La Grassa - AVETE M...
 
Notifiche
Cancella tutti

La Grassa - AVETE MAI SENTITO? (Tremonti)


Truman
Membro Moderator
Registrato: 2 anni fa
Post: 4113
Topic starter  

Personalmente, credo di avere molto da ridire sulle opinioni di Tremonti; non su quelle tecniche, giacché non sono un “esperto”, bensì sulla loro impostazione politica. Di questo avremo modo di riparlare.

Oggi, voglio invece riportare una serie di sue frasi che dimostrano la sua comprensione, assai superiore a quella dei “sinistri”, dei guasti prodotti dalla globalizzazione neoliberista che, anche come ideologia, sta cadendo a pezzi. Ricordo che per averlo affermato, in relazione al compor-tamento degli istituti finanziari (anche internazionali) di fronte alla crisi, Tremonti si è beccata la reprimenda del presdelarep, che un tempo era almeno piciista se non proprio comunista. Mentre era in viaggio in America del Sud, Napolitano, pur senza citarlo per nome, ha criticato chi (Tremonti appunto) pensa di contrastare la crisi mettendo in opera specifiche misure anche contrarie alle semplici liberalizzazioni nel mercato globale considerato di per sé virtuoso. A questo siamo, e non mi sorprende: non la destra nel suo insieme, ma alcuni suoi personaggi, tutt’altro che di secondo piano, hanno qualche idea che a sinistra si sente in ambienti totalmente minoritari e silenziati.
Comunque, ecco le varie frasi:

“nelle sue conclusioni [quelle di Draghi nell’incensato, da tutti i filoamericani europei e mondiali, suo recente rapporto all’ultima riunione del G7; ndr] non c’è mai la parola nazionalizzazione. Si omette così il passaggio più significativo. Dove si fa l’elenco degli strumenti da utilizzare si parla di iniezione di liquidità e di altre cose fumose [corsivo mio]. Ma il rapporto è reticente sulla parola chiave, aiuti di Stato. Non si parla di salvataggi. E se un rapporto del genere non parla di cose reali [corsivo mio] come le nazionalizzazioni che sono state fatte e si faranno ancora, siamo di fronte a quel tipo di cultura, di tecnica, che non basta più [corsivo mio] per gestire cose che sono cambiate. Verso un nuovo mondo non si può andare con idee e strumenti vecchi……..C’è la consapevolezza di una crisi generale molto profonda e che non è finita. Una crisi non solo economica ma anche sociale [corsivo mio; quante volte l’ho ripetuto in questo blog?], con l’impoverimento del ceto medio e fatta di tensioni geopolitiche [corsivo mio; quante volte ho paragonato il “ceto medio”, concetto ripostiglio, al vecchio “Terzo Stato”, concetto analogo per quell’epoca lontana? E da quanto tempo sto insistendo sull’avvio verso il policentrismo?]…….. Viviamo in tempi non ordinari, ma straordi-nari. Non è più un problema di crescere dello 0,3 o dello 0,2%. Questo tipo di modellini basati sulle previsioni di crescita dello zero-virgola non funziona più. E tutto il set di strumenti finora applicati alla crisi dei mercati è come la penicillina portata dagli alleati nel 1945: dopo mezzo secolo non è più l’antibiotico più efficace…….Tutto avviene fuori da ogni controllo. Ma nel ’29 i controlli non c’erano. Oggi ci sono, ma sono domestici, nazionali, dunque insufficienti e inadeguati per fronteggiare i problemi sollevati dalla diffusione dei nuovi strumenti finanziari, come gli equity fund per i quali l’unica regola è non avere regole”.

Mi sembra sufficiente. Ripeto: ci sarà, in futuro, da (ri)dire sulle idee di Tremonti. Ma comunque, avete mai sentito Prodi, Padoa-Schioppa, Visco, Bersani parlare in questo modo? Accennare a problemi di carattere strategico e non a misure della “prossima ora”? Con un personaggio del genere, almeno in date occasioni, può valere la pena di discutere. Con i quattro precedenti, c’è solo da riempir loro la bocca di cacca di cavallo per tacitarli.

http://ripensaremarx.splinder.com/


Citazione
melina
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 71
 

Questo post (dal blog di quel fuori di testa) di La Grassa non suona un po’ come dire provincialotto e fazioso? Questo tipo di analisi da quattro soldi non me la sarei aspettata da un fior di scrittore, comunque: […] Mi sembra sufficiente. Ripeto: ci sarà, in futuro, da (ri)dire sulle idee di Tremonti. Ma comunque, avete mai sentito Prodi, Padoa-Schioppa, Visco, Bersani parlare in questo modo? Accennare a problemi di carattere strategico e non a misure della “prossima ora”? Con un personaggio del genere, almeno in date occasioni, può valere la pena di discutere. Con i quattro precedenti, c’è solo da riempir loro la bocca di cacca di cavallo per tacitarli. […] Se quella di Tremonti è strategia economica “campa cavallo che l’erba cresce” altro che “cacca di cavallo” etc.etc. Anche se Tremonti “avesse le palle” per mettere in pratica quello che dice non ti sembra questo solamente un “moralismo economico” alla Tremonti ? Altro non è. Tremonti parla di PIL esattamente come fanno “i sinistri”. Né più ,né meno. Solo che “lo dice con un linguaggio più vicino al popolo”. E poi si parla di fette di salame su gli occhi, svegliarsi..No,eh?


RispondiCitazione
Maria Stella
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1429
 

Scrive Melina..Questo post (dal blog di quel fuori di testa) di La Grassa non suona un po’ come dire provincialotto e fazioso? Questo tipo di analisi da quattro soldi ..

libertà di sproloquio per tutti, è il bello della rete... ma se poi vediamo che consideri Veltroni una novità.. ti evidenzi per quel che sei , il classico tifoso partigiano .. e allora quel che scrivi, permetti che te lo dica, risulta alquanto grottesco.

Bada che questo atteggiamento altezzoso , un po' arrogante e molto molto, ma molto ottuso , che avete assimilato dalla vostra simil classe dirigente, vi ha fatto perdere e vi fara' perdere sempre più man mano che gli Italiani, anche grazie ai contatti col mondo esterno, matureranno. Il tempo per voi , antidiluviani residuati, stringe.


RispondiCitazione
Drachen
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 40
 

d'accordo con maristaurru.
e visto che prima di Tremonti avevamo Padoa-Schioppa, non possiamo fare troppo gli schizzinosi......


RispondiCitazione
melina
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 71
 

http://www.effedieffe.com/content/view/2723/
Non c’è che dire
Gianfranco La Grassa

Quando parlo di crisi, sia chiaro che mi riferisco solo in seconda battuta a quella che si preannuncia con il suo aspetto principale di carattere finanziario, e che si continua a dire scoppierà apertamente verso la seconda metà dell’anno.
La crisi decisamente più grave non è invece solo economica.
Se analizzassimo la politica estera della UE, dove è venuta meno anche la sempre più debole anomalia francese (eredità del gollismo), constateremmo che è nel loro piegarsi supinamente agli interessi USA il senso di una vera decadenza (certo ancora aurea) che ormai attanaglia i nostri Paesi.

Buona certo, ma solo temporanea, la decisione di Germania e Francia di opporsi all’entrata di Georgia e Ukraina nella NATO patrocinata dagli Stati Uniti (ma vengono ammessi altri Paesi est-europei), contraccambiata comunque dalla spiacevole decisione russa di lasciar passare sul suo territorio aerei, convogli, rifornimenti dell’organizzazione militare atlantica (subordinata agli interessi strategici americani) verso l’Afghanistan.

Senza dubbio, nell’ambito del declino europeo, l’Italia è in prima fila; e la crescita zero, l’inflazione (ridicolmente sottovalutata dall’ISTAT) in aumento, ecc. sono il sintomo più superficiale di una vera deficienza culturale; e quando uso tale termine non mi riferisco esclusivamente a ciò che i soliti «umanisti» intendono, bensì proprio al fatto che manca una cultura scientifica, moderna, poiché il Paese non sa affrontare né i problemi della nuova rivoluzione industriale né quelli
- connessi ma non derivati immediatamente dai primi - di una ormai irrisolvibile incapacità di tenere il passo con i Paesi emergenti nel mondo in questa nuova epoca tendenzialmente (non ancora attualmente) policentrica.

Solo gli sclerotici avanzi del vecchio «comunismo» credono che chi inneggia allo sviluppo, lo pensi quale panacea di tutti i mali e innesco della «rivoluzione» (quella per antonomasia); chi sa ragionare, comprende invece molto bene che lo sviluppo non porta ad alcuna rivoluzione (di «quel tipo»), ma è decisivo per assolvere il compito oggi più urgente: indebolire la predominanza centrale degli USA.
Chi crede che questa finirà per collassare a causa della crisi finanziaria (magari seguita da quella reale) è un superficiale ed un illuso.
Gli USA potrebbero divenire perfino più forti in seguito ad una crisi - se fosse soltanto economico-finanziaria - di intensità anche superiore a quella di altri Paesi avanzati o in netta ascesa (quali nuove potenze, pur ancora in pectore); così come del resto accadde dopo la «grande depressione» (1929-33).
Di questo comunque in altra occasione.

Qui interessa rilevare la gravità della situazione esistente oggi in Italia, scoppi o non scoppi, con maggiore o minore virulenza, la crisi (economica) incipiente.
Non sono in grado di fare il profeta su ciò che accadrà prossimamente, ma sento «a naso» che già fra 2-3 d’anni, o pochissimo di più, ci troveremo in un panorama sociale e politico abbastanza diverso (non sono però al momento prevedibili le caratteristiche del cambiamento, e i suoi sbocchi). Si «avverte qualcosa di nuovo» (non proprio piacevole) nell’aria, pur se è ancora largamente incerto quanto accadrà.
In tale panorama, sono convinto che la sinistra (soprattutto quella detta «radicale») giocherà un ruolo ultranegativo se non ci si deciderà a spazzarla via.
La sua mentalità del «politicamente corretto» - lassismo, permissivismo, antimeritocrazia, assistenzialismo, egualitarismo livellatore di ogni merito e impegno (egualitarismo che non ha nulla a che vedere con l’eguaglianza degli individui in tema di possibilità), ecc. - affonderà del tutto il Paese.
Anche perché esiste una mistura devastante.

Da una parte, abbiamo i vecchi piciisti (a partire dal capo dello Stato) che si sono convertiti alla globalizzazione liberista, e che temono la pretesa chiusura «egoistica» dei Paesi alla ricerca di una via per salvarsi dalle difficoltà generali incombenti.
Gli stessi personaggi, o comunque quelli a loro politicamente connessi, sono però nello stesso tempo favorevoli ad uno statalismo di piena inefficienza.
Non quello statalismo che implica un’azione decisamente contrastante con la globalizzazione, e dunque capace di incrementare la potenza del proprio sistema-Paese con allargamento della sua sfera di influenza; il che sarebbe, quanto meno oggettivamente, un colpo portato alla predominanza statunitense.

No, non questo statalismo; invece quello assistenziale che alimenta la finanza (succube di quella americana alla guisa di ciò che accadde nell’infausta Repubblica di Weimar), l’industria più arretrata e meno competitiva (sul piano generale, appunto, del sistema-Paese) e una «nebulosa» sociale costituita dal lavoro dipendente del settore pubblico e da tutti quegli informi ceti che vivono, in qualche modo, sul «magna magna» generalizzato legato alla spesa statale, diramatasi in mille rivoli per mantenere, sempre più a stento, almeno un quarto della popolazione italiana a sbafo della rimanente.
E’ evidente che questi gruppi politici e questi ceti parassitari dovrebbero essere spazzati via: i primi subito, i secondi con gradualità.

Tuttavia, a fronte di una sinistra sanguisuga (nelle sue varie sfumature e gradazioni), sembra esistere per il momento soltanto una destra che lo è altrettanto.
Non dico che i loro programmi siano esattamente eguali (pur non essendo troppo dissimili); tuttavia, eguale è l’incapacità di un minimo di visione rivolta almeno al medio periodo.
Sulla crisi incipiente, non si sente proferire parola.
Sui responsabili primi della stessa - la globalizzazione liberistica e, nel nostro Paese, una finanza e una grande industria «da incubo» - non si alza il benché minimo velo.
Si sente cianciare di un improbabile - perché non pensato nei suoi strumenti dotati di qualche efficacia - controllo dell’inflazione, di aumento di salari e pensioni (giustissimo in sé, ma dovrebbe essere spiegato come non farlo restare un libro dei sogni), di un «non incremento» della pressione fiscale (quando almeno l’elettorato di destra si aspetta qualcosa di più incisivo), di sicurezza, di immigrazione, ecc.
Sulle misure strategiche decisive (da almeno suggerire), nessuno proferisce verbo.

L’unico meno inintelligente appare essere Tremonti, che tuttavia non mi sembra proporre gran che. Il richiamo ai valori è generico e di per sé non aumenta la torta da distribuire.
Più convincente la critica demistificante rivolta alla globalizzazione; critica tuttavia condotta non alla maniera di un List - che, all’epoca del predominio industriale inglese, proponeva politiche di difesa dell’industria nascente tedesca; cioè, in quel contesto storico, delle branche produttive più moderne e avanzate - bensì, al contrario, pensando alla protezione della nostra economia dai prodotti cinesi, ma quelli della prima «rivoluzione industriale» (tessili, forse macchine utensili, e poco più).
Abbastanza risibile appare poi l’enfasi posta sul «terzo settore» (finto no profit, settori dell’economia «etica», ecc.), quanto di più interstiziale e di meno incisivo ci sia in termini di sviluppo e di acquisizione di potenza (non esclusivamente economica) ai fini della competizione, di cui però si fa il panegirico (solo a parole).
[…]

-----


RispondiCitazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

😀 😀 😀
"Loro" non passano mai di moda sono sempre attuali e per niente partigiani.
3monti commercialista specializzato in evasione fiscale dal Britania ai Bildberg e da qui al ministero del tesoro dove giurò"davanti scrivania di Quintino Sella" di risanare l'Italia dopo 3 anni di governo fiscale e senza aver concluso una mazza e aver aggravato la situazione è stato cacciato perchè si è messo a parlare di cartamoneta da un euro e signoraggio.
Certo gli altri non sono graditi ma almeno non hanno proposto di vendere/affitare le italiche spiagge ne hanno cartolarizzato tutto il possibile.


RispondiCitazione
Condividi: