.
Il tuo concetto di coscienza collettiva quale e'? Ti riferisci a quella dell'umanita' solamente?
E' un discorso molto complesso. Dalla scienza si passa inavvertitamente all'umanesimo, e da questo giocoforza non puo' escludersi il passaggio alla sfera spirituale, ossia di coscienza, dell'uomo.
Il giorno che l'uomo cerchera' di percepire se' stesso non solo come osservatore, e poi il suo pensare al di la' di soggetto e oggetto, ecco, io penso che solo quel giorno riuscira' a disintegrare barriere, diaframmi e confini che ora considera i soli esistenti e solamente al di fuori del suo essere.
È questo il problema. Esiste una coscienza collettiva? Sembrerebbe di no. Noi siamo tutti individui e siamo coscienti di noi stessi innanzitutto e poi dell'ambiente che ci circonda. Una coscienza collettiva vorrebbe dire sentire le stesse cose insieme ad una pluralità di persone.
Anche se uno prendesse in considerazione l'esperienza religiosa dubito che si possa parlare di coscienza collettiva. Noi non siamo parte di un tutto come le cellule sono parti di un corpo, siamo individui a se stanti.
Presupposto per una coscienza collettiva sarebbe la telepatia, che al momento non esiste (anche se fanno progressi con l'aiuto delle macchine), e forse neanche questa basterebbe, perché bisognerebbe poi distinguere tra livello razionale e quello emotivo.
Io non penserei all'individuo come ad un unicum, confinato nella sua pelle. Vuoi o non vuoi l'individuo è correlato con il resto, vuoi perchè respira, vuoi perchè mangia, vuoi perchè scambia , ma l'individuo è anche quello che forma il popolo, la gente, l'umanità , che agisce sul tutto anche con piccole azioni anche senza rendersene conto. Un po' come comunichiamo noi ora attraverso un pc, dei server, delle conoscenze che non sono di una persona sola, ma di un sistema neeuronale di intelligenze umane.
Io non penserei all'individuo come ad un unicum, confinato nella sua pelle. Vuoi o non vuoi l'individuo è correlato con il resto, vuoi perchè respira, vuoi perchè mangia, vuoi perchè scambia , ma l'individuo è anche quello che forma il popolo, la gente, l'umanità , che agisce sul tutto anche con piccole azioni anche senza rendersene conto. Un po' come comunichiamo noi ora attraverso un pc, dei server, delle conoscenze che non sono di una persona sola, ma di un sistema neeuronale di intelligenze umane.
Che ognuno di noi, che ogni nostra azione influiscano sulla realta' e' innegabile. Come anche il fatto che l'uomo ancora non domina questa peculiarita'. Per il semplice fatto che il suo pensiero non osserva, ne' sperimenta, ne' educa e sviluppa il suo "pensare in se'".
Ma se lei stesso dice che il tempo e' stabilito dall'ordinamento degli eventi secondo la massima entropia, sta dicendo che il tempo e' indipendente dall'osservatore.
Lui "cataloga" ma non decide lui se uno stato ha entropia maggiore di un altro.
Per quel che ho capito di questo problema (che, lo ammetto, è più grande di me) la differenza tra valori di entropia in stati diversi non è il tempo. Ciò che chiamiamo "tempo" è il processo che conduce a conferire un ordine progressivo (in un certo senso arbitrario) a questi diversi stati, "mettendoli in fila", per così dire, uno dopo l'altro, in direzione dell'incremento entropico (che è solo una delle direzioni possibili o degli atti che possono essere compiuti).
Questo "riallineamento" obbligato (il tempo) si produce solo in presenza di ciò che chiamiamo "osservatore", cioè di una coscienza; ed è probabile che esso rappresenti più una modalità di funzionamento della biologia di alcuni esseri viventi che una caratteristica oggettiva dell'universo.
Grazie del link. Il lavoro è molto interessante. La connessione tra cosmologia e i network dei sistemi complessi (tra i quali il cervello umano) è un po' azzardata, a mio modestissimo avviso, ma viene spiegata bene e il fatto che il lavoro sia pubblicato su Nature garantisce la sua serietà.
Sarei stato più contento se gli autori avessero considerato il problema dell'entropia nei due casi : formazione di reti e complessità in generale e espansione dell'universo. Come è noto, la formazione di strutture complesse diminuisce l'entropia, perché fa aumentare l'ordine. A livello di universo però l'entropia deve aumentare a causa del secondo principio della Termodinamica.
Riguardo alle parole conclusive dell'ultimo video postato.
Vi si pone il rapporto o comparazione tra cervello cosmico e uomo come pensiero di quello.
Ma se l'uomo ha il suo cervello, e' questo che deve essere rapportato al cervello cosmico. E di conseguenza, ma non in secondo luogo, l'intelligenza cosmica ipotizzata, a quella umana.
Resta sempre capire fino in che misura rimaniamo costretti nell'ambito del cervello in se' che consideriamo normalmente origine e produttore di pensieri e non invece, con piu' azzardo magari, mero canale di trasmissione, geniale e complesso quanto si vuole, di quei pensieri che "qualcuno" nel cosmo, e "qualcun altro" nell'uomo, pensano.
Ma se l'uomo ha il suo cervello, e' questo che deve essere rapportato al cervello cosmico. E di conseguenza, ma non in secondo luogo, l'intelligenza cosmica ipotizzata, a quella umana.
Resta sempre capire fino in che misura rimaniamo costretti nell'ambito del cervello in se' che consideriamo normalmente origine e produttore di pensieri e non invece, con piu' azzardo magari, mero canale di trasmissione, geniale e complesso quanto si vuole, di quei pensieri che "qualcuno" nel cosmo, e "qualcun altro" nell'uomo, pensano.
Convengo con te .
Quando una certa scienza la si vuol far sfociare nella new age sono cavoli. Ma c'e' anche questo rischio.