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La politica della BCE: un disastro impeccabile!


Tao
 Tao
Illustrious Member
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L'opinione e l’affermazione riassunta nel titolo di questo articolo non è mia ma è del premio Nobel Krugman, che ha titolato pressappoco così un suo articolo sul New York Times.

Egli si riferisce espressamente alla dichiarazione fatta da Jean Claude Trichet tempo fa, quando, per difendere la sua linea d’azione sul piano della politica finanziaria e monetaria imposta alla Banca Centrale Europea, e quindi a tutta l’Europa, dichiarò (improvvidamente) che la sua istituzione (cioè la Bce) ha agito in modo “impeccabile, a difesa della stabilità dei prezzi”.

E qui Krugman quasi lo deride ammettendo che, sì, lo ha fatto, ma al costo di portare l’Europa al rischio del collasso.
Per Krugman quindi Trichet ha fatto come quel marinaio che si accanisce a controllare l’acqua che entra da prua e non si avvede che la falla maggiore sta a poppa della nave.
Poi precisa (dopo averlo detto già decine di volte, inascoltato) che il vero problema che attualmente strangola l’Europa non sta nel debito troppo alto di alcuni suoi paesi, ma nella scellerata politica di aggredirlo nel momento sbagliato.
Imponendo cioè ai paesi maggiormente indebitati, in un momento già caratterizzato da una gravissima crisi economica, una politica di austerity insostenibile dalla popolazione. È davvero troppo semplicistico, per chi ha responsabilità decisionali sulle politiche economico-finanziarie dei paesi, attuare politiche ispirate al “chi sbaglia paga”. “Quelli che hanno esagerato nel prendere a prestito soldi, adesso ne pagano il prezzo dovendosi adeguare alle politiche di austerità imposte dalle regole comunitarie”.
Certe prese di posizione funzionano finché vengono attuate verso singole imprese: si chiude il rubinetto del credito e l’impresa o ce la fa (licenziando ecc.) o fallisce, e si recupera quello che resta. Ma può funzionare allo stesso modo quando sono interi paesi della Comunità europea a scivolare verso il fallimento? Evidentemente no, anche i paesi europei sono “too big to fail” (troppo grandi per fallire). Quello che c’è di impeccabile (nel senso di evidente) è perciò soltanto il madornale errore fatto da Trichet e dai suoi seguaci di imporre feroci politiche di austerity a tutta l’Europa nel momento peggiore per farlo.
Krugman fa proprio l’esempio di Spagna e Italia, la cui entità del debito, elevato, sì, ma sempre sotto controllo, è stato messo in tensione dalla sconsiderata politica finanziaria e monetaria della Banca centrale europea, che non solo ha avviato, in accordo con i principali governi, una politica di stringente austerità assolutamente anzitempo (la tragica esperienza del 1929-30 non ha insegnato niente a costoro?) ma è addirittura arrivata ad alzare il tasso di sconto a fine giugno scorso paventando un rischio di inflazione del tutto esagerato, e che comunque, entro certi limiti, in questa situazione avrebbe persino fatto bene all’economia, perchè la maggior quantità di denaro in circolazione avrebbe danneggiato poco o niente i risparmiatori ma avrebbe fatto un gran bene alla ripresa dell’economia.
Nella situazione che si è venuta a creare (molto vicina ormai al disastro totale), i governi dei singoli paesi europei avrebbero potuto difendersi molto meglio se fossero stati fuori dall’euro.

È Krugman a dirlo, e fa l’esempio della Gran Bretagna. Anche in GB (dove i Conservatori sono attualmente al potere) è stata imposta una feroce politica di austerity, e naturalmente le proteste di piazza sono al “calor bianco”, ma se le cose si dovessero metter male, il governo britannico può sempre autonomamente scegliere di stampar moneta e calmare gli animi, sia dei protestanti in piazza che dei risparmiatori angosciati. Il danno che può derivare da uno o due punti in più di inflazione sarebbe largamente minore, per esempio, rispetto alla crisi di sfiducia che si sta creando nei confronti di alcuni grandi paesi europei, tra i quali appunto Spagna, Italia e Francia. Ma anche la Germania, se guardiamo il suo debito in rapporto al GDP (Gross Domestic Product, pil), non è che stia tra i paesi più virtuosi, avendo un rapporto del debito contro il prodotto interno lordo dell’83% (quello dell’Italia è del 119%; la Grecia è al 143%).

Stiamo ricadendo in pieno in una nuova recessione, e Krugman punta decisamente il dito verso la sciagurata politica della Banca centrale europea, accusata di fare esattamente il contrario di quello che sarebbe stato necessario per evitarlo.
Invece di lasciar correre un poco l’inflazione e dar fiato all’economia, la BCE sta stringendo i margini del credito, alzando i tassi e sostenendo assurde politiche di austerità assolutamente fuori tempo.

Tutto ciò però, politicamente, è sostenuto e voluto anche dai governi di destra (le principali economie europee sono attualmente guidate da governi di destra o centrodestra: GB, Germania, Francia e Italia).

Krugman conclude alzando un allarme fortissimo nei confronti di questa politica irresponsabile, il cui nefasto risultato potrebbe concretizzarsi addirittura entro pochi giorni, e sarebbe una sciagura non solo per l’Europa ma per il mondo intero. Cosa aspetta la BCE a fare ciò che è necessario fare in queste circostanze, ovvero ridurre i tassi e aprire i rubinetti del credito?

Possibile che anche in un momento così grave per il futuro dell’Europa i loro leaders pensino ancora solo a punire i debitori per salvare se stessi?

Roberto Marchesi
Fonte: www.rinascita.eu
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=10318
11.09.2011


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