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La mafia finanziaria che ha distrutto il pianeta


dana74
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La mafia finanziaria che ha distrutto il pianeta

Quanto mi secca avere sempre ragione. [Dr. Ian Malcolm - Jurassic Park]

Imbranata nel salvare chi è nei guai – la crisi greca poteva essere risolta subito, se solo la Germania non avesse frenato la Bce – ma poi bravissima nel sovvertire la democrazia. L’Unione Europea? «Efficace e spietata quanto una ben rodata associazione a delinquere». Parola di Marshall Auerback, economista del Levy Institute di New York e membro di "Economists for Peace and Security". Indignato per la doppia liquidazione, pressoché contemporanea, di Papandreou e Berlusconi, sostituiti da euro-burocrati non eletti e cresciuti nel vivaio della famigerata Goldman Sachs. Papademos e Monti? Due perfetti esemplari della «“mafia finanziaria” che ha distrutto il pianeta a partire dal 2008», ora al comando di Grecia e Italia con un unico mandato: far pagare alle famiglie il disastro dell’economia drogata dai finanzieri che dominano Bruxelles.

«In appena due settimane – scrive Auerback sul blog “New Economic Perspectives”, ripreso da “Megachip” – gli eurocrati sono riusciti ad eliminare due seccanti leader eletti, le cui azioni osavano interferire con il loro più ampio piano di finalizzazione del “Progetto Europeo”: un progetto che, a dirla chiara, somiglia molto a un golpe finanziario». Primo obiettivo, la Grecia: che ha «fatto da modello» per poi passare all’Italia. Il fatale “errore” di George Papandreou? «Ha avuto l’ardire di cercare il consenso popolare tramite referendum», per le riforme che avrebbero sconvolto la società ellenica. Risultato: le «petulanti reazioni» della Merkel e di Sarkozy, giunti ad attuare «pressioni e minacce» nei confronti del loro alleato democratico di Atene, «intervenendo spudoratamente negli affari interni» della Grecia.

E chi spunta, alle spalle del leader greco dimissionato da Bruxelles? Lucas Papademos, proveniente dalla Goldman Sachs e poi dalla Bce. Missione: infliggere ai greci l’ultimo set di “riforme strutturali”, destinate a condannare Atene ad una deflazione ancora più profonda. «Sicuramente le privatizzazioni andranno avanti», e a ridere saranno «i rapaci oligarchi greci, grandi evasori fiscali: saranno loro ad approfittarne, a prezzo di saldo, presumibilmente coi soldi che hanno nascosto offshore nel mercato mobiliare londinese o nelle banche svizzere». Grazie alla scure di Bruxelles, i grandi predatori della Grecia avranno ancora più potere, mentre «la stragrande maggioranza dei greci soffrirà orribilmente». Per le famiglie, nessuna speranza: «Suicidarsi, o presentarsi davanti al plotone di esecuzione». Ma c’è di più: «Goldman Sachs guadagnerà sostanziali commissioni dall’aiutare il nuovo governo a mettere all’asta gli asset dello Stato».

Attraversato lo Ionio, ecco che il tandem “Merkozy” si aggiudica anche il secondo round: eliminare la loro «fastidiosa nemesi» chiamata Silvio Berlusconi, che giustamente aveva denunciato il «rude stratagemma politico» messo in atto dalla Bce contro di lui, ovvero l’accettazione da parte di francesi e tedeschi degli «irrazionali e controproducenti programmi fiscali di austerità in cambio del “supporto” di gente del calibro dell’Fmi», i dirigenti del Fondo Monetario Internazionale responsabili, per dire, della catastrofe dell’Argentina. «A Roma – scrive Auerback – questo gioco di potere franco-tedesco è stato supervisionato da un astuto ex comunista, il presidente Giorgio Napolitano», che da lungo tempo «stava architettando» di far succedere al Cavaliere «un eurocrate di vecchia data, Mario Monti».

Date uno sguardo al background del neo-premier “tecnico”: Monti, dice Auerback, è «un “ergastolano” virtuale all’interno delle strutture tecnocratiche che governano l’Unione Europea, il tutto mescolato con alcune esperienze nel settore privato come amministratore di entità come la Coca Cola e, naturalmente, come advisor internazionale per Goldman Sachs». Nessuna illusione: «Quel che sta prendendo piede non è altro che un colpo di Stato finanziario da parte delle classi di rentier dell’Eurozona». Come siamo arrivati a questo punto? Colpa di un «vasto progetto», coltivato per decenni da «una manciata di burocrati non eletti da nessuno». Jacques Delors? Non ha agito da solo: «L’intero progetto europeo è stato guidato in maniera sempre crescente da questi non-eletti eurocrati in pianta stabile, che si sono scambiati le posizioni dentro e fuori le strutture di governo dell’Ue, e hanno speso qualche anno per avere i requisiti allenandosi presso il settore privato in posti come Goldman Sachs o Jp Morgan».

Il primo leader europeo ad essere “messo al guinzaglio” dall’euro-élite, scrive l’economista americano, è stato il francese François Mitterrand all’inizio degli anni ’80: voleva attuare una genuina economia progressista per la Francia, ma fu «prontamente messo a repentaglio, fino a che non imparò a “collaborare” con i poteri che stanno nascosti dietro il trono». Le regole del gioco? Sempre le stesse: i commissari europei emanano diktat, mettendo popoli e governi di fronte al fatto compiuto. E se qualcuno protesta e ricorre all’arma del referendum, come l’Irlanda, Bruxelles prima ignora il risultato democratico e poi “convince” gli «sciocchi contadini» e votare daccapo, ma «nella maniera giusta». O, come nel caso greco, si sbarazza del leader eletto ancor prima che possa tentare la via del referendum.

Papandreou, sostiene Auerback, è stato cacciato dal super-potere di Bruxelles che ha «imposto una punizione collettiva al popolo greco a causa di decenni di corruzione interna al sistema, malgrado il fatto che il primo ministro avesse fatto pulizia». Fare della Grecia una moderna democrazia funzionante è stata la ragion d’essere dell’ingresso in politica di Papandreu. Ma gli stessi oligarchi parassitari di Atene «hanno visto nella sua azione un attacco frontale al loro controllo dell’economia greca». Sono stati loro, i parassiti della finanza greca, a combattere Papandreou per distruggerlo politicamente, «fino a spingere la Grecia ad un passo dall’essere uno Stato fallito.

E così, la Grecia è diventata un «comodo modello»: poteva essere facilmente salvata, rappresentando appena il 2,5% del Pil europeo, ma il super-potere ha ritenuto più conveniente “mettere in piedi” una crisi che, all’occorrenza, si rivela perfetta per «liberarsi di seccanti uomini politici che non fanno ciò che gli era stato detto di fare: nella sostanza, di abbracciare la “cultura della stabilità” che la Germania continua ad invocare, ma che in realtà non è altro che il consolidamento del controllo dei rentier sui vari governi». Da Atene a Roma, il passo è stato breve: la Bce ha provveduto sì a comprare i bond italiani, «ma in maniera molto fredda e certamente non sufficiente ad arrestare l’incessante rialzo dei tassi d’interesse». E’ stato Mario Draghi, già dirigente della Goldman Sachs, il killer politico di Berlusconi: nascondendosi dietro «dubbi tatticismi legali», ha avvertito che la Bce «non avrebbe agito da prestatore di ultima istanza», costringendo così il premier italiano «in una posizione nella quale le sue dimissioni erano l’unica azione per salvare il Paese da un’immediata crisi finanziaria».

Berlusconi era anche un facile obiettivo, ammette Auerback, «data la sua pittoresca e dubbia storia privata». Ma il suo successore, Mario Monti, «è un perfetto esattore del pizzo agli occhi degli oligarchi finanziari d’Europa», che l’economista newyorkese chiama «sicari», nascosti nel «fangoso e opaco mondo» dell’alta finanza. Che ora pretende una sola cosa: «Implementare le politiche di austerità sulle povere famiglie dei lavoratori per salvare il settore finanziario da una deflazione del debito». Per Auerback, è «una crisi artificiale, cre
ata a causa dall’architettura dell’Eurosistema che, come sappiamo, era stata celebrata da questi stessi “mercati” finanziari quando l’euro fu lanciato nel 1999». Ancora oggi, «tristemente», moltissimi italiani «vedono nell’euro la loro salvezza da un passato di corruzione», mentre gli euro-potenti si preparano a schiacciarli sotto lo stivale dell’austerità, voluto «da un’élite irresponsabile». Tempi duri: «Non c’è di che stupirsi se le strade di Madrid, Atene e Roma stanno cominciando a infiammarsi».

http://www.byoblu.com/post/2011/12/13/La-mafia-finanziaria-che-ha-distrutto-il-pianeta.aspx

"hanno nascosto offshore nel mercato mobiliare londinese"
già e a noi popolino ci dicono che siamo evasori se ritiriamo del contante NOSTRO....e vogliono sapere anche perché lo stiamo ritirando (me lo hanno riferito in diversi)


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grillone
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mafia finanziaria è certamente il nome piu adatto.però non credo che la crisi greca si potesse risolvere subito come dici, anche perchè, secondo me non è solo quastione di soldi; è il sistema stesso che si è avvitato in una spirale senza fine. o creiamo un occidente meno consumista e piu saggio, o non ne usciremo


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Petrus
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«Non c’è di che stupirsi se le strade di Madrid, Atene e Roma stanno cominciando a infiammarsi».

Purtroppo ancora è un focherello, che dobbiamo curare perché non si spenga, ma anzi cresca sino a dar fuoco a tutti i responsabili di questa situazione. Il fuoco purifica...


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dana74
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no ragazzi a me pare che ci prendano proprio per i fondelli leggete qui:

Fmi contro Europa: "In Grecia state peggiorando le cose"

Fabrizio Goria

La situazione della Grecia sta deteriorando velocemente, dice il Fondo Monetario che accusa l'Europa: state facendo peggiorare la situazione. L’ultima analisi del Fmi sulla crisi greca è disarmante. Il debito pubblico di Atene, dice il Fondo, continua a crescere e rischia di raggiungere quota 187% del Pil già nel 2013. Cruciale, per i tecnici del Fmi, è stata l’applicazione degli accordi del Consiglio europeo del 26 ottobre dove fu deciso il coinvolgimento dei creditori privati. E la situazione l'anno prossimo è destinata a peggiorare.

Sempre peggio. L’abisso in cui è piombata la Grecia non ha fondo. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha pubblicato oggi l’ultima analisi della condizione economica del Paese. È cruciale, data la situazione di estrema emergenza, l’applicazione del piano concordato durante il Consiglio europeo dello scorso 26 ottobre. In assenza di quello, spiegano i tecnici del Fmi, il debito greco è semplicemente «insostenibile». Questo perché nulla sta andando come dovrebbe. Il programma di consolidamento fiscale e di riforme sta procedendo a un ritmo troppo lento per far riprendere Atene. Infatti, il Pil reale della Grecia quest’anno vedrà una contrazione del 6%, molto più delle previsioni. Ma ciò che preoccupa maggiormente è che fino al 2014 non ci sarà crescita. Solo in quell’anno il prodotto interno lordo a segnerà un incremento del 2,4% rispetto l’anno precedente.

La situazione sta degenerando velocemente. L’istituzione guidata da Christine Lagarde lo scrive nero su bianco nelle oltre 160 pagine che compongono l’ultimo Staff report sulla Grecia. Il debito pubblico continua a crescere e rischia di raggiungere il 187% del Pil già nel 2013, in assenza di una concreta assunzione di responsabilità da parte del governo di Atene. A peggiorare la situazione, però, ci ha pensato anche l’Europa.

