pone la questione in uno stretto e definito ambito dualistico. La creazione intera, o realta' intera, mondo e uomo, potrebbero benissimo apparire in sequenza nel tempo ma non per questo separabili e distinti nell'Idea contenuta nell'Uno.

Siamo quasi al Principio Antropico. L'osservatore prende atto che esiste l'universo e proprio quell'universo con quelle specifiche caratteristiche, d'altra parte è quell'universo che osserva che ha reso possibile la sua esistenza e quindi il suo osservare l'universo.
Così non si va da nessuna parte, il ragionamento diventa circolare.

Una cosa è l'idea e il mondo delle idee, svincolato dal tempo, un'altra cosa è la realtà in cui viviamo, caratterizzata dal ciclo delle nascite e delle morti, dalla causalità e dal tempo con il loro ordinamento lineare. Anche se è concepibile (forse) una realtà senza tempo è talmente estranea alla nostra esistenza che risulterebbe difficile anche solo parlarne.

Ciao Pietro. Il tuo ragionamento non fa una piega ma penso nemmeno il mio.
Sai cosa resta sempre in fondo in fondo? Che proprio l'unico deputato alla percezione, alla constatazione, rimane sempre sull'orizzonte ma mai al centro, se ne parla quasi in terza persona. Si parla, si specula, si discute, ma il Chi viene sempre relegato in una posizione secondaria a tutto cio' che percepisce, ivi compreso se' stesso, come oggetto pero'.

Ho letto solo una volta l'articolo. Quindi ora puo' sfuggirmi qualcosa.
Anche li' quando si parla di coscienza collettiva non si comprende bene cosa sia di preciso. Un'amalgama confusa di coscienza individuale con l'intelligenza e saggezza del mondo vitale che ospita l'uomo.
Il tuo concetto di coscienza collettiva quale e'? Ti riferisci a quella dell'umanita' solamente?
E' un discorso molto complesso. Dalla scienza si passa inavvertitamente all'umanesimo, e da questo giocoforza non puo' escludersi il passaggio alla sfera spirituale, ossia di coscienza, dell'uomo.
Il giorno che l'uomo cerchera' di percepire se' stesso non solo come osservatore, e poi il suo pensare al di la' di soggetto e oggetto, ecco, io penso che solo quel giorno riuscira' a disintegrare barriere, diaframmi e confini che ora considera i soli esistenti e solamente al di fuori del suo essere.


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