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La necessità di superare il capitalismo

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antanar
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fonte: http://www.hescaton.com/wordpress/la-necessita-di-superare-il-capitalismo/

Quando si discute su delle ideologie è necessario essere pronti a ricevere insulti o critiche di ogni genere, lo scopo di questo articolo non è però esclusivamente quello di polemizzare o criticare ma vorrebbe avere uno scopo costruttivo, quello di riflettere su qualcosa di nuovo.
E’ necessaria però una premessa: chi scrive non è ideologicamente statalista (quindi comunista, socialista, populista, corporativista o fascista) e neppure filo-capitalista (quindi liberale, neo-liberale, libertariano o anarco-capitalista). Chi scrive ha scritto un modesto trattato politico, Libertà Indefinita, il cui scopo è quello di proporre un sistema che fornisca agli individui il massimo potere possibile, quindi la massima e ottimale distribuzione del potere. Questo per farvi capire che sono ostile a qualsiasi eccessiva concentrazione del potere sia statalista che capitalista. Concentrazione del potere che inevitabilmente porta qualcuno, definibile tranquillamente come parassita, ad ottenere dei pasti gratis sulle spalle degli altri, sia nello statalismo che nel capitalismo (eh si).
Seconda premessa: capitalismo ed economia di mercato non sono assolutamente la stessa cosa. Anche se il dibattito politico ed economico ci ha abituato a considerare il capitalismo e l’economia di mercato come identici e di conseguenza a considerare i nemici dell’uno come i nemici dell’altro, non è assolutamente così. E’ vero, viviamo in una economia di mercato basata sul capitale privato, ma il mercato esisterebbe anche senza la fossilizzazione della ricchezza, cioè senza il capitale. Ad esempio, immaginate chi vende semplicemente il suo lavoro come un decoratore o un qualsiasi professionista, esso si può gettare nel mercato semplicemente vendendo il suo tempo, il suo lavoro e l’economia di mercato funzionerebbe anche senza capitale, regolando il prezzo del tempo di ogni lavoratore. Il capitale fornisce, invece, un vantaggio a chi lo possiede potenziando il valore del proprio lavoro (il capitalista guadagna molto di più di quanto effettivamente merita grazie al fatto di possedere una rendita sul proprio capitale), quindi meno è rilevante il capitale in economia più paradossalmente l’economia di mercato funziona al meglio senza distorsioni e come dimostrato da Piketty, le epoche di maggior crescita sono quelle in cui il capitale conta di meno, invece le epoche di crisi sono quelle in cui il peso del capitale è più schiacciante. Su questo punto possiamo parlarne per giorni, ma la mia seconda premessa è in sintesi: non confondete economia di mercato con capitale, sono due cose distinte. Io sono favorevole al primo, meno all’eccesso del secondo.

Fatte queste doverose premesse passiamo alla riflessione di oggi sul capitalismo. Tre fatti mi hanno spinto a scrivere questo articolo:

petrolio crollo1) In questi giorni di alti e bassi borsistici, mentre torno a casa dal lavoro, sento il notiziario della radio enunciare: rimbalza il petrolio, crescono le borse. Io che sono appassionato di economia, sono consapevole che il prezzo è in fondo un misuratore della scarsità (più una cosa costa, più è scarsa, più è difficile da ottenere). E quindi ho capito una cosa, il nostro sistema rappresentato dalle borse (ormai divenute più importanti dell’economia reale) festeggia quando aumenta la scarsità. Questo deve palesare la perversione del nostro sistema che ha bisogno di penuria, scarsità, povertà per sopravvivere. Qualsiasi naturale e normale comunità del passato, festeggiava un buon raccolto, una buona annata e si rattristava nel caso questa non si verificasse. Ora è il contrario, qualsiasi evento naturale e non, creasse penuria di una materia prima, il nostro sistema festeggerebbe. Quindi prima riflessione: chi possiede questo sistema ha uno scopo diverso dal 99% della popolazione: loro vogliono più scarsità, più povertà; noi vogliamo ricchezza, abbondanza. Siamo inesorabilmente contrapposti.