I tecnici del Fmi criticano ampiamente le scelte prese dal Consiglio europeo del 21 luglio scorso. In quell’occasione fu deciso il coinvolgimento dei creditori privati (banche e società finanziarie) nel programma di ristrutturazione del debito ellenico, circa 365 miliardi di euro. Il taglio al valore nominale dei bond detenuti in portafoglio, cioè l’haircut, doveva essere del 21 per cento. Così aveva negoziato l’Institute of international finance (Iif), la lobby bancaria guidata dal numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann. Tuttavia, molto presto le stesse banche si sono rese conto che non era abbastanza, che la Grecia non stava eseguendo alla lettera il programma di riassetto dei conti pubblici della troika composta da Fmi, Bce e Ue.

Privatizzazioni, misure di consolidamento fiscale, riforme strutturali. Niente o quasi va come dovrebbe andare. Nonostante il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos stia continuando a rassicurare la comunità internazionale, l’immobilismo è elevato. La troika ha richiesto il taglio di oltre 150.000 dipendenti pubblici entro il 2015, più una riforma delle pensioni e diverse altre azioni di austerity, compresa una revisione del sistema bancario e un piano di privatizzazione.

Le prospettive macroeconomiche continuano a deteriorarsi. L’ultima Dsa (Debt sustainability analysis), pubblicata integralmente da Linkiesta lo scorso 22 ottobre, prevedeva un rapporto debito/Pil al 186% nel 2013. Secondo l’ultima analisi questo sarà invece del 187 per cento. Se le condizioni dettate dal Consiglio europeo del 26 ottobre diventeranno effettive e ci sarà un haircut sui bond ellenici pari o superiore al 50%, il debito scenderà lentamente a partire già dal prossimo anno, quando sarà al 150 per cento. Nel 2016, secondo la tabella di marcia del Fmi, il debito dovrebbe essere intorno quota 104%, salvo che non avvengano ulteriori shock su crescita o programma di risanamento dei conti pubblici. Questo è uno scenario ampiamente più positivo rispetto a quello descritto dalla troika a metà ottobre, quando si pensava che il debito sarebbe tornato sotto quota 150% solo nel 2021.

In assenza di tali iniziative, il quadro peggiorerà in modo sensibile. Il debito raggiungerà il 187% del Pil già nel 2013 e calerà al 156% solo a fine 2020, per poi scendere ancora, al 142% del Pil, solo a fine 2030. Essendo assai vulnerabili agli shock esogeni, il debito pubblico ellenico potrebbe anche superare quota 200%, come fanno notare i tecnici che stanno monitorando la Grecia. Ogni piccola variazione dal programma stabilito, spiegano, potrebbe ulteriormente gravare sullo stato della finanza pubblica greca. È per questo che è consigliabile che il processo di swap del debito proceda come previsto. Dei 365 miliardi di euro sarà fatto un rollover, quindi un concambio peggiorativo, di circa 135 miliardi. Anche con questa operazione, in ogni caso, servirà un ulteriore supporto finanziario: 113,5 miliardi di euro per il ventennio 2011-2030 se ci sarà un haircut del 50% e 109,3 miliardi per lo stesso intervallo temporale se invece sarà del 60 per cento.

Rimangono ampie, tuttavia, le divergenze fra l’Iif e il governo ellenico. Le ultime indiscrezioni parlano di un nuovo stallo nelle trattative, specie considerando che le banche coinvolte nella negoziazione devono eseguire entro la fine del secondo trimestre 2012 le operazioni di ricapitalizzazione raccomandate dell’European banking authority. Da una parte le banche non vogliono sopportare pesanti svalutazioni sui propri portafogli senza essere equiparate ai creditori pubblici, dall’altra il governo guidato da Lucas Papademos non può permettersi di non ristrutturare il debito se non a dei livelli elevati. In mezzo, Francia e Germania che, per motivi elettorali, non possono sostenere un default sovrano nell’eurozona. Sullo sfondo c’è il Fmi e c’è la Grecia. Il primo continua a correggere al ribasso le prospettive su Atene, la seconda non riesce più a risollevarsi.

http://www.linkiesta.it/fmi-contro-europa-grecia-state-peggiorando-le-cose

cioè il FMI si propone di prenderne le redini pur perseguendo le stesse politiche?!?!?!?!?!


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