La mossa di Putin o...
 
Notifiche
Cancella tutti

La mossa di Putin oscura Obama


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Onu. Alla 70ma seduta plenaria va in scena la blitzkrieg diplomatica sulla Siria del presidente russo, che ribatte alle critiche sulla Crimea, attacca l’interventismo unilaterale dell’occidente e lancia la sua ricetta per battere l’Isis in Medioriente

La 70ma seduta ple­na­ria delle Nazioni unite, entrata nel vivo ieri a New York ha messo a fuoco un con­te­sto inter­na­zio­nale in dina­mica evo­lu­zione. Nel giorno in cui dal podio dell’assemblea hanno par­lato Obama e l’iraniano Rou­hani, è stato Vla­di­mir Putin a pren­dere l’iniziativa più inci­siva, con la “mossa” diplo­ma­tica che segue l’escalation della “coo­pe­ra­zione” in Siria e l’annuncio di intel­li­gence sha­ring con Iraq, Siria e Iran per com­bat­tere i mili­tanti Isis.

Il suo discorso (assieme a quello di Has­san Rou­hani che ha con­cluso i lavori della mat­tina) ha chiuso una mano­vra a tena­glia mirata a spiaz­zare Obama che poco prima di lui aveva espo­sto la sua dot­trina di diplo­ma­zia glo­bale. Con gli appelli di Obama per la pace in Medio oriente ancora nell’aria, Putin ha attac­cato gli inter­ven­ti­smi «ecce­zio­na­li­sti» addos­sando chia­ra­mente a Washing­ton e all’unilateralismo occi­den­tale la respon­sa­bi­lità del caos mediorientale.

Putin ha spe­ci­fi­ca­mente par­lato della Libia e della «distru­zione del suo stato in seguito a una riso­lu­zione ille­gale dell’Onu», che l’ha tra­sfor­mata in «base di adde­stra­mento per estre­mi­sti». Sull’Iraq lo stesso Obama aveva ammesso poco prima che né 100mila sol­dati né tri­lioni di dol­lari spesi erano ser­viti a risol­vere la situa­zione del paese.

Putin ha allar­gato la cri­tica alla dot­trina di inter­venti inte­res­sati che hanno por­tato solo «all’emergere di zone anar­chi­che dove il vuoto e stato riem­pito da estre­mi­sti» bia­si­mando anche il reto­rico soste­gno alle pri­ma­vera arabe che non hanno avuto seguito se non in con­flitti in cui «nes­suno garan­ti­sce i diritti umani tan­to­meno quello fon­da­men­tale alla vita». Né, ha rin­ca­rato Putin, sono vero­si­mili le pro­fes­sioni di supe­rio­rità morale dell’occidente quando lo stesso Isis «non è nato dal nulla ma è stato pla­smato come stru­mento stra­te­gico di influenza» nella regione.

Alla luce dell’intervento russo, il discorso di Obama è apparso come un elenco pro­fes­so­riale di gene­ri­che buone inten­zioni in cui il pre­si­dente ha potuto al mas­simo appel­larsi ai suc­cessi ame­ri­cani con­tro Al Qaeda e una pur giu­sti­fi­cata indi­gna­zione per le male­fatte del «tiranno» siriano respon­sa­bile del mas­sa­cro di «decine di migliaia di suoi con­cit­ta­dini». Una «car­ne­fi­cina — ha detto Obama — dopo la quale è impen­sa­bile tor­nare allo sta­tus quo ante». A tanta indi­gna­zione Putin ha però rispo­sto con ine­lut­ta­bile prag­ma­ti­smo. Sarebbe un mador­nale errore, ha detto, non col­la­bo­rare con Assad poi­ché «nes­suno oltre alle sue forze sta dav­vero com­bat­tendo Isis». Il soste­gno ad Assad è l’unica reale opzione, ha con­ti­nuato Putin con un evi­dente occhio agli inter­lo­cu­tori euro­pei, e la Rus­sia si sta spen­dendo in que­sto senso attra­verso una coa­li­zione tra­sver­sale. Una nuova larga intesa con­tro il ter­ro­ri­smo simile a quella «con­tro Hitler» cui ha sot­to­scritto nel discorso suc­ces­sivo il pre­si­dente ira­niano Rouhani.

Nel suo discorso Obama aveva cri­ti­cato l’annessione russa della Cri­mea come esem­pio inac­cet­ta­ble di extra­le­ga­lità ter­ri­to­riale invo­cando la solu­zione diplo­ma­tica. Putin ha ribat­tuto dura­mente denun­ciando il desi­de­rio di «alcuni stati mem­bri» di inter­ve­nire uni­la­te­ra­le­mente in alcune regioni «come dimo­strano gli sforzi per espan­dere la Nato offrendo a poveri stati ex sovie­tici una falsa scelta». Il ten­ta­tivo di stru­men­ta­liz­zare una crisi regio­nale con secondi fini, ha soste­nuto, è ciò che ha pro­dotto la guerra civile in Ucraina. Secondo Putin dun­que non è la Cri­mea il pro­blema ma i «pro­tet­to­rati di fatto» che alcuni stati cre­dono ancora di poter instau­rare. «Nes­suno ha il diritto legale di imporre su altri sistemi di svi­luppo decisi a priori» ha detto Putin in un affondo al paese “ospite”, il cui segre­ta­rio di stato John Kerry aveva poco prima attra­ver­sato l’aula per abbrac­ciare il pre­si­dente ucraino Poro­shenko. E all’attacco sull’Ucraina Putin ha aggiunto quello a tutto campo sull’egemonismo eco­no­mico che si espleta attra­verso gli attuali accordi com­mer­ciali spinti da Washington.

Una blietz­krieg diplo­ma­tica quella di Putin che sfrutta abil­mente a suo favore pro­prio il disgelo ira­niano, imme­dia­ta­mente aggre­gando la repub­blica isla­mica “sdo­ga­nata” da Washing­ton alla coa­li­zione per paci­fi­care il Medio oriente. Un’iniziativa al cui con­fronto gli appelli ame­ri­cani con­tro i dit­ta­tori medio­rien­tali sono apparsi deboli, per le pas­sate ipo­cri­sie elen­cate da Putin, ma soprat­tutto per difetto di un pro­getto concreto.

Dopo l’intervento del papa era emerso quasi un asse Washing­ton– Vati­cano fon­dato sui i suc­cessi su clima, cuba e accordo ira­niano. Il cal­colo di Putin è che il mondo sia pronto ora ad un nuovo prag­ma­ti­smo che metta in scacco non solo l’egemonismo Usa ma anche gli idea­li­smi progressisti.

Da que­sta set­ti­mana poli­tica insomma sem­bra emer­gere un mondo con Cina e Rus­sia dav­vero poli di un nuovo mul­ti­la­te­ra­li­smo e sem­pre meno dispo­sti a sot­to­stare alla volontà uni­la­te­rale dell’occidente. La prima in virtù della potenza eco­no­mica, la seconda per un deci­sio­ni­smo prag­ma­tico tanto poten­zial­mente effi­cace quanto pro­ble­ma­tico come dimo­stra il fascino che la dot­trina Putin eser­cita su alcuni regimi auto­ri­tari e molti neo-nazionalismi europei.

Luca Celada
Fonte; www.ilmanifesto.info
28.09.2015


Citazione
Condividi: