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Laicità francese e Chiese di stato tedesche.


Anonymous
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Affievolitasi l'onda emotiva seguita agli attacchi terroristici di Parigi, il dibattito d'oltralpe sull'Islam offre un'introspezione nell'ideologia francese del "primato della politica"

Tale ideologia, la cui pretesa razionalità è di imporre la propria testa politica al corpo sociale, si interroga sulla compatibilità della religione musulmana con i valori repubblicani. L'accento sull'alterità dell'Islam rispetto al modello francese offre tuttavia il fianco all'ideologia di un conflitto di civiltà o di religione. Questo equivoco velenoso, da noi rifiutato in virtù del criterio di classe, si presta ad essere impugnato nel ripiegamento nazionalista e identitario.

Scrive Francoise Fressoz su "Le Monde": Le parole "repubblica" e "laicità", che avevano permesso storicamente di combattere il FN, sono oggi recuperate dalla sua dirigente.
Così la Francia, i cui valori hanno vocazione universale, guarda con inquietudine Marine Le Pen appropriarsi dei temi repubblicani per le sue campagne, dove la laicità si trova deformata nella paura verso l'Islam e nella reazione xenofoba.

Nicolas Sarkozy, che nel centenario della legge del 1905 sulla separazione delle Chiese dallo stato aveva avanzato la nozione di "laicità positiva", un approccio che riconoscesse il ruolo pubblico della religione, intende oggi lanciare un dibattito sull'Islam, per sottrarre così il tema al Front National.
Il presidente dell'UMP ritiene che la destra non possa continuare a usare il termine "integrazione" ma debba scegliere quello di "assimilazione". In questo, oltre al richiamo identitario al modello repubblicano, vi può essere l'attenzione a favorire un "Islam di Francia", di cui si riconosca il peso pubblico a patto che si renda compatibile con la Repubblica. Sembra far eco a questa proposta un intervento su "Le Monde" dell' imam Tareq Oubrou, secondo il quale "bisogna adattare l'Islam alla mentalità francese [...]. abbiamo l'opportunità di essre in una Repubblica che ha valori universali che trascendono le comunità, perché privarsene?".

Il concetto di assimilazione è tuttavia controverso. Secondo lo storico Pascal Blanchard, "è derivato direttamente dall'epoca coloniale" e "suppone di voler far rientrare l'immigrato in un modello, con la nozione di ripulitura dell'identità".
Per Alain Juppè, rivale di Sarkozy nell'UMP :"assimilare significa voler cancellare le origini" e quindi è preferibile il concetto di integrazione, che rispetta le differenze.
Danièle Lochak, professoressa di diritto pubblico, nota tuttavia su "Le Monde" che: la tendenza assmilazionista è una costante della storia di Francia, che si tratti del giacobinismo sradicatore delle differenze culturali o della politica condotta nelle colonie.
Per Sylvie Kauffmann, editorialista di "Le Monde": ci troviamo qui al cuore delle nostre contraddizioni francesi. Neghiamo la differenza, ma vorremmo comprenderla. E quando si esprime, non la comprendiamo. (prima parte)


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PietroGE
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1. L'islam non è compatibile con i valori repubblicani francesi, e neanche con la costituzione italiana.

2. Cosa ne pensano gli islamici della laicità è presto detto : http://www.lemonde.fr/societe/article/2015/04/05/le-president-du-conseil-francais-du-culte-musulman-veut-doubler-le-nombre-de-mosquees_4609881_3224.html
"Il presidente del consiglio del culto musulmano francese ha chiesto di raddoppiare il numero delle moschee (attualmente 2200) francesi nel giro di due anni."
La laicità nell'islam non esiste. Esistono i credenti e gli infedeli.

3.Potete scegliere i concetti che volete : integrazione , assimilazione, convivenza ecc. ecc. per gli islamici questi non si applicano. Non si sono mai integrati in una società non islamica, e non lo faranno certo in Europa.
Per inciso, io credo che chiedere alla gente di rinunciare alla propria identità (quando questa identità è molto diversa da quella del Paese ospite) sia contrario ai diritti umani elementari. Allora non si deve far entrare questa gente e basta.

4. Chiedere che si favorisca un "Islam di Francia" o che "bisogna adattare l'Islam alla mentalità francese" significa chiedere lo scisma. Nessuno ne ha il diritto.

5.Il dibattito francese è pieno di ipocrisie. La pubblicazione del romanzo di Houllebecq dimostra che le elite francesi sanno benissimo che lo scontro di civiltà è già cominciato da tempo e che l'occidente lo sta perdendo. Hanno paura a dirlo perché da 70 e più anni si sono convinte che il nemico è la destra e ora non possono dire che avevano ragione proprio loro.

6.Dalla Scandinavia fino in Italia stanno nascendo movimenti che si oppongono all'islamizzazione strisciante dell'Europa. Sono i soli che hanno capito quale sarà il futuro dell'islam in Europa : la guerra di religione.


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Sono i soli che hanno capito quale sarà il futuro dell'islam in Europa : la guerra di religione.

Non ti preoccupare. Con Marine e Salvine vinceremo e le reni al nemico islamico spezzeremo 8)


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Continuer.
Il richiamo al mito dell'egalité nella Repubblica mostra i suoi limiti anche di fronte alle tensioni oggettive nelle banlieue.
Il primo ministro Manuel Valls ha parlato di un "apartheid territoriale sociale etnico" scatenando accese polemiche. Di carattere semantico anzitutto: il termine apartheid si riferisce a un razzismo di Stato che è offensivo accostare alla Repubblica francese. Ma il termine richiama anche la segregazione, la creazione di ghetti, che la Francia pretende di aver sempre voluto impedire nella vocazione inclusiva dei suoi valori repubblicani. Anche per questo modello francese si è creduto più efficace del comunitarismo anglosassone.

La riflessione in Francia si concentra quindi sull'interpretazione della laicità, fissata nella battaglia culturale borghese della Terza repubblica e oggi posta di fronte al mutamento. Jean-Marie Guénois, sul "Figaro", ritiene che la legge del 1905 sia pensata "contro" la religione: ieri contro il cattolicesimo, oggi contro l'Islam.
Ma la religione musulmana: per sua natura esplica socialmente, sfugge in parte ai tagliafuoco giuridici e laici previsti da questa vecchia legge.
Perciò Guénois mette in guardia dal fare della laicità una "religione suprema" e dal barricarsi dietro una "linea Maginot antireligiosa".

Jean Baubérot, storico e sociologo della religione di ambito socialista, condivide il giudizio di Guénois sul rischio attuale di: portare la laicità verso una religione civica.
Ma contesta che la legge del 1905 sia da leggere in questo senso. A suo avviso l'ordinamento concepito dalla gauche repubblicana nel 1905 non è ostile all'espressione pubblica della religione. In un intervento su "Liberation", scrive: La deriva alla quale si assiste, che consiste nel far scivolare l'obbligo di neutralità dalla Stato verso la società stessa, è contraria alla legge, ma è anche controproducente: urta i credenti e dà l'idea di una laicità repressiva.

In un libro recente, Baubèrot denuncia una strumentalizzazione della laicità da parte della destra e del FN: proprzionale a un'ostilità nei confronti dell'Islam e degli immigrati - ed esorta la gauche a un dibattito su una "laicità accomodante ed egalitaria [...] Un ampio Fronte repubblicano può opporsi a quelli che falsificano la laicità, servendosene come una maschera stigmatizzante. ("La Laicité falsifiée", 2014)

Dal lato istituzionale, il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ha proposto una: riforma del culto musulmano per consolidare un Islam fedele ai valori della Repubblica.
In un'intervista a "Le Monde" espone l'intenzione di" mettere in campo un'istanza di dialogo" attorno al Consiglio francese per il culto musulmano (CFCM), organo creato da Sarkozy nel 2003.
Nota tuttavia "Le Monde": Sono 25 anni che i governi, di sinistra come di destra, non riescono a trovare una risposta soddisfacente. Il CFCM, pensato per rappresentare i musulmani francesi nella loro diversità [...] ha ampiamente fallito.
Per i musulmani di Francia, il CFCM è "l'incarnazione di un Islam dei consolati che rifiutano, incastrato tra lo Stato francese e le capitali dei paesi d'origine della prima generazione di immigrati, prime fra tutte Algeri e Rabat.
Al centro delle critiche è soprattutto il ruolo dello Stato. Intervistati da "Le Monde", esponenti musulmani parlano della volontà di "addomesticare l'Islam di Francia [...]per ora si rimane nel giacobismo".

Tuttavia Cazeneuve, che pure afferma di provenire dai "laìcards", socialisti sostenitori di una versione intrasingente della laicità, dichiara di voler fare del CFCM: un'istanza la più rappresentativa possibile, e afferma che, nel favorire un Islam di Francia, la laicità non può essere "una dichiarazione di guerra alle religioni".
Un commento di Arnaud Leparmentier, su "Le Monde", si prefigge di "esplorare i rapporti dell'Europa con l'Islam". Sottolinea che storicamente la laicità francese si è definita nel rapporto con il cattolicesimo: Dal 1905, il modello francese di laicità organizza la suddivisione della sfera pubblica e religiosa. Ma è fatto soprattutto per il cittadino francese e il credente cattolico, che spesso si confondono. Questo modello si è sgretolato con l'irruzione dell'Islam.
Leparmenier quindi, sottolineando che ormai "le nostre civiltà si mescolano da mezzo secolo", sembra auspicare un processo che porti all'emergere di un Islam europeo. (seconda parte)


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PietroGE
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Sono i soli che hanno capito quale sarà il futuro dell'islam in Europa : la guerra di religione.

Non ti preoccupare. Con Marine e Salvine vinceremo e le reni al nemico islamico spezzeremo 8)

Dimenticavo, il futuro per gli illusi è quello di .....perdere la testa.


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Sono i soli che hanno capito quale sarà il futuro dell'islam in Europa : la guerra di religione.

Non ti preoccupare. Con Marine e Salvine vinceremo e le reni al nemico islamico spezzeremo 8)

Dimenticavo, il futuro per gli illusi è quello di .....perdere la testa.

Se fosse necessario puntualizzarlo, il mio era un ironizzare attorno al successo riscosso dai succitati populisti grazie al popolo di illusi di cui sopra.


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PietroGE
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Dal lato istituzionale, il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ha proposto una: riforma del culto musulmano per consolidare un Islam fedele ai valori della Repubblica.
In un'intervista a "Le Monde" espone l'intenzione di" mettere in campo un'istanza di dialogo" attorno al Consiglio francese per il culto musulmano (CFCM), organo creato da Sarkozy nel 2003.
Nota tuttavia "Le Monde": Sono 25 anni che i governi, di sinistra come di destra, non riescono a trovare una risposta soddisfacente. Il CFCM, pensato per rappresentare i musulmani francesi nella loro diversità [...] ha ampiamente fallito.

Come volevasi dimostrare


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Allez.

"Islamgesetz" in Austria.
In questa direzione pare collocarsi la decisione di Vienna di approvare una nuova "legge sull'Islam", che ne definisca "diritti e doveri". La legge garantisce ai musulmani una protezione simile a quella delle altre comunità religiose, e per la prima volta concede all'Islam il diritto a uno specifico riconoscimento nelle istituzioni statali. Per contro, impone che le organizzazioni musulmane non possano essere finanziate dall'estero. Gli imam inoltre dovranno essere formati in Austria e avervi la residenza.

La legge sostituisce un ordinamento del 1912, entrato in vigore dopo l'annessione della Bosnia all'Impero austro-ungarico, quando più di mezzo milione di musulmani si aggiunsero alla popolazione dello Stato multietnico a dominanza cattolica. Oggi in Austria vivono tanti musulmani quanti nell'impero asburgico, vale a dire circa 570.000. Tuttavia non rappresentano più solo l'1% della popolazione, ma il 7%. Il principio guida della legge riconosce questo dato di fatto: L'Islam è parte dell'Austria.
Un'espressione che rimanda al dibattito in Germania.

In Germania.
Se la rivoluzione francese ha abbandonato il travestimento religioso per indossare gli abiti romani, riforma luterana e calvinismo hanno offerto il rivestimento ideologico alle lotte borghesi in Germania e Inghilterra. La tradizione tedesca è quella delle Chiese di stato del protestantesimo liberale dove la religione, anche in forme di culto garantite dallo Stato, offre una morale sociale e assume peso nella vita pubblica. Un modello al quale potrebbe guardare la laicità positiva di Sarkozy, pur nelle fondamentali differenze della Francia repubblicana.

Angela Merkel, a seguito dei fatti di Parigi, ha dichiarato: L'Islam è parte della Germania. L'affermazione interviene in un dibattito alimentato dal movimento xenofobo Pegida, che paventa un'"islamizzazione della Germania". La frase ha suscitato critiche anche nella CDU, perché da molti è intesa come un'equiparazione dell'islamismo al cristianesimo e all'ebraismo, che hanno un diverso peso nella storia del paese.

Il dibattito riecheggia quello sulla Leitkultur e sulle sorti del multiculturalismo in Germania. Interrogata a questo proposito dalla "Frankfurter Allgemeine", Merkel ha rivendicato la "tradizione giudaico-cristiana [...] la storia comune in Europa e l'Illuminismo". Ma ha richiamato al tempo stesso "Alla realtà della nostra società di oggi: Moltissimi musulmani vivono qui in Germania, nel complesso circa 4 milioni di persone [...] Sono parte della Germania, e la fede, così importante per loro, lo è allo stesso modo".

Mentre il continente è scosso dalle crisi ai suoi confini e dai semi avvelenati del terrorismo reazionario, anche la religione è arruolata nel processo di definizione delle ideologie europeiste.
Non sorprende siano messe alla prova anche le specifiche varianti dell'"ideologia francese" e dell'"ideologia tedesca", il mito della laicità e la pratica della religione di Stato.


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