rivolte tunisia2) In Tunisia sono scoppiate rivolte diffuse. Stavolta non si chiede niente di politico o religioso, ma qualcosa di semplice: lavoro e quindi un reddito per sopravvivere. Grazie alla strategia della terra bruciata dell’ISIS il paese è travolto dalla disoccupazione e la gente è costretta a scendere in piazza. E non si fermerà perché ormai non ha più nulla perdere. E dobbiamo abituarci alle rivolte causate dalla disoccupazione perché diverranno una costante in quella che ho chiamato in altri miei articoli, transazione post-capitalista. Disoccupazione che è ormai cronica perché la deflazione tecnologica ha intrapreso un andamento esponenziale ed ogni nuova innovazione provoca del nuovo lavoro ma anche molta disoccupazione; pensiamo a molte app che semplificano la vita, o a internet per non parlare dell’imminente automazione della guida che potrebbe creare decine di milioni di disoccupati tra taxisti, autisti e camionisti. Deflazione tecnologica che provoca disoccupati, che a loro volta provocano instabilità che provoca ulteriori disoccupati in una spirale che tende a cronicizzarsi. Ma il problema sono le nuove tecnologie? Assolutamente no, è sbagliato pensare che fermare la tecnologia ci salverà dalla disoccupazione, il problema non è quello, il problema è che la deflazione tecnologica provoca abbondanza, fornisce più ricchezza con meno lavoro e questa abbondanza non riesce a strutturarsi come vantaggio collettivo: da una parte ci riesce, come vantaggio per i consumatori dall’altra no perché diminuisce i lavoratori, quindi il reddito. Il nostro sistema è attualmente incapace di risolvere questo problema che come abbiamo detto ormai è cronico e può solo peggiorare.

3) Il buco di Onitsha: per chi non lo sapesse, questo buco è la massima rappresentazione della paradossalità del capitalismo. Il giornalista polacco Ryszard Kapuscinski nel suo libro Ebano, descrive l’esistenza a Onitsha, in Nigeria, di un buco sulla strada principale. Questo buco inevitabilmente danneggiava il mezzo di chi passava che così era costretto ad essere salvato, il suo mezzo riparato, doveva passare la serata nel paese in attesa della riparazioni, attorno a questo buco si era quindi creata tutta una economia che era dipendente dall’esistenza del buco quindi un male che creava economia ed infatti gli abitanti si sono sempre rifiutati di ripararlo. Anche Charlie Chaplin nel film il Monello, fa rompere i vetri al suo ragazzino per poi andarli a riparare. Questo vuol dire che il capitalismo oltre che della scarsità, ha bisogno del danno, del problema, della malattia. Per funzionare il capitalismo ha bisogno del male. Quindi, una ulteriore perversione, un sistema che non vuole soluzione, irrimediabilmente in crisi.

Questi tre punti mi hanno spinto a lanciare questa riflessione. Il capitalismo è un sistema che ha funzionato abbastanza bene in situazioni come abbiamo vissuto fino ad ora, in situazioni di scarsità. Il capitalismo è il regime economico probabilmente ideale nel gestire la scarsità. Ma ora si sta sviluppando una singolarità storica, economica, politica e sociale cioè l’avvento dell’abbondanza. Tutto è in cronica sovrapproduzione dai servizi, ai prodotti, agli immobili ma il regime capitalista, appunto basato sulla scarsità, sta dimostrando di essere incapace a distribuire l’abbondanza. E questo care lettrici e lettori, è il punto fondamentale del nostro secolo: il capitalismo è totalmente inadeguato nel gestire e distribuire l’abbondanza. Scrivetevelo da qualche parte, perché questa sarà la problematica costante di questa transazione post-capitalista. Attualmente riesce parzialmente a sopravvivere perché diversi settori sono bloccati, altrimenti l’abbondanza avrebbe fatto crollare l’intero sistema: pensiamo alle malattie, dove le case farmaceutiche hanno sicuramente molte cure a diverse malattie; oppure pensiamo al settore petrolifero, è praticamente ovvio che esistano sistemi per creare energia pulita e a ba
ssa costo, ma se crollasse questo settore finiremmo immediatamente in una crisi enorme. O pensiamo anche a tanti altri settori esistenti che potrebbero essere eliminati o fortemente ridimensionati con semplici migliorie organizzative come i notai, i commercialisti, moltissimi dipendenti statali e via dicendo. La nostra civiltà attualmente potrebbe liberare moltissima ricchezza e risolvere moltissimi problemi, ma non può, perché crollerebbe il regime dominante capitalista. Al tempo stesso, la deflazione tecnologica è, nonostante tutto, irrefrenabile e sta travolgendo diversi settori e la disoccupazione non potrà che crescere. Il sistema deve essere superato, altrimenti ci infileremo in un periodo di crisi costante senza via d’uscita. La riflessione che dovremmo iniziare è quindi questa: Come creare un sistema che sappia gestire l’abbondanza in una economia di mercato? Come creare un sistema post-capitalista evitando una eccessiva concentrazione di potere nelle mani dello stato? Per fortuna il socialismo reale è già storicamente avvenuto e ne siamo immunizzati, ora però dobbiamo superare il capitalismo per noi e per le future generazioni.


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Rugge
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Per fortuna il socialismo reale è già storicamente avvenuto e ne siamo immunizzati, ora però dobbiamo superare il capitalismo per noi e per le future generazioni.

Se superiamo il capitalismo dove andiamo però? L'alternativa è il socialismo. A meno che non ti inventi una nuova ideologia anticapitalista.


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Georgejefferson
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L'innovazione della tecnica elimina necessita di lavoro perche a maggioranza, l'unico lavoro permesso dai capitalisti e' quello sostituibile dagli automatismi (ho scritto in abbondanza, quindi non TUTTO).

Questa innovazione deriva dal lavoro come causa di tutte le forze sociali, quindi non e' merito SOLO dei capitalisti.

Una redistribuzione ideale mondiale meno sperequativa (che alcuni capitalisti NON sono disposti a cedere) necessiterebbe di minore lavoro per tutti e piu tempo libero per la vita, lo svago (possibilmente, dal mio punto di vista, non consumista) il "gioco" l'accrescimento culturale, la serenita condivisa, la pace.

E contemporaneamente la trasformazione del lavoro, in buona parte (quindi non TUTTO) in quelle attivita' sociali cui la macchina non puo sostituire per mancanza di empatia e sentimento...oppure per questioni logistiche:

Cura alla persona
Servizi alla persona
Ospedali / scuole / ricerca
Restrutturazioni ecologiche degli immobili
Cura del territorio / assetto idrogeologico ecc...

Di questo lavoro c'e' bisogno come l'aria ma alcuni capitalisti non vogliono mollare il manico del coltello.
C'e' anche da guardarsi in questo senso, perche tanti furboni utilizzano questi principi NON per aiutare seriamente il resto del mondo che resta indietro, a cui realta' si farebbero anche alcuni sacrifici, ma per devastare le classi meno fortunate del primo mondo per omologare alla poverta' e disperazione tutti.

Ecco, senza il superamento di questo scoglio il futuro e' piu probabile di guerre e barbarie in un crescendo devastante.
Anche nel primo mondo.


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Rugge
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Ce il lavoro sia fatto dalle macchine o dall'uomo non cambia i rapporti di forza nella società. E' la decisione di cosa, quanto e come produrre che conta. E se questa decisione rimarrà nelle mani di una elite il lavoro delle macchine non sarà funzionale all'uomo per quanto potrebbe esserlo. E anzi potrebbe addiritura svolgere un'effetto opposto.


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Georgejefferson
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...E' la decisione di cosa, quanto e come produrre che conta. ..

