Le nostre periferie
 
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Le nostre periferie


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Oggi ho letto un articolo in inglese ( http://www.joshualandis.com/blog/the-inside-story-of-the-british-suicide-bomber-of-ramadi-by-tam-hussein/ ), che non ho tempo di tradurre, scritto da Tam Hussein, un vero giornalista di scuola britannica.

Parla di Fatlum Shalaku.

Un ragazzo di origini kosovare, cresciuto nel quartiere londinese, oggi prevalentemente marocchino, di Ladbroke Grove.

Apprezzato a scuola (la stessa dove studiò Tam Hussein), legato alla banda giovanile del Westside, un bel viso ancora da adolescente, che con il nome di Abu Musa al-Britani

“alzò il dito indice verso il cielo in testimonianza dell’unità di Dio e poi si lanciò con un camion carico di esplosivi contro una posizione militare irachena a Ramadi”

permettendo la vittoria dell’Isis nella storica battaglia di questa primavera. E pensare che aveva appena disdetto un biglietto per andare in vacanza in Spagna, scegliendo una meta così diversa.

Sappiamo bene come sarebbe trattato un tema del genere in Italia.

Accuse contro la polizia per non aver agito in tempo, accuse contro la scuola che non sa educare, accuse contro tutti i musulmani di tutto il mondo, accuse contro chiunque sia nato all’estero, accuse di razzismo contro chi accusa chi è nato all’estero perché “gli immigrati pagano le nostre pensioni”, il tutto condito dalla caccia a “piste” e “complicità”, e altre varianti dell’eterno discorso parallelo tra attori di destra e di sinistra. Che non hanno bisogno di approfondire nulla, perché ogni fatto serve unicamente a confermare i loro pregiudizi.

Tam Hussein descrive invece in intimo dettaglio l’atmosfera di una periferia moderna, con il suo “subtle interplay between religion, foreign policy and gang culture and modernism“.

Dove subtle è la parola chiave: il gioco tra le generazioni, i rapporti con i media, il calcio, la musica, i paesi di origine, i “bianchi”, la cultura tradizionale, l’abbigliamento, la violenza, il divertimento e l’urbanistica è estremamente complesso.

Tam Hussein riesce a cogliere cose cui difficilmente si pensa: ad esempio il passaggio generazionale dal mito giovanile di al-Qaeda a quello dell’Isis, il primo fortemente legato alla percezione mediatica della sofferenza dei musulmani nel mondo e a immagini cavalleresche; il secondo per nulla vittimista, anzi aggressivamente prepotente. Il tutto nutrito in parallelo dalla visione di film come il Signore degli Anelli, i 300, Salvate il Soldato Ryan e Black Hawk Down.

Oppure la maniera in cui il salafismo, che permette a tutti indistintamente di “leggere il Corano” senza mediazioni, dissolve le comunità tradizionali, tenute insieme queste ultime da un enorme lavoro di esegesi.

E così anche la questione della violenza in un quartiere dove lo spaccio di droga è una delle principali attività economiche. Attività certamente “laica” per eccellenza.

“Ma con il passare del tempo, questi uomini [gli spacciatori], che venivano soprattutto dalla comunità marocchina molto coesa, hanno cominciato a sentire l’impatto della religione nelle loro vite. I loro genitori, invecchiando, diventavano sempre più devoti. E loro stessi cominciavano a mettere su famiglia e con la profondità di questa esperienza, iniziavano a esplorare i significati più profondi della vita. “Quando un uomo tiene in braccio i propri bambini inizia a pensare al loro futuro” dice uno di loro. “Non puoi farne a meno, è semplicemente il modo in cui agisce Dio”. Passa qualche decennio e gli stessi spacciatori che avevano smerciato a clienti avidi indosseranno barbe e pregheranno cinque volte al giorno, cercando una maniera per redimersi. Questa gente cresciuta alla scuola dei colpi duri scoprirà che il jihadismo salafita è adatto al loro temperamento, proprio come un temperamento creativo avrebbe magari preferito una comprensione sufica dell’Islam.”

C’è molto altro, che può aiutare a capire senza retoriche demonizzatrici o apologetiche una parte del futuro che ci attende. Armatevi di un dizionario e di un po’ di tempo per leggere l’articolo, ne vale la pena.

Miguel Martinez
Fonte: http://kelebeklerblog.com/2015/10/15/le-nostre-periferie/
Link: http://kelebeklerblog.com/2015/10/15/le-nostre-periferie/
15.10.2015


Citazione
neutrino
Estimable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 111
 

Se c'e' un dato che emerge dall'articolo originale, e' che immigrati mussulmani o figli di famiglie immigrate, che vivono in una delle citta' piu' tolleranti ed inclusive del mondo (e vogliamo chiamare Notting Hill, Ladbroke Grove, North Kensington periferia?? Ma avete mai visto Pero o Sesto san Giovanni?) scelgono di unirsi all'ISiS, comvinti cosi' di dare un senso alla loro vita.

Se servisse un ulteriore argomento contro il mito dell'integrazione, su cui si sta basando il folle esperimento sociale dell'integrazione forzata di milioni di mussulmani in Europa, eccolo qui.


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PietroGE
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 4124
 

Se uno questo articolo lo facesse leggere ai nostri governanti, e a quelli europei, non servirebbe a niente. Sono aggrappati con le unghie e con i denti alla visione dell'armonia sociale di gente di ogni origine e di ogni cultura, alla chimera dell'integrazione.

Perché? Eppure i segnali della disgregazione sociale li vede anche un cieco. La concezione occidentale dell'uomo si è adattata all'imbarbarimento della cultura e alla laicizzazione della civiltà al punto che una persona come, ad esempio, un musulmano (ma vale anche per altri) non viene più compresa.

Ma come!, si sente dire, era un ragazzo a posto, aveva le donne il calcio i video giochi, gli amici. Che voleva di più? E in questa domanda sta tutta la decadenza e l'ignoranza della cultura dominante europea, quella che aveva buttato fuori dalla porta le identità, Dio, il concetto di popolo e di unità tra etnia e cultura, salvo poi ritrovarseli in casa dopo esser passati per la finestra dell'immigrazione.


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ohmygod
Honorable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 570
 

non ho letto l'articolo e non so se lo leggerò. posso solo notare che alcune nazioni sono multietniche e in cascata multiculti in religio.
si dovrebbe comprendere il perchè queste nazioni o alcune di esse debbono imporre la loro multietnicità a nazioni che multietniche non sono più.

imporlo con l'immigrazione forzata cela ben altri scopi. lo sanno loro, lo sappiamo. che lo sappiamo anche noi è nè indecente, nè decente è solo un'altra informazione inutile. è semplice inseminare rabbia.

l'ateo correttamente "se ne chiama fuori" adducendo come motivo sconquassante degli eventi la religione per poi scoprire che coloro che seminano odio sono a loro volta atei.

Monti disse vi è bisogno di crisi per... come dargli torto. ineccepibile il suo punto di vista. forse la crisi migliore è stata la prima sfociata in ...
crisi la prima semiglobale sfociata in ... and so on.
troppo sintetico.


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