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La guerra dei soccorsi Haiti va aiutata o va annessa ?


Tao
 Tao
Illustrious Member
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A meno di 24 ore dalla catastrofe che ha disintegrato la già poverissima isola caraibica di colonizzazione francese, i 344 medici e specialisti della salute cubani che, in 227 dei 337 comuni del paese aiutano e curano da tempo, quotidianamente, quella martoriata umanità, erano già intervenuti in più di mille emergenze. Solo tre di loro erano feriti. Nello stesso frangente stava già arrivando a Port au Prince, con due ospedali da campo che si sarebbero collocati a fianco degli ospedali pubblici crollati, un altro gruppo di volontari, che avrebbe portato a circa mille il numero dei cooperanti cubani del settore della salute.

A questo dato bisogna aggiungere che non meno di 400 giovani haitiani, negli ultimi anni, si sono formati come medici a Cuba, specie nella Scuola di Medicina Latino-americana, nata dieci anni fa dopo che il terribile uragano Mitch aveva devastato tutte le misere repubbliche del Centramerica. Lo ricordava con orgoglio Fidel Castro sul Granma, in una delle sue «Riflessioni».
Questi dati incontestabili stridono sorprendentemente, però, con le notizie che si susseguono e che segnalano come gli Stati uniti, nelle stesse ore, stiano invece inviando oltre 10mila marines, un contingente che, a breve, potrebbe addirittura raddoppiarsi. Perché questa differenza di approccio?
Speriamo di sbagliarci, ma abbiamo l'impressione che la difesa del poco che è rimasto in piedi, quasi sempre nei quartieri dei più abbienti, sia per Washington una priorità, rispetto alla possibilità di salvare vite umane, feriti e persone che sono rimaste senza nulla.

Insomma, come successe per New Orleans, sembra quasi che il crudele destino di Haiti abbia portato con sé, oltre alla sciagura, anche la non trascurabile possibilità, una volta sgomberate le macerie, di creare un bel business. Forse ora, nell'era di Obama, si eviterà di favorire la mitica Halliburton, per la quale si spendeva l'ex-vicepresidente Usa Dick Cheney e che attualmente ha, fra i tanti affari, gli appalti per rifornire l'esercito Usa in Iraq e Afghanistan. Ma il progetto è già all'orizzonte.
Non è un pregiudizio. Basta pensare che il Fondo monetario internazionale, uno degli enti responsabili della miseria della maggior parte dell'umanità, già giovedì 14, due giorni dopo la catastrofe, ha trionfalmente annunciato un nuovo prestito di 100 milioni di dollari per Haiti, che nasconde il solito saccheggio dei paesi poveri e disperati. Per questo The Nation, la rivista progressista di geopolitica più prestigiosa d'America, ha raccontato la nuova elargizione con queste parole: «Da una parte il prestito sarebbe una buona cosa... Ma il prestito è stato concesso solo mediante l'estensione del credito di Haiti, che già deve al Fmi 165 milioni di dollari, e con delle condizioni imposte, fra cui l'aumento delle tariffe elettriche, il divieto di aumento dei salari degli impiegati pubblici e l'impegno a tenere bassa l'inflazione».

In altre parole, il Fmi sta di nuovo usando disastri e debiti come leve per spingere ancora una volta un paese stremato verso le consuete, crudeli e perdenti riforme neo-liberiste.
Ci vuole un stomaco davvero forte per affrontare tragedie umane con questo cinismo, e ti domandi con quale sconsideratezza i media del mondo che viviamo, anche quelli si dichiarano ancora di sinistra, affrontano il problema dei diritti violati dei popoli, stigmatizzando Cuba o il Venezuela...
Non a caso, sempre The Nation, spiega: «La vulnerabilità di Haiti ai disastri naturali, la sua carenza alimentare, la miseria, la deforestazione e la sua mancanza di infrastrutture non sono accidentali. Dire che Haiti è la nazione più povera dell'emisfero occidentale è un'imprecisione: Haiti è stata resa la più povera. Dalla Francia, dagli Stati uniti, dalla Gran Bretagna, da altre potenze occidentali e da organismi come il Fondo monetario e la Banca mondiale."
Se il quadro è questo, con quale coraggio anche l'America di Obama tiene sotto schiaffo per esempio Cuba, non solo pronta a «esportare» in tutti i Sud del mondo un'eccellenza sanitaria forte di 70mila medici, ma capace perfino, in questi giorni amari in cui si temeva uno tsunami nei Caraibi, di mettere in sicurezza, in un'ora, i 30mila abitanti della zona di Baracoa, quella di fronte ad Haiti?
Questo modo di agire si chiama rispetto dei diritti umani delle persone. (...)

Cuba, per esempio, dopo 50 anni di assedio ha aperto il suo spazio aereo al transito dei voli umanitari provenienti dagli Stati uniti per favorire le operazioni di soccorso. I marines Usa, invece, sono entrati quasi subito in urto con Francia e Brasile per la gestione molto personale che facevano dell'aeroporto di Port au Prince. Una gestione che ha fatto dirottare l'aereo di Medici senza Frontiere con due ospedali da campo a bordo, all'aeroporto di Santo Domingo perché bisognava aspettare l'arrivo di Hillary Clinton.
Forse è solo una questione di ruolo, un grande paese come gli Stati uniti non può permettersi di intervenire in un disastro naturale senza pensare agli sviluppi politici, economici e strategici che quella tragedia porterà. (...) Bene o male, in questa America latina da qualche tempo insofferente e indisciplinata alle vecchie regole dell'Impero, l'antica Hispaniola sta a metà strada tra Cuba e Venezuela, e farsi sfuggire l'occasione di allestire magari una base militare in quella terra ora così bisognosa di tutto, sarebbe una distrazione imperdonabile.
Poi, per la copertina, si convocano due ex presidenti per la raccolta fondi. Peccato che tanto Clinton quanto Bush jr non abbiano precedenti positivi sul tema. Il primo, democratico, è stato protagonista delle sconfitte politiche di Washington nella gestione della crisi haitiana nel 1994. Il secondo, repubblicano, sotto la cui presidenza New Orleans fu cancellata dall'uragano Katrina ma più ancora dalla totale incapacità del suo governo, prima di proteggere la città del jazz, poi di soccorrerla e infine di farla rinascere.
Ma i media italiani hanno ben altro a cui pensare (...).Il pubblico non deve sapere né capire cosa succede nel mondo. I buoni sono sempre gli stessi, e i cattivi anche, malgrado i fatti smentiscano questi schemi.
Perché l'etica, la verità dell'informazione è un'esigenza ormai svalutata.

Gianni Minà
Fonte: www.ilmanifesto.it/
Link: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20100122/pagina/08/pezzo/269630/
22.01.2010

(Latinoamerica n. 109, nelle librerie Feltrinelli e indipendenti dal 2 febbraio)


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vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
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Clinton ha un bel curriculum nel nation building: il Kosovo.

Cosa e' oggi questo lembo di terra?
Una nazione autonoma? Non veramente.
Un protettorato UE? Non veramente.
Un esempio da seguire? Scherziamo!
Una patria di artisti d'alto valore? Scherziamo!
Una patria di artiste alllora? Quasi!
Un lido per aassociazioni criminali quasi-criminali e trafficanti di droga? Quasi ci siamo!

Ringraziamo Clinton (quello uccelluto) e la Albright che di bright ha ben poco.
Ringraziamo il grande impegno internazionale per far funzionare laggiu' le cose come non si deve. Ecc. ecc.

L'abbiamo capito l'andazzo: si stanno costruendo non-stati, possibilmente sorvegliati (malamente) da enti internazionali ad ispirazione umanitaria ma a paga assicurata (bene assicurata).

Per Haiti c'e' da augurare una via Portorico piuttosto che una via Kosovo. Se non altro Portorico ha prodotto una poetessa eccelsa come Julia de Burgos. Se ne sono ben guardati/e di diventare il primo stato USA di lingua spagnola, quelli e quelle di Portorico. Si vede che a loro conviene stare in mezzo al guado. osservando Cuba ed Haiti non si puo' dargli torto.

A proposito, da quelle parti fecero naufragio dei Cinesi, 70 anni prima di Colombo. Come sempre a noi non ce l'hanno mai raccontata veramente giusta.


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