Appunto. Ma anche nel produrre senza l'uomo di mezzo ...oltre al fatto che e' impossibile del tutto perche viene meno la domanda (se non quella minoritaria dei parassiti), ogni reclamazione di cambiamento e migliore distribuzione viene sconfitta e scoraggiata con le campagne mediatiche che alludono alla colpa di opportunismo e lazzaronismo (cioe' far passare chiunque immagini un cambiamento come un lazzarone che vuole il benessere senza contribuire), che ovviamente esiste.

Allora, dato che l'egemonia culturale e' in mano ai grossi capitalisti (e loro camerieri in linea di massima, politici e religiosi), si tratta anche di strategia che para i colpi delle campagne mediatiche.


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spadaccinonero
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per migliorare le condizioni di vita della comunità occorre uno Stato forte, la nazionalizzazione degli assets e una propria moneta...

l'esatto opposto di quello proposto dai testimoni di levi che seguendo sulle orme di locke hanno messo lo Stato, ex entità sovrana, sotto i piedi di banche e multinazionali


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FlavioBosio
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Ce il lavoro sia fatto dalle macchine o dall'uomo non cambia i rapporti di forza nella società. E' la decisione di cosa, quanto e come produrre che conta. E se questa decisione rimarrà nelle mani di una elite il lavoro delle macchine non sarà funzionale all'uomo per quanto potrebbe esserlo. E anzi potrebbe addiritura svolgere un'effetto opposto.

Da che mondo è mondo le decisioni sul cosa e sul quanto produrre le prende il cliente acquistando o meno un bene/servizio, al contrario quel bene rimane invenduto e l'azienda fallisce.


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FlavioBosio
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per migliorare le condizioni di vita della comunità occorre uno Stato forte, la nazionalizzazione degli assets e una propria moneta...

Allora si trasferisca a Caracas!


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spadaccinonero
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per migliorare le condizioni di vita della comunità occorre uno Stato forte, la nazionalizzazione degli assets e una propria moneta...

Allora si trasferisca a Caracas!

non fa per me, grazie

🙄


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annibale51
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Imho questo non è capitalismo...è OLIGARCHISMO!!!Nel sistema capitalistico funzionale vi è una semplice legge ANTITRUST....ANTIMONOPOLIO! Disattesa negli ultimi decenni. Gli effetti si vedono: il capitalismo è diventato OLIGARCHISMO.


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E' più che manifesto che l'autore del post e gli autori dei commenti non conoscono l'antropocrazia. Sono perciò da considerare codini dato che le sue origini sono antecedenti al pensiero filosofico di Carletto.


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Rugge
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E' più che manifesto che l'autore del post e gli autori dei commenti non conoscono l'antropocrazia. Sono perciò da considerare codini dato che le sue origini sono antecedenti al pensiero filosofico di Carletto.

Perchè non provi a illuminare la nostra ignoranza invece di evidenziarla e basta?


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E' più che manifesto che l'autore del post e gli autori dei commenti non conoscono l'antropocrazia. Sono perciò da considerare codini dato che le sue origini sono antecedenti al pensiero filosofico di Carletto.

Perchè non provi a illuminare la nostra ignoranza invece di evidenziarla e basta?

Perché questa domanda non gliela pone a CRISTO che ha detto: "Cercate e troverete"?
Forse la sottoscritta è più illuminante di LUI?


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spadaccinonero
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Gaia, capisco che non ti vado a genio, però potresti rispondere agli altri utenti

😉

te lo dico in maniera disinteressata, non è un atteggiamento educato il tuo


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Gaia, capisco che non ti vado a genio, però potresti rispondere agli altri utenti

😉

te lo dico in maniera disinteressata, non è un atteggiamento educato il tuo

Potrebbe parteciparmi su cosa intende per "atteggiamento educato" perché il suo gramelot mi è totalmente oscuro, infatti lei spesso si è dichiarato anarchico ma contemporaneamente ha affermato di voler più Stato.
Nello specifico l'internauta Rugge l'ho letto anche in altri post e mi ha dato modo di scannerizzarlo, dalle mia parti si dice: "ghe manca un bojo.